Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 16 Novembre, 2023
Nome: 
Antonella Forattini

A.C. 746

Signor Presidente, colleghe e colleghi, Governo, prima di iniziare vorrei anch'io esprimere a nome del Partito Democratico la piena solidarietà ai colleghi Maggi e Della Vedova e auspico che anche il ministro prenda le distanze da questi comportamenti anche perché il dibattito in quest'Aula deve essere tutelato.

Nelle scorse settimane in quest'Aula si è articolata una discussione difficile, complicata, l'abbiamo visto anche stamattina, intorno ad un provvedimento quello sulla cosiddetta carne coltivate - e qui un richiamo al collega Bergamini - che dopo un primo passaggio al Senato ci vede impegnati ad esprimerci in modo chiaro e netto di fronte ad un grave errore, perché è del tutto evidente che questa iniziativa della maggioranza ricalchi per lo più quell'attitudine al populismo legislativo di cui larga parte di questa stessa maggioranza proprio non riesce a farne a meno. Spiace constatare che resti vittima di questo populismo anche il dibattito che spesso riguarda la filiera dell'agroalimentare. Sono ancora incredula se penso, ad esempio, ad una settimana fa, quando abbiamo dovuto commentare le grandi priorità di questo Governo per il tramite di un'iniziativa del ministro Lollobrigida finalizzata - sentite bene -- all'istituzione di un premio dell'arte culinaria, un premio di 2000 euro con una medaglia di bronzo per chi ha esaltato il prestigio della cucina italiana e illustrato la Patria. Da un lato, quell'iniziativa del ministro e più in generale del Governo, sembra il modo per far nascondere l'assoluta incapacità di fronte a temi molto più seri, come la siccità, l'esigenza di sconfiggere i parassiti che colpiscono le nostre produzioni, come la crisi climatica che devasta i territori, dall'altro, questo provvedimento sulla cosiddetta carne coltivata, è l'ennesima, pomposa bandierina da sventolare per distrarre gli elettori a cui avete promesso cose che non stavano in piedi prima e continuano a non stare in piedi oggi. Non ne vedo altre e l'unica giustificazione che riesco a dare ad un provvedimento che nasceva già falsato nella sua terminologia, ma che grazie anche al lavoro dei colleghi del Partito Democratico al Senato, oggi almeno parliamo di carne coltivata e non di carne sintetica, una scelta quella iniziale non casuale, ma pienamente in linea con il tentativo di confondere e strumentalizzare. Un provvedimento, Presidente, che incredibilmente vieta ciò che a legislazione vigente è già vietato.

A beneficio di chi la scorsa settimana ha ascoltato i nostri lavori è bene infatti specificare e chiarire che in Europa la carne coltivata, come tutti i novel food, è soggetta per ogni singolo profitto a una valutazione del rischio di condotta dall'Agenzia per la sicurezza alimentare, l'EFSA. Tale agenzia dal proprio nulla osta solo se e quando accerta che il profilo nutrizionale e quello di rischio sono analoghi rispetto ai prodotti che vanno ad affiancare. In caso ciò sia riconosciuto la Commissione può autorizzarne sia il commercio, che il consumo. Questo significa semplicemente due cose. La prima, ad oggi, non serve una legge per vietare il commercio e il consumo di carne coltivata; la seconda, qualora l'EFSA decidesse di autorizzare il commercio e il consumo della carne coltivata, nessuna legge, nessun provvedimento, nemmeno quello che stiamo discutendo oggi in quest'Aula, potrà vietare che in territorio europeo si consumi o si commercializzi la carne coltivata. Aspetti che io credo il Governo conosca molto bene. Non si spiegherebbe altrimenti il ritiro della notifica alle istituzioni europee celata dietro una generica possibilità che il provvedimento potesse subire modifiche in quest'Aula. Semplicemente, come ha scritto e denunciato magistralmente la senatrice scienziata Cattaneo e come hanno fatto altri scienziati, sapete benissimo che questo provvedimento verrà bocciato dall'Unione europea, ma prima che ciò avvenga ci vorrà del tempo e allora meglio passare all'incasso con un po' di fumo negli occhi agli italiani. Aspetti sui quali anche il Quirinale pare nutrire qualche dubbio in quanto aprirebbe una procedura di infrazione a Bruxelles.

