Dichiarazione di voto finale
Data: 
Martedì, 21 Luglio, 2020
Nome: 
Graziano Delrio

A.C. 687-A 

Signora Presidente, signora Ministra, cari colleghi, sono qui prima di tutto a ringraziare dell'enorme lavoro che è stato fatto da tutti i gruppi parlamentari, in particolare dall'amico Stefano Lepri, dalla presidente Lorefice, da Elena Carnevali, insomma da tutti i membri della Commissione che hanno fatto questo lavoro straordinario. Siamo di fronte a una giornata davvero storica per l'Italia: per la prima volta questo Paese si dota di uno strumento, l'assegno unico universale, che fa parte di un progetto ambizioso, un progetto che la Ministra ha illustrato già più volte, un progetto di sostegno alla famiglia nella sua complessità. E lo facciamo oggi, in questa giornata in cui festeggiamo una ritrovata Europa, un'Europa che ci è vicina, ma che è anche il continente con la popolazione più anziana del globo. E devo ringraziare per questa giornata soprattutto, credo, le associazioni familiari, le famiglie che hanno combattuto per questa battaglia in maniera molto seria, determinata, assicurando il sostegno trasversale a tutti i deputati parlamentari che volevano si facesse un cambio di passo, sostenendo l'azione del Governo in questa direzione. Proprio perché l'Europa è il continente più anziano del globo, è stata messa la crisi demografica nel cuore dell'agenda dell'Unione europea, perché esiste un rischio estinzione del nostro continente ed esiste, a maggior ragione, un rischio estinzione del nostro Paese. Come sapete, la drammaticità di questa situazione è stata denunciata già decine di anni fa e illustri economisti hanno dimostrato che, da qui al 2035, ci saranno 50 milioni di persone in meno in Europa in età di lavoro: una catastrofe e un inverno demografico da cui alcuni Paesi sono usciti con politiche di sostegno chiare, semplici, robuste, eque, con politiche di armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro, con politiche di investimenti massicci sui servizi alle famiglie.

Ed è bello che oggi siamo qui, a distanza di qualche anno, dopo l'approvazione della legge sui nidi, l'approvazione che il nostro Governo fece, proprio perché siamo convinti che gli strumenti vanno armonizzati tutti insieme e che il sostegno alle famiglie e alla natalità sia un'arte da perseguire con diversi strumenti. La Germania è stato in grado di invertire il suo tasso di denatalità, come la Francia che ha portato il tasso a 1,9 figli con delle politiche integrate. Quindi è possibile intervenire per correggere il ritardo storico nel riconoscimento del valore sociale, civile ed economico delle famiglie. È possibile intervenire perché, se l'Europa è vecchia, l'Italia lo è molto di più. Essendo all'ultimo posto in Europa, stiamo avvicinandoci alla soglia dei 400 mila nuovi nati, ma in cinque anni abbiamo perso più di 850 mila persone residenti nel nostro Paese proprio tra trasferimenti di residenza e denatalità. Quindi, non solo non nascono più figli, ma pare non esservi più fiducia nel futuro. E questo è il vero problema politico di cui dobbiamo farci carico. E d'altra parte la fiducia sembra abbandonare anche le donne, che sono le prime a sopportare il carico familiare. Oggi vengono spesso lasciate sole, le donne, sempre lasciate sole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); spesso sono state costrette, le donne, in maniera vergognosa a scegliere tra la maternità desiderata e un lavoro altrettanto fondamentale per la costruzione della propria libertà, della propria personalità e indipendenza. In verità, scegliere non è la parola giusta perché, su 50 mila dimissioni volontarie dal lavoro nel 2019, ben il 70 per cento ha riguardato donne madri: vuol dire che non abbiamo garantito la libertà di scelta a queste persone, e questa è una tragedia e una vergogna insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sembriamo un Paese in cui è impossibile conciliare figli e lavoro, ma questa libertà, in una società in cui la libertà di fare ciò che si ritiene giusto, di praticare esperienze di tutti i tipi, di superare ogni limite, in una società così, la libertà e l'orizzonte del dono, la costruzione di legami solidi, sono negati. In una società in cui il desiderio sembra non conoscere freni, il desiderio di avere figli è negato dalle condizioni culturali, sociali ed economiche del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Pensate che questo desiderio riguarda l'80 per cento dei giovani italiani: i giovani italiani vorrebbero avere figli, vorrebbero ma non possono. Oggi noi stiamo cercando di tendere loro una mano.

