Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 7 Febbraio, 2024
Nome: 
Piero Fassino

A.C. 1666

Grazie, Presidente. Come ha ricordato il Sottosegretario in apertura del suo intervento, nella notte Kiev ha subito un durissimo bombardamento che ha prodotto altre distruzioni. Metà città è senza collegamenti energetici ed elettrici, altre vittime hanno pagato l'aggressione russa. È la dimostrazione del fatto che la Russia non sta demordendo e che continua a perseguire l'obiettivo di vincere questa guerra, come fin dall'inizio la Russia ha annunciato e ha praticato.

È una guerra che si trascina da 2 anni, certo, 2 anni di distruzioni, di vittime, di barbarie. Non dimentichiamo il massacro di Bucha e di altre città. È una guerra che ha dissestato gli equilibri internazionali, facendo saltare gli Accordi di Helsinki, facendo maturare una divaricazione, che via via si è allargata, tra l'Occidente e quello che viene chiamato il Global South, determinando l'accelerazione di una condizione di anarchia internazionale che già c'era. Credo che noi non possiamo prescindere da questo contesto nel valutare il conflitto e anche quello che stiamo decidendo.

Certamente, c'è una condizione di stallo militare. Nonostante i molti tentativi, l'esercito ucraino non riesce a recuperare più di tanto del terreno occupato dai russi e i russi, pur avendo una potenza di fuoco molto più grande, stentano ad andare oltre quello che hanno occupato fin qui. Il rischio è una condizione di guerra di trincea che possa continuare ancora per un lungo periodo. Di fronte a questo scenario giustamente ci si pone una domanda.

Se gli amici del MoVimento 5 Stelle permettono, potremmo anche intervenire…

. …anche perché vorrei interloquire con l'intervento che il collega Quartini ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e del deputato Deidda).

Quindi, è giusto chiedersi, come ci chiediamo tutti, quale sia la via d'uscita dopo due anni di una guerra che rischia di protrarsi senza vincitori né vinti. Qual è la via d'uscita e che cosa si fa per costruire le prospettive di un superamento della guerra e di una soluzione politica? È assolutamente giusto e non è in dubbio il fatto che bisogna non rassegnarsi alla guerra e tentare in ogni modo di trovare una via d'uscita politica. Ieri, il Sottosegretario ha evocato una serie di tentativi che sono in corso, compresa l'evocazione, che è stata fatta da più parti, della convocazione di una conferenza di pace. Però, il problema è: perché la costruzione di una via d'uscita è così difficile? Io penso che si sia sottovalutato un passaggio di questa guerra e di questa crisi che è decisivo ed è la decisione di Putin di annettere i territori occupati.

Fin quando con l'esercito occupi un territorio non tuo e poi si arriva a un negoziato, nel negoziato puoi anche decidere di ritirarti. Invece, quando annetti tu dici: quella cosa lì adesso è mia, è irreversibile il processo di integrazione di questi territori e discutiamo a partire da questo. Tanto è vero che sia Putin, sia il Ministro Lavrov, sia il portavoce Peskov dichiarano che sono pronti a discutere a partire dallo stato di fatto e lo stato di fatto è l'annessione della Crimea, già fatta e addirittura sancita con un referendum organizzato da Mosca, e l'annessione delle due repubbliche del Donbass, Lugansk e Donetsk, in cui i testi scolastici sono i testi russi, il prefisso telefonico è il prefisso russo, i cittadini di quei territori sono a tutti gli effetti considerati cittadini russi e parteciperanno, in quanto tali, alle elezioni presidenziali che ci saranno tra qualche mese. Per Putin quei territori sono a tutti gli effetti parte della Federazione Russa e non ha alcuna intenzione di dismetterli.

Allora, la domanda che pongo - e la pongo, per esempio, all'amico Quartini - è la seguente: questo accordo di pace che si deve perseguire, lo si persegue per arrivare a quali conclusioni? Quali sono le frontiere che noi consideriamo fondamentali? Valgono ancora le frontiere dell'Ucraina del 24 febbraio 2022 o partiamo dall'idea che non valgono più? Perché questa è la questione, questo rende difficile l'attivazione di un negoziato. Putin sostiene infatti che quelle frontiere non valgono più e dice: io ho annesso i territori occupati, quelli sono miei e se volete discutere bisogna ridiscutere di frontiere nuove. Gli ucraini dicono legittimamente: scusate, quello era territorio del nostro Paese. Io vorrei sapere - lo chiedo qui e lo chiedo a voi - qual è il dirigente ucraino che può accettare di andare a sedersi a un tavolo di negoziato sapendo che va lì per firmare un accordo in cui rinuncia a un pezzo del suo Paese. È questa la difficoltà e non dobbiamo far finta che non ci sia. Dopodiché, dicendo tutto questo io non mi rassegno. Penso che dobbiamo lavorare per costruire le condizioni per arrivare a un negoziato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) sapendo che questo è il contesto ed è un contesto particolarmente complesso e difficile, perché quello che vuole l'uno è esattamente l'opposto di quello che vuole l'altro e la mediazione non è così agevole e facile come pare a noi in quest'Aula.

Non solo. Infatti, dimentichiamo il motivo per cui Putin ha invaso l'Ucraina. Putin l'ha fatto per molte ragioni ma, essenzialmente, per tre. In primo luogo, per riaffermare un ruolo di potenza della Russia nel momento in cui un crescente bipolarismo Washington-Pechino metteva la Russia nell'angolo.

