A.C. 2313
Grazie, Presidente. Penso che questa sia una giornata importante per la nostra Assemblea parlamentare: stiamo per approvare una legge di grande valore. Permettetemi, prima di tutto, di ringraziare il primo firmatario di questa legge, il senatore Francesco Verducci, che è presente qui con noi, tutti i colleghi del Senato che hanno lavorato alla legge e l'hanno votata all'unanimità e, fra questi, la senatrice Liliana Segre che è stata tra le prime ad aderire a questa proposta di legge.
È stato molto importante che l'approvazione sia stata all'unanimità - ci tornerò nel corso di questo intervento -, com'è importante il contenuto della legge che riguarda (ma su questo già tanti colleghi hanno parlato prima di me) la memoria dei campi di prigionia, internamento, concentramento fascista realizzati in Italia fra il 1922 e il 1945. E ciò attraverso la loro mappatura, con un lavoro di ricerca, di convegni, di approfondimento storico, e attraverso un vero e proprio progetto didattico che coinvolga le scuole. E trovo molto importante e significativo che ci sia anche un finanziamento per queste attività che ne consentirà l'effettiva realizzazione.
Vedete, chi vi parla è stato anche per tanti anni sindaco di Marzabotto; i luoghi della memoria a mio avviso hanno sempre avuto un valore particolare. Oggi ce l'hanno ancora di più perché, via via, con il passare degli anni, per evidenti ragioni anagrafiche, non ci sono più testimoni diretti - ce ne sono molto pochi - di quei fatti drammatici e i luoghi della memoria, come è stato detto qui, hanno una capacità comunicativa particolarmente forte, in particolare rivolta alle giovani generazioni.
Questa memoria, a mio avviso, per noi che rappresentiamo le istituzioni democratiche, prima di tutto è un dovere morale. Un dovere morale verso chi ha sacrificato la vita, chi ha pagato con sofferenze indicibili, chi è stato discriminato nella lotta antifascista, perché si è opposto al regime, al totalitarismo, alla dittatura, perché quegli uomini e quelle donne si sono battuti per la libertà di tutti, anche per chi allora quel regime lo sosteneva. E vorrei dire sommessamente al collega che è intervenuto prima di me che fra questi uomini e queste donne c'erano tanti comunisti italiani, prima di tutto Antonio Gramsci, che sono stati protagonisti della nostra democrazia e della battaglia per la difesa della nostra democrazia.
E in questo valore morale della memoria c'è anche il riconoscimento di un pezzo particolare della storia del totalitarismo, dell'oppressione fascista che è appunto quella dei campi di prigionia, di internamento, di concentramento, che sono stati realizzati in Italia. È un aspetto della storia, rispetto ai campi nel nostro Paese, che per un certo periodo è stata anche troppo sottovalutata e che, giustamente, oggi, è all'attenzione delle istituzioni, delle stesse istituzioni scolastiche e, con questa legge, anche della nostra iniziativa parlamentare. E poi la memoria ha un grande valore perché nella lotta antifascista, nella tragedia del fascismo, del totalitarismo, del nazifascismo ci sono le radici vere della nostra democrazia. La nostra Costituzione è nata dalla lotta antifascista ed è una Costituzione antifascista non solo perché ciò risiede in uno dei suoi articoli - un articolo, lo ricordo, permanente, che i padri costituenti hanno voluto permanente, che mette fuorilegge, rifiuta, qualunque forma di ricostituzione del disciolto partito fascista - ma perché i valori della Costituzione, in particolare dei primi articoli, parlano della lotta antifascista e nascono dal rigetto del fascismo e della dittatura. Lo stesso assetto istituzionale, lo stesso equilibrio dei poteri della Costituzione sono strettamente legati alla lotta antifascista e alla consapevolezza di quello che è stato il fascismo. E sì, questa legge, anche per l'arco di tempo che affronta (1922 - 1945), doverosamente parla di quello che è stato il fascismo.
Anche nel dibattito pubblico, in troppe occasioni si descrive quasi un fascismo in due tempi. Prima un fascismo in qualche modo buono, meno violento e poi, diciamo, una degenerazione nella fase dell'alleanza con la Germania nazista e delle leggi razziali.
