Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 5 Aprile, 2017
Nome: 
Marialuisa Gnecchi

A.C. 4373

 

Discutiamo il decreto-legge in esame da convertire in legge per abrogare i voucher. È già stato detto dai colleghi, dalla relatrice di maggioranza e dagli altri relatori che il provvedimento ha origini lontane, tuttavia era nato sicuramente come strumento per riuscire a pagare quelle che potevano essere prestazioni che non rientravano nelle prestazioni “più normali”. Nei fatti poi l'aumento dell'utilizzo di questo strumento è diventato veramente preoccupante. È necessario anche discutere e vedere questo aspetto dei voucher dal punto di vista del lavoratore e della lavoratrice e, quindi, non solo dalla parte delle famiglie e dalla parte delle aziende, perché abbiamo sentito anche molto lamentarsi in questi giorni per il rischio di non avere più uno strumento così facile, così semplice, così comodo. Tuttavia va detto che il voucher non è un contratto di lavoro, il voucher non ti dà alcuna garanzia per la malattia, la disoccupazione, la maternità, i congedi di vario tipo; il voucher è solo ed esclusivamente il pagamento di una prestazione che avrebbe dovuto essere solo ed esclusivamente, meramente occasionale ed accessoria, ma nei fatti non è poi rimasta così come avrebbe dovuto rimanere.

Dunque perché è importante discutere e tornare complessivamente sull'argomento? Abbiamo già avuto un'altra esperienza nel settore previdenziale rispetto al fatto che, una volta posta una norma giusta e utile, si creano anche situazioni per aggirarla. Pensiamo alla legge n. 335 del 1995, chiamata comunemente riforma Dini. La riforma pensionistica Dini aveva inventato la gestione separata. Quest'ultima era un istituto molto importante, era una risposta al mondo del lavoro così come si era modificato. Non esistevano più solo gli artigiani, i commercianti, i liberi professionisti e il lavoro dipendente: esistevano anche molti lavori vari non catalogabili con le categorie alle quali eravamo abituati. La gestione separata ha iniziato la propria operatività dall'aprile del 1996, con un'aliquota del 10 per cento. Era una risposta giusta ad una modifica del mondo del lavoro: però poi cosa abbiamo visto? È nato il lavoro parasubordinato, le collaborazioni coordinate e continuative, le partite IVA che noi diamo chiamato “spintanee”: cioè inevitabilmente è diventata una forma di risparmio del costo del lavoro. È oggettivo che in quegli anni il costo del lavoro era elevato.

Se andiamo a vedere le aliquote dei contributi, nell'industria nel 1993 si arrivava al 54,45 per cento di cui il 9,69 per cento a carico del lavoratore ma, quindi, da 54,45 sottrarre praticamente il 10 per cento vuol dire che rimaneva un 44 per cento a carico dell'azienda da versare in termini di contributi. È oggettivo che era un costo del lavoro alto e la gestione separata è poi servita immediatamente per immaginarsi dal 1996 questo aggiramento del costo del lavoro e quindi un risparmio tutto a carico del lavoratore e sappiamo che la gestione separata ancora oggi non è uguale a tutte le altre gestioni. Poi dal 10 per cento si è arrivati fino al 27 per cento del 2016 e sappiamo che con la legge di bilancio per il 2017 l'aliquota si è fermata al 25 per cento ma sappiamo anche che il lavoro dipendente ha praticamente un'aliquota del 33 per cento che va nel Fondo adeguamento pensioni. Bisogna anche riconoscere che è stato il Governo Prodi che ha abbassato l'aliquota del costo del lavoro in modo significativo abbassando la contribuzione della CUAF e anche su questo è necessario ricordare che la Cassa unica assegni familiari è nata quando si è passati dalle 48 ore di lavoro alle 40 ore di lavoro. Per compensare quella che poteva essere la perdita di reddito dei lavoratori si è inventato l'assegno famigliare da dare ai lavoratori per compensarli. Tuttavia ciò ha comportato un'aliquota che era del 7,50 cento tutta a carico del datore di lavoro. Poi si è arrivati nel 1992 ad un'aliquota del 6,20 per cento e poi con il I Governo Prodi nel 1997 si è passati al 2,48 per cento. Quindi è almeno dal 1996 che si sta cercando di abbassare in modo significativo il costo del lavoro e in effetti adesso siamo arrivati ad un'aliquota che è del 35 per cento. Quindi da quello che era praticamente un costo del lavoro pari al 54,45 per cento si è arrivati, nel 2005, al 39,35 e oggi, a seconda dei settori, dal 33 al 38 per cento di cui peraltro il 9,68 per cento ancora a carico del lavoratore. Quindi è chiaro che l'utilizzo dei voucher è diventato un modo per risparmiare e segnalo anche che io provengo da una provincia dalla massima occupazione, la provincia autonoma di Bolzano, e perfino a Bolzano sotto i portici un negozio di una catena europea di vendita ha affisso un cartello: “cercasi commesse con contratto voucher”, una contraddizione in termini. La ripartizione lavoro della provincia autonoma di Bolzano ha fatto un lavoro sull'occupazione con il voucher per i famosi mercatini di Natale. Lo segnalo perché ovviamente quando i colleghi dicono che ci sono i lavori occasionali, ci sono prestazioni alle quali veramente devi rispondere in modo veloce e facile, sicuramente il mercatino di Natale - vediamo tutta la pubblicità che viene fatta su questi mercatini di Natale - potrebbe essere una situazione occasionale di prestazioni. Ma ci sono tante altre forme per poter “utilizzare” lavoratori durante il mercatino di Natale e cito ad esempio il fatto che il principale datore di lavoro che ha utilizzato i voucher è stata la Forst, la famosa birra Forst che vediamo ovunque e non solo a Natale.

