Discussione sulle linee generali
Data: 
Venerdì, 20 Novembre, 2015
Nome: 
Teresa Piccione

A.C. 2613-B

 

Grazie Presidente, a distanza di quasi un anno, era dicembre, lo ricordava l'onorevole D'Attorre, dello scorso anno, ci troviamo di nuovo di fronte al testo di revisione della nostra Carta costituzionale. Questo lungo percorso, faticoso, che è stato condotto all'interno delle Camere del nostro Parlamento ci consegna, a mio avviso, un testo equilibrato e direi anche in qualche maniera pacificato rispetto a punti di vista divergenti e distanti che hanno trovato nell'ultima stesura del Senato una composizione armonica. Io credo che oggi questo testo porta a compimento un lavoro difficile, che cerca di adeguare la Carta a un contesto diverso, a un contesto di efficientamento che è quello che in fondo serviva, senza stravolgerne l'impianto democratico, non solo salvaguardato da tutta la prima parte della Costituzione, ma anche in questo nuovo tessuto che noi abbiamo tentato di riscrivere. 
So che questo testo ha vissuto grandi momenti difficili, li ho vissuti dentro la Commissione e dentro l'Aula parlamentare però credo che – è il mio punto di vista – noi con questo lavoro non abbiamo messo a rischio né l'impianto di democrazia parlamentare, al quale io sono particolarmente legata, né l'agibilità democratica delle nostre istituzioni. Le modifiche apportate dal Senato non sono moltissime rispetto al lavoro fatto dalla Camera, pure se sono significative. Mi riferisco, in particolar modo, a un compito forse meglio precisato sulle funzioni all'articolo 55 e a quelle modifiche sulle quali noi della XII Commissione, questa volta parlo per la Commissione per gli affari sociali, non sempre siamo stati d'accordo come quella di riportare la lettera m) delle politiche sociali dentro un contesto regionale. Lo abbiamo contrastato, anche se adesso ci rassegniamo al punto di vista diverso dei senatori, perché in un'indagine conoscitiva della Commissione affari sociali c'eravamo resi conto che la mancata gestione centrale di queste politiche ha determinato in alcuni processi regionali squilibri della garanzia dei diritti dei cittadini. Quindi pensavamo, qui alla Camera, che le politiche sociali dovessero essere guidate essenzialmente dal Governo. Ma tant’è, i punti di vista vanno composti e vanno armonizzati. C’è ancora la modifica di cui hanno parlato i relatori prima di me e cioè quella della votazione dei giudici costituzionali e la restituzione al Senato dei due giudici da eleggere. Io non credo che ciò possa alterare la composizione dell'organo di garanzia che poi è la cosa che ci sta più a cuore. Sui poteri di garanzia la Camera aveva già lavorato al momento dell'articolo sull'elezione del Presidente della Repubblica, modificando il quorum proprio in relazione all'approvazione, non ancora fatta, ma che era in corso, dell'Italicum, prevedendo che non fosse nelle mani della sola maggioranza la possibilità di eleggere il Presidente. Voglio ricordare che abbiamo mantenuto anche al Senato il quorum dei tre quinti dei votanti anche nell'ultima votazione che eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica al momento della nuova Costituzione. 
C’è poi il la modifica del tanto discusso articolo 2, l'articolo 57 della nostra Costituzione, sulla modalità di elezione dei nostri senatori.
Vista la composizione del Senato, diventato Camera delle autonomie o comunque dei territori, non sono particolarmente pregiudizialmente legata ad alcuna modalità di elezione. Per me va bene quella indiretta, va bene quella data ai cittadini, ma se questo elemento, che è stato al nostro interno, soprattutto anche all'interno del PD, un elemento di vivace discussione se non di contrapposizione, si è riusciti a comporlo, sono molto contenta si sia ricostituita un'unità di visione su questo punto. Esprimo soddisfazione alla fine, perché è vero che questo non è il miglior testo possibile, ma è chiaro che deve tenere conto di molteplici punti di vista e di particolari equilibri. È stato lasciato com'era, come la Camera l'aveva esitato, come il duro lavoro della I Commissione lo aveva costruito, l'articolo 10, che riguarda il procedimento legislativo, il voto a data certa, Presidente, che è stato uno dei punti di grande discussione per noi. Infatti, voglio ricordare che quando il testo era stato esaminato quel voto era solo bloccato. Cioè, il testo legislativo del Governo, con priorità – perché è giusto che il Governo abbia precedenza nei suoi atti parlamentari rispetto a quelli del Parlamento, in certi momenti, soprattutto perché si era costituzionalizzata la legge n. 400, e sarebbe stato impossibile introdurre dei decreti materie non omogenee – quel testo, quel voto bloccato, impediva al Parlamento il suo lavoro emendativo. È stato un emendamento della I Commissione a reintrodurre il passaggio, in Commissione referente, con il lavoro della Commissione referente e anche con il lavoro emendativo dell'Aula, a restituire al Parlamento quella centralità che a noi era sembrata in qualche modo minacciata. Tutto questo è rimasto ed ha trasformato il voto bloccato solamente in un voto a data certa, peraltro allungando i tempi, da sessanta a settantacinque giorni, perché il Senato, se richiamasse il testo, deve avere il tempo di esaminarlo anch'esso. È rimasto immutato l'articolo 13, il sindacato preventivo della Corte sulla legge elettorale, punto sul quale questa Camera aveva tanto lavorato e riflettuto. È rimasto, dicevo, il quorum del Presidente della Repubblica, all'articolo 21, è rimasto quello dei referendum. C’è ancora un punto nodale che restituisce o meglio riconosce al Parlamento la sua centralità, che era già stato ricordato dal collega Nicoletti, quello della fiducia. È questa Camera che darà al Governo la fiducia, e dal Presidente della Repubblica il Premier riceve il suo incarico e i suoi poteri, perché si presenti a questa Camera. Allora, questo dà a noi deputati una responsabilità in più che dobbiamo mantenere. Credo che questo iter ci possa rasserenare, Presidente. Concludo. Credo che il rischio di qualunque deriva autoritaria – non c'era nel testo del Governo – è stato assolutamente scongiurato. Io credo che questo testo raggiunga degli obiettivi importanti per il Paese: migliora l'efficienza della nostra democrazia, mantenendo il rispetto dei suoi principi ispiratori; continua a mantenere la centralità del Parlamento; consente all'Esecutivo di governare con maggiore incisività ma non a scapito della rappresentanza; garantisce ancora una volta quell'equilibrio a noi caro, l'equilibrio dei poteri, ma anche la terzietà degli organi di garanzia. Credo che abbiamo fatto un buon lavoro con cui presentarci a testa alta al Paese.