Discussione generale
Data: 
Lunedì, 16 Giugno, 2025
Nome: 
Toni Ricciardi

A.C. 2448

 

Grazie, Presidente. Buon inizio di settimana, mi verrebbe da dirle, Sottosegretaria Siracusano. Il relatore, poc'anzi, ha giustamente assolto il suo compito formale di raccontarci di che cosa si parla e lo ha fatto con dovizia di particolari e la precisione e la sobrietà che questa Aula richiede, però, allo stesso tempo, se mi è consentito, lo ha fatto facendo passare il tutto come se stessimo trattando di una tecnicalità tale per addetti ai lavori che nessuno, al di fuori di quest'Aula, si preoccupa di comprendere. In realtà, Presidente, quando parliamo di tasse, stiamo parlando del tema che da secoli interessa il rapporto tra il potere costituito, in questo caso lo Stato, e i cittadini che lo Stato rappresenta e, a sua volta, lo Stato deve garantire a costoro, in seguito al pagamento delle tasse, servizi e diritti. Mettiamola così, perché quando si parla di delega fiscale, quando si parla di rapporto tra lo Stato, la pressione fiscale, la modalità attraverso la quale tu chiedi un contributo da parte dei cittadini, significa che sono le basi del contratto sociale - avrebbe detto Rousseau - che il potere fa con i cittadini.

Detto questo di premessa, Presidente, diciamoci anche una seconda cosa: se noi oggi ci troviamo qui, ci troviamo intanto per colpa vostra e grazie ai CAF, perché voi siete intervenuti in una maniera annunciata come rivoluzionaria, come un cambio paradigmatico - è una frase che utilizzate ricorrentemente, sempre di più, immaginando che ci sia un cambio di passo nel Paese, nella gestione politica del Paese -, ma, in realtà, noi ci troviamo qui grazie alla denuncia dei centri di assistenza fiscale (cosiddetti CAF) della CGIL, che si sono resi conto che c'era un problema e si sono resi conto, per come avete scritto e immaginato la norma, che invece di avere quel beneficio all'incirca di 150 euro, che il relatore prima ha sottolineato, rischiavano di pagare di più rispetto a quello che la stessa legge, nel principio, doveva immaginare di colmare e di sanare.

E, ancora, si è fatto sostanzialmente un intervento che era stato raccontato come una misura che cercava di lenire, perché è complesso intervenire sulle tasse. È facile dall'opposizione venire qui a dire che avete sbagliato tutto, è facilissimo. È complesso e difficile per tutti da sempre, tuttavia - tuttavia - una materia così delicata necessitava di annunci meno folkloristici - e lo dico con tutto il rispetto che vi porto - ma con una concretezza d'azione. In realtà, questa misura si è trasformata nell'ennesima penalizzazione per quelli che le tasse le pagano certamente, che sono i lavoratori dipendenti e i pensionati.

Allora, questo è accaduto: era stata raccontata come la rivoluzione copernicana, in realtà ha sottoposto a difficoltà, all'interno delle difficoltà generali - l'inflazione, il carovita, il potere d'acquisto che decresce sempre più - ha creato un'ulteriore difficoltà. In realtà, diciamocelo, colleghi e colleghe, e mi rivolgo alla cortesia della Sottosegretaria Siracusano: con tutti gli sforzi che voi avete compiuto, perché io immagino che chiunque cerchi di amministrare la cosa pubblica nell'interesse delle persone che rappresenta, del Paese in questo caso, ma soprattutto cercando anche di incidere, perché è chiaro che ha interesse anche di cercare nuovo apprezzamento nella base popolare. E, purtroppo, signori e signore, ci dispiace: voi siete il Governo che ha aumentato la pressione fiscale; voi siete il Governo che, dal 2023 al 2024, ha aumentato la pressione fiscale di un 1,2 punti. Tradotto: avete aumentato le tasse in questo Paese. Ci avevate raccontato la rivoluzione della flat tax - chi la voleva in un modo, chi la voleva in un altro -, in realtà avete aumentato le tasse. E le avete aumentate esattamente su quel corpo elettorale, quei cittadini verso i quali, come ho detto in premessa, vi siete rivolti per stabilire un nuovo patto sociale, sui pensionati e sui dipendenti. I dipendenti e i pensionati sono coloro - lo ricordo a me stesso - che, come sapete, non hanno facoltà di poter aggirare o interpretare la norma. Io mi ricordo che, in un esame di economia, passammo molto tempo a discutere e il professore ci spiegava la differenza tra evasione ed elusione, che è una di quelle tante materie sulle quali tu rifletti; parole che poi hanno un significato. Ecco, ovviamente noi stiamo parlando di persone che né possono evadere, né possono eludere. E, allora, per chi l'avete fatto?

