Discussione generale
Data: 
Lunedì, 5 Febbraio, 2024
Nome: 
Stefano Vaccari

A.C. 1304​ e abbinata

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, lo dico subito per evitare equivoci, anche per sua interposta persona, Presidente, al collega Cerreto: il gruppo del Partito Democratico, come al Senato, voterà a favore di questa proposta di legge, anche se quanto previsto nella norma è solo un tassello di un mosaico che sulle politiche agricole si fa fatica a costruire, perché il Governo ha deciso di procedere, dall'inizio di questa legislatura, per spot, non sapendo affrontare quelle criticità di sistema e strutturali che invece richiederebbero una particolare attenzione con interventi e misure ben di altro genere. Dico anche che il collega Bergesio non si è inventato nulla, perché la prima legge sull'agricoltore custode del territorio è stata approvata dalla regione Marche - è la legge regionale n. 6 del 2015 - quando il presidente era Spacca e governava il centrosinistra, con una scelta lungimirante che anche altre regioni poi hanno seguito e che il collega Bergesio ha fatto bene a riproporre. Però, partiamo da lì, partiamo da quasi 10 anni fa, da una scelta che quella regione fece, giustamente, con una visione lungimirante, ma che fece anche quella legge in modo che potesse agire concretamente a sostegno di quella scelta.

Infatti, le proteste di questi giorni in Italia e in Europa ci dicono che c'è un gran fermento nel mondo agricolo e che, al di là degli eccessi e di qualche manipolazione propagandistica di chi tenta di appropriarsi di quella protesta, bisognerebbe avere la forza di ascoltare le ragioni di fondo che spingono quei custodi del territorio a mobilitarsi in maniera così massiccia ed eclatante, certo, contro alcune politiche dell'Unione europea, ma anche contro scelte dei Governi nazionali, qui in Italia, piuttosto che in Germania o in Francia.

Sono chiare le ragioni, che si sommano a quelle europee, per le quali gli agricoltori sono in piazza. Una ragione su tutte è che quelle persone non stanno chiedendo mance e mancette e tanto meno i soliti sussidi capaci di fronteggiare una singola specificità per un breve periodo di tempo, chiedono, semmai, di vedere riconosciuto il loro lavoro, che non è settoriale, ma assume aspetti primari e multifunzionali, poiché risponde a interessi diffusi e generali e, anche in questo caso, ne ricordo uno su tutti: all'agricoltura si chiede di accompagnare la fase della transizione ecologica per costruire un futuro senza combustibili fossili dentro un modello di sviluppo sostenibile e di qualità. L'agricoltura può farlo, ha già dimostrato di avere la forza per farlo, lo ha dimostrato in questi anni con scelte innovative e coraggiose, spesso in autonomia, ma questo obiettivo va accompagnato e sostenuto, come fatto per altri settori produttivi del nostro Paese. Su questo non serve a nulla gridare all'Europa matrigna, serve agire qui, nel nostro Paese, perché difesa e presidio del territorio, tutela della biodiversità, riduzione delle emissioni inquinanti e cibo di qualità dipendono dall'agricoltura, oggi colpita profondamente dalle crisi climatiche ed energetiche che questo Governo, fino a qualche mese fa, aveva negato.

Sostenere l'agricoltura nel processo di transizione, come per altri settori produttivi del Paese, è dunque una necessità, non in una logica corporativa, come vorrebbe la destra, attraverso sostegni una tantum come sta avvenendo sul PNRR con i contratti di filiera, ma legata ad un interesse generale che viene, invece, ostacolato. Per fare questo, però, c'è bisogno di accompagnare il comparto agricolo, anche prevedendo misure speciali e straordinarie, con particolare riferimento agli investimenti per ridurre l'impatto sull'ambiente e le emissioni, oppure per consentire il ricambio generazionale, attraverso i giovani e le donne.

