Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 3 Dicembre, 2025
Nome: 
Irene Manzi

A.C. 2423-A

Grazie, Presidente. Non cadrò nelle facili provocazioni che l'intervento del collega Sasso pongono, ma voglio iniziare con una frase proprio perché penso che forse è utile a rendersi conto di quello che si sta approvando in questo momento e spiace che il Ministro, nel momento in cui parla una forza di opposizione, sia uscito dall'Aula, a differenza di altre forze di maggioranza, ma continuerò comunque con questo: “Professore, Giovanni mi ha detto che il mio corpo fa schifo”; “Terribile, davvero terribile, questa è violenza verbale e io sono pronto a spiegarti tutto dopo che, cortesemente, mi hai mostrato il consenso firmato dei tuoi”; “Non ce l'ho”; “Lo sapevi che nell'arte greca il corpo ideale, nel canone di Policleto, prevedeva proporzioni precise che peraltro oggi considereremmo irrealistiche?”; “Ma mi ha fatto piangere”; “Mi dispiace, hai qualche domanda su Policleto?”; “No”; “Benissimo, anche questa è fatta”.

“Prof, ieri un ragazzo mi ha toccata senza che io glielo chiedessi”; “Cosa?”; “Ieri…”; “Consenso firmato?”; “No”; “E allora fisica: quando due corpi entrano in contatto…”; “Veramente io vorrei sapere che devo fare se succede ancora”; “Non posso dirtelo senza il consenso firmato dai tuoi. Quello che posso dirti è l'anno della caduta dell'Impero romano d'Occidente”.

“Prof i miei amici dicono che, se non faccio certe cose, sono uno sfigato. Lei che dice?”; “Consenso firmato?”; “No”; “E allora caro io dico 476 d.C.”.

“Prof è normale che il mio ragazzo si arrabbi se esco con altre persone?”; “Consenso firmato?”; “No”. “Prof mi ha chiesto una foto…e se poi la manda in giro?”; “Nel Rinascimento il concetto di nudo…”.

“Prof ci spiega il consenso?”; “Hai il consenso firmato dei tuoi?”; “No”; “E allora senza il consenso non posso spiegarti il consenso”.

È ovviamente un paradosso. È ovviamente un paradosso quello che ho voluto porre con questa lettera arrivataci dal Veneto. È un paradosso che, però, vorrebbe provare a spiegare davvero quello che rischia di succedere nelle scuole dopo l'approvazione di questa legge, perché il concetto di sessualità - che, ci tengo a ricordare, nel comma quinto voi vietate “in ogni caso”, “in ogni caso” nelle scuole primarie e dell'infanzia - è un concetto talmente ampio che rischia davvero di andare a intaccare quelle che sono le attività che si dovrebbero e si potrebbero svolgere all'interno delle scuole.

Colleghi, voi avrete partecipato - me lo auguro - nelle vostre tante iniziative ad assemblee con gli studenti, a incontri con gli studenti. Da quegli incontri gli studenti ci chiedono costantemente di inserire - lo hanno chiesto anche gli studenti del liceo “Giulio Cesare” che abbiamo ricordato proprio ieri in quest'Aula -, di prevedere dei percorsi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole perché ne avvertono il bisogno, perché chiedono che vengano attuate tre parole d'ordine che ci ricordava proprio Gino Cecchettin su La Stampa poche settimane fa: parlare, educare, prevenire; quelle tre azioni che sarebbero fondamentali e necessarie per evitare il clima da caccia alle streghe che voi avete messo in atto e per realizzare davvero un'educazione completa, inclusiva, capace di fornire strumenti per affrontare con consapevolezza e rispetto quelle che sono le relazioni umane.

Voi dite che lo fate in nome della famiglia, e allora vi dò un dato: l'80 per cento delle famiglie italiane è favorevole all'introduzione dell'educazione sessuo-affettiva nelle scuole, proprio a partire dalla scuola primaria. E si tratta di una maggioranza trasversale che smentisce automaticamente quella che è la vostra narrazione: quel richiamo al paradosso nordico, che anche in questa occasione, anche questa mattina abbiamo sentito ribadire. E vi cito, anche qui, alcune frasi brevi della fondazione Cecchettin, che ci dice che tassi più alti non indicano necessariamente più violenza reale; semplicemente dicono che, grazie all'azione preventiva ed educativa che si è realizzata, c'è più riconoscimento e visibilità della violenza. E proprio in quel modo si riesce a prevenire efficacemente che essa si ponga in atto.

