Discussione delle linee generali
Data: 
Lunedì, 10 Gennaio, 2022
Nome: 
Alberto Losacco

Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale

Testo unificato - A.C. 1870-A

Grazie, Presidente. Il testo che oggi siamo chiamati ad esaminare, all'esito del contributo dei gruppi parlamentari che compongono la Commissione difesa, è frutto di un'ampia collaborazione, al di là delle posizioni di maggioranza e opposizione al Governo che, come sappiamo bene, nel corso del tempo, si sono anche profondamente modificate. Intendo proporre all'attenzione dell'Assemblea alcune valutazioni, al di là di quello che hanno già detto i colleghi, a partire dal fatto che questo lavoro trova la sua premessa in un'indagine conoscitiva iniziata nel 2018 sullo stato del reclutamento nelle carriere iniziali delle Forze armate. L'esigenza di condurre un'indagine conoscitiva sullo stato del reclutamento nelle Forze armate è collegato a due fattori: le illustrazioni delle linee programmatiche dei Capi di stato maggiore rese davanti alle Commissioni difesa di Camera e Senato all'inizio di questa legislatura e le istanze presentate da coloro che hanno fatto parte delle Forze armate stesse anche con funzioni di pubblica sicurezza.

Nell'audizione resa dall'allora Capo di stato maggiore della Difesa, il generale Claudio Graziano ha ricordato come il processo di trasformazione che interessa le Forze armate italiane duri ormai ininterrottamente dalla fine degli anni Novanta, aggiungendo come il quadro geopolitico sia completamente cambiato e oggi risulti particolarmente complicato valutare minacce e rischi in un'ottica decennale. Nella medesima audizione il Capo di stato maggiore della Difesa ha sottolineato come il modello professionale del Duemila avesse imposto, all'epoca, l'esigenza di ricorrere rapidamente a flussi di reclutamento consistenti che erano basati su un volume organico maggiore e come ciò avesse determinato un'ulteriore causa di invecchiamento. Questo problema è particolarmente presente nell'Esercito, come è stato confermato in audizione dal Capo di stato maggiore, il generale di corpo d'armata Salvatore Farina, che ha evidenziato l'elevata età media, di ben 37 anni, dei volontari in servizio permanente e indicato come necessarie almeno 10 mila giovani leve. L'allora Capo di stato maggiore dell'Aeronautica, generale di squadra aerea Enzo Vecciarelli, ha invece espresso la necessità di formare manutentori di sistemi sofisticati e figure in grado di analizzare le immagini acquisite in volo in un'ottica di intelligence. Il Capo di stato maggiore della Marina, Valter Girardelli, ha evidenziato come la Marina risenta già ora di una ridotta capacità di effettuare la rotazione del personale fra impieghi a bordo e impieghi a terra.

È utile ricordare che, dal gennaio 2005, le Forze armate si sono dotate di personale interamente professionale, in parte composto da ufficiali, sottufficiali e personale di truppa in servizio permanente, in ruoli normali e in ruoli speciali, ed in parte composto da personale assunto a tempo determinato che nel caso degli allievi ufficiali e allievi sottufficiali sono ausiliari in ferma prefissata e nel caso della truppa sono personale in ferma prefissata, quindi, volontari per uno o per quattro anni. Si è così determinata una profonda trasformazione delle procedure di reclutamento del personale di truppa che ha visto il suo punto nevralgico nella nuova figura dei volontari in ferma prefissata di un anno, VFP1, e dei volontari in ferma prefissata di 4 anni, VFP4. Questi ultimi, in particolare, costituiscono il bacino esclusivo di alimentazione del personale in servizio permanente e attingono a loro volta a specifiche battute di alimentazione di VFP1. Al termine della ferma quadriennale, una percentuale di VFP4 incorporati ha avuto l'opportunità di transitare direttamente nel servizio permanente, mentre il restante personale risultato idoneo, ma non utilmente collocato in graduatoria, è stato ammesso a domanda a due successivi periodi di rafferma, ciascuno della durata di due anni, avendo la possibilità di concorrere, al termine di ciascun anno delle rafferme, per il transito nel ruolo dei volontari nel servizio permanente. Si è trattato di un cambiamento epocale per il mondo militare e civile, caratterizzato anche e finalmente dall'ingresso delle donne nelle Forze armate.

