Relatrice per la maggioranza per la XI Commissione
Data: 
Martedì, 12 Luglio, 2022
Nome: 
Chiara Gribaudo

A.C. 3625​ e abbinate

La ringrazio, Presidente. Governo, colleghe e colleghi, la crisi sanitaria ed economica legata alla pandemia da COVID-19 ha reso lampante l'assenza di tutele adeguate per i professionisti dello spettacolo, artisti, ma anche tecnici, autori del settore audiovisivo e dello spettacolo dal vivo; sono stati tra i lavoratori e le lavoratrici più colpiti dalle misure di prevenzione del contagio e hanno subito il distanziamento sociale per un periodo più lungo di quello subito dagli altri lavoratori, infatti, sono stati i primi a sospendere l'attività e gli ultimi a riprenderla.

Il sistema assicurativo e previdenziale, che già prima dell'emergenza sanitaria non garantiva diritti e tutele adeguati ai lavoratori e ai professionisti dello spettacolo, con il lockdown è decisamente imploso. La frammentazione della professione, la precarietà, la discontinuità intrinseca ad alcune figure e la forte presenza di contratti atipici rendono questa categoria un microcosmo dei problemi dei lavoratori precari e autonomi, per non parlare del lavoro sommerso. Ecco perché anche prima della pandemia era necessario intervenire, ma lo è ancora di più ora che sono ricominciati i live, la ripresa di una socialità, condita all'italiana da polemiche che non voglio nemmeno commentare in quest'Aula, ma che dimostrano come in questo Paese si faccia fatica ad uscire dalla retorica della conservazione e di un paternalismo nei confronti dei più giovani. Ma lasciamo perdere queste polemiche, che si qualificano da sé. Fatemi dire che era indispensabile intervenire per mettere ordine nel disordine; era indispensabile intervenire in questo comparto, non solo per ciò che dicevo, ma per dare finalmente riconoscibilità sociale e sostanziale alle lavoratrici e ai lavoratori.

Ecco perché oggi è molto importante dare dignità a chi lavora in qualunque ruolo nel mondo dello spettacolo e lo dico con forza in quest'Aula, perché ancora brucia, quando qualcuno, anni fa, disse che, con la cultura, non si mangia, come a negare o, meglio, a rendere invisibili centinaia di migliaia di persone, uomini e donne altamente formati, parte di un mondo, quello della cultura e del mondo dello spettacolo, nello specifico, che rappresenta e crea ricchezza, coscienza civile, coesione sociale e identità condivisa, uomini e donne che rappresentano un pezzo fondamentale anche della nostra economia e della nostra proiezione come Paese a livello internazionale.

La cultura non è qualcosa di secondario o addirittura un costo per la comunità; semmai la tutela e la valorizzazione culturale si fanno anche e soprattutto con il lavoro. Ecco perché questa era la centralità da cui ripartire. Quei lavoratori e lavoratrici arricchiscono la vita di ciascuno di noi svolgendo un mestiere faticoso e impegnativo e troppo spesso povero e soprattutto precario. Ce lo ricordava uno studio che rimane un punto di riferimento e di partenza ovvero la ricerca “Vita da artisti”, realizzata e voluta dalla Fondazione Di Vittorio, che, lo voglio ricordare in quest'Aula, era dedicata a Davide Imola, sindacalista scomparso prematuramente, sindacalista visionario, innovatore a cui tanto dobbiamo rispetto ai metodi con cui abbiamo affrontato il tema del lavoro autonomo e atipico in questi anni: il metodo partecipativo che usava Davide Imola.