E in questo lavoro effettuato dalla ripartizione lavoro, si dice in modo molto esplicito che la Forst raggiunge il 2 per cento dei voucher comunicati nel periodo natalizio, con oltre 6.300 ore di lavoro, che convertito in una settimana da 40 ore si tradurrebbe in un'occupazione a tempo pieno continua per 24 persone: noi diciamo in modo molto chiaro che avremmo preferito che quelle 24 persone avessero un normale contratto per le settimane del mercatino di Natale. Questo ovviamente da parte di una azienda: quante persone avrebbero potuto essere occupate dal 20 novembre al 6 gennaio, in una provincia come la provincia autonoma di Bolzano, con un turismo da 120 pullman al giorno per venire al mercatino di Natale?

Allora rendiamoci conto che ovviamente il voucher a 10 euro è un risparmio per il datore di lavoro, ma se guardiamo la cosa dal punto di vista del lavoratore, della lavoratrice, è un risparmio del datore di lavoro tutto a carico del lavoratore e della lavoratrice, che avrà una pensione bassissima, perché solo il 13 per cento va nel fondo adeguamento pensioni. Allora è tutta la collettività che deve rendersi conto che questi lavoratori, che hanno lavorato coi voucher, e magari che con un voucher hanno però invece lavorato 4 o 5 ore (questo lo dico quando si dice che serve per far emergere il lavoro nero), avranno poi pensioni da fame: quindi la casa di riposo, i servizi sociali, li pagherà loro la collettività. È ovvio dunque che un risparmio di oggi del datore di lavoro diventa poi un costo a carico di tutta la collettività.

Purtroppo da questo punto di vista dobbiamo appunto vedere, e abbiamo varie conferme, che quando si pongono delle norme, anche positive (ho fatto l'esempio della gestione separata, e faccio anche l'esempio dei voucher), che dovrebbero coprire delle situazioni non copribili in altro modo, poi questi meccanismi, questi sistemi vengono generalizzati, e praticamente c'è solo qualcuno che risparmia e qualcuno che nei fatti ci rimette.

È sicuramente vero che una famiglia non ha la possibilità di pagare la ripetizione di matematica o di inglese o di latino al proprio figlio: questo è vero, e il voucher poteva servire a quello. Strano è che in tutte le statistiche che abbiamo visto, e anche l'INPS fornisce statistiche molto dettagliate, non troviamo tante lezioni private date dalle famiglie e pagate con i voucher, quindi forse comunque quell'emersione lì non si è riusciti a farla neanche con i voucher. E quando invece si dice che la collaboratrice domestica che viene solo due o tre o quattro ore la settimana, come fa una famiglia a pagarla se non con i voucher, esiste il normale contratto per le collaboratrici familiari, e si fa la normale iscrizione all'INPS; certo, poi paghi i contributi: una volta ogni tre mesi, quindi non è un grande lavoro, è facile anche quello, quindi paghi i contributi una volta ogni tre mesi. Già ci sono tutti i servizi online gratuiti per effettuare il calcolo della busta paga, il calcolo della tredicesima, delle ferie; però la colf ha anche tutta una serie di altre garanzie, come appunto le ferie, la maternità e la malattia, se paghi il contributo aggiuntivo segnalandolo nel bollettino del pagamento dei contributi previdenziali. Quindi esistono altre formule, anche per questi lavori di poche ore la settimana nelle famiglie. È chiaro che andiamo a togliere una comodità e un risparmio: certo che è comodo, come si va a comperare il pacchetto di sigarette al tabacchino o il giornale, potevi comperare il voucher al tabacchino.

