Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 11 Luglio, 2016
Nome: 
Antonella Incerti

A.C. 3594-A

Grazie Presidente e sottosegretario Biondelli. Credo di essere l'ultima e, quindi, molte cose sono state già affrontate dai colleghi che mi hanno preceduto e mi soffermerò su pochi elementi. Io credo che innanzitutto, per capire la reale portata di un cammino nuovo che si è intrapreso, bisogna avere una consapevolezza precisa di ciò che abbiamo alle spalle. E lo dico perché siamo di fronte a un provvedimento e a un passaggio di grande significato che è espressione vera di una volontà di mettere in atto uno sforzo reale e soprattutto realistico in quanto ho sentito molti sogni qui. Una misura strutturale valida, per la prima volta, sul territorio nazionale, di contrasto alla povertà e la conseguente riforma di un sistema di politiche sociali di cui ha grande bisogno questo Paese. Un provvedimento che segna anche un passaggio nel dibattito perché estrapola questo tema dal territorio di marginalità in cui è sempre stato confinato. Spesso sono stati addotti altri provvedimenti per sanare questo. Qui oggi lo affrontiamo per quello che è, parliamo di povertà. 
Già in realtà è un vero primo passo. Ci provò Prodi poi a dire la verità nel 1998. Costruzione di un sostegno di reddito progressivo per coloro che si trovano nella povertà assoluta. La povertà non è un dato nuovo in questo nostro Paese, ma dura da almeno quarant'anni ed è un dato strutturale, che si è accompagnato ad un'altra vera mancanza di questo Paese, vale a dire la mancanza di una rete di servizi, vero fulcro di attuazione di certe politiche, su tutto il territorio nazionale, che si è sempre mostrato fragile, inefficace e inoperoso. Tuttavia, credo che qualcosa è cambiato, come hanno sottolineato molti colleghi e le relatrici per la maggioranza in modo particolare. Certo, la crisi finanziaria ha cambiato per qualità e quantità questi dati. Sono raddoppiati, forse di più coloro che vivono in questa situazione rispetto al dato storico; si sono modificate le caratteristiche, si è modificata la platea, non più i residenti nel meridione, spesso genitori disoccupati con tre o più figli o anziani. La povertà oggi vuol dire nord del Paese, vuol dire nuclei familiari giovani con almeno due figli, vuol dire generalmente un solo genitore che lavora. Questo l'hanno sottolineato e vuol dire minori in grande sofferenza di povertà che spesso si traduce in povertà, non solo materiale, ma anche educativa. 
Va inoltre ricordato che – lo dico a certi colleghi – le politiche nazionali sono state disastrose, insufficienti. Lo dico perché da amministratore ho vissuto gli anni del centrodestra a partire dai tagli dei fondi fondamentali nazionali, quelli per gli affitti e la non autosufficienza. A ciò voglio aggiungere un dato che nessuno ha ricordato: i vincoli incredibili, sempre più stringenti, negli anni maggiori della crisi, in cui bisognava affrontare diversamente la situazione, agli enti locali che sono i veri titolari di queste operazioni di sostegno a chi scivola via via nella povertà. Fondi che spesso i comuni hanno messo con la loro fiscalità locale e questo ha prodotto una disomogeneità straordinaria nel nostro Paese – questa è la causa –, oltretutto con risorse sempre molto basse. Ciò ha dovuto affrontare questo provvedimento: l'assenza di una misura nazionale da sempre, la frammentazione delle categorie e degli interventi che sono stati fatti, la prevalenza di contributi solo economici, peraltro mai di fatto verificati puntualmente, una progressiva sussidiarietà sostitutiva dell'intervento pubblico. È questo il quadro realistico, vero da cui muove questo provvedimento, con gli obiettivi che sono stati ricordati e che ricordo anch'io: impostare una misura nazionale su tutto il territorio partendo dai nuclei familiari con minori e disabilità, partendo da coloro che oltre i 55 anni di età sono stati espulsi dal mercato del lavoro, perciò non più ricollocabili. Va configurato questo intervento con l'attivazione e l'inclusione sociale, prevedendo quindi un percorso e un progetto personalizzato di attivazione, sostenuto dal sistema dei servizi. In una parola vuol dire di fatto partire dal principio di responsabilità individuale, che vuol dire anche riconsegnare dignità vera a coloro che sono in questa situazione. Risorse certe, mai avute con certezza fino ad oggi. Lo dice la legge di stabilità del 2016, lo fa per il 2017 e per gli anni successivi: un miliardo di euro, come è stato ricordato, nel 2017. Ulteriori risorse stanziate sugli ammortizzatori sociali – e non cito i dati, ma ci sono – con l'impegno, anche grazie al lavoro di tutti nelle Commissioni, per un processo di riordino. Dico riordino, cosa che si è fatta sempre puntualmente nelle amministrazioni pubbliche, perché spesso voleva dire una migliore qualità dei servizi. Coinvolgimento delle amministrazioni locali: questo è quello che differenzia il presente intervento da altri. Non so perché si continui a parlare di reddito di cittadinanza, ma mi pare che le proposte in realtà siano altre. Il reddito di cittadinanza vuol dire a tutti indistintamente per sempre, mi sembra che altri siano i temi, sono i comuni, sono le amministrazioni. Coloro che prenderanno a carico, nel costruire dei percorsi e dei nuclei, a partire dalle valutazioni multidisciplinari – perché il vero lavoro si farà lì – dovranno creare delle situazioni in cui tutti potranno accedere a questa misura con il coinvolgimento di tutti i servizi, non solo dei centri per l'impiego, di fatto. Questa è una nostra peculiarità che credo vada mantenuta; vuol dire anche coinvolgere i centri per l'impiego e il terzo settore, ma saranno le amministrazioni locali le depositarie e i veri titolari di questa misura. Da ultimo, un solido sistema di monitoraggio, come non era mai stato previsto, in grado di comprendere realmente ciò che avviene nelle comunità locali, trarne delle indicazioni operative utili al miglioramento di un provvedimento, che naturalmente andrà migliorato. Lo hanno ribadito tutti: questo è un primo passo, ma un primo passo strutturale. A fronte, ripeto, di molte proposte di cui non si capisce la realizzabilità, siamo di fronte a un tema, per la prima volta affrontato fuori dall'episodicità, in un orizzonte realistico di gradualità, certo, ma nello stesso tempo di stabilità e in un progressivo orizzonte universalistico. Credo che questo sia un buon inizio per procedere in questo cammino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).