Ecco perché, allora, parlo di populismo legislativo: perché io credo che di fronte alle legittime preoccupazioni di mondi importanti del nostro Paese - e penso a quello della filiera agricola e della filiera delle carni - la serietà delle istituzioni si manifesti anche in un'assunzione di responsabilità che si traduca con parole di verità. A quei mondi io sento innanzitutto di dover dire che il Partito Democratico c'è, che c'è la volontà di affrontare ogni dubbio, paura e preoccupazione, di elaborare sia soluzioni immediate che soluzioni a lungo termine, perché sempre più spesso siamo chiamati a cercare soluzioni per problemi complessi e articolati, ma la stessa serietà - voglio dire a chi ci ascolta - è che qualsiasi tentativo di fermare il vento con le mani cadrà nel vuoto e questo noi dobbiamo tenerlo presente, come dobbiamo, però, tener presente il sistema che abbiamo costruito e su cui si fondano le nostre filiere produttive e agroalimentari, perché spetta a noi, allo stesso tempo, sostenere le aziende agricole che intendono restare fedeli a un'idea di rispetto e di rigenerazione delle risorse naturali. Stava qui anche il senso del manifesto a favore della cultura del cibo di qualità e contro il cibo artificiale di laboratorio lanciato da molte organizzazioni agricole, e ne cito alcune: le ACLI, Slow Food, Federparchi, Kyoto Club, passando per CNA. Un manifesto che cercava di sottolineare la necessità di accompagnare le aziende affinché fosse garantito il diritto a un cibo di qualità per tutti, affinché fosse garantita una produzione più sostenibile che tenesse insieme il benessere ambientale, animale e umano, ma - lasciatemelo dire - niente di ciò viene previsto in questo provvedimento. Quelle istanze, però, restano. Resta la necessità di investire in un nuovo modello di sviluppo sostenibile, che non danneggi e non ostacoli il lavoro della filiera agroalimentare italiana.

Noi, oggi, signor Presidente, confermeremo in quest'Aula l'astensione già espressa nell'altro ramo del Parlamento e lo faremo perché, sebbene restiamo convinti dell'inconsistenza e del populismo su cui poggia questo provvedimento, siamo altrettanto consapevoli che il percorso di innovazione e la scienza che lo ha avviato devono essere calati opportunamente nella nostra società, devono tener conto delle esigenze e anche delle preoccupazioni di chi tutti i giorni porta avanti le produzioni del nostro made in Italy. Sia chiaro, però, un punto, lo ripeto: non è pensabile e non siamo in grado di provare a fermare i progressi della scienza; non ci è concesso farlo per il timore e la miopia di qualcuno; non ci è concesso farlo, se questo significa arroccarsi in una posizione ideologica.

Allora, cari colleghe e colleghi, superato questo provvedimento faccio un appello affinché si inizi da subito, con serietà e responsabilità, a costruire le condizioni perché l'Italia possa farsi trovare pronta di fronte ai progressi che la scienza può fare in questi settori e in questa materia, e lo faccio insieme a quelle filiere e a quei soggetti che subiranno in prima persona gli effetti del progresso scientifico. Non farlo produrrebbe semplicemente l'esclusione del nostro Paese dalla possibilità di stare al passo dei progressi che compiranno altre Nazioni europee. Se vietiamo la possibilità di studiare, ricercare e fare scienza, non facciamo altro che determinare un arretramento del nostro Paese rispetto a quelli europei. La conseguenza, anche qui, rischia di essere molto chiara: se e quando l'EFSA approverà il commercio e il consumo, quei Paesi che hanno lavorato per accompagnare il processo di transizione saranno leader del mercato, cercheranno di conquistare fette di mercato anche nel nostro Paese, e le nostre filiere saranno costrette a inseguire. Rischieranno di subire totalmente questo processo anziché gestirlo. Insomma, colleghe, colleghi, signor Presidente, Ministro, assisteremo al paradosso per cui il Ministero della sovranità alimentare sarebbe causa della distruzione di quella stessa sovranità.

Ecco perché credo che serva siglare un patto tra noi e tra quanti sono interessati e stanno seguendo quello che in queste Aule viene deciso. La nostra astensione passa da lì, dall'impegno a una maggiore serietà nel trattare il tema, dall'impegno ad accantonare il populismo legislativo che cerca consenso, insomma - e chiudo, Presidente - dall'impegno a governare con serietà quella complessità che molto spesso il futuro e il progresso scientifico possono rappresentare e che le istituzioni sono chiamate a trasformare in opportunità, occasioni e possibilità di progredire e migliorare la società, i mercati, l'ambiente e i lavoratori.