Allora, la discussione di oggi - di cui siamo tutti partecipi e di cui ringrazio tutti, maggioranza e opposizione, in una giornata importantissima, anche perché questo provvedimento pare verrà approvato da tutto il Parlamento ed è una giornata storica anche per il Parlamento - è una discussione sulla libertà, sulla libertà vera, sulla società e sulla sua sopravvivenza, perché siamo a rischio di estinzione. È una discussione sull'economia, perché la Banca d'Italia ha dimostrato che, da qui al 2040, con questo tasso di denatalità, perderemo il 15 per cento del prodotto interno lordo e la spesa previdenziale diventerà il 18 per cento della spesa totale: cifre insostenibili per qualsiasi Paese moderno. Ed è anche, quella di oggi, una sfida non solo sull'economia, ma anche sulla cultura, perché quello di cui parliamo oggi è una rivoluzione anche e soprattutto da un punto di vista culturale. Lo Stato decide oggi di essere al fianco delle famiglie dei giovani italiani in maniera costante, in maniera robusta, in maniera equa, in maniera da poter permettere loro di avere un sogno e un progetto di vita, e quindi di essere liberi veramente.

Ogni figlio è una grande risorsa non solo per la propria famiglia, ma per il proprio Paese; una risorsa preziosa e insostituibile. E introducendo l'assegno unico riduciamo anche le disuguaglianze legate ai carichi familiari, combattiamo l'ingiusta condanna emessa sulle donne che desiderano essere madri e lavoratrici e che attendono anche l'altra parte della rivoluzione di cui oggi parliamo, quella che la Ministra Bonetti ha già completato in Consiglio dei ministri e che speriamo arrivi presto in Parlamento. Approvando questa legge, come hanno ricordato il presidente dell'INPS e la Ministra Catalfo, che ringrazio, noi operiamo anche una vera e profonda rivoluzione di semplificazione, perché l'assegno unico toglie otto misure, le unisce, e le unisce in un'unica e semplice misura.

Infatti, l'assegno unico supera finalmente il problema di figli di serie A e di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché, da oggi in poi, i figli degli autonomi, dei liberi professionisti, degli incapienti e dei disoccupati verranno trattati come tutti gli altri figli. Signora Presidente, signora Ministra, la crisi del COVID, di cui abbiamo ricordato anche in queste ore la drammaticità e le vittime, ci ha riempiti spesso di pessimismo, di tristezza; però ci ha detto anche una cosa che è una grande verità di questo Paese da decine di anni, cioè che le reti familiari sono state capaci di proteggere e provvedere anche in questo buio in cui si è immerso il nostro Paese. Le reti familiari sono state vicine, sono state solerti, sono state pazienti, e hanno tenuto per mano tanti nostri cittadini.

Ci ha detto quello che la famiglia conosce sempre, una verità che le famiglie conoscono bene, ossia che siamo tutti dipendenti gli uni dagli altri e che è bellissimo farsi aiutare da coloro che si ama, perché è nella relazione tra le persone che le società si costruiscono e diventano più solide, meno tristi, malinconiche. Non dobbiamo quindi rinchiuderci - ed è l'augurio che facciamo oggi mentre inizia questo percorso, che sarà lungo, perché includerà la riforma fiscale, di cui ringrazio il Ministro Gualtieri perché ha assunto questo problema come pilastro della nuova riforma fiscale -, non dobbiamo ripiegarci, ma dobbiamo rigenerarci, dobbiamo rafforzare e sviluppare il senso di comunità, e investire sulla famiglia significa questo. Oggi diciamo ai nostri giovani che non sono dei bamboccioni, ma, anzi, che possono farsi uomini e donne con un loro progetto, possono farsi liberi, che non si devono far paralizzare dalla paura e dai condizionamenti di una cultura che li vorrebbe individui capaci di consumare tutto il possibile, ma incapaci di generare, incapaci di dare origine al nuovo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

I nostri figli hanno paura, signora Ministra, lei lo sa; hanno paura di diventare padri non per egoismo, come qualcuno dice, ma forse per eccesso di responsabilità, perché pensano “sarò all'altezza, sarò in grado, potrò garantire ai miei figli quello che è stato garantito a me?”. Sono domande legittime, io credo, e noi non abbiamo nemmeno oggi risposte definitive, dobbiamo dirlo con molta umiltà. Possiamo solo dire loro e invitarli a non avere paura del futuro né per se stessi né per i loro figli, perché la Repubblica vuole essere al loro fianco; e non per prenderli sulle spalle, ma per accompagnarli con un sostegno giusto, semplice e robusto, perché il loro destino e la loro apertura al futuro sono il nostro destino e sono il nostro futuro (Applausi dei deputati dei gruppi.