Certo che è una cosa comoda, e certo che adesso tornare indietro sarà difficile e che tutti si lamentano: il problema è che non si sarebbe dovuti arrivare a tutte le ore che i nostri colleghi già hanno denunciato, e che abbiamo sentito già dette da tutti.

E poi c'è un'altra cosa strana, che voglio comunque segnalare: l'INPS ha preparato questo lavoro sul lavoro accessorio dal 2008 al 2015, i profili dei lavoratori e dei committenti, e l'ha pubblicato a settembre 2016; è il numero 2, lo si trova facilmente nel sito. E comunque si vede che si è passati da un uso nel 2008 di poco più di 24 mila voucher, e si è arrivati poi nel 2016 ai famosi 133 milioni: è chiaro che anche questi dati già ti dimostrano che c'è stato un uso sicuramente troppo largo. L'INPS però poi è stato anche molto sollecito subito, subito dopo il decreto-legge n. 25 del 17 marzo, nel dire che aver abrogato i voucher metteva in difficoltà anche l'utilizzo del babysitting, cioè quel contributo che si dà alle madri che non utilizzano tutto

il periodo di congedo parentale e che mettono i figli nell'asilo nido: una sollecitudine molto strana, perché l'INPS invece abbiamo visto che ha impiegato 75 giorni per emanare la circolare per il cumulo, e che non sta dando le risposte giuste, nonostante il cumulo dei contributi sia nella legge di bilancio, nonostante si sapesse già da ottobre che ci sarebbe stato, nonostante già dal 2012 ci fosse stata l'esperienza per le pensioni di vecchiaia, e adesso è solo stata allargata alle pensioni di anzianità. 75 giorni per emanare una circolare che serve; le circolari per le salvaguardie, bisognava presentare le domande entro il 2 marzo, e le ultime circolari corrette sono state del 27 febbraio. Insomma, è strano che ci sia stata tutta questa sollecitudine nello spaventare le mamme che non utilizzano il congedo parentale! Però poi per fortuna il 30 marzo il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha imposto all'INPS di dire che non succedeva niente in questa situazione, che si chiamano voucher anche quelli ma non sono dei voucher, è un contributo che viene dato per una prestazione non di lavoro ma di servizio e per questi bimbi che vanno all'asilo nido. E questo lo si trova anche nella scheda della presentazione di riassunto della Camera: lo sottolineo perché in questi giorni abbiamo ricevuto tante e-mail, tante telefonate, tante preoccupazioni da queste famiglie, che non avevano nessun bisogno di preoccuparsi; anche questo ha dimostrato come su questa abrogazione dei voucher si voleva caricare una grande tensione e una grande paura.

Noi comunque diciamo che siamo ovviamente d'accordo sul fatto che si ripensi strutturalmente ad una possibilità di retribuzione regolare del lavoro meramente accessorio e occasionale, e che si aiutino le famiglie nel modo più facile possibile; quello però che ci teniamo a dire è che vogliamo che il nuovo intervento che verrà fatto tenga conto che bisogna favorire le aziende, favorire le famiglie, ma ricordarsi che non può essere che tutto il risparmio sia solo ed esclusivamente a carico del lavoratore e della lavoratrice, e quindi che qualunque formula si pensi sia una formula che tiene conto anche del fatto che già esiste un problema per la pensione dei giovani, perché sempre la legge n. 335 del 1995 ha abrogato l'integrazione al trattamento minimo per tutte le pensioni contributive. Noi ovviamente abbiamo anche delle proposte per le pensioni dei giovani, e pensiamo che quello che si spende in termini di integrazione al trattamento minimo e di assegno sociale possa diventare un assegno di base su cui sommare tutti i contributi effettivamente versati.

Quindi pensare a tutti i contributi effettivamente versati. Vorremmo che nel montante contributivo di ogni lavoratore e lavoratrice, anche con questa nuova formula che verrà inventata e pensata per sostituire i voucher, vi sia una formula che tenga conto che il montante contributivo da aumentare non è solo un vantaggio per il lavoratore, ma è la dimostrazione che vogliamo vivere in un Paese sociale, in un Paese civile, in un Paese che garantisca ai nostri anziani, visto che peraltro pare che la nostra aspettativa di vita continua ad aumentare, la possibilità di avere una pensione dignitosa con la quale vivere tranquillamente e possibilmente bene fino all'ultimo giorno della propria vita, non a carico della società e della collettività complessivamente, ma potendo pagare dei servizi anche con la propria pensione.