Discussione generale
Data: 
Lunedì, 5 Giugno, 2023
Nome: 
Marco Sarracino

A.C. 1114-A

Grazie, Presidente. Noi, come Partito Democratico, siamo molto delusi da questo provvedimento, sia per il merito, che per il metodo che la maggioranza ha voluto utilizzare. Da un lato, infatti, si sottovaluta completamente l'importanza strategica che ha la pubblica amministrazione nel nostro Paese, e dall'altro, invece, è ormai chiaro che questo pomeriggio il Governo sarà ancora una volta qui per chiedere a quest'Aula l'ennesimo voto di fiducia. Noi riteniamo questo assolutamente sbagliato, per le ragioni che ha elencato prima il collega Casu, specie se poi i decreti vengono totalmente snaturati, come in questo caso.

Stiamo, però, prima al merito del decreto. Il nostro Paese - è stato detto anche prima - negli ultimi vent'anni ha perso 100.000 dipendenti pubblici, l'età media è cresciuta di circa 6 anni e dal 2030 avremo 700.000 dipendenti che andranno in pensione. Dinanzi a questi dati - vogliamo dirlo con chiarezza - questo decreto non offre assolutamente le risposte adeguate. Si pone, infatti, obiettivi minimi, piccole misure settoriali, non offre una visione d'insieme su quello che andrebbe fatto per migliorare le condizioni di chi oggi lavora nella pubblica amministrazione e non affronta assolutamente il tema di come potenziarla, sia in termini di risorse umane, sia in termini di efficacia ed efficienza per i servizi che offre ai nostri cittadini. Purtroppo, però, anche questa volta è prevalsa l'idea che avete delle cose. E allora diciamocelo con chiarezza in questo dibattito: per voi la pubblica amministrazione è un peso, un mondo a cui non volete dare risposte, che, invece, sarebbero dovute. Per noi la parola pubblico nel vocabolario ha come sinonimi: equità, tutela, diritti. Per voi ha un solo sinonimo: spreco. E fa scattare un solo sillogismo: taglio. Noi riteniamo questo inaccettabile.

Non ci sono altre ragioni dinanzi al modo in cui avete affrontato questo appuntamento. Facciamo degli esempi: la questione del rinnovo contrattuale. Con un'inflazione galoppante del potere d'acquisto, ci saremmo attesi che il Governo affrontasse con serietà l'emendamento del Partito Democratico per il rinnovo del contratto nazionale 2022-2024. E invece, anche in questo caso, la strada intrapresa è quella del sottrarsi al confronto e ignorare la questione. L'ultimo rinnovo risale al 2021. Il Governo, inoltre, non vuole rimuovere i vincoli di spesa, sia per il salario accessorio, sia per la valorizzazione delle professionalità. E questo si ripercuote negativamente sulla qualità del lavoro della pubblica amministrazione. Anche il sindacato vi ha chiesto alcune misure sulla valorizzazione del personale e sulla necessità di aprire un confronto serio sull'organizzazione del lavoro nella pubblica amministrazione. Ma puntualmente, anche in questo caso, vi sottraete. Ho citato l'emendamento sul rinnovo del contratto, ma voglio qui citare gli 87.000 precari, che attendono da anni una stabilizzazione, come i lavoratori della giustizia, altro segmento imprescindibile per il buon funzionamento dello Stato. Persone che mandano avanti la giustizia italiana in condizioni troppe volte difficili. Ma c'è anche altro.