E' ora che tutti questi lavori, nessuno escluso, vengano riconosciuti e che tutti abbiano diritti tutele dignità; fare cultura, fare spettacolo, fare arte è un lavoro e come tale va riconosciuto, retribuito e protetto. Ecco perché è importante che facciamo tesoro, come abbiamo fatto con le proposte di legge a partire dall'autunno del 2020: penso alla proposta legge n. 2658 a mia prima firma e a firma della collega Carbonaro, ma penso anche al lavoro del collega Orfini, del collega Verducci, al Senato; penso alle proposte dell'opposizione (vedo qui il collega Mollicone). Insomma, si tratta di un lavoro che, in qualche modo, oggi, è abbinato al testo del Governo.

Infatti, in questa delega c'è tanto lavoro di ascolto e condivisione dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, del comparto dello spettacolo, quell'ascolto sempre più indispensabile per ridare speranza e fiducia nelle istituzioni, quella speranza che può solo riaccendersi se i Governi, se la politica, tutta, si mettono in gioco e partono dalle esigenze, se si fanno carico e si prendono cura della necessità dei lavoratori e dei cittadini tutti.

Vedete, colleghi e colleghe, il provvedimento che stiamo per esaminare si situa, dunque, all'intersezione tra due grandi valori costituzionali: il diritto al lavoro, di cui agli articoli 4, 35 e 36, e la promozione e la diffusione culturale, di cui agli articoli 9 e 33, sapendo che è indispensabile un'organica riforma del welfare e con la legge delega il Governo intende dare una risposta per il versante dello spettacolo, visto che, per la parte editoria, vi sono già stati interventi legislativi nel corso della legislatura.

Parto, quindi, dall'articolo 1, già toccato dalla collega Carbonaro, che dispone l'integrazione dei principi della disciplina in materia di spettacolo e attribuisce alla Repubblica ulteriori nuovi compiti in materia; in particolare, si tratta della promozione e sostegno dei lavoratori e dei professionisti dello spettacolo nella pluralità delle diverse modalità e forme espressive e del riconoscimento del ruolo sociale dei lavoratori e dei professionisti dello spettacolo, quale fattore indispensabile per lo sviluppo della cultura e strumento di diffusione della conoscenza della cultura e dell'arte italiane, della flessibilità, mobilità e discontinuità, quali elementi propri delle professioni dello spettacolo e l'adeguamento a tali condizioni delle tutele per i lavoratori del settore, al fine di renderle effettive, della specificità delle prestazioni di lavoro nel settore dello spettacolo, ancorché rese in un breve intervallo di tempo, in quanto esigono tempi di formazione e preparazione di norma superiori alla durata della singola prestazione o alla successione di prestazioni analoghe, della rilevanza dei periodi di preparazione di prova, che costituiscono ore di lavoro a ogni effetto nella carriera dei lavoratori e dei professionisti dello spettacolo. Come risulta da tale elenco, si tratta di aspetti salienti nel settore dello spettacolo ed evidenziati anche dall'indagine conoscitiva svolta dalle Commissioni Cultura e Lavoro della Camera, che citava anche la collega Carbonaro poc'anzi, e che non avevano ricevuto, fino ad oggi, alcun riconoscimento normativo e la cui rilevanza anzi costituisce un fattore di discriminazione e ingiustizia per i lavoratori del settore inquadrati in cornici normative del tutto sganciate dalla peculiarità del lavoro e alla base di condizioni di lavoro punitive e prive di prospettive anche dal punto di vista previdenziale e pensionistico, restando mortificati, così, gli articoli 4, 36 e 33 della Costituzione.

