Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 12 Ottobre, 2015
Nome: 
Ermete Realacci

A.C.  3194-A

Deleghe al Governo sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture

Grazie Presidente, come si è capito anche da questi interventi, il lavoro è stato ampiamente condiviso. C’è stato un ottimo lavoro da parte dei relatori, della collega Mariani e del collega Cera, in piena collaborazione con il Ministero. Lo dico al Presidente, che so che è sensibile a questo, e vorrei sottolineare che la parte più intensa del lavoro in Commissione ha sempre visto la presenza del Ministro Delrio. E io questo lo considero un elemento di metodo e di merito importante quando il Parlamento è chiamato a fare delle scelte importanti. 
  Sicuramente, noi non mettiamo la parola fine a questo processo perché noi stiamo qui indicando la direzione per riformare un settore che, come ha ricordato la collega Mariani, è anche quantitativamente rilevantissimo per il Paese perché stiamo parlando di oltre il 15 per cento del PIL. Lo facciamo anche con un'innovazione legislativa notevole rispetto al passaggio dal Senato, che il Governo ci ha proposto e che la Commissione ha condiviso – e questo giustifica i due tempi: aprile per le direttive europee e fine luglio per il complesso della riscrittura del Codice – e, cioè, quella di avere una legge che fissi dei principi, ma che poi dia spazio a una maggiore flessibilità, una maggiore leggerezza e autorevolezza della normativa. Questo passaggio è un passaggio importante, che va monitorato ed è per questo anche che noi alla Camera abbiamo introdotto un forte rafforzamento del ruolo del Parlamento perché abbiamo introdotto un doppio passaggio parlamentare rispetto ai punti chiave e anche una verifica parlamentare rispetto alle linee guida quando queste hanno una rilevanza particolare. E si è introdotta anche una riforma di sistema rispetto al ruolo dell'ANAC, come diceva pure il collega Cera. L'ANAC con questo passaggio diventa, non solo l'Autorità nazionale anticorruzione, ma acquisisce fino in fondo il ruolo di autorità di vigilanza dei lavori pubblici. Parliamoci chiaro, un ruolo che non è mai stato svolto in questo Paese. Il fatto che, nel corso di questi anni, con quello che è accaduto nel campo delle opere pubbliche, non ci sia mai stato un soggetto che monitorasse in maniera attiva, non in maniera giornalistica, quello che stava accadendo, è stato un punto di debolezza. Con questo passaggio, l'ANAC assume questo compito ed è un compito organico, come diceva bene il Ministro, all'azione anticorruzione. Infatti, i colleghi della Commissione ricorderanno anche quando la Banca d'Italia in Commissione ci venne a dire una cosa che sappiamo, che, però, quantificata colpisce, ossia che solo negli ultimi anni ci sono state seicento modifiche al Codice degli appalti. Seicento modifiche al Codice degli appalti non sono una maggiore garanzia per i cittadini, per le istituzioni, per lo Stato e per la finanza pubblica. 
  Diventano alla fine uno stagno in cui si muovono altri interessi, diventa una situazione in cui nelle aziende finiscono per lavorare gli avvocati: non ho nulla contro gli avvocati ma insomma quando bisogna realizzare un'opera forse servono più ingegneri e architetti che non avvocati. Questo sistema è stato anche il retroterra di processi corruttivi che sono stati molto profondi nel nostro Paese. Non è che verranno estirpati dall'oggi al domani ma noi cerchiamo di creare le condizioni per un maggiore contrasto ad essi. Diceva Tacito che moltissime sono le leggi in una Repubblica molto corrotta. Se dovessimo guardare alla normativa sugli appalti, questo per l'Italia purtroppo è stato vero e – lo diceva di nuovo il Ministro ma lo diceva anche la collega Mariani – il passaggio della semplificazione, della trasparenza, della qualità della progettazione è chiave in questa sfida. Il superamento della legge obiettivo in questo senso è un passaggio essenziale e non solo perché quella legge, indipendentemente dalle posizioni diverse che abbiamo avuto su quella legge, non ha funzionato. Era nata per segnalare con procedure straordinarie alcune opere di particolare interesse nazionale, era diventato un elenco infinito: credo che, alla fine, avessimo superato le 400 opere. Il monitoraggio che il Servizio studi della Camera e il CRESMe annualmente fanno ha certificato che solo l'8 per cento di quelle opere era andato a compimento ma quella legge aveva introdotto anche alcune procedure nate per accelerare che non hanno accelerato nulla, anzi spesso hanno ritardato. Nella lettura che abbiamo fatto alla Camera sulla strada indicata dal Senato con alcuni forti elementi rafforzativi abbiamo teso a superare queste procedure che – ripeto – non hanno neanche favorito la realizzazione delle opere, oltre a creare delle aree in qualche maniera di opacità. Nel lavoro che è stato ampiamente trasversale tra maggioranza e opposizione – se anche guardiamo agli emendamenti che sono stati accolti, che sono stati presentati, che sono stati sottoscritti questo è evidente – abbiamo cercato anche di introdurre, come lo richiedono i tempi e come anche in parte indicano le direttive europee, elementi di cultura che magari una volta non c'erano e ora sono molto più forti. Ricordiamoci che stiamo andando verso la COP21 di Parigi, che stiamo finendo un'Expo che è segnata da un rapporto diverso con il territorio e