Dichiarazione di voto finale
Data: 
Giovedì, 23 Giugno, 2022
Nome: 
Lucia Ciampi

A.C. 3591-A

Illustre Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare riguarda tutte le consultazioni elettorali che si sono tenute e si terranno nell'anno 2022. Un testo necessario per supportare il corretto svolgimento delle votazioni che si sono svolte e che si svolgeranno nel corso del 2022 e che è stato migliorato dalla discussione parlamentare. Non solo, quindi, il referendum sulla giustizia svolto nei giorni scorsi, ma i rinnovi dei consigli comunali di circa mille comuni e che hanno coinvolto 9 milioni di italiani. Le norme presenti saranno quindi vigenti per i ballottaggi di domenica prossima e per le elezioni regionali della Sicilia previste per l'autunno. Il provvedimento prevede in sintesi e limitatamente alle elezioni previste per il 2022 le seguenti norme. Per quanto riguarda l'articolo 1, viene sancito che l'elettore provveda a inserire personalmente la scheda nell'urna, in deroga alle normative vigenti, che dispongono invece la consegna della scheda al presidente del seggio.

L'articolo 2 prevede l'applicazione, in virtù dello svolgimento contemporaneo in alcuni comuni del referendum e delle elezioni amministrative, della normativa prevista per i referendum per gli adempimenti comuni, per il funzionamento degli uffici elettorali di sezione e per gli orari di votazione. L'articolo 3 sancisce l'allestimento di apposite sezioni elettorali nelle strutture sanitarie che ospitino reparti COVID-19 ovvero di seggi speciali nei comuni privi di sezione ospedaliera. L'articolo 4 disciplina l'esercizio del voto presso il domicilio per gli elettori sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di quarantena o di isolamento fiduciario per COVID-19. L'articolo 5 stanzia risorse e prevede interventi per la sanificazione dei locali sedi di seggio elettorale per le consultazioni elettorali. L'articolo 6 riduce a un terzo il numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione delle liste e candidature limitatamente alle elezioni comunali e circoscrizionali dell'anno 2022; riduce dal 50 al 40 per cento il numero dei votanti richiesto per la validità delle elezioni amministrative nei comuni con meno di 15 mila abitanti nei casi in cui sia stata ammessa e votata una sola lista; esclude, ai fini della determinazione del numero degli elettori iscritti nelle liste elettorali di tali comuni, il numero degli elettori iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero che non esercitano il diritto di voto.

In terzo luogo, rinvia dal 2022 al 2023 l'applicazione in via sperimentale di modalità di espressione del voto in via digitale per le elezioni politiche, regionali, amministrative ed europee e per i referendum.

L'articolo 6-bis, approvato dalla Commissione referente in sede di dibattito parlamentare, consente a forze minori, comunque radicate, di essere esentate dalla raccolta delle firme per le politiche in modo da poter scegliere liberamente se collegarsi attraverso candidature uninominali comuni con altre liste già aventi l'esenzione, senza dover anticipare eccessivamente la scelta dei candidati comuni. L'articolo 7 apporta modifiche, infine, alla legge 27 dicembre 2001, n. 459, recante norme per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero, da applicare alle consultazioni elettorali e referendarie indette successivamente all'entrata in vigore del decreto-legge, disponendo l'istituzione presso le corti d'appello di Milano, Bologna, Firenze e Napoli di un ufficio decentrato per la circoscrizione Estero.

Il provvedimento ha anche cercato di affrontare la disciplina dell'esenzione delle firme per le elezioni politiche. Il criterio tradizionale è quello della trasformazione dei voti in seggio operata dal sistema elettorale a inizio legislatura; tuttavia, in cinque anni il panorama elettorale è cambiato, è cambiato molto, ed allora è necessario aggiornare i criteri. Nell'esame si è inserita una doppia flessibilità che considera l'apporto delle forze minori alle politiche ed anche la realtà di nuovi gruppi parlamentari. Resta, ora, nei prossimi provvedimenti, da completare il sistema, tenendo conto dell'importanza delle elezioni europee successive alle politiche e della partecipazione al meccanismo del 2 per mille, così come affermato in un ordine del giorno accolto dal Governo e che dovrà avere prossimi, tempestivi sviluppi.

