Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 13 Gennaio, 2016
Nome: 
Chiara Braga

A.C. 3481-A

Signora Presidente, onorevoli colleghi, torniamo a questioni serie.
Con la conversione del decreto-legge per la cessione dei complessi aziendali del gruppo Ilva, il Governo porta a termine un altro impegno con il pieno sostegno del Partito Democratico. Questo dovevamo alle lavoratrici e ai lavoratori del gruppo Ilva, alla città di Taranto e all'economia nazionale. Il fallimento del maggior complesso industriale per la lavorazione dell'acciaio in Europa risolverebbe probabilmente il problema del surplus di produzione di acciaio, ma a scapito dell'economia nazionale, lascerebbe senza esito positivo una enorme questione ambientale e costituirebbe un incredibile vantaggio a favore di concorrenti internazionali e non è affatto detto che questi ultimi rispettino gli stessi standard ambientali già prescritti all'Ilva. Un complesso industriale che dà lavoro a 12.000 persone, su una superficie complessiva di oltre 15 milioni di metri quadrati, non è un bene qualsiasi da mettere all'asta, ma il luogo in cui poter costruire una nuova opportunità affrontando insieme due grandi questioni: l'adeguatezza produttiva nel settore dell'acciaio e l'impatto ambientale di questa produzione. L'Italia oggi ha un'occasione straordinaria per iniziare a dar corso agli impegni concretamente assunti nella Conferenza sul clima di Parigi, dare il via al processo di decarbonizzazione della sua economia all'interno comunque di politiche di sviluppo e di lavoro, grazie al cambiamento tecnologico, all'innovazione e al risanamento ambientale rafforzati dalle misure del decreto di cui oggi discutiamo.
L'Italia è il secondo produttore europeo di acciaio dopo la Germania. Nel 2014, la siderurgia italiana ha prodotto 23,7 milioni di tonnellate di acciaio e, nonostante questo, dal 2010 siamo importatori netti di questo materiale. Il nostro sistema industriale utilizza l'acciaio per produrre in settori in cui siamo leader nel mondo. Parte della ripresa economica da cui è stato caratterizzato il 2015 si basa anche su questo. Questo è il quadro nel quale ci muoviamo e al quale questo decreto-legge dà risposte.
Sulla questione Ilva, il primo caso in Europa di commissariamento per motivi ambientali, l'assunzione di responsabilità del Governo è stata importante e fattiva. Vengono messe a disposizione dallo Stato 800 milioni di euro per l'attuazione del piano ambientale. L'obbligo di rivalsa sui responsabili dell'inquinamento, ribadito nel testo approvato dall'Aula, attua il principio «chi inquina, paga». I 300 milioni di euro a favore dell'amministrazione straordinaria, di cui è prevista la restituzione con i dovuti interessi, sono necessari per contemperare le esigenze di continuità produttiva e occupazionale con quelle di tutela ambientale e sanitaria. Il Parlamento ha introdotto misure per l'integrazione del reddito dei lavoratori dello stabilimento di Genova Cornigliano, garantendo l'attuazione dell'Accordo di programma sulla città di Genova e l'accesso agevolato al Fondo di garanzia per 35 milioni di euro a tutela delle piccole e medie imprese dell'indotto Ilva. È poi garantita la conformità alle norme europee, sia sul piano dei finanziamenti, che sul rispetto dell'ambiente e voglio ribadire che ogni eventuale modifica del piano ambientale dovrà tener conto delle scelte tecnologiche più avanzate e sostenibili che tutti noi auspichiamo.
Il Parlamento, infine, interviene efficacemente nella vigilanza sulla riconversione industriale e sulla bonifica ambientale e sanitaria dello stabilimento. Aggiudicazione, piano industriale e risanamento ambientale viaggiano di pari passo.
È evidente, colleghi deputati, che esiste una profonda divergenza tra la nostra visione e alcune affermazioni delle opposizioni: per noi, il futuro del gruppo Ilva e di Taranto passa dalla capacità di tenere insieme il destino produttivo di quell'area e il suo imprescindibile risanamento ambientale e sanitario. In quest'Aula, anche oggi, da alcuni è stato affermato esattamente il contrario e di questo l'Italia non ha bisogno. Taranto non è solo il polo siderurgico Ilva, è anche l'intera riqualificazione della città, in funzione del contratto istituzionale di sviluppo che è in corso di attuazione e che è una vera occasione di recupero ambientale e di lavoro, già finanziato dal Governo con oltre 270 milioni. Penso agli interventi sul porto di Taranto del quartiere Tamburi, penso alla bonifica del sito radioattivo Cemerad di Statte, abbandonato da oltre 15 anni e risolto grazie anche all'intervento della bicamerale d'inchiesta sui rifiuti.
Rispondiamo al dovere di dare un futuro a Taranto, con una visione complessiva, seria e moderna di cui questo provvedimento è parte essenziale. Ma allarghiamo lo sguardo, colleghi deputati: parlare di green economy non è un esercizio retorico o un insieme di vuoti proclami contro questo o contro quello. Sono questioni concrete, che hanno un impatto diretto sulle imprese e sui lavoratori.
Negli Stati Uniti, qualche anno fa, il gruppo Chrysler viene sottoposto a una procedura fallimentare. Il Presidente Barack Obama – lo ha ricordato anche questa notte nel suo ultimo discorso sullo stato dell'Unione – vede l'occasione di un cambio di passo: la cessione al gruppo FIAT si accompagnerà a una nuova filosofia produttiva destinata a portare negli Stati Uniti nuovi modelli di auto a minore impatto ambientale. Il Governo degli Stati Uniti sostiene economicamente questo passaggio; la risposta alle critiche della destra e delle forze conservatrici è il rapido raggiungimento di utili, la restituzione del prestito statale, una profonda innovazione tecnologica e soprattutto nuovi posti di lavoro. Il gruppo Ilva, come Chrysler, ha l'occasione reale di trasformarsi da grande malato dell'industria a campione positivo dell'innovazione e del rilancio produttivo sostenibile. È un dovere dell'Italia, seconda potenza manifatturiera d'Europa e settima al mondo, rispondere alla sfida dell'innovazione e della sostenibilità, come già accade per tante piccole e medie imprese in tutto il Paese.
Con le risposte alla vicenda Ilva, abbiamo una concreta opportunità di implementare tecnologie nuove e di consolidare finalmente la consapevolezza, matura nel Paese, che non può più esistere ricerca del profitto senza porsi la questione della sostenibilità ambientale e sociale delle scelte fatte per conseguirlo. Innovazione tecnologica e tutela ambientale non sono soltanto il futuro; sono il presente, che noi vogliamo sostenere e guidare.
L'esperienza parlamentare mi ha insegnato, onorevole Crippa, che è più utile e anche più bello spendere le proprie energie per avviare a soluzione i problemi, piuttosto che continuare soltanto a proclamare che i problemi esistono. Questa legge sarà un esempio di concretezza nella soluzione di un problema vero. Noi abbiamo un passato da riparare, alcuni errori – anche gravi – da recuperare, ma soprattutto un futuro di orgoglio e di speranza da costruire per Taranto e per il Paese.
Per queste ragioni, il Partito Democratico voterà convintamente «sì» alla legge di conversione del decreto-legge per la cessione a terzi dei complessi aziendali del gruppo Ilva.