Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Martedì, 3 Marzo, 2015
Nome: 
Alessandro Bratti

A.C. 2894

Signora Presidente, onorevoli colleghi, siamo al settimo decreto-legge che riguarda l'Ilva di Taranto. Ritengo questa serie di provvedimenti sia stata inevitabile. Inevitabile perché per garantire il prosieguo dell'attività dell'impresa e nel contempo provvedere ad un risanamento ambientale serio e realisticamente possibile le procedure esistenti non avrebbero consentito tale percorso. Da questa considerazione, si sviluppano le numerose deroghe alle norme ordinarie in campo ambientale e giuridico che troviamo in questo decreto-legge. 
È di fatto un lavoro che avanza per passi successivi. Oggi siamo ad un punto decisivo che riguarda la possibilità di avere a disposizione quasi 2 miliardi di euro per consentire di attuare tutte le indicazioni contenute nel Piano ambientale. Stiamo parlando dell'acciaieria più grande d'Europa, di 15.500 dipendenti diretti e un indotto che dà lavoro a circa altre 10.000 persone. La chiusura dell'Ilva significherebbe la perdita di un pezzo dell'industria italiana legata alla meccanica. 
Non intervenire oggi vorrebbe dire consegnare alle generazioni future un cimitero industriale di proporzioni gigantesche con tutti i problemi ambientali, sociali e sanitari relativi. Ricordo sempre a coloro che pensano di essere i custodi dell'ambientalismo in quest'Aula che il più grande disastro ambientale della storia mondiale si è verificato a Bhopal in India e quell'impianto era in fase di chiusura. Questo innanzitutto dobbiamo evitare ! Si è arrivati a questo percorso coraggioso da parte del Governo a causa di una gestione sconsiderata, per non dire criminogena, che ha provocato un impatto ambientale eccezionale e conseguenti problemi sanitari di una gravità estrema. Pensare, quindi, di affrontare il risanamento di quell'area e conseguentemente il suo rilancio produttivo con strumenti ordinari è, lo ripeto, assolutamente impossibile. Si poteva scegliere o di fare morire questa grande industria, lasciando centinaia di ettari contaminati per decenni in attesa di risolvere i contenziosi giuridici, oppure tentare la via più complicata, ma la più sfidante e innovativa: quella del risanamento del sito, rilanciando un'attività produttiva che – come è scritto nella nuova autorizzazione ambientale – deve applicare le migliore tecnologie possibili così come previsto dall'Europa. Un percorso nuovo, complesso ma che per la prima volta – unico caso in Europa – si è tradotto in un commissariamento pubblico di una grande azienda privata per motivi ambientali. 
Sarebbe interessante ricostruire la storia degli ultimi anni anche per comprendere chi chiedeva davvero l'applicazione della normativa ambientale, quindi dell'AIA, e chi invece tergiversava magari cercando la compiacenza dei vertici dell'azienda. 
Nel 2010, il Partito Democratico, unica forza politica, propose, attraverso più risoluzioni in questo Parlamento, un'applicazione più rigorosa della normativa ambientale, ma Lega e PdL, che allora – lo ricordo – governavano insieme, respinsero nettamente questa proposta. 
Quindi lo dico tramite lei, signora Presidente, ad alcuni colleghi del MoVimento 5 Stelle e anche di SEL: si leggano gli atti parlamentari o magari digitino su Google il termine «benzopirene», per rendersi conto di chi, in tempi non sospetti, ha sollevato in quest'Aula il grave pericolo ambientale e di salute pubblica che si stava determinando in quell'area. 
Siamo stati noi del Partito Democratico. E noi del Partito Democratico siamo grati alla magistratura per il grande lavoro svolto che si è tradotto in iniziative importanti verso i responsabili dei numerosi illeciti compiuti sia di natura ambientale che amministrativa. 
Nella discussione al Senato sono state apportate modifiche importanti. Penso ai tempi massimi di attuazione degli interventi previsti dall'AIA, che rimangono fissati all'agosto 2016 con un piano ambientale che andrà attuato integralmente e alle risorse messe a disposizione per assicurare adeguati livelli di tutela della salute pubblica attraverso la realizzazione di una più efficace lotta ai tumori . 