Tutto ciò, per evidenziare le finalità prioritarie di questa legge, le cui disposizioni e i cui effetti non si sono esauriti la scorsa domenica, ma saranno vigenti per alcuni mesi e che sono essenzialmente tre: la prima finalità è stata quella di accorpare il referendum con le elezioni amministrative, promuovendo, quindi, la partecipazione al voto, tentando di contrastare l'astensionismo e producendo, al tempo stesso, notevoli risparmi per la finanza pubblica, stimati in circa 200 milioni di euro. Nonostante le polemiche strumentali di qualche forza politica, la partecipazione al voto, in particolare, ai quesiti referendari, è stata quindi incentivata. Sicuramente, viste le ultime votazioni che hanno registrato una scarsa affluenza sarà opportuna una successiva riflessione sullo strumento referendario. Mi sono permessa questo inciso per sottolineare che la politica, quella seria, non può demandare ai cittadini riforme strutturali che competono alle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'approvazione di giovedì scorso al Senato della riforma del CSM è il successo della politica che si prende le proprie responsabilità e trova una sintesi equilibrata, con la profonda convinzione che il rapporto tra eletti ed elettori si concretizzi in Parlamento e non solo nei selfie e nelle piazze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Passiamo alla seconda finalità del provvedimento; la seconda finalità è stata quella di garantire l'effettuazione del voto in piena sicurezza, limitando i contatti, effettuando efficaci sanificazioni e prevedendo il voto per i malati di COVID; purtroppo, perché dico questo? Perché il COVID non è sparito, ma continua purtroppo a diffondersi; le sue varianti circolano ancora nel nostro Paese e ancora oggi lo strumento più efficace che abbiamo a disposizione è la prevenzione. Senza fare allarmismi, è evidente che si stia verificando una nuova ondata estiva; in sette giorni, infatti, citando i dati della scorsa settimana, si è registrato un netto rialzo dei contagi e sono saliti purtroppo anche i decessi. Un aumento dei decessi è stato confermato anche dall'Organizzazione mondiale della sanità: a livello mondiale sono aumentati del 4 per cento nella settimana tra il 6 e il 12 giugno, dopo cinque settimane di calo. Sicuramente gli accorgimenti previsti dal presente decreto hanno contribuito e contribuiranno a contrastare la pandemia, ma anche in questo caso non sono mancate le polemiche strumentali; come tutti sappiamo, la mascherina ai seggi ad oggi non è obbligatoria, ma fortemente raccomandata.

Nonostante ciò, anche in questo caso, ci sono stati leader politici che hanno avuto il coraggio di criticare l'obbligatorietà dei dispositivi di protezione durante il voto, non sapendo che era semplicemente consigliata, criticando, quindi, apertamente e a favore della telecamera l'uso delle mascherine e nel dubbio addirittura di tenerla. Scusate questo secondo inciso, ma chi gioca con la pancia del Paese, sapendo di essere in malafede, alimentando disinformazione, paura e malcontento, merita di essere criticato, soprattutto quando ogni giorno ci rammenta la sua responsabilità e le sue capacità per il governo della nazione.

Passiamo, infine, e mi avvio a concludere, alla terza finalità del provvedimento in esame, quella di favorire i processi democratici nei piccoli comuni con popolazione inferiore a 15 mila abitanti. Sono centri che rappresentano, non solo numericamente, una fetta consistente della popolazione nazionale; si tratta di cittadini che oggi, soprattutto a causa dello spopolamento dei loro comuni, rischierebbero il commissariamento, se non si fosse abbassato il quorum, il numero dei votanti richiesto per la validità delle elezioni. Anche in questo caso, il Parlamento ha accolto le indicazioni e le sollecitazioni degli enti e degli amministratori locali. La scelta di ridurre il quorum strutturale, dal 50 al 40 per cento, dei comuni sotto i 15 mila abitanti, evitando altresì di computare gli iscritti AIRE non votanti, come già si era previsto nel 2021, è quindi una scelta giusta e necessaria, come è giusto e necessario rendere stabile e a regime tale cambiamento, approvando l'articolo 1 della proposta di legge attualmente in discussione alla Camera è già approvata dal Senato. Sarà opportuno, anche in questo caso, continuare il processo di riforme legate al governo dei piccoli e piccolissimi comuni, per garantire ai cittadini guide stabili e agli amministratori risorse strumentali e tutele adeguate per poter svolgere nel migliore dei modi i loro compiti. Per questi motivi, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).