Anzi, dico di più, il nostro Paese non può permettersi di perdere l'agricoltura lungo la strada e, purtroppo, sta avvenendo proprio questo. Da alcuni dati significativi, riportati nell'Annuario dell'agricoltura italiana del CREA per l'anno 2022, con riferimento agli ultimi due censimenti Istat, che ci vengono segnalati nel dossier predisposto dal Servizio studi della Camera, che ovviamente non smetteremo mai di ringraziare anche per il suo prezioso lavoro, emerge un significativo cambiamento strutturale del comparto agricolo italiano. Dal 2010 al 2020 il numero delle aziende si è ridotto del 30 per cento; a ridursi maggiormente sono le imprese individuali; ad abbandonare sono principalmente le aziende più vulnerabili, di piccole dimensioni e nelle aree interne. Non ce la fanno ad affrontare la sfida del mercato globale e la concorrenza di prodotti che arrivano dall'estero, spesso con meno controlli di quelli italiani. Per di più, sono prodotti che spesso hanno caratteristiche inferiori per qualità e non tracciati dal punto di vista delle migliori garanzie per la salute, ma è ovvio che arrivando sui banchi dei mercati e della grande distribuzione con un costo decisamente minore, dentro una forte crisi economica, hanno una presa decisamente maggiore su una parte consistente dei consumatori. Il caso del grano è emblematico, anche a causa del conflitto in Ucraina, con l'importazione di grano duro dall'estero a prezzi decisamente inferiori. La conseguenza è la perdita di mercato da parte dei produttori italiani con gravissime perdite finanziarie e con il venir meno, anche, del sostegno alla pasta di qualità con grano italiano.

Proprio sabato mattina, nelle Marche, ho avuto modo di discuterne con le organizzazioni professionali, con il CREA e con alcune aziende ed è emerso come sia importante andare oltre la costituzione della commissione unica nazionale e provare ad arrivare al registro telematico dei cereali, e del grano in particolar modo, e chiedere, in particolare, su questo tema, all'Unione europea da parte del Governo italiano un'indagine contro il dumping che abbiamo subito su questo tema da altri Paesi.

Nei giorni scorsi sono rimasto colpito anche da un altro dato drammatico che accompagna le proteste degli agricoltori e che arriva dalla Francia: ormai da anni si registrano due suicidi al giorno da parte degli agricoltori. Le motivazioni sono da ricercare, come ci hanno riportato diverse inchieste molto approfondite, se così si può dire, nell'indebitamento di quegli agricoltori, che per affrontare la competizione sul mercato globale e per far fronte ai danni subiti dalle calamità naturali hanno cercato di investire in territorio, in produzione e hanno visto fallire il loro tentativo, perché un altro evento climatico, ormai ricorrente, piuttosto che le difficoltà del mercato hanno rovinato la stagione e distrutto il futuro di quel piccolo imprenditore.

Su quei trattori, allora, colleghe colleghi, vive anche questo dramma e non ci si può girare dall'altra parte o liquidarlo in maniera frettolosa. C'è bisogno di analizzare le singole specificità e tradurle in sintesi in una strategia generale, esattamente ciò che questo Governo non ha saputo fare fin dal suo insediamento. Quando in un'occasione questa scelta sembrava essere stata fatta dal Governo, con il braccio armato del MEF, poi, lo stesso si è tirato indietro. Sto parlando della proposta di legge sull'imprenditoria giovanile, che avevamo condiviso, perché era un buon provvedimento, senza pregiudiziali, ci siamo atteggiati, visto che la prima firma era comunque di maggioranza, del presidente Carloni. Poi, con un colpo di mano è stata azzerata gran parte dei fondi e dei principi utili per far decollare quel provvedimento e consentire a migliaia di giovani di unire al coraggio di una scelta anche i sostegni economici necessari per dare compiutezza ai loro sogni. Alla fine, quel provvedimento rimarrà praticamente uno spot, come quello delle medaglie di cartone ai maestri della cucina o degli interventi per contrastare la siccità, di cui non abbiamo ancora traccia, che è l'altra parte della medaglia dei mutamenti climatici.

Avete approvato un decreto che è risultato essere, alla prova dei fatti, una scatola vuota e verticistica; non è ancora stata fatta programmazione, pianificazione, da parte del Governo della risorsa “acqua”, negando il coinvolgimento degli utilizzatori stessi delle risorse, a partire dalle imprese agricole e, oggi, già oggi, in Sicilia, questo è un problema serio, che sta mettendo in grande difficoltà un comparto di grande eccellenza. Allora, occorre garantire una infrastrutturazione in grado di trattenere le acque quando piove molto e metterle a disposizione quando non piove. Serve un piano di manutenzione degli invasi, dei laghi collinari, delle dighe e dei fiumi, insieme alla costruzione di nuove opere ove occorra. Invece, nulla di tutto questo è ancora stato fatto.

