Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 20 Dicembre, 2023
Nome: 
Giovanna Iacono

Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signora Sottosegretaria, la legge di delegazione europea è uno dei due strumenti legislativi ordinari che, insieme alla legge europea, assicura e garantisce un più rapido adeguamento delle leggi nazionali a quelle europee, al fine di prevenire l'apertura di procedure di infrazione e di agevolare la chiusura di quelle aperte.

Il disegno di legge di delegazione europea 2022-2023 contiene i principi e i criteri direttivi per l'esercizio della delega per 7 direttive e per l'adeguamento della legge italiana a 4 regolamenti europei, un allegato con 10 direttive europee, da recepire insieme al decreto legislativo, senza la necessità di introdurre ulteriori criteri e principi direttivi e i primi due articoli, che sono le deleghe al Governo per attuare le norme UE e per sanzionare eventuali violazioni.

Nello specifico, si tratta di 21 atti legislativi dell'Unione europea, il cui termine per il recepimento scade nella quasi totalità dei casi tra il 2023 e il 2024, che riguardano un ampio numero di materie, tra le quali alcune di particolare rilievo e di stringente attualità, rendendo necessario un esame da parte delle Camere il più possibile attento e che, al contempo, avrebbe dovuto essere rapido.

Tra le varie, il disegno di legge reca la delega per il recepimento di direttive e l'adeguamento ai regolamenti di particolare importanza economico-sociale e di rilevante interesse strategico per l'Unione nel suo complesso e per l'Italia nello specifico. Tra tutti, ritengo che occorra segnalare la direttiva relativa ai salari minimi adeguati nell'Unione europea, volta a migliorare - si pensi un po' - le condizioni di lavoro e di vita all'interno dell'Unione europea, riducendo le disuguaglianze retributive attraverso la promozione della contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari, l'adeguatezza dei salari minimi legali e l'accesso effettivo delle lavoratrici e dei lavoratori alla tutela garantita dal salario minimo.

Nelle scorse settimane - occorre segnalarlo, anche qui -, forti dei numeri, avete affossato la nostra proposta di legge sul salario minimo, sostituendola di fatto con una delega in bianco al Governo, prendere o lasciare, senza alcuna effettiva possibilità di confronto, ma la nostra lotta - quella del Partito Democratico - non si fermerà qui. Il salario minimo per noi è un traguardo non rinunciabile per qualsiasi Paese voglia definirsi civile.

Di rilievo economico e sociale è la direttiva riguardante il rafforzamento dell'applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso la trasparenza retributiva e le garanzie di accesso a strumenti di tutela, come anche la direttiva volta al miglioramento dell'equilibrio di genere tra gli amministratori delle società quotate o, ancora, la direttiva che interviene in materia di sicurezza e di protezione dei lavoratori e delle lavoratrici contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni. Particolare importanza ha anche il recepimento delle direttive in materia di riduzione delle emissioni di gas serra, tutti temi, sui quali, purtroppo, è ormai tristemente nota la posizione di questa maggioranza e di questo Governo.

Potrei continuare con la parte contenutistica, che è stata già ampiamente affrontata in sede di discussione generale dal collega De Luca, ma mi fermo qui, andando, invece, al punto più politico.

Il Consiglio dei ministri del 15 giugno 2023 ha approvato con procedura d'urgenza un disegno di legge di delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea. Il disegno di legge di delegazione, che dovrebbe essere presentato entro il 28 febbraio di ogni anno, è stato presentato dal Governo il 28 luglio scorso. Il quadro normativo italiano prevede che la legge di delegazione debba essere presentata… per favore, colleghe e colleghi…

Grazie, signor Presidente. Come dicevo, il quadro normativo italiano prevede che la legge di delegazione debba essere presentata appunto entro il 28 febbraio di ogni anno e che, semmai, entro il 31 luglio di ogni anno può essere presentata una seconda legge di delegazione, quindi un ulteriore disegno di legge di delegazione per il secondo semestre.

Noi, invece, ci troviamo a discutere di un provvedimento che nasce nel momento in cui, semmai, doveva essere presentato il secondo provvedimento. Voglio dire, signor Presidente, che ci ritroviamo, direi, finalmente, oggi, il 20 dicembre, a portare a compimento soltanto la prima lettura di un provvedimento che è stato presentato dal Governo mesi e mesi fa e non possiamo fare a meno di evidenziare, anche qui, anche in questa sede, che ha avuto un fortissimo ritardo nel suo esame nel suo iter parlamentare. Sono settimane che abbiamo concluso in Commissione politiche dell'Unione europea l'iter della presentazione, dell'esame e della discussione degli emendamenti dopo un'apposita ed adeguata discussione nelle Commissioni di merito competenti e ci siamo trovati nelle scorse settimane, non nello stupore generale, a scoprire che il Governo non era pronto con i pareri di propria competenza.

Siamo costretti a rilevare che, nonostante i proclami secondo i quali il lavoro del Governo sarebbe stato caratterizzato dalla prontezza, dalla tempestività, dalla solerzia, dalla celerità in ogni provvedimento, lo stesso dimostra di agire non solo con lentezza, ma senza una visione e senza una strategia. Sì, signor Presidente, sono in confusione e in ritardo su tutto e non è vero neanche che i dati danno loro ragione, basta guardare soltanto quelli più recenti, quelli degli ultimi giorni. E non sarà nemmeno necessario aspettare la conclusione dell'iter della manovra di bilancio, anch'esso lento, molto lento, per comprendere che l'Italia rischia nuovamente di andare in recessione.

Ma noi non ci stupiamo più di nulla, nemmeno del ritardo con il quale questa maggioranza e questo Governo stanno agendo in questo momento su un altro provvedimento, ed è bene ribadirlo anche qui. C'è uno strumento che solo l'Italia non ha recepito né approvato ratificandone le modifiche, che la riforma del MES. State continuando a bloccarla e l'auto-ostruzionismo dei giorni scorsi e la richiesta di un nuovo rinvio in Commissione bilancio di stamattina con le relative motivazioni da parte di Fratelli d'Italia danno la cifra della vostra volontà, ormai per fortuna abbastanza chiara, che farà un danno enorme all'Italia. Questo provvedimento e l'iter che lo stesso ha dovuto subire certifica quanto stiamo sostenendo: quando si tratta di Europa, vi passa l'urgenza. Chiedo al Governo, per il suo tramite, signor Presidente, di non sottrarsi al confronto su temi di così cruciale importanza come il nostro rapporto con l'Unione europea e sul ruolo che vogliamo avere in Europa.

Presidente, mi avvio alle conclusioni. Per tutti questi motivi, devo annunciare, a nome del gruppo del Partito Democratico, il nostro voto di astensione su questo provvedimento. Non possiamo sottrarci alla responsabilità che abbiamo, come partito e come Paese, nei confronti delle istituzioni europee e sappiamo che l'Italia è tra i Paesi più in difficoltà, per esempio, sul fronte delle procedure di infrazione. Noi ci asteniamo con lo stesso spirito di responsabilità ha messo a disposizione del nostro Paese in occasione del voto sul decreto-legge Infrazioni e su altri provvedimenti sul percorso di integrazione europea del nostro Paese. E ci auguriamo ancora, seppur con poche speranze, che questo Governo metta la stessa dose di responsabilità anche sul MES.