Discussione generale
Data: 
Lunedì, 29 Novembre, 2021
Nome: 
Andrea Romano

A.C. 3374

Grazie, Presidente. Io credo, Presidente, che l'arrivo della variante cosiddetta Omicron, di cui abbiamo tutti parlato o sentito parlare in questi giorni (un arrivo peraltro atteso dentro un contesto molto variabile, come quello dell'epidemia COVID), appunto l'arrivo della variante Omicron, dicevo, credo che ci abbia ricordato, in caso l'avessimo dimenticato, quali possono essere le immediate conseguenze della pandemia quando questa pandemia conosce fasi che escono o rischiano di uscire dai confini del controllo. Queste conseguenze, Presidente, sono chiusure nazionali, come quelle che stanno avvenendo in molti Paesi europei (mi riferisco alla chiusura dello spazio aereo o al divieto di particolari tratte di volo), chiusure economiche, crollo delle Borse, perdita di valore economico e perdita, quindi, anche di lavoro, tutte conseguenze concrete e reali.

Va detto, ancora una volta, che la variante Omicron, cosiddetta Omicron, non è l'ultima, probabilmente, e non è neanche la prima variante di fronte alla quale ci troviamo. Questo cosa ci dice? Ci dice, innanzitutto, che ancora una volta siamo in presenza di un avviso molto importante sui tratti fondamentali di questa pandemia, che è un fenomeno reale, che è un fenomeno ancora estremamente pericoloso, che è un fenomeno estremamente pericoloso sia per la sicurezza sanitaria delle nostre società in tutto il globo, sia per quanto riguarda, naturalmente, la sicurezza economica di tutto il pianeta. Presidente, il COVID è un fenomeno reale, è un fenomeno concreto, è un fenomeno ancora estremamente pericoloso.

Lo ricordo - a rischio anche di ripetere fatti forse banali - perché, ancora una volta, in queste settimane, in questi mesi è stato raccontato il contrario da tanti irresponsabili che hanno descritto il COVID come un'impostura, come un'invenzione, come una sorta di truffa mediatica o politica, come il pretesto per conculcare libertà e diritti che non sarebbero minimamente minacciati da quanto accade ormai da molti mesi di fronte a noi. Dobbiamo dire, ancora una volta, Presidente, che non è così. Il punto di partenza della nostra discussione politica, anche in questo caso, deve essere ricordare a tutti noi e al Paese che la verità è che siamo di fronte ad un'epidemia estremamente pericolosa, estremamente mutevole ed estremamente subdola.

A mio parere, nella retorica del cosiddetto negazionismo - perché di questo si tratta, quando mi riferisco al fenomeno rappresentato da coloro che, in questi mesi, hanno continuato a sostenere che il COVID fosse un'impostura –, l'aspetto particolarmente negativo è che questa retorica si riferisce ai diritti e alle libertà, descrivendo un attacco ai diritti e alle libertà che sarebbe nascosto nelle politiche sanitarie contro il COVID e pretendendo di difendere quei diritti e quelle libertà meglio di quanto noi, tutti insieme, questa maggioranza - mi riferisco, naturalmente, alla maggioranza di Governo molto ampia che, anche in questo caso, propone alle Camere questo provvedimento - stia facendo.

Voglio citare una recente affermazione venuta da un collega di Fratelli d'Italia che credo tra poco parlerà, l'onorevole Mollicone, che, il 15 novembre scorso, disse, cito credo esattamente le sue parole: quanto sta avvenendo è colpa del capitalismo tecno-sanitario della sorveglianza. Ora io non so, anche per ignoranza personale, a cosa si riferisse, nel concreto, onorevole Mollicone quando ha parlato di capitalismo tecno-sanitario della sorveglianza, però so che, a fronte di una retorica, come quella che ha descritto poco fa, che, in fondo, nega, alla base, la pericolosità del COVID, descrive il COVID come un'impostura, descrive le politiche sanitarie che stiamo adottando come un attacco ai diritti e, a volte, utilizza, come ha fatto l'onorevole Mollicone, espressioni così alate, come “capitalismo tecno-sanitario della sorveglianza”, c'è un partito che fa ricorso a questa retorica per criticare, alla radice, politiche sanitarie che hanno a cuore la sicurezza economica e sanitaria dei nostri cittadini e c'è, invece, un altro partito, in questo caso il Partito Democratico, che, nello specifico, si occupa di difendere i diritti minacciati da quella che possiamo certamente definire la società della conoscenza che ha dentro di sé pericoli per la privacy, pericoli per i diritti individuali, che derivano anche dall'adozione di nuovi strumenti tecnologici. A cosa mi riferisco, Presidente? A un pezzo importante di questo provvedimento che il Partito Democratico ha voluto modificare al Senato con un emendamento che, di fatto e di diritto, introduce una moratoria di tre anni sull'adozione di tecniche di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici. Un fatto da non sottovalutare, Presidente, un fatto nuovo, estremamente importante. È la prima volta che accade in Europa che si introduca una moratoria nelle tecniche di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici. E perché lo abbiamo voluto, naturalmente insieme ai nostri alleati di Governo? Perché sappiamo bene quanto queste tecniche, soprattutto in un'epoca così complicata e difficile, come quella che stiamo vivendo, portino dentro di sé un rischio concreto ai diritti di ognuno di noi, ai diritti di privacy, ai diritti individuali, ai diritti, a volte, anche di movimento di ciascuno di noi e noi lo abbiamo voluto modificare, abbiamo voluto rispondere a questa percezione del pericolo con una modifica di legge importante che, tra l'altro, ha stabilito uno standard a livello europeo. Infatti, ricordiamolo ancora una volta che il Parlamento europeo avrà tre anni di tempo per definire linee di condotta comuni su questo tema fondamentale, ma, nel frattempo, l'Italia, su proposta del PD, condivisa nei nostri alleati di Governo, ha introdotto una moratoria. Tra l'altro, un riferimento che può essere interessante per tutti noi legislatori è che, nel contratto di Governo tedesco, sulla base del quale sta nascendo il nuovo Governo tedesco, c'è un esplicito riferimento al bisogno che la nuova coalizione che governerò la Germania nei prossimi anni, introduca e faccia proprio, per l'appunto, un divieto, di fatto, all'adozione di tecniche di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici.

