A.C. 1042-A
Grazie, Presidente. Colleghi, oggi andiamo a esprimerci su un tema importante, un tema fondamentale per gli italiani che vivono all'estero; un tema che riguarda sempre di più gli italiani appartenenti soprattutto al mondo della nuova mobilità. Infatti, se un tempo l'emigrazione italiana si caratterizzava per essere un'emigrazione per necessità, un'emigrazione dovuta - perché le condizioni di povertà nel nostro Paese, soprattutto al Sud, erano insostenibili -, oggi si caratterizza per la ricerca di migliori opportunità che spesso, diciamolo, con amarezza il nostro Paese non riesce a offrire: pensiamo ai tanti studenti, ai ricercatori e ai professionisti che si trasferiscono all'estero. Ne parlo con cognizione di causa, perché io sono stato proprio uno di questi che, per studio e lavoro, è andato all'estero. L'ultimo Rapporto “italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes ci consegna un quadro desolante: più 123.000 italiani all'estero nel 2024 (più 38 per cento in valore assoluto rispetto all'anno precedente), un aumento del 50 per cento dei giovani di età tra i 18 e i 34 anni, e tanti minori al seguito dei genitori che si trasferiscono all'estero.
Se un tempo, però, gli italiani si imbarcavano in delle navi stipati e in condizioni precarie verso le Americhe senza sapere quando sarebbero poi tornati in Italia e con molti che non hanno più visto l'Italia se non dopo decenni, oggi i giovani italiani e le famiglie italiane che vivono l'esperienza dell'emigrazione mantengono stretti contatti con l'Italia, tornando anche più volte durante l'anno e mantenendo rapporti indissolubili con le famiglie in Italia. E proprio per questo cambiamento dell'emigrazione, che è sempre più una mobilità temporanea che conserva legami ben saldi con il nostro Paese, ci richiede una riflessione. Per mantenere e facilitare il contatto con l'Italia, abbiamo visto, abbiamo sentito, abbiamo ascoltato le nostre comunità. Un problema fondamentale rimane proprio quello dell'assistenza sanitaria. Al momento dell'iscrizione all'AIRE infatti i cittadini sono cancellati dal Servizio sanitario nazionale, mantenendo una copertura limitata alle emergenze, però i cittadini che vivono nei Paesi europei e nei Paesi EFTA hanno a disposizione la TEAM, la tessera europea di assicurazione e malattia, che permette l'accesso al Servizio sanitario nazionale italiano per i residenti in questi Paesi. Quindi rimangono fuori i cittadini dei Paesi extraeuropei che, non avendo questo strumento a disposizione, sono di fatto impossibilitati ad accedere alle prestazioni del medico di famiglia e ai servizi sanitari del Servizio sanitario nazionale.
Si tratta di una difficoltà che va ad aggiungersi a un'esperienza che a volte è difficile, quella dell'immigrazione, che può essere appunto difficile e complicata. Pensate agli studenti che devono affrontare nuovi percorsi di studio in un Paese in cui magari non conoscono pienamente la lingua, nel quale devono trovarsi a che fare con dottori, assicurazioni mediche, sistemi sanitari completamente diversi dal nostro e che, quando tornano poi in Italia, magari per le vacanze estive o le vacanze natalizie, non hanno più la possibilità di rivolgersi a una faccia familiare, quella del medico di base e quindi si sentono isolati, ancora più rigettati dal nostro Paese, quindi un modo che rende la loro vita ancora più difficile. Ecco, perché non trovare quindi un modo per aiutarli, un modo per cercare di facilitare, di mantenere questo legame con l'Italia? Questo è un problema, come è un problema quello di tante famiglie che oggi conducono una vita a metà, una vita a metà tra l'Italia e il loro Paese di residenza.
E proprio per cercare di continuare a tenere i contatti con le famiglie, con le famiglie qua, i nonni qua, spesso portano i loro figli, i nipotini in vacanza proprio per mantenere un contatto importante. Qua si manifestano i problemi di non poter accedere, nei mesi in cui si è in Italia, al Servizio sanitario nazionale. E pensiamo poi ai tanti pensionati che spesso trascorrono lunghi periodi in Italia, per tornare arricchendo e ripopolando i nostri borghi, i nostri piccoli borghi, che tanto parliamo di cercare di ripopolare e poi, quando invece dobbiamo cercare di facilitare i legami veri con l'Italia, ci perdiamo in misure che spesso non sono efficaci.
