Discussione generale
Data: 
Giovedì, 4 Aprile, 2019
Nome: 
Marco Di Maio

A.C. 1433

Presidente, questo disegno di legge è nato con grandi aspettative: doveva essere l'occasione per riformare la pubblica amministrazione, per ridare centralità al pubblico impiego, per valorizzare la funzione dei lavoratori pubblici anche in chiave strategica; ricordando che gli oltre 3 milioni di persone che lavorano nel complesso della pubblica amministrazione sono indubbiamente un grande motore potenzialmente per rilanciare il nostro Paese e per dare risposte, per fare la differenza anche non solo sul piano nazionale, ma anche su quello internazionale. Credo che, con totale buona fede, probabilmente anche per questo motivo il Governo ha inteso denominare questo provvedimento disegno di legge “concretezza”: un nome promettente, ma che all'atto pratico però, a proposito di concretezza, risulta tutto schiacciato su norme che sono molto lontane dagli obiettivi che essi si sono prefissati. Provo a riassumere in quattro punti il perché, non richiamando interventi che già ci sono stati da parte del mio gruppo in maniera molto più puntuale e autorevole della mia.

In primo luogo si istituisce l'ennesimo organismo di controllo, cioè si va a duplicare anziché semplificare: si parte ancora una volta dall'approccio già utilizzato in maniera sbagliata per altri provvedimenti di questa legislatura, come il cosiddetto disegno di legge “spazza corrotti”, col quale si è eliminata la prescrizione persino per coloro che vengono dichiarati innocenti nel primo grado di giudizio. Tutti sono colpevoli fino a prova contraria; o, per citare uno dei principali riferimenti culturali e giuridici di questa maggioranza, il dottor Piercamillo Davigo, non esistono innocenti ma solo colpevoli non ancora scoperti. Ecco, secondo questo provvedimento tutti i dipendenti pubblici sono furbetti in attesa di essere scoperti: perché partendo da questo assunto, Lega e MoVimento 5 Stelle hanno istituito un nuovo organismo di controllo, detto nucleo della concretezza, composto da 53 unità di personale preposto alla verifica della realizzazione delle azioni concrete, da determinarsi in un Piano triennale per il miglioramento dell'efficienza della pubblica amministrazione. In sostanza un nuovo organismo, un nuovo carrozzone che si va a sommare a quelli già esistenti, ad altri istituti ed organismi indipendenti di valutazione, e va sostanzialmente a duplicare cose che già esistevano.

Secondo motivo di contrarietà: non si ascoltano i lavoratori. Il nucleo per la concretezza di cui sopra viene individuato come il soggetto che deve vigilare sull'attuazione del Piano triennale, che però nella sua redazione non è previsto tenga in alcun conto, in alcuna considerazione l'opinione, la parola dei lavoratori pubblici: parliamo di un esercito di 3 milioni di persone, che non possiamo pensare possano in qualche modo accogliere con entusiasmo, con partecipazione, con trasporto un'iniziativa legislativa che viene calata dall'alto, senza tenere minimamente conto delle esigenze di chi quotidianamente serve la pubblica amministrazione.

Terzo motivo di contrarietà: continuano ad essere bloccate le assunzioni. Si è presentato questo disegno di legge come un testo che avrebbe sbloccato il ricambio nella pubblica amministrazione: falso. Intanto perché si sta rallentando l'approvazione di questo testo, che nelle intenzioni iniziali doveva entrare in vigore all'inizio dell'anno, e siamo già ad aprile; poi tra gli effetti di “quota 100”, che lascerà molti buchi negli organici, ed il contestuale blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione fino al 15 novembre di quest'anno (che è una dicitura inserita nella legge di bilancio tuttora in vigore, per dire che sostanzialmente per tutto il 2019 sono bloccate le assunzioni), si impedisce qualsiasi innesto di forze fresche nel sistema della pubblica amministrazione. Fatti salvi ovviamente, e ci mancherebbe, i concorsi che erano già in essere nel 2018.

Quarto motivo di contrarietà: si dimenticano le regioni, gli enti locali, i territori. Nel provvedimento si dice che le amministrazioni statali possono procedere ad assunzioni in futuro, nel limite di un contingente di personale corrispondente ad una spesa pari al 100 per cento di quella relativa al personale di ruolo cessato nell'anno precedente. Però non si accoglie la proposta che il Partito Democratico ed altre forze di opposizione hanno avanzato, di permettere di effettuare queste assunzioni anche alle regioni e agli enti locali, ai comuni, alle province, che sono in enorme sofferenza di personale, non solo per numero ma anche per competenze, perché i pensionamenti non in qualche modo sostituiti hanno messo molti comuni in grave difficoltà.

