Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 17 Dicembre, 2014
Nome: 
Michele Nicoletti

A.C. 2613-A

 

Grazie Presidente, colleghe e colleghi, nella amplissima discussione che accompagna ormai dall'inizio della legislatura i tentativi di riforma costituzionale, ora culminati nel presente disegno di legge di cui discutiamo, c’è un punto, a mio modo di vedere, davvero cruciale, che forse è stato sottovalutato. Ed è invece un punto fondamentale che, se tenuto presente, da un lato, potrebbe anche aiutarci a sdrammatizzare qualche preoccupazione e, dall'altro, renderci consapevoli della reale portata della sfida presente per una Costituzione che non è affatto riducibile al dilemma tra conservazione e modernizzazione, ma che riguarda invece l'articolazione del potere sovrano su livelli diversi, dal livello nazionale a quello sovranazionale. 

Il punto mi pare sia l'orizzonte costituzionale europeo dentro cui ormai da molti anni si situa il nostro ordinamento. Se osserviamo da questo orizzonte la discussione attuale, la nostra discussione assume e manifesta dei tratti piuttosto ideologici e astratti. Si discute cioè di come costituzionalizzare il potere politico nell'Italia del 2014, come se nulla fosse cambiato dal 1948. 

Ora, la grande lezione del costituzionalismo moderno, e mi verrebbe da dire proprio di quello più impregnato di cultura storica, come quello italiano e tedesco, è che chi vuole difendere la grande triade dei diritti umani, Stato di diritto e democrazia, per restare fedeli ai tre pilastri della civiltà europea, così come affermati e custoditi dal Consiglio d'Europa, deve operare uno sforzo costante di costituzionalizzazione del potere politico concretamente esistente e non in astratto di quello che concretamente opera in una società. 
Ora, se ci chiediamo dove è il potere politico, il potere sovrano che opera oggi in Italia non è lo stesso del 1948. Nel Grazie Presidente, colleghe e colleghi, nella amplissima discussione che accompagna ormai dall'inizio della legislatura i tentativi di riforma costituzionale, ora culminati nel presente disegno di legge di cui discutiamo, c’è un punto, a mio modo di vedere, davvero cruciale, che forse è stato sottovalutato. Ed è invece un punto fondamentale che, se tenuto presente, da un lato, potrebbe anche aiutarci a sdrammatizzare qualche preoccupazione e, dall'altro, renderci consapevoli della reale portata della sfida presente per una Costituzione che non è affatto riducibile al dilemma tra conservazione e modernizzazione, ma che riguarda invece l'articolazione del potere sovrano su livelli diversi, dal livello nazionale a quello sovranazionale. 
Il punto mi pare sia l'orizzonte costituzionale europeo dentro cui ormai da molti anni si situa il nostro ordinamento. Se osserviamo da questo orizzonte la discussione attuale, la nostra discussione assume e manifesta dei tratti piuttosto ideologici e astratti. Si discute cioè di come costituzionalizzare il potere politico nell'Italia del 2014, come se nulla fosse cambiato dal 1948. 
Ora, la grande lezione del costituzionalismo moderno, e mi verrebbe da dire proprio di quello più impregnato di cultura storica, come quello italiano e tedesco, è che chi vuole difendere la grande triade dei diritti umani, Stato di diritto e democrazia, per restare fedeli ai tre pilastri della civiltà europea, così come affermati e custoditi dal Consiglio d'Europa, deve operare uno sforzo costante di costituzionalizzazione del potere politico concretamente esistente e non in astratto di quello che concretamente opera in una società. 
Ora, se ci chiediamo dove è il potere politico, il potere sovrano che opera oggi in Italia non è lo stesso del 1948. Nel Dovrebbe essere, dunque, pacifico a chiunque che, se la sfida di ogni Stato democratico di diritto è quella di costituzionalizzare il potere concretamente esistente e insistente sul proprio territorio e sulla vita dei cittadini, oggi la sfida è quella di costituzionalizzare un potere che si esprime su livelli plurali. Dunque, la nostra preoccupazione dovrebbe essere come stabilire granitiche tutele ai diritti fondamentali, come trovare adeguati bilanciamenti tra i poteri, come inventare istituti e strumenti capaci di rendere sovrana la volontà popolare per onorare l'articolo 1 della nostra Costituzione, dentro un quadro di potere sovrano che, ormai, si articola su più livelli. 
Non è, dunque, quello antico, tutto nazionale, del confronto tra poteri interni, l'orizzonte della sfida costituzionale per eccellenza e, forse, noi oggi soffriamo un po’ di questo provincialismo, per cui ogni mossa che facciamo sembra ledere le prerogative dell'uno o dell'altro organismo, come se non fosse vero che da cinquant'anni a questa parte noi stessi abbiamo costruito, in condizioni di parità con altri Stati, ordinamenti e istituzioni sopranazionali, a cui abbiamo consegnato parte della nostra sovranità. Paradossalmente, i costituenti del 1948, che disegnavano un potere all'interno dei confini nazionali, lo avevano aperto con questa straordinaria clausola di autotrascendimento dell'articolo 11, che prevede esattamente la possibilità di limitare la sovranità ad ordinamenti internazionali. Allora, questo è l'elemento che, forse, dovrebbe farci riflettere maggiormente Concludo. Oggi, la questione è esattamente questa. Io mi auguro che ci sia ancora spazio, da una parte, per una puntuale e sistematica messa a fuoco nel testo costituzionale di tutta la materia delle relazioni tra l'Italia e l'Unione europea, e dall'altra, di inquadrare anche la riforma della legge elettorale in questo orizzonte, perché non deve sfuggire che il Governo nazionale ha un ruolo fondamentale nel processo legislativo europeo e che, quindi, dobbiamo metterlo in condizione di svolgere un ruolo di protagonista, di soggetto, e non solo oggetto, delle decisioni collettive.