Quindi, per riaffermare la potenza russa e la potenza si riafferma naturalmente, come ci insegnano i secoli, attraverso le guerre; in secondo luogo, per una cosa che io credo non vada mai sottovalutata, perché nelle classi dirigenti russe - e non solo in Putin - c'è un'idea, cioè hanno la sindrome dell'accerchiamento, c'è la paura di essere accerchiati e di essere accerchiati dall'Occidente, il che la storia conferma perché gli unici rischi che ha corso la Russia alla sua sovranità sono sempre arrivati dall'Occidente, dai Templari a Hitler. Però, il punto è che questa sindrome oggi è infondata, perché da quando è caduto il muro di Berlino non c'è stato alcun atto di ostilità dell'Occidente nei confronti della Russia.

Ricordo che in questo Paese, in un celebrato - forse anche con enfasi eccessiva - vertice a Pratica di Mare si istituì il Consiglio di consultazione NATO-Russia. Non c'è stato un solo atto di ostilità né della NATO né dell'Unione europea nei confronti della Russia dalla caduta del muro di Berlino ad oggi. Allora, questa idea di doversi difendere da un accerchiamento può avere qualche ragione guardando alla storia e ai secoli passati, ma oggi non ne ha nessuna e quella motivazione è del tutto infondata.

Infine, Putin ha scatenato questa guerra per un problema di consenso interno. Va alle elezioni, si presenta come Presidente, si presenta dopo molti mandati, ha un problema di rilegittimazione; è chiaro che invocare la guerra patriottica, come ha invocato, e parlare dell'Ucraina come di un Paese para-nazista, eccetera, eccetera, aiuta a condurre una campagna elettorale che, però, è finalizzata essenzialmente ad accrescere il consenso interno e in nome di questo ha scatenato una guerra, ha disdetto accordi sugli armamenti nucleari, ha messo sotto sopra un equilibrio internazionale, in particolare il rapporto tra Russia e Occidente con quello che questo rappresenta negli equilibri mondiali. Io penso che tutto questo lo dobbiamo vedere e non possiamo, in nome della necessità di una pace che tutti condividiamo, negare e ignorare le dinamiche di questa crisi, le responsabilità di questa crisi ed evitare di arrivare alla fine a pensare che l'aggredito e l'aggressore pari sono, perché questa è una guerra in cui c'è un Paese che è stato aggredito e c'è un Paese che lo ha aggredito.

Quindi, io penso che tutto questo vada tenuto in conto e, dunque, per questo anche sostenere l'Ucraina: intanto perché, come è stato ricordato da altri, l'Ucraina non combatte soltanto per la propria libertà e la propria sovranità ma combatte per una questione di diritto fondamentale che riguarda ciascuno di noi, perché se passa l'idea che sulla base di un atto di forza si manomette l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale di un Paese da domani chiunque è legittimato a mettere in campo qualsiasi politica di aggressione e noi non possiamo accettarlo, se davvero crediamo che vadano tutelate e difese la convivenza e la coesistenza nel mondo. Ma poi, proprio se si vuole aprire la strada a una soluzione politica, è fondamentale che l'Ucraina resista, perché se l'Ucraina non resiste e viene travolta non c'è negoziato, non c'è accordo e c'è soltanto la resa e la sconfitta e nel momento in cui c'è il rischio che il Congresso americano non rifinanzi gli aiuti all'Ucraina - e speriamo che non avvenga - c'è una responsabilità ancora maggiore nostra, perché se vogliamo aprire la strada a una soluzione politica è fondamentale ed è prerequisito che non cambino i rapporti di forza sul terreno e che, quindi, l'Ucraina sia messa nella condizione non di invadere la Russia, perché non la può invadere ovviamente, ma di difendere i propri territori, di reggere di fronte all'urto della Russia che, invece, vorrebbe invadere l'Ucraina.

Quindi, chi vuole la pace, chi vuole aprire la strada a un possibile negoziato non può non vedere che oggi è fondamentale garantire che l'Ucraina sia messa nelle condizioni di resistere e difendersi, perché se l'Ucraina resiste, forse si può aprire una prospettiva per una soluzione politica, se l'Ucraina non resiste, non c'è soluzione negoziale, c'è solo la resa e la sconfitta.

E allora il cardinale Zuppi, a cui come sappiamo il Papa ha assegnato un compito di mediazione umanitaria, nel commentare la sua attività ha più volte pronunciato una formula, che io credo debba essere per noi un punto di riferimento. Una pace giusta e sicura, non qualsiasi pace è giusta e sicura.

Nel 1938, quando Chamberlain tornò a Londra dopo aver sottoscritto con Hitler, Mussolini e Daladier il Patto di Monaco, fu accolto all'aeroporto di Londra dai cittadini con i cartelli che lo salutavano come il salvatore della pace. Dieci mesi dopo, Hitler invadeva la Polonia e avviava quella tragedia che noi conosciamo, la seconda guerra mondiale, l'Olocausto, e tutto quello che ha rappresentato. Non qualsiasi pace è giusta in sé. Si è fatto riferimento alla Conferenza di Versailles. La Conferenza di Versailles non fu una pace giusta, tanto è vero che creò le condizioni perché, negli anni successivi, si producesse una crisi drammatica degli equilibri in Europa. Non qualsiasi pace è giusta e sicura. E' giusta e sicura una pace che riconosce il diritto, lo assicura, è una pace condivisa, è una pace in cui ciascuno ha la possibilità di riconoscersi. E allora, certo, dobbiamo lavorare per la pace, ma una pace giusta e sicura. E oggi, spero, per una pace giusta e sicura è fondamentale sostenere l'Ucraina, e fare in modo che l'Ucraina non venga travolta dall'offensiva russa.

Per queste ragioni, noi condividiamo il provvedimento che è stato presentato qui e lo sosterremo con un voto favorevole.