Va poi ricordato che, nel corso degli ultimi anni, sono state adottate numerose misure di revisione della spesa pubblica che hanno inciso in maniera significativa soprattutto sulla componente “Funzione Difesa”, imponendo conseguentemente l'adozione di importanti misure di revisione dello strumento militare, comprese quelle in senso riduttivo del personale militare. In particolare, il ridimensionamento del personale, per effetto delle leggi che hanno portato gli organici dal cosiddetto modello a 190 mila uomini, punto di arrivo di un lungo percorso di riforma iniziato a metà degli anni Ottanta, al cosiddetto modello a 150 mila uomini, come delineato nella legge n. 244 del 2012, la cosiddetta legge di revisione dello strumento militare. Queste misure hanno comportato un numero inferiore di arruolamenti, accelerando il processo di innalzamento dell'età media. A metà del percorso previsto dalla legge di revisione dello strumento militare, per la prima volta dalla professionalizzazione delle Forze armate, si riscontra qualche criticità nel reclutamento dei volontari in ferma prefissata di un anno. Ciò è dovuto anche, in parte, all'assenza di uno sbocco professionale, in considerazione del fatto che è venuto meno l'istituto della riserva assoluta che prevedeva il reclutamento del personale nelle carriere iniziali delle Forze di polizia a ordinamento civile e militare a favore dei volontari in ferma prefissata per uno o quattro anni ovvero in rafferma annuale in servizio o in congedo, in possesso dei requisiti previsti dai rispettivi ordinamenti per l'accesso alle carriere delle Forze di polizia.

Alla luce di queste considerazioni, il profilo del volontario a ferma prefissata non appare più attrattivo in quanto, negli ultimi anni, non ha facilitato l'inserimento dei volontari stessi nella pubblica amministrazione né in quei settori che richiedono specifiche professionalità attinenti alla sicurezza e alla difesa. In questo lungo periodo, sono stati reclutati decine di migliaia di uomini e donne nei ruoli della truppa e soltanto una piccola parte di essi è riuscita a transitare nel servizio permanente effettivo. Si è trattato di una selezione dolorosa che, per forza di cose, prescinde anche dal merito. Tant'è che la formula con cui decine di migliaia di volontari, uomini e donne, vengono congedati è “congedati senza demerito”; potremmo forse meglio dire “costretti al congedo per assenza di posti in organico” e quindi “nonostante i meriti”. Con questo provvedimento interveniamo sulle modalità di reclutamento di questi giovani, sostituendo la ferma volontaria di un anno, alla quale seguivano quasi sempre due anni di rafferma, e la ferma quadriennale, seguita anch'essa da altre rafferme, al termine delle quali per troppi di loro c'era, appunto, il congedo senza demerito, con due ferme triennali. La prima viene definita “ferma prefissata iniziale” e la seconda “ferma prefissata triennale”. Vengono inoltre confermate le possibilità di accesso nelle carriere iniziali nei diversi corpi e nell'Arma dei carabinieri e le riserve di posti per i volontari in ferma prefissata, determinate come è stato già illustrato negli interventi che mi hanno preceduto. Si tratta di posti cui si accederà per concorso, a condizione di non aver compiuto i 25 anni. Quindi, un criterio di merito e un criterio basato sull'età. L'esperienza ci dirà quanti riusciranno a conquistare il passaggio nei corpi di Polizia a ordinamento civile e militare e nei Vigili del fuoco. Il provvedimento definisce i requisiti di idoneità e le modalità di accesso e fortunatamente prevede il passaggio, dopo il secondo triennio, nel servizio permanente effettivo. C'è però un aspetto molto significativo che non va taciuto e deve essere assolutamente considerato: il provvedimento non ha accolto la richiesta, avanzata anche dai capi delle Forze armate, di un aumento degli organici dei ruoli dei graduati della truppa. Si faranno i concorsi con il rischio di avere un numero troppo elevato di idonei non vincitori. Mi auguro che su questa delicata questione, che riguarda il futuro di migliaia di giovani facenti parte, anche loro, della Next Generation EU, si possa intervenire il più rapidamente possibile, riducendo e, se possibile, azzerando il precariato tra i soldati, per scongiurare il rischio di avere un esercito di volontari chiamati ad un servizio quasi di leva, ancorché volontario e retribuito, e per realizzare invece, finalmente, compiutamente un esercito professionale. Non si tratta di un passaggio da poco, comporta costi significativi. Ritengo che sia utile, se non indispensabile, iniziare a considerarli come investimenti necessari, fruttuosi e, quindi, sostenibili.

Con queste riflessioni dichiaro fin d'ora il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).