A.C. 2613-A
Signora Presidente, onorevoli colleghi e signor sottosegretario, il potere legislativo è stato snaturato dalla prassi. Istituzionalmente è stato soffocato dall'attività legislativa di fonte governativa.
Un esempio per tutti: in ambito economico e finanziario, la legge ordinaria di fonte parlamentare non esiste più, stretta tra l'attività normativa concorrente non solo di fonte governativa, ma addirittura di fonte regolamentare autoritativa.
Non è tutto: la legge ha perso la sua struttura, vorrei dire la sua cifra morale, che riposava in quello schema che Kelsen declinava come la categoria della norma generale.
La legge italiana ha assunto una cifra politica, forse politicistica, che si riflette non solo nel metodo negoziale della sua produzione, ma soprattutto nella ripetuta violazione del suo schema classico di fonte normativa generale.
Ebbene, la riforma costituzionale che stiamo discutendo si caratterizza, in modo a mio avviso positivo, per la semplificazione del procedimento legislativo. Ma sarà una riforma incompiuta se non sarà completata da una revisione sistematica del Regolamento di questa Camera. Il potere legislativo parlamentare deve essere restaurato per garantirne la legittimità costituzionale, radicandolo nelle Commissioni. La sede redigente dovrà essere, a mio parere, la procedura normale, come scrive il legislatore costituzionale, mentre la sede legislativa potrà accogliere l'istruzione e l'approvazione delle proposte urgenti dell'Esecutivo. Infine, la sede referente potrà essere lasciata alle materie consegnate ancora alla residuale doppia lettura di Camera e del nuovo Senato.
Mi auguro che questa riforma, da una parte, responsabilizzi i partiti nella selezione futura dei propri rappresentanti in Parlamento, sulla base dei criteri di rappresentatività e competenza, e, dall'altra, spinga il Governo a deflettere dalla prassi incostituzionale ed inaccettabile della decretazione d'urgenza dietro la quale si nasconde il ruolo normativo della burocrazia.