Perché ho voluto citare questo passaggio, Presidente? Perché è un esempio concreto di come, di fronte ad una retorica, a mio parere sbagliata e pericolosa, che, ancora una volta, voglio ripeterlo, descrive il COVID, in fondo, come un'impostura e le politiche di sanità che stiamo adottando come spesso una violazione dei diritti di ognuno di noi, c'è, invece, un partito e una parte politica che tengono insieme, che si preoccupano di tenere insieme i diritti con tutele sanitarie. E lo stiamo facendo, anche innovando in modo importante la legge.

Torno al COVID, Presidente. Poco fa dicevo che quello che abbiamo di fronte è un fenomeno pericoloso, subdolo, ma anche estremamente mobile, mutevole - parlavamo di varianti, parlavamo della variante Omicron- e dobbiamo dirci che l'unica strategia che funziona di fronte a un nemico subdolo e mobile come il COVID è una strategia ispirata al pragmatismo, quindi, una strategia ispirata all'adozione di risposte che siano insieme elastiche e rigorose, elastiche perché, da un lato, devono essere capaci di adattarsi ad un contesto che cambia molto rapidamente, ma, dall'altro, devono essere capaci di tener fermo l'unico principio valido erga omnes ovvero il principio secondo il quale vaccinazioni e distanziamento sociale sono gli unici strumenti certi di cui disponiamo. Per questo, io credo Presidente che la politica debba fare ogni passo necessario per consolidare le vaccinazioni e per ribadire la centralità del distanziamento sociale.

E dobbiamo anche domandarci, Presidente: esiste, forse, un'alternativa alla strategia delle vaccinazioni, alla strategia del distanziamento sociale? Certo che esiste quell'alternativa e quella alternativa si chiama lockdown, si chiama ritorno alle chiusure, si chiama ritorno all'auto confinamento, a cui siamo stati costretti per tanto tempo - ce lo ricordiamo noi e se lo ricordano certamente gli italiani di cosa rappresentarono quei mesi di auto confinamento -, si chiama obbligo di chiusura, si chiama, alla fine della fiera, vittoria del COVID. E questa è la vera alternativa alla strategia delle vaccinazioni e del distanziamento sociale. E chi davvero, in buona fede, si batte perché l'Italia superi definitivamente l'emergenza COVID, non può che accogliere positivamente l'utilizzo del green pass e le modifiche a questo utilizzo che sono state introdotte in maniera pragmatica di fronte al mutevole cambiamento di questo scenario. Così come io credo che chi si batte per superare definitivamente l'emergenza COVID non può che auspicare che la campagna vaccinale proceda speditamente e senza ostacoli. Lo sanno, tra l'altro, meglio di noi, gli operatori economici, di qualunque settore, lo sanno meglio di noi tutti coloro che hanno avuto un danno economico, professionale, di lavoro dall'emergenza COVID e che vogliono fortissimamente che non vi siano più le chiusure e le limitazioni che hanno imposto a gran parte d'Italia tanti dolorosi sacrifici.

Per questo, occorre andare avanti su questa strada, la strada delle vaccinazioni, del green pass, del distanziamento sociale, dove è opportuno. E questo è il messaggio evidentemente ripetitivo, ma che non dobbiamo stancarci di ripetere, per l'appunto, se vogliamo essere all'altezza della responsabilità che anche la politica ha su di sé, in questi mesi, ormai in questi anni, e anche su questa base io credo che verremo giudicati dalle generazioni future, ognuno di noi, ogni partito politico rappresentato in quest'Aula verrà giudicato da chi verrà dopo di noi, perché se vogliamo dire la verità agli italiani, dobbiamo dirgli questo: vaccinazioni e distanziamento sociale.

Quanto al decreto oggetto della nostra discussione, Presidente, rapidamente mi avvio alla conclusione, ricordo che si stabilisce, in linea generale, che, nelle zone gialle, fermi restando i posti a sedere per assegnati, la distanza interpersonale di almeno un metro e la capienza consentita non superiore al 50 per cento della capienza massima autorizzata, non vi siano più limiti al numero massimo di spettatori, mentre, invece, nelle zone bianche, non è più necessario il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro e la capienza consentita passa, appunto, al 100 per cento di quella massima autorizzata. Ricordo anche che si prevede un incremento nel limite di capienza delle strutture destinate ad accogliere il pubblico negli eventi sportivi, così come, in particolare, ferme restando naturalmente le altre previsioni, si stabilisce che, dall'11 ottobre del 2021, non sia più necessario il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro tra i visitatori. Questo Presidente - e concludo davvero - è un provvedimento utile, in perfetta continuità con quanto è stato fatto nei mesi di pandemia dai due Governi che hanno gestito la pandemia, ispirato a quel criterio di pragmatismo, di elasticità, ma anche di rigore che è necessario in questo passaggio e sappiamo anche che, purtroppo, non sarà questo, con ogni probabilità, l'ultimo provvedimento che quest'Aula dovrà adottare per gestire l'emergenza COVID.

Ma io credo che se, nonostante la distanza politica che ci separa, questa Camera dei deputati saprà progressivamente convergere su un messaggio di verità da dare agli italiani certamente daremo un nostro punto di contributo affinché l'emergenza COVID sia finalmente superata.