Pensare all'agricoltore custode, allora, significa metterlo nelle condizioni ottimali per fronteggiare l'impatto di insetti, parassiti e malattie sulle produzioni, adottando misure di prevenzione perché sulle tavole degli italiani arrivi cibo buono, pulito, giusto e si possa così competere, anche in termini di qualità, con le speculazioni internazionali, facendo sì che all'agricoltore sia garantito un guadagno che sia dignitoso e che rispetti la dignità del lavoro. Questo vuol dire investire in ricerca attraverso gli istituti già presenti, dotandoli delle strumentazioni e delle risorse necessarie per fare di più, per mettere a disposizione una strumentazione più larga verso gli agricoltori.

Pensare all'agricoltore custode significa pure affrontare il tema delle aree interne, quelle spesso impervie e non sempre facilmente raggiungibili dalla grande viabilità. In quei borghi l'agricoltore potrà essere custode se vengono garantiti i servizi essenziali come la scuola, la sanità, i collegamenti e i servizi infrastrutturali e digitali, perché senza tutto questo aumentano i costi per gli agricoltori e per la popolazione, perché dobbiamo evitare di considerare eroi quei cittadini che fanno una scelta che risponde agli interessi generali del Paese. Invece dei limiti di velocità di una città, il Ministro Salvini, che pure è Vice Premier, dovrebbe pensare a questo, anziché a grattare la pancia furbescamente alla protesta dei trattori. Insomma, stare dalla parte dell'agricoltore custode è molte più cose che vorremmo vedere realizzate insieme a questa legge.

Quando percorriamo le strade del nostro Paese ci accorgiamo della bellezza dei nostri territori, una bellezza che ci è invidiata in tutto il mondo. Quella bellezza, però, non è solo un fattore estetico che appaga romanticamente la nostra vista o quella dei turisti che vengono in Italia né tantomeno è solo l'ispirazione che ha consentito ai grandi poeti e scrittori di scrivere pagine memorabili della nostra letteratura. Quella bellezza è soprattutto un valore economico e sociale per il Paese, che si traduce in turismo, cultura, produzioni di eccellenza, qualità della vita. All'agricoltore custode va riconosciuto questo e non solo una giornata di festa all'anno, pure importante, perché dove non c'è l'agricoltore custode dilaga il degrado e il dissesto idrogeologico.

Nel votare questa legge vorremmo che ci siano in seguito anche altre leggi che diano un senso a quanto noi oggi in quest'Aula stiamo facendo. Vedremo se con la stessa solerzia, oltre agli spot, ci ritroveremo in Commissione e in Aula per discutere e approvare altre proposte di legge che riteniamo importanti, proposte che, seppur brevemente, ho cercato di esporre e che come Partito Democratico abbiamo proposto. Mi riferisco alla nostra proposta di legge, a mia prima firma, sull'istituzione di un piano nazionale per la promozione e il sostegno dell'agricoltura e dell'attività forestale nelle aree rurali interne. Poi, mi riferisco alla proposta presentata, insieme al collega Fornaro, concernente disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell'agricoltura contadina, che è già iscritta per il programma dei lavori dell'Aula del mese di febbraio, o anche per discutere e approvare altre proposte, come quella per definire gli interventi di riduzione della popolazione dei cinghiali nel territorio nazionale e la delega al Governo per la prevenzione, il contenimento e il ristoro dei danni arrecati dalla fauna selvatica e, infine, le proposte che abbiamo presentato, insieme al collega Simiani, sul tema della castanicoltura piuttosto che per stabilire le disposizioni necessarie per affrontare la prevenzione e il controllo della proliferazione di canidi derivanti da processi di ibridazione del lupo, che tanti danni stanno causando in tutto il Paese agli allevamenti del nostro territorio.

Vedremo, quindi, se la fase degli annunci che continuate a fare verrà lasciata alle nostre spalle e si comincerà a lavorare sul serio insieme. Noi ci batteremo per questo e incalzeremo il Governo perché si svegli dal suo sonno glaciale verso le priorità del comparto.