con il cibo e poiché qui stiamo parlando non solo di costruzioni pubbliche, stiamo parlando di servizi, stiamo parlando di molte cose – vedo la collega Braga che ha presentato alcuni emendamenti particolari in materia – abbiamo introdotto molti elementi che rafforzano nei bandi il loro ruolo di attenzione ai temi dell'ambiente, dei beni culturali, del minore impatto sanitario e ambientale delle opere, del ciclo di vita dei prodotti anche rispetto ai passaggi referendari che ci sono stati in Italia, ad esempio il referendum sull'acqua per quanto riguarda in particolare il settore delle concessioni idriche, il recupero di strumenti proposti dall'Europa che l'Italia ha un po’ aggirato qualche volta cioè la piena applicazione della VIA e della VAS, che sono poi il retroterra di quel lavoro che il Ministro ha confermato anche nel censimento delle opere utili al Paese. Questi strumenti certo se non diventano meccanismi di rinvio sine die delle scelte ma diventano strumenti seri di analisi e di rapporto anche con i territori, con i decisori, con le imprese migliorano in generale il quadro delle opere e l'azione di selezione delle opere effettivamente utili al Paese, grandi e piccole che esse siano, ad esempio, è favorita dalla VAS, non è ostacolata dalla stessa. La VAS serve a questo, a capire qual è il quadro in cui si inseriscono queste opere; vi è poi un'attenzione anche ai territori: un'attenzione al chilometro zero per quanto riguarda una serie di prodotti, un'attenzione alla manodopera locale per quanto riguarda gli appalti che vengono realizzati, un'attenzione forte alle piccole e medie imprese che sono spesso state sacrificate nel meccanismo general contractor e dei subappalti che poi ha strangolato quelli che effettivamente facevano i lavori. Abbiamo cercato di recuperare una serie di istanze che erano presenti nel dibattito parlamentare. La collega Mariani è stata anche relatrice, ad esempio, di una proposta di legge del collega Bragantini in materia di contratti segretati che poi è stata approvata all'unanimità dalle Commissioni competenti e che, tuttavia, nel bicameralismo, corre il rischio di finire come finiscono molte leggi cioè di finire arenata. 
  Invece, in questa maniera, diventa un principio ispiratore dell'attuazione della delega che noi vareremo in questi giorni e che poi avrà un passaggio definitivo al Senato. Ciò vale anche per altri punti; adesso, per quanto mi riguarda, io sulla questione dei concorsi e sulla questione del débat public avevo presentato due disegni di legge che, però, non sarebbero mai andati avanti, perché mentre li discuti, li esamini e poi vanno al Senato... invece, così, in un'opera di riscrittura generale che a un certo punto ci consegna un sistema che è più semplice, più trasparente, più efficace, si recuperano anche queste istanze. Infatti, anche lì, ildébat public, il coinvolgimento delle popolazioni, non è un appesantimento, è una maniera per fare meglio le opere, selezionarle e avere il consenso. 
  Noi, l'anno scorso, abbiamo ricordato i cinquant'anni dell'autostrada del Sole che fu iniziata nel 1956 e finita nel 1964, con un anno di anticipo. Quell'autostrada – credo siano 750, 800 chilometri circa, con centinaia di gallerie, ponti, viadotti, sottopassi –, in un'Italia che usciva dalla guerra, in un'Italia che aveva strumenti tecnologici molto inferiori a questi, fu realizzata, appunto, in otto anni; perché questo ? Per carità, potremmo fare anche di meglio; ricordo che quella autostrada ebbe oltre 70 morti sul lavoro, quindi, c'era un problema anche lì, non voglio fare un peana a quello che è accaduto, ma cosa c'era dietro quell'autostrada ? C'era un'idea convinta di Paese. Quell'autostrada era percepita da tutti come un'opera utile. C'era una spinta comune; occorre recuperare questo e a questo serve anche il débat public, a selezionare le opere, capire che, a un certo punto, quando si è deciso cosa fare, si va avanti e si va avanti in nome di un interesse generale. 
  Lo stesso ragionamento vale per una serie di norme che abbiamo introdotto sulla trasparenza, lo ricordava anche il Ministro, sul fatto che non si possono fare progetti preliminari sulla base dei quali si assegnano lavori importanti e poi – e su questo ci sono parole molto nette nella delega che diamo – ricorrere sistematicamente al massimo ribasso per assegnare i lavori sapendo che quello è un imbroglio, è un imbroglio nei confronti della collettività, è un imbroglio nei confronti dei concorrenti, perché, poi, quel massimo ribasso viene recuperato con varianti in corso d'opera e finisce per andare sopra anche la soglia che era stata inizialmente assegnata, abbassando nel frattempo la grande qualità dei lavori. 
  Insomma, abbiamo cercato di mettere a disposizione del Paese uno strumento per affrontare il futuro, non per difendere gli interessi del passato e, quindi, per superare le norme che nel passato, da questo punto di vista, non hanno funzionato. Magari l'Aula potrà migliorare in qualche punto il lavoro, ma sono veramente convinto che il lavoro comune che è stato fatto sia un lavoro di grande qualità. Lo ripeto, è un primo passo, perché poi c’è un lavoro enorme che dovrà essere realizzato dal Ministero, innanzitutto, e dall'Anac; come Parlamento ci siamo dati gli strumenti per accompagnare questo lavoro, credo che sia un lavoro utile per l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC)).