L'articolo 2 reca delega al Governo per il riordino delle disposizioni che regolano il settore. Segnalo, in particolare, che il comma 4 delega il Governo all'adozione di un decreto legislativo recante disposizioni in materia di contratti di lavoro nel settore dello spettacolo ed elenca i seguenti principi e criteri direttivi per l'esercizio della delega medesima: riconoscimento delle specificità del lavoro e del carattere strutturalmente discontinuo delle prestazioni lavorative nel settore dello spettacolo, indipendentemente dalla qualificazione autonoma o subordinata del rapporto e dalla tipologia del contratto di lavoro sottoscritto dalle parti; riconoscimento di un'indennità giornaliera, quale elemento distinto e aggiuntivo del compenso e della retribuzione (ci tengo a sottolineare questo passaggio). Poi c'è il comma 5 che reca la delega al Governo per la disciplina dell'equo compenso (so che è un tema caro non solo a me, ma anche al Presidente) per i lavoratori autonomi, compresi gli agenti e i rappresentanti dello spettacolo dal vivo, elencando i principi e i criteri direttivi per il suo esercizio: determinazione di parametri retributivi diretti ad assicurare un equo compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, nonché al contenuto, alle caratteristiche e alla complessità della prestazione e obbligo per le amministrazioni pubbliche di retribuire ogni prestazione di lavoro autonomo nello spettacolo derivante da bandi o procedure selettive. In questo contesto, non meno importante la delega al Governo per il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità e soprattutto ciò che chiedevano i lavoratori e le lavoratrici e che noi avevamo anche messo nelle nostre proposte di legge, ovvero l'introduzione di un'indennità di discontinuità che è un punto estremamente qualificante del lavoro che facciamo qui oggi quale indennità strutturale e permanente in favore dei lavoratori a tempo determinato, dipendenti o autonomi, che prestino attività artistica o tecnica direttamente connessa con la produzione e la realizzazione di spettacoli, nonché in favore dei lavoratori discontinui, dipendenti o autonomi, che prestino nel settore dello spettacolo altre attività a tempo determinato, individuate mediante un apposito decreto ministeriale.

Tenendo conto del carattere strutturalmente discontinuo delle prestazioni lavorative, nell'esercizio della delega, il Governo dovrà attenersi ai seguenti principi e criteri direttivi: aggiornamento e definizione dei requisiti di accesso agli strumenti di sostegno fondati su un limite massimo annuo di reddito riferito all'anno solare precedente, su un limite minimo di prestazioni lavorative effettive nell'anno solare precedente, nonché sul reddito derivante in misura prevalente dalle prestazioni lavorative rese nel settore dello spettacolo; determinazione dei criteri di calcolo dell'indennità giornaliera, della sua entità massima su base giornaliera e del numero massimo di giornate indennizzabili e oggetto di tutela economica e previdenziale, nel limite delle risorse di cui al successivo comma 7 (lettera b)); incompatibilità con eventuali sostegni, indennità e assicurazioni già esistenti (lettera c)); misure dirette a favorire percorsi di formazione e di aggiornamento per i percettori dei sostegni; determinazione degli oneri contributivi a carico dei datori di lavoro, nonché di un contributo di solidarietà a carico dei soli lavoratori che percepiscono retribuzioni o compensi superiori al massimale contributivo per gli iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo, per la sola quota di retribuzione o compensi eccedente il predetto massimale.

L'articolo 3 dispone l'istituzione, presso il Ministero della Cultura, del registro nazionale dei lavoratori operanti nel settore dello spettacolo, articolato in sezioni, secondo le categorie professionali degli iscritti. L'individuazione dei requisiti e delle modalità di iscrizione è rinviata a uno specifico decreto del Ministero della Cultura, di concerto con il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, sentite la Conferenza Stato-regioni e le associazioni professionali dei lavoratori e degli operatori del settore. Come disposto dalla norma, l'iscrizione al registro non costituisce condizione per l'esercizio delle attività professionali ed al registro possono attingere alle istituzioni scolastiche pubbliche per individuare i professionisti per il supporto ad attività extracurriculari.