Il fascismo, invece, è stato estremamente violento fin dalla sua nascita: è stato un movimento che ha soffocato le libertà democratiche, il movimento operaio dei lavoratori, il riscatto sociale dei ceti sociali subalterni e più deboli del Paese, utilizzato per questo dalle classi dirigenti del Paese. Antonio Gramsci, che ho citato, parlò di sovversivismo delle classi dirigenti per descrivere il fenomeno fascista, che ha soffocato, fin da subito, le libertà democratiche. E poi, proprio in quest'Aula, dopo l'omicidio dell'onorevole Giacomo Matteotti e dopo lo sdegno che era nato nel Paese, dopo il fatto, però, che quello sdegno non riuscì a costituire un'alternativa efficace al regime fascista, Mussolini venne a parlare - come sappiamo - dell'Aula sorda e grigia che poteva essere bivacco dei suoi manipoli. Da lì è nata una lunga stagione repressiva: di leggi che vietavano l'espressione democratica, che reprimevano il dissenso, di schedature. E, via via, una crescita di un fenomeno di repressione, poi drammaticamente aggravato dalle leggi razziali, l'internamento degli ebrei fin dal '40. E poi, nella tragica parabola della Repubblica Sociale Italiana, la complicità con il nazismo tedesco e anche la scelta della Repubblica Sociale Italiana di partecipare pienamente alla tragedia della Shoah nel nostro Paese, alle repressioni, alle deportazioni. I campi, in Italia, erano dei campi di passaggio - è stato citato giustamente, ad esempio, il campo di Fossoli - verso i campi di concentramento nazisti. E poi l'aggressione all'Etiopia con le armi chimiche, l'aggressione alla Spagna democratica; Mussolini che disse che serviva qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo della pace e poi ha trascinato il Paese in una guerra terribile, che l'Italia ha pagato con 500.000 morti e distruzioni immani, fino alla tragica parabola dell'asservimento al nazismo della Repubblica Sociale Italiana.
Ecco, questa storia non la possiamo dimenticare, perché la piena consapevolezza di quello che questa storia è stata ci dà gli strumenti per affrontare le sfide di oggi. La dobbiamo ricordare per quello che è stata, anche per il fatto che il fascismo è stato il primo esempio di un movimento europeo che si è inserito, poi anche il nazismo tedesco. Non a caso, Hitler ha sempre stimato Mussolini nel momento in cui disprezzava l'Italia e gli italiani.
Dentro questa storia c'è un'altra consapevolezza importante, ossia il fatto che il regime fascista non è stato un episodio nella storia d'Italia. Questa è una discussione che ha riguardato anche intellettuali importanti. Ricorderete quando un intellettuale così famoso e importante come Benedetto Croce parlò di invasione degli Hyksos, di una parentesi nella storia d'Italia. Invece, a mio avviso, noi dobbiamo avere la consapevolezza che il fascismo ha avuto delle radici profonde nella storia e nella società italiana, nella fragilità della borghesia italiana e degli assetti istituzionali del Paese. Questa consapevolezza, come la consapevolezza della tragedia in cui il fascismo ha trascinato l'Italia e di quanto è stata violenta e brutale la dittatura, di quanto è stato forte il totalitarismo nel nostro Paese, è fondamentale per evitare che derive autoritarie si possano riproporre, perché dentro la storia italiana c'è stato anche questo fenomeno così terribile e questa esperienza totalitaria, che è stata un esempio per tutta Europa e anche per il nazismo tedesco.
Per questo trovo molto importante che oggi in quest'Aula votiamo tutti insieme: non sempre quando si parla di antifascismo e di memoria quest'Aula vota insieme; che oggi succeda questo è un fatto importante per me, per il Paese e per la democrazia italiana; per esempio, l'abbiamo fatto in occasione della legge sugli internati militari italiani, un'altra legge dove, in questo caso partendo dalla Camera, abbiamo votato insieme su un provvedimento molto importante - ho visto che un collega stava chiedendo -, quanto non è accaduto, per esempio, sulle mozioni sui processi della strage del 2 agosto a Bologna, se devo fare un esempio, ma se ne potrebbe fare anche qualcun altro. Lo dico tramite il Presidente, ovviamente.
Ma tornando al mio intervento, penso che questo voto unanime sia molto importante, perché i valori dell'antifascismo non sono valori che devono dividere il Paese, perché questa memoria non serve a dividere il Paese e le forze politiche, ma serve, secondo me, al contrario, a unirle su valori condivisi. Però questa unità su valori condivisi va fatta nella chiarezza: nella chiarezza su quello che è stato il fascismo, su cosa ha rappresentato nella storia d'Italia e nella consapevolezza che la Costituzione è, per sua natura, antifascista ed è sull'antifascismo che si può unire il Paese e la comunità nazionale, anche nella capacità di condannare tutti i fenomeni di eversione e di intolleranza che sono stati ricordati anche qui. Anch'io voglio dire che va condannato con grande forza quanto è accaduto al liceo Righi di Roma e su questo il gruppo del PD sta presentando anche un'interrogazione parlamentare. Come voglio ribadire la nostra convinta solidarietà al collega Emanuele Fiano per l'aggressione che ha subito e anche dire che siamo orgogliosi del fatto che oggi la nostra presidente del gruppo, Chiara Braga, è a Ca' Foscari a seguire l'intervento e la lezione di Emanuele Fiano e, idealmente, credo che ci siamo tutti noi. Quindi, bene questo voto unanime: stiamo facendo un passaggio importante, perché ci uniamo sui valori costitutivi della nostra democrazia, dell'antifascismo e della Resistenza.