Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 11 Giugno, 2025
Nome: 
Patrizia Prestipino

A.C2280

Grazie, Presidente. Esprimo anche io l'apprezzamento per la presenza attenta e costante del Ministro in sede di Commissione, di discussione generale. Certo, ci saremmo aspettati che oltre a questa cortesia istituzionale ci fosse anche un'apertura alle richieste del Partito Democratico e, da quanto ho sentito, anche di tutti i colleghi dell'opposizione. Perché ci saremmo aspettati questo? È stato detto, detto bene, più volte: perché la legge di delegazione europea 2024 rappresenta un appuntamento fondamentale per garantire l'adeguamento del nostro ordinamento agli obblighi derivanti dalla partecipazione dell'Italia all'Unione europea. Eppure, anche in questa occasione siamo di fronte a un provvedimento che, per modalità e contenuti, riflette con preoccupante chiarezza una gestione - vogliamo dire - distratta delle responsabilità europee da parte del Governo.

Permettetemi, innanzitutto, di richiamare l'impianto normativo che è importante richiamare, che regola la materia. La legge n. 234 del 2012 disciplina gli strumenti attraverso cui il Parlamento e il Governo assicurano il tempestivo e corretto recepimento della normativa europea: la legge europea e la legge di delegazione europea. Quest'ultima è quella che conferisce le deleghe necessarie per recepire direttive e altri atti dell'Unione, oltre a disporre l'attuazione di alcune norme dei regolamenti europei che richiedono interventi legislativi.

Ebbene, è stato detto più volte, ma repetita iuvant, questa legge avrebbe dovuto essere presentata ogni anno entro il 28 febbraio. Nel caso odierno, siamo di fronte a una legge presentata il 3 ottobre 2024, con oltre sette mesi di ritardo. Non si tratta, purtroppo, di un'eccezione. Questo, cari colleghi, è un ritardo che si somma alla tendenza, ormai consolidata, di questa maggioranza a comprimere il ruolo del Parlamento, a depotenziare gli strumenti ordinari della partecipazione democratica. Sarà un caso? Non lo so. Il provvedimento che oggi discutiamo, composto da 29 articoli, delega il Governo al recepimento di 20 direttive e all'adeguamento della normativa nazionale a 21 regolamenti, cui si aggiungono le 21 direttive dell'Allegato A, da recepire senza ulteriori criteri specifici.

È un'articolazione ampia e tocca ambiti decisivi per il presente e il futuro del Paese e delle nostre comunità cittadine, dalla giustizia, all'ambiente, al lavoro, alla salute, alla tutela dei consumatori mercati, i finanziari, dalla disabilità alla protezione degli animali, dalla qualità dell'aria alla lotta contro la violenza di genere. Sono temi che toccano, entrano nella carne viva delle persone e delle comunità oltre che dell'ambiente, della biodiversità e degli animali tutti. Eppure, nonostante l'eterogeneità dei temi trattati, il Governo ha scelto di procedere in modo esclusivo e unilaterale, bocciando sistematicamente tutti gli emendamenti proposti dall'opposizione. Io ho apprezzato, Ministro, quando in discussione generale lei ha detto che ci sarebbe stata la possibilità di aprire a nuovi interventi e, magari, di valutare tante cose insieme, ma parliamo della prossima legge di delegazione europea. Perché non ora? Perché non ora si sono volute ascoltare le proposte del Partito Democratico e dell'opposizione tutta, che sono proposte di buon senso che abbiamo ricavato dalle nostre interlocuzioni con i comuni, le regioni, e le nostre comunità? Ecco, questa chiusura non solo mortifica il ruolo di chi, come noi parlamentari del Partito Democratico, abbiamo cercato di contribuire al miglioramento del testo, ma che dimostra anche quanto poco questa maggioranza sia disposta ad accogliere istanze di responsabilità e buon senso.

Cito ora un pò esempi, pochi esempi random: bocciato l'emendamento che proponeva di inserire, tra le direttive da recepire, quella contro le querele temerarie, un fenomeno che mette a rischio la libertà di stampa piegando la cronaca giudiziaria e l'informazione libera alla minaccia di procedimenti civili o penali strumentali, una direttiva che avrebbe tutelato non solo i giornalisti ma anche il diritto dei cittadini ad essere informati in modo corretto e trasparente: corretto e trasparente, l'informazione libera che è un pilastro della nostra democrazia. Altrettanto grave è stata la bocciatura degli emendamenti volti a garantire un recepimento effettivo e coerente della direttiva sul lavoro tramite piattaforme digitali. È una questione che riguarda decine di migliaia di lavoratori spesso giovani, spesso fragili, spesso privi di tutele. Abbiamo chiesto che il recepimento di questa direttiva avvenisse salvaguardando la privacy, la protezione dei dati personali, le tutele previdenziali esistenti, la trasparenza nella gestione algoritmica e la salute mentale e fisica dei lavoratori. Nulla, nulla, nulla.

Lo stesso copione si è ripetuto per gli emendamenti che chiedevano attenzione alle piccole e medie imprese, vera spina dorsale del sistema economico italiano. Il Partito Democratico ha proposto misure di semplificazione e proporzionalità degli oneri sia in tema di sicurezza dei prodotti sia in tema di etichettatura, tracciabilità e riciclo. Ma anche qui il muro alzato dalla maggioranza ha impedito ogni sorta di miglioramento.

Non è stato dato ascolto nemmeno alle nostre proposte per un più accurato recepimento delle direttive ambientali: dai RAEE già a volte citati alle emissioni industriali, dalla gestione delle discariche all'efficienza energetica, dalla promozione delle energie rinnovabili alla lotta al green washing, un fenomeno tanto insidioso quanto diffuso che mina la fiducia dei cittadini nella transizione ecologica. Politiche ambientali che, nei lavori di questo Governo, sembrano relegate a un piano secondario quando servirebbe, invece, un piano dettagliato per integrare il Green Deal europeo nel nostro ordinamento.

Quindi ci dispiace prendere atto, Ministro, che nonostante abbia affermato, appunto, di essere pronto a discutere, sembra più concentrato oggi a comunicare le cose fatte anziché i risultati concreti che i cittadini si aspettano. Non possiamo permettere che le nostre scelte siano adottate e dettate da proclami cortesemente comunicati ma, di fatto, inadeguati nella sostanza. C'è bisogno di un confronto reale, di un ascolto attivo alle istanze europee e nazionali, non di battaglie ideologiche che non conducono a nulla di buono per i cittadini.

È quindi inevitabile, alla luce di quanto esposto, che il nostro giudizio su questo provvedimento sia critico, critico perché riteniamo che l'Italia debba essere protagonista della costruzione di un'Europa più giusta, più equa, più verde e più solidale, e rifiutiamo l'idea di un Governo che fa dell'adempimento europeo un esercizio burocratico senza trasparenza, senza dialogo e senza visione.

Per queste ragioni non daremo voto favorevole a questa legge, ma annuncio il voto di astensione del Partito Democratico.