Siete talmente concentrati a prendervela con chi fugge da guerre e povertà per venire nel nostro Paese, che non vedete come il vero dramma italiano riguarda quelle centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi che ogni anno abbandonano il nostro Sud per andare all'estero. Vi siete mai chiesti quali siano i motivi? Servizi scadenti, qualità della vita inferiore, disoccupazione tra le più basse d'Europa - come dimostra anche il rapporto Eurostat sull'occupazione femminile nei Paesi dell'Unione europea - e salari bassi. Non voglio parlare del salario minimo, altrimenti rischiamo di aprire un altro capitolo in cui il Governo fa finta di non vedere quattro milioni di lavoratori che, pur lavorando, sono sotto la soglia di povertà. Non voglio neanche aprire il capitolo dell'autonomia differenziata con cui spaccate l'Italia a metà e date maggiori risorse a chi ne ha di più. Però, allora, diteci perché siete contro l'idea di un grande Piano di assunzioni di giovani per la pubblica amministrazione, in particolare al Mezzogiorno, per dare anche una risposta sul piano occupazionale nelle nostre regioni? Diteci perché siete contrari, ce lo dovete dire! Chiedete ai vostri sindaci e ai vostri amministratori: in alcuni comuni, in particolar modo del Sud, non c'è rimasto più nessuno. Che futuro diamo a quei territori? Come convinciamo un'impresa ad investire? Come diciamo ad un ragazzo di restare? Come vinciamo la più grande sfida a cui questo Paese è chiamato, ovvero la realizzazione del PNRR? Questa infatti non può prescindere da una pubblica amministrazione all'altezza di questa sfida. Invece, voi, da un lato, con questo decreto, non fate nulla per migliorarla, dall'altro, state trasformando il PNRR da una straordinaria opportunità per l'Italia in un vero e proprio campo di battaglia dove non si capisce più nulla. Non solo non si capisce cosa verrà cancellato, ma se la si prende, anche in quel caso, con le pubbliche amministrazioni, che giustamente si sono fermate, in attesa delle vostre rimodulazioni. Però, Presidente, nella giornata di mercoledì, si è consumato qualcosa di estremamente grave nelle Commissioni perché, proprio mentre noi discutevamo, non contenti della formulazione originaria di questo decreto, la maggioranza ha voluto arricchirlo con un'altra perla e mi riferisco all'emendamento riguardante la Corte dei conti. Anche a questo proposito, calpestando ogni forma di leale collaborazione istituzionale, preoccupati della vostra stessa incapacità nell'affrontare la sfida del PNRR, avete cercato una scorciatoia maldestra e pericolosa, limitando i poteri di controllo da parte della Corte dei conti; l'avete fatto non ascoltando nessuno, nemmeno le oggettive osservazioni formulate dallo stesso presidente della Corte dei conti nel corso dell'audizione che era stata richiesta. Vi è stato detto che il controllo concomitante è utile per la realizzazione del PNRR, ma voi, non solo non ascoltate, ma fate anche passare un messaggio incredibile e cioè che, fino ad ora, non avete speso quelle risorse perché c'erano i controlli, questo è incredibile. Mi permetto allora di segnalare che, nella scorsa legislatura, siete stati proprio voi a presentare un disegno di legge che aumentasse i controlli della Corte dei conti sul PNRR  e ora che tocca a voi spendere quelle risorse, guarda caso, ne richiedete il ridimensionamento. È evidente che siamo di fronte ad un atteggiamento, da un lato, incoerente e schizofrenico ma anche - perdonatemi - maledettamente inquietante se pensiamo che solo la settimana prima, proprio la Corte dei conti, svolgendo unicamente il proprio lavoro, aveva dichiarato che, dei 34 miliardi del PNRR per il 2023, ne era stato speso soltanto uno. Una settimana dopo cosa fate? Delimitate il potere di controllo della Corte dei conti sul PNRR. Insomma, state nascondendo le vostre incapacità prendendovela contro nemici che non esistono e questo è assolutamente inaccettabile. Ma poi cosa c'entra tutto questo con il decreto di cui stiamo parlando oggi? Avete messo in campo un atto di prepotenza che nessuno comprende e che forse non comprendete neanche voi, visto che, fino ad oggi, nessuno si è alzato e ci ha spiegato le ragioni di questo emendamento, ripeto: nessuno. Almeno spiegatecele! Se non avete argomenti, allora fermatevi - o ci spiegate le ragioni, o vi fermate - perché, se quelle risorse finiscono nelle mani sbagliate o finiscono col finanziare cose che nulla hanno a che fare con il PNRR, pregiudicate il futuro e la coesione di questo Paese. Ciò significa non modernizzarlo, non realizzare processi di transizione digitale ed ecologica e non ridurre le diseguaglianze economiche e sociali, che sono state il motivo per cui noi abbiamo avuto così tante risorse. Per questo, Presidente, noi abbiamo fatto la nostra parte provando a migliorare un decreto che, in teoria, avrebbe dovuto parlare dell'ossatura del nostro Stato, di come migliorare le condizioni di migliaia di donne e uomini che lavorano per il nostro Paese, di come ci presentiamo agli occhi del mondo in termini di efficienza e qualità dei servizi, di una scuola che non lasci indietro nessuno, della formazione che gli insegnanti, in condizioni precarie e difficili, danno ai nostri studenti, di una sanità pubblica che, dopo la pandemia, abbiamo visto essere centrale per il nostro futuro. Oggi però, purtroppo, nel complesso, non facciamo nessun passo in avanti, anzi.

Per questo e molto altro la nostra battaglia, la battaglia del Partito Democratico, non si limiterà al Parlamento, ma continuerà a fianco di chi lotta per i propri diritti e per il proprio lavoro e di chi crede ancora in un Paese più giusto.