L'articolo 4 riconosce e disciplina la professione di agente o rappresentante per lo spettacolo dal vivo, la cui attività è definita, al comma 1, quale attività di rappresentanza di artisti e di produzione di spettacoli. Come disposto dal comma 2, l'agente, sulla base di un contratto scritto di procura con firma autenticata, rappresenta gli artisti, gli esecutori, gli interpreti nei confronti di terzi, allo scopo di: promuovere, trattare e definire i programmi, i luoghi e le date delle prestazioni e delle relative clausole contrattuali; sottoscrivere i contratti che regolano le prestazioni in norme e per conto del lavoratore di cui ha la rappresentanza in base a un mandato espresso; prestare consulenza ai propri mandanti per gli adempimenti di legge, anche di natura previdenziale e assistenziale, relativi o conseguenti al contratto di prestazione artistica; ricevere le comunicazioni che riguardano le prestazioni artistiche dei propri mandanti e provvedere a quanto necessario alla gestione degli affari inerenti alla loro attività professionale; organizzare la programmazione e la distribuzione di eventi nell'interesse del mandante o proponente. La norma, inoltre, dispone l'incompatibilità dell'attività di agente con carica apicale in enti del settore artistico destinatari di finanziamenti pubblici superiori a 100 mila euro. Infine, si prevede l'istituzione presso il Ministero della cultura del registro nazionale degli agenti o rappresentanti per lo spettacolo dal vivo.

L'articolo 8 dispone l'attivazione, da parte dell'INPS, di specifici servizi di informazione e comunicazione in favore degli iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo, al fine di agevolare l'accesso alle prestazioni e ai servizi telematici, inclusa la consultazione dell'estratto conto contributivo, anche in riferimento alle attività svolte all'estero. In particolare, la norma prevede l'attivazione in forma telematica di un canale denominato “Sportello unico per lo spettacolo”, anche al fine di semplificare l'accesso al certificato di agibilità da parte dei soggetti che non hanno come scopo istituzionale o sociale o quale attività principale la produzione, l'organizzazione e la diffusione di spettacoli o lo svolgimento di attività pedagogica legata al mondo dello spettacolo e che si avvalgono delle prestazioni di lavoratori a tempo determinato.

L'articolo 9 dispone l'istituzione presso il Ministero della Cultura del Tavolo permanente per lo spettacolo, che persegue, in particolare, alcuni obiettivi, che rimando alla vostra lettura.

L'articolo 10 dispone l'aumento, dal 1° luglio del 2022, da 100 euro a 120 euro del limite massimo di importo giornaliero per la contribuzione e la base di calcolo relative ai trattamenti di malattia e di maternità o di paternità, ivi compresi quello per il congedo parentale dei lavoratori dello spettacolo, dipendenti o autonomi, a tempo determinato.

Come avranno colto i colleghi e le colleghe, si tratta di un intervento molto corposo, una riforma storica, che necessita, dopo il voto che avverrà, spero nonostante gli ostruzionismi di questi giorni, il più velocemente possibile, perché, poi, i Ministri Franceschini e Orlando dovranno lavorare molto e celermente per rendere attuative le deleghe, lavoro che auspico avvenga con spirito concertativo e di ascolto con tutti i mondi della rappresentanza. È un'urgenza nell'emergenza, perché non vogliamo fare un lavoro a metà e perché, se c'è qualcosa che abbiamo imparato, è che la mortificazione della cultura e dell'arte è ciò che, in questi anni, ci ha reso più ignoranti, più disposti all'individualismo, più pregnanti di egoismo. Eppure, mai come in questo momento, con una pandemia globale non ancora terminata, una crisi climatica che mette in discussione e stili di vita e sopravvivenza della società stessa, una guerra nel cuore dell'Europa, abbiamo bisogno non di meno, ma di più cultura, e non solo dei grandi eventi, ma nell'idea che è nella cultura diffusa che nasce e cresce la capacità di sentirsi comunità, perché è nella cultura diffusa che cresce e si alimenta la coesione e la capacità di generare innovazione, creare economie e garantire, appunto, maggior coesione sociale. Mi auguro, dunque, che si possa procedere senza rallentamenti strumentali e inutili, anzi, dannosi per il Paese. La cultura è PIL, la cultura è vita e chi lavora nello spettacolo aspetta risposte che la politica rinvia già da troppo tempo. È ora di dare queste risposte.