Dichiarazione di voto finale
Data: 
Martedì, 16 Maggio, 2023
Nome: 
Anthony Emanuele Barbagallo

A.C. 1067-A

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, per l'ennesima volta in questa legislatura, il Governo utilizza lo strumento della decretazione d'urgenza. Andiamo avanti ormai esclusivamente con il binomio incessante decreto-legge e fiducia ogni settimana, o, addirittura, per due volte nella stessa settimana. Nel caso di specie, addirittura, i presupposti della necessità e urgenza vengono utilizzati per un progetto di opera pubblica, senza coperture, tra mille incertezze, che non si sa se mai vedrà il concreto inizio dei lavori, mille incertezze e mille perplessità, a partire dal fatto che viene prevista un'opera che non ha riscontri empirici, che non ha riscontri fisici, che non ha riscontri in natura. Il ponte più lungo del mondo, ad oggi, infatti, è quello di Akashi, in Giappone, di circa 1.900 metri. Il Governo Meloni propone un ponte ad una campata, con una luce di circa 3.200 metri, pari quasi al doppio del ponte più lungo ad oggi esistente al mondo. E tutti gli studi fatti dai Governi precedenti dimostrano che, con le folate di vento, si è costretti a chiudere anche il traffico lungo il ponte fatto proprio in quella zona.

Non hanno ricevuto risposta, in proposito, le nostre domande, avanzate nelle Commissioni parlamentari e nel dibattito d'Aula sulla pregiudiziale e sulla fiducia, a proposito della vulnerabilità sismica e dell'idoneità statica.

Sono stati bocciati tutti i nostri emendamenti, anche con specifico riguardo ai due piloni, alti ben 399 metri - il progettista non ha avuto il coraggio di scrivere 400 metri - e di ben 100 metri più alti della Torre Eiffel. L'opera ricade in una zona di alto valore paesaggistico, con 2 Zone di protezione speciale e 11 Zone speciali di conservazione. Il Ministro Salvini ha avuto il coraggio di dire, nei mesi scorsi, a Taormina, che quest'opera - cito testualmente - sarebbe l'opera più green del mondo. Altro che opera più green!

Per non parlare del parere VIA-VAS. Già il vecchio parere del 15 marzo 2013 imponeva numerosi approfondimenti e chiarimenti su diversi aspetti. Inopinatamente, la risposta a queste perplessità è stato l'articolo 3, comma 6, del testo in esame, che prevede che la valutazione di impatto ambientale debba essere concentrata solo sugli elementi di novità del progetto. Questa, signor Presidente, è una scelta irresponsabile, che presterà il fianco a ricorsi incidentali davanti alla Corte costituzionale, fatti dalle varie associazioni, dai privati e dai subappaltatori. La valutazione di impatto ambientale va effettuata su tutti i contenuti del progetto definitivo integrato e deve prevedere un giudizio complessivo, unitario, sia sull'impianto originario sia sulle prescrizioni nuove ed aggiuntive.

Ancora, le coperture non ci sono, solo un generico richiamo all'accesso ai fondi nazionali ed europei: insomma, carta straccia.

Ancora, abbiamo proposto più volte una specifica vigilanza sulla concessionaria, a proposito dei subappalti, della formazione del personale, del controllo sulla regolare esecuzione del contratto, della regolare manutenzione dell'opera, ammesso che verrà mai realizzata, per non parlare poi delle tariffe a carico dei cittadini. Nessuna risposta.

Ancora, c'è un grande assente nel testo ed è il dibattito pubblico. L'abbiamo ripetuto più e più volte. Mentre la legislazione europea e mondiale va da una parte, il Governo Meloni va dall'altra parte. Per la prima volta, con il decreto legislativo n. 50 del 2016, nell'ordinamento giuridico italiano è stato introdotto il dibattito pubblico. Il successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 76 del 2018 prevede il dibattito pubblico per tutte le opere stradali e ferroviarie che superano i 500 milioni di euro. A maggior ragione, per l'opera più importante e attesa, il dibattito pubblico va fatto.

Ancora, è insopportabile questo atteggiamento volto alla linea unilaterale e autoritaria, senza il coinvolgimento e la partecipazione degli enti locali. È quello che è accaduto per i sindaci del comune di Messina e di Villa San Giovanni, per i quali non viene prevista la partecipazione, neppure a titolo gratuito, nel consiglio di amministrazione.

A fronte delle evidentissime perplessità che abbiamo evidenziato, il testo che arriverà a breve al voto finale, però, signor Presidente, garantisce alcune certezze, a partire dai compensi dei consiglieri di amministrazione. Inusualmente, viene infatti prevista la deroga, nel testo, al limite di 240.000 euro, che è il tetto massimo per i componenti dei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica. In un momento di crisi come questo, quando tante famiglie non arrivano a fine mese, è una vergogna e ripugna alla coscienza collettiva che venga prevista un'indennità così alta per consiglieri che non è detto che lavoreranno, così come non è detto che inizierà quest'opera. Del pari, è insopportabile che analoghi compensi, in questo caso pari a 500.000 euro annui, vadano ai componenti del comitato scientifico, scelti senza procedura di trasparenza e senza un regolare e naturale coinvolgimento degli ordini professionali.

Ancora, le procedure espropriative: con la dichiarazione di pubblica utilità, prevista nella manovra dello scorso anno, il valore per 1.000 immobili previsti dalla procedura espropriativa è zero; non solo degli immobili, ma anche delle attività produttive e delle famiglie che rischiano concretamente di spostare la loro organizzazione di vita e familiare.

Il Governo non ha avuto neanche un minimo di pietas cristiana per fermarsi davanti all'eliminazione di uno dei cimiteri di Messina, che salterebbe con la previsione di quest'opera pubblica. Più volte abbiamo chiesto in Commissione un ufficio speciale per le espropriazioni per capire cosa sta succedendo, per capire quale è il costo, invece la risposta è stata una procedura farraginosa e volta esclusivamente alla digitalizzazione.

Ancora, l'aumento dei costi del progetto è di circa il 50 per cento, con la scusa di sanare il contenzioso, laddove da nessuna parte era previsto il rischio concreto di perdere quella causa. A proposito del costo dell'opera, Presidente, abbiamo notato delle strane premure da parte della maggioranza che, con uno specifico emendamento, seguito da un pronto parere favorevole del Governo, ha proposto un singolare, cervellotico e, francamente, mai sentito prima doppio adeguamento dei prezzi e delle voci di prezzo. Lo diciamo davanti al Paese: l'interesse pubblico avrebbe imposto di contenere i costi e realizzare un'opera sicura che tuteli l'ambiente e il paesaggio, con un procedimento trasparente. Invece, quell'emendamento tutela tutto tranne l'interesse pubblico! Presidente, certamente quell'emendamento di trasparente non ha un bel nulla.

Concludo. Il Governo ha deciso di andare avanti a colpi di maggioranza, fuggendo il confronto parlamentare e il dibattito pubblico, ma la scorciatoia che prendete oggi vi porterà a sbattere. Sono troppe le forzature sul progetto e sulla procedura e, soprattutto, sui conti che non tornano, quelli del costo dell'opera; inoltre, le coperture non ci sono. Continueremo la nostra battaglia politica dentro quest'Aula ma anche nelle piazze, per avversare questa soluzione nefasta. Per queste ragioni, il Partito Democratico voterà contro il testo all'esame dell'Aula oggi.