Questo provvedimento pare totalmente lontano dalla realtà, perché i numeri ci dicono chiaramente che i bisogni sono altri, non certo quelli contenuti in questo testo.

In Italia ci sono meno dipendenti pubblici per abitante rispetto a Paesi che per noi sono riferimento, Francia e Germania ad esempio. Addirittura, sono un terzo rispetto al numero di dipendenti pubblici ogni mille abitanti che registra la Svezia, uno dei Paesi che spesso viene preso a modello di efficienza, come molti altri Stati scandinavi e del Nord Europa. Il numero di dipendenti pubblici in Italia è il 13,6 per cento del totale degli occupati contro il 18 per cento medio dei Paesi dell'area OCSE, che, lo ricordo, è l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che raggruppa gli Stati più industrializzati e sviluppati del mondo. Quindi, abbiamo una media di lavoratori pubblici, a dispetto degli stereotipi, più bassa rispetto ai nostri principali partnerinternazionali. Abbiamo, per contro, un livello di retribuzione per le posizioni dirigenziali che è più alto, secondo solo all'Australia, con 395 mila dollari l'anno contro una media di 232.500 dollari. Siamo sotto la media, invece, per le retribuzioni che vengono assegnate ai lavoratori pubblici di cui avremmo più bisogno, cioè quelli con competenze tecniche e specifiche, e in questo provvedimento non c'è nulla che vada nella direzione che noi abbiamo auspicato e che questi numeri ci dicono si dovrebbe perseguire.

Inoltre c'è un altro problema, forse il più drammatico di tutti questi dati, che non sono dati del Partito Democratico, ma di un rapporto dell'OCSE che fa riferimento all'anno 2015, che è l'ultimo disponibile: la più alta quota di dipendenti statali con più di 55 anni si registra in Italia, il 45 per cento dei dipendenti pubblici ha più di 55 anni; la media dei Paesi OCSE è del 24 per cento.

Ecco, questo disegno di legge non tiene in alcun conto questi dati, questi numeri; la risposta, anziché quella di stimolare, di andare incontro a queste esigenze, è quella, invece, di punire. Lo dimostra la decisione di introdurre sistemi di controllo di videosorveglianza e di controllo biometrico, che sono assolutamente sproporzionati rispetto all'obiettivo, che condividiamo, di punire i cosiddetti “furbetti del cartellino” o i truffatori che dicono di essere al lavoro e, in realtà, non ci sono; e, infatti, con precedenti interventi fatti con il precedente Governo si è andati in qualche modo a intervenire in maniera molto efficace su questo punto, ma si ha, ancora una volta, un approccio di tipo punitivo, e non, invece, quello che servirebbe, cioè stimolare i dipendenti pubblici a essere e a sentirsi parte di un progetto, di una visione di insieme e di sviluppo del nostro Paese.

Noi abbiamo provato in questo dibattito parlamentare anche a fare delle proposte, tenuto conto del poco che c'era in questo testo di legge. Ad esempio, abbiamo proposto di usare i 35 milioni di euro che si spendono per stabilire e installare questi nuovi sistemi di videosorveglianza, di controllo, una sorta di Grande Fratello della pubblica amministrazione, di spenderli invece per la formazione dei dipendenti pubblici, che è una cosa di cui c'è un grandissimo bisogno. Formazione costante dei dipendenti pubblici per far fronte alle nuove esigenze: in un mondo che corre, non possiamo pensare di limitarci ad avere le competenze che abbiamo sempre avuto. Abbiamo proposto investimenti per l'inserimento di nuove competenze, tenuto conto dei cambiamenti sociali, digitali, di tutto quello che sta avvenendo nel nostro Paese e nel mondo. Abbiamo chiesto e abbiamo proposto di avere un'attenzione particolare alle comunità locali, agli enti locali, alle regioni, alle province.

 

È stato detto di “no” a tutti questi interventi correttivi che abbiamo proposto. Allora, credo che questo disegno di legge, che di concretezza ha solo il nome, purtroppo non cambierà di una virgola né la lotta a chi in maniera truffaldina dichiara di essere al lavoro e in realtà non c'è, e, purtroppo, nemmeno andrà a migliorare la capacità di risposta della pubblica amministrazione ai bisogni delle imprese e dei cittadini.