Allora, invece, oggi abbiamo l'opportunità di approvare, di portare a casa tutti insieme una misura che invece riesce veramente a dare la possibilità di mantenere un legame con l'Italia e quindi la misura di accedere al Servizio sanitario nazionale diventa fondamentale perché in un Paese come il nostro l'eccellenza della sanità è nel pubblico, è nel servizio pubblico e, per inciso noi, vogliamo che rimanga così. Nonostante i vari tagli del Governo, che è un tentativo surrettizio di cercare di smantellare la sanità pubblica, molte cure oggi sono a disposizione di fatto solo nel settore pubblico. Proprio in questi giorni ho ricevuto un'e-mail - tra le tante che ho ricevuto in questo periodo, in questi mesi su questo provvedimento -, un'e-mail di una ricercatrice di Harvard, che mi diceva però che vorrebbe passare alcuni periodi in Italia, ma che purtroppo le cure di cui ha bisogno può trovarle solo in ospedale in Italia. E oggi vi deve rinunciare a passare lunghi periodi in Italia proprio perché non ne ha accesso.
E quindi vogliamo negare a queste persone la possibilità di portare il contributo al nostro Paese, la possibilità di creare un legame vero, importante e anche di risentirsi a casa e di portare un vero contributo? Ed è proprio per questo che in campagna elettorale avevo proposto un sistema, un sistema che riuscisse a coprire questi bisogni e che, allo stesso tempo, non gravasse sullo Stato italiano perché oggi - diciamolo - non stiamo facendo un regalo a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). La proposta quindi del collega, onorevole Andrea Di Giuseppe, che ringrazio per aver lavorato su questo provvedimento, insieme alla proposta abbinata a mia prima firma va nella giusta direzione. Il concetto di fondo era, infatti, già stato approvato in un mio ordine del giorno, presentato a dicembre 2023, approvato con l'accordo di tutti i gruppi, all'unanimità dalla Camera e proprio questa proposta, seppur nelle limitazioni che vediamo oggi, diventa la conseguente espressione di quell'ordine del giorno.
Per una volta possiamo dire che l'ordine del giorno ha dato i suoi frutti. Quando lavoriamo tutti insieme, riusciamo a produrre un risultato importante. Per la prima volta quindi andiamo a creare un nuovo diritto, a sostenere gli italiani all'estero come cittadini di questo Paese, a dare alle nostre comunità all'estero, anche le più lontane, la possibilità di sentirsi parte integrante del nostro Paese. La proposta finale devo però ammettere e sottolineare che presenta alcune limitazioni che avremmo voluto correggere, prima fra tutte il fatto che il contributo sia stato stabilito con una quota fissa per tutti, senza tenere conto delle sfaccettature della realtà della nostra emigrazione all'estero.
Avremmo voluto una misura che tenesse in conto un contributo proporzionale, proprio per una questione di equità sociale. E infine ovviamente avremmo voluto delle misure che guardassero un po' più ad alcune categorie più deboli, come la categoria che ho menzionato, quella degli studenti, che spesso sono privi di reddito, e la categoria dei pensionati, che si potevano avvantaggiare tramite specifici accorgimenti. Accogliamo però, devo dire con favore, l'inclusione dei minorenni, che era anche nella nostra proposta, che vengono inclusi in modo gratuito insieme all'iscrizione del genitore. Questa è una risposta molto importante a quella che è l'esigenza di tante famiglie che saranno le principali beneficiarie di questo provvedimento. Questo provvedimento quindi, pur non accogliendo tutti i nostri correttivi, è un concreto passo avanti per dare concretezza a quei diritti di cittadinanza di chi vive all'estero e riavvicinare i cittadini italiani che vivono fuori dai consigli nazionali. Ci auguriamo, però, che dopo questo provvedimento, dopo questo passo avanti importante si possa, nei prossimi provvedimenti, lavorare insieme anche per migliorare questa proposta, introducendo dei correttivi che la rendano adeguata a tutte le realtà della nostra emigrazione.
Ci tengo anche a sottolineare che è un provvedimento che non toglie nulla all'esistente, infatti aggiunge solo una nuova opzione e le cure di emergenza fino a 90 giorni rimangono coperte. E chiariamoci: non stiamo facendo un regalo a nessuno. È di fatto un provvedimento che aiuta i nostri italiani all'estero e non mi azzarderei a parlare di rischi di responsabilità finanziaria perché, se vogliamo pensarlo, dovremmo anche calcolare tutti i benefici economici che ci saranno di persone che restano più a lungo in Italia e nel nostro Paese. E quindi è per questo motivo che dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico perché oggi andiamo ad aggiungere una nuova possibilità per gli italiani all'estero, senza togliere nulla a nessuno. Per una volta possiamo dire che ci siete venuti incontro sul considerare gli italiani all'estero una risorsa e non un peso per il nostro Paese.