Ebbene, voglio ricordarvi una cosa, colleghi. Siamo soddisfatti del passo indietro che voi avete fatto ieri, ci mancherebbe, finalmente siete riusciti a farlo. Peccato che proprio il Ministro, ora assente in quest'Aula, in più di una dichiarazione avesse detto che ci eravamo sbagliati, che il nostro era solo un fraintendimento ideologico. Cito proprio le sue parole, visto che non è qui: “è falso affermare che il consenso informato abbia eliminato l'educazione sessuale”, e commentava proprio quell'emendamento. Peccato che quell'emendamento, a prima firma della collega Latini della Lega, ve lo siate dovuto rimangiare ieri, e questo ci conferma proprio che questo clima da caccia alle streghe che voi avete messo in atto, che quella mobilitazione spontanea e dal basso che è partita da studenti, docenti, dirigenti scolastici, associazioni e semplici cittadini vi ha costretto a fare marcia indietro, perché quei cittadini chiedono più informazione e più educazione, non oscurantismo e non una chiusura nel bunker della paura in cui quotidianamente e costantemente nelle scuole rischiate di confinare il dibattito, rischiate di confinare la serenità e di ridurre pesantemente non solo l'autonomia scolastica, ma un clima di serenità all'interno della scuola. Un patto necessario e fondamentale che comporta l'educazione, perché l'educazione, colleghi, è un processo collettivo che coinvolge tutti gli attori della comunità educante: coinvolge i genitori, coinvolge i docenti, coinvolge gli studenti, coinvolge le istituzioni. E solo realizzando una collaborazione autentica tra tutte queste realtà si possono costruire delle comunità educanti solide che siano in grado di reggere di fronte alla tempesta educativa e all'emergenza educativa che da più parti ci arriva dal mondo della scuola, dagli allarmi che coloro che vivono la scuola quotidianamente ci riportano.

Ed è proprio quella la sfida che abbiamo davanti e voi, con questo provvedimento - ma non solo con questo provvedimento, con la strategia che in questi tre anni avete messo in atto all'interno del Ministero Valditara -, puntate proprio a incidere su quel patto, a chiuderlo nel recinto della burocrazia preventiva, della consegna, addirittura, preventiva del materiale didattico in un atto. Voi, il Ministro, che parla costantemente di autorevolezza del corpo docente, andate a sminuirlo e a ridurlo significativamente, perché voi, con questo provvedimento, lanciate un messaggio anche di profonda sfiducia nei confronti dei docenti, dei dirigenti scolastici, di coloro che in questi anni e fino ad ora hanno posto in essere, all'interno della loro comunità scolastica, azioni e interventi relativi all'educazione sessuo-affettiva.

Voi li state cancellando con un tratto di penna, state dicendo loro che non sono importanti e che non è stato importante quello che si fa, quello che si è fatto e quello che si potrebbe ancora realizzare a beneficio degli studenti e delle generazioni più giovani. E voglio lanciare un messaggio proprio ai colleghi di Forza Italia, che dovrebbero avere una sensibilità differente rispetto ai loro colleghi della Lega e di Fratelli d'Italia: le parole pronunciate - le ho ricordate anche ieri - in audizione dalle operatrici di Telefono Rosa, che ci hanno ricordato una cosa, che spesso è la scuola e proprio in un'attività extracurricolare, quella che sottoponete al consenso, il primo luogo in cui gli studenti trovano il coraggio di parlare, di chiedere aiuto, di dare un nome a ciò che vivono. In un contesto così delicato, la possibilità che un genitore, che può essere anche parte attiva di un contesto violento, possa addirittura impedire l'accesso del proprio figlio o della propria figlia a un laboratorio di educazione all'affettività o di prevenzione della violenza rappresenta in concreto un ostacolo alla tutela e alla protezione del minore. E voi, votando questo provvedimento, dovete essere consapevoli e responsabili che state assumendovi questa responsabilità nei confronti delle generazioni più giovani, e lo fate in nome di una oscurantista battaglia ideologica. Di fronte a quella, appunto, che molti osservatori riconoscono essere una vera e propria emergenza educativa e sociale che attraversa tanto la scuola quanto la famiglia, voi scegliete la strada della censura e della chiusura, e non sto a citare le parole del Ministro Nordio o della Ministra Roccella, appunto, relativa al codice genetico dei maschi.

Nell'esprimere il voto contrario del Partito Democratico, vi annuncio che continueremo a dirvi tutto questo, dentro e fuori quest'Aula, in ogni occasione utile, parlando, confrontandoci con quanti là fuori, ora e sempre, hanno ascoltato e continueranno a farlo, perché oggi si chiude una prima tappa ma il percorso e la battaglia per una scuola inclusiva, equa e democratica per noi continuerà sempre.