Occorre accelerare sulle bonifiche. Le risorse , quasi 200 milioni di euro, in parte sono già disponibili. Con la costituzione di un unico tavolo di coordinamento si semplificheranno e velocizzeranno le procedure. Proprio la scorsa settimana è stato annunciato dalla ditta che ha vinto l'appalto, che in 150 giorni, si provvederà, grazie agli 8 milioni messi a disposizione dal Governo, alla messa in sicurezza e alla bonifica del quartiere Tamburi. 
Si realizza con questo decreto-legge una consistente iniezione di risorse finanziarie all'azienda garantita dallo sblocco dei fondi Fintecna e una disponibilità di linee di credito ordinarie per circa 260 milioni di euro. Ciò consentirà di riavviare il rapporto sia produttivo sia finanziario, ora fortemente indebolito, tra l'Ilva e l'indotto. Ma il cuore del provvedimento riguarda l'acquisizione delle risorse per attuare il piano ambientale. Obiettivo che oggi viene garantito, con maggiori certezze, dalla norma inserita nel decreto-legge, con cui si esplicita, in modo più stringente, il procedimento per rendere disponibili in capo all'amministrazione straordinaria le risorse già sequestrate ai fratelli Riva da parte della procura di Milano, pari a 1 miliardo 200 milioni di euro, a cui potrebbero aggiungersi altri 700 milioni di euro. 
Ricordo – e questa è una novità determinante – che con l'entrata in vigore, dal 2 gennaio di quest'anno, della norma sull'autoriciclaggio, questi soldi, oggi depositati in Svizzera, sono sostanzialmente bloccati e, così come ha riportato il procuratore Greco, nelle diverse audizioni parlamentari, nessuno può utilizzarli per altri scopi, pena la commissione di un reato. 
Fino a 400 milioni di euro, assistiti dalla garanzia dello Stato, serviranno per avviare gli investimenti impiantistici e di ammodernamento tecnologico degli altiforni. Tutte queste complesse serie di operazioni porteranno alla futura cessione o all'affitto dell'Ilva ad una newco. Quindi, non una statalizzazione, come qualcuno ha voluto sostenere, ma si metterà sul mercato un'azienda viva e risanata ambientalmente. 
Importanti sono gli interventi per la tutela delle imprese dell'indotto, sia di natura finanziaria sia fiscale e sarà nostro compito – non si preoccupi la Lega Nord – di vigilare perché tutte le aziende dell'indotto siano tutelate. 
Infine, voglio ricordare i 10 milioni messi a disposizione per la messa in sicurezza e il trasferimento dei 17 mila fusti di materiale radioattivo e di scorie chimiche del fatiscente deposito di Statte. Una situazione di grave pericolo ambientale, che da 25 anni permane su quel territorio, che oggi vede la possibilità concreta di essere risolta. Su questo occorre un impegno chiaro del Governo, perché quel materiale deve essere portato via senza aspettare il 2025, anno di realizzazione del deposito di superficie, ma al più presto, perché ciò è tecnicamente possibile. Vi sono, poi, altre due questioni fondamentali su cui chiediamo, come Partito Democratico, che il Governo si attivi immediatamente: una riguarda il tema dell'uso degli scarti di acciaieria e del loro utilizzo per i rilevati ferroviari e i sottofondi stradali. Come abbiamo detto nel corso della discussione in Aula e fatto presente con diversi ordini del giorno, non si può risolvere un problema creandone degli altri. Quella norma va cambiata in un prossimo provvedimento: non possono esserci ambiguità nelle interpretazioni dei parametri inquinanti. Così come è necessario il potenziamento del personale della struttura dei controlli di Arpa Puglia, con particolare attenzione a quello operante a Taranto. E ricordo a SEL che la regione Puglia poteva intervenire da un pezzo sul potenziamento di questa agenzia che, ricordo, è un'agenzia regionale e non statale. 
In conclusione, signor Presidente, il Partito Democratico voterà favorevolmente su questo provvedimento. La storia della città di Taranto è legata a quella di una grande città di guerrieri, la città di Sparta dell'antica Grecia. Una popolazione, quella tarantina, che ha di fronte una grande battaglia, che da troppi anni è costretta a combattere da sola e che noi, Governo e Parlamento, dobbiamo contribuire a vincere, cioè la sfida che vede la tutela dell'ambiente e della salute coesistere con l'occupazione. Noi del Partito Democratico siamo convinti che questa battaglia i tarantini, per tutti gli italiani, la vinceranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).