Discussione generale
Data: 
Giovedì, 18 Febbraio, 2021
Nome: 
Elena Carnevali

Grazie, signora Presidente. Presidente del Consiglio, non abuserò della sua capacità di ascolto. In estrema sintesi, ma con empatia, voglio dirle che siamo grati del suo servizio al Paese, a lei e al Governo nella sua interezza. Un anno fa, lei definì la pandemia “una tragedia umana di proporzioni potenzialmente bibliche”: lei usa parole con ponderatezza e con saggezza. Quella tragedia umana, che si è dimostrata essere così per le vite perse, i lutti subiti, le famiglie coinvolte e lo sconvolgimento delle nostre priorità, vede - grazie soprattutto all'impegno e all'abnegazione degli operatori e operatrici sanitarie, della straordinaria capacità della scienza nella scoperta dei vaccini, insieme allo sforzo delle istituzioni - l'argine perché quel “potenzialmente biblico” esaurisca la sua forza annientatrice. Tenere unito il Paese in questa circostanza ha rappresentato il compito più difficile, arduo ed impervio, che è valso per noi, come per ogni singola Nazione, per l'Unione europea, in cui non solo ci identifichiamo come Paese, ma riconosciamo che, solo con la forza dell'Unione, saremo in grado di sconfiggere gli effetti della pandemia e assicurare quelle provviste vaccinali necessarie per celerità, sicurezza dei tempi e quantità. Di questo noi abbiamo assolutamente urgenza per rendere la campagna vaccinale più efficace, è la nostra impresa più grande, non solo sanitaria, ma anche la nostra impresa economica e, da questa, dipenderà anche la buona riuscita della nuova ricostruzione. Il Governo che l'ha preceduta - ringrazio dell'impegno il Premier Conte e tutti i Ministri - ha operato con tutte le sue forze, la sua capacità e le sue fatiche, anche nel supportare le regioni in quel difficile compito di coordinamento, per le responsabilità che la Costituzione gli riconosce, in termini di organizzazione e di programmazione, chiedendo e riconoscendo l'articolo 120 della Costituzione quella leale collaborazione, non una corsa dei singoli, dunque, non una competizione tra le regioni, non una gara degli acquisti per singoli: su questo abbiamo bisogno di parole di chiarezza e di trasparenza. Noi lo sappiamo, i virus non conoscono confini e, se non c'è sovranità nella solitudine, questo vale nel rapporto dell'Italia con l'Europa, così come all'interno del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Toccherò nel mio breve intervento pochi punti che riguardano la salute, nella sua accezione più ampia, e il vasto mondo delle politiche sociali. Parto dalla seconda: il luogo primario in cui queste si realizzano sono gli enti locali, siano essi singoli o in forma associata. L'Italia, con i suoi quasi 8.000 comuni, le sue orografie differenti, le grandezze diverse, le diversità territoriali, rappresenta il primo presidio. Io, Presidente Draghi, le chiedo una raccomandazione: in questo Governo ci sono cinque Ministeri coinvolti - quello della Salute, del Lavoro e delle politiche sociali, delle Pari opportunità e della famiglia, della Disabilità e delle Politiche giovanili –, rammendare e superare le fratture, che già la pandemia ha ulteriormente marcato, in un quadro in cui non ci sono ancora i livelli essenziali delle prestazioni sociali, deve diventare un tema dell'agenda politica in cui ci siamo riconosciuti per i valori e per i temi posti, mettere a sistema quelle canne d'organo, spesso più parallele che convergenti, in un'ottica unitaria. Lo sanno bene le donne, le famiglie con i figli, con meno lavoro retribuito e più lavoro di cura, le persone con disabilità, che hanno pagato il prezzo più caro della crisi, i giovani con bassi salari o perché quell'ennesimo tirocinio non si trasforma in lavoro. Accanto all'approvazione della legge sull'assegno universale serve un'offerta di servizi flessibili, valorizzando il principio di sussidiarietà, non come delega-abbandono dello Stato, realizzando quelle condizioni per cui quella competizione dei generi tra soggetti oggi impari, a parità di talenti, si realizzi. Salute: oggi i cittadini vivono con meno tolleranza l'attesa vaccinale e anche la difficoltà delle assunzioni delle decisioni, spesso dovute non ai dati di giornata, ma al tendenziale severo, che purtroppo si sta riaffacciando; recuperare quell'accumulo di liste d'attesa e anche contrastare l'epidemia è nostro dovere e non è un'impresa facile. Le dico solo un dato a lei fortemente conosciuto e chiudo: investiamo il 6,6 per cento del PIL nazionale nella salute. Investire lì - lo so - produce debito, ma è debito buono perché, oltre sicuramente a garantire il diritto primario, è un fattore di sviluppo e di produzione. Possiamo rafforzare l'asse manifatturiero che deve continuare ad essere l'architrave del sistema italiano. Sento molto parlare di riformismo in questi giorni nelle Aule parlamentari, ma il riformismo non è neutro: in base a come lo interpretiamo e lo attueremo si possono avere esiti diversi. Troverà nel Partito Democratico la forza più autentica e tangibile per poter realizzare queste opportunità.