E, ancora, è mai possibile? E, poi, tu capisci perché la Presidente del Consiglio va all'assemblea dei dottori commercialisti, che io rispetto, e viene acclamata: e grazie. Allora, qualcuno ci può spiegare perché, nonostante si tenda ad andare verso un processo legislativo di semplificazione, in questo Paese fare la dichiarazione delle tasse è ancora oggi materia complicata? Perché, in questo Paese, un cittadino e una cittadina, nove su dieci, debbono rivolgersi a qualcuno e, se hanno, putacaso, avuto la fortuna di poter acquistare una casa o di fare un leasing o qualcosa, devono andare per forza dal commercialista, perché altrimenti la dichiarazione dei redditi, tra le varie riforme o non riforme che avete fatto in questi anni, rischia di non venirne a capo e rischia di commettere un reato nei confronti dello Stato.

E, allora, ci potete spiegare perché si continua a complicare? Io ricordo a me stesso: c'è stata una stagione politica nella quale fu introdotta la precompilata, che era un modo, in un certo senso, di semplificare la vita alle persone. Perché io non riesco a capire come facciate a mantenere un punto di coerenza se, appena arrivati, avete parlato, in barba alla storia politica delle democrazie, di pizzo di Stato; cioè le tasse le avete interpretate come pizzo di Stato. E qual è stata la risposta? Aver complicato la procedura, aver innalzato le tasse, perché le avete aumentate, e allo stesso tempo siete andati a colpire sempre e comunque i soliti noti, coloro che non hanno facoltà di poter incunearsi nella difficoltà burocratese della norma e, allora, sono costretti a stare a quello che automaticamente gli viene sottratto.

Ma facciamo un esempio: un lavoratore con reddito lordo da 33.000 euro, a seguito delle norme inserite nella legge di bilancio, poc'anzi richiamata, del 2025, finisce per ritrovarsi in busta paga 44 euro di aumento rispetto ai 100 di aumento lordo che ha avuto. Quindi, con una tassazione, un prelievo del 56 per cento. Ma la cosa straordinaria, il punto nodale sul quale vi siete superati… e da questo punto di vista noi ringraziamo la funzione e il lavoro che i CAF compiono, perché noi riteniamo che i corpi intermedi abbiano ancora un valore di una democrazia, soprattutto in questo Paese. E credo che forse, ogni tanto, anche per rispetto di queste donne e di questi uomini, che offrono un servizio di semplificazione dove lo Stato non c'è, dove lo Stato non è in grado di intervenire, andrebbero ringraziati, invece che bastonati.

Perché voi siete il Governo che bastona i patronati, voi siete il Governo che fa le campagne di comunicazione contro questo mondo, perché è esattamente quel corpo intermedio che o non risponde come deve rispondere ai vostri desiderata o, evidentemente, smaschera - come in questo caso - una disattenzione. La dico così, voglio essere - come dire - cortese perché io immagino che se uno non fa non sbaglia, quindi vi voglio concedere anche la possibilità di dire: abbiamo commesso un errore, perché questo è lo stato dell'arte. Allora capiamoci su questo perché noi, rispetto a questa cosa, ovviamente siamo disponibili a non fare le barricate ma non - mi sia consentito - per rispetto politico nei vostri confronti, ma per rispetto di quelle persone che rischiano di essere ulteriormente penalizzate da questa norma fatta male.

Inoltre, c'è questo grande “non detto-detto” che ogni tanto spunta perché quando tu dici a qualcuno che sono state aumentate le tasse la prima risposta che vi viene da dare è: eh, ma noi abbiamo rinnovato il cuneo fiscale, bene - il cuneo contributivo, anzi -, l'abbiamo modificato. Abbiamo modificato il cuneo contributivo trasformandolo da contributivo a fiscale e questo che cosa ha generato? Perché poi, alla fine, noi siamo anche un Paese nel quale quando si fa una norma con tutti i presupposti corretti ognuno di noi immagina di scrivere qualcosa per il bene della collettività, però ognuno di noi dovrebbe ogni tanto avere pure l'umiltà - secondo me - di valutare ex post la ricaduta di quell'atto normativo che compie, ed è la ragione per la quale noi siamo qui oggi, e lo ripeto costantemente.

E allora rispetto a questo, a queste modifiche che voi avevate introdotto sbagliando, i contribuenti tra gli 8.500 e i 9.000 euro rischiavano di subire un taglio netto di 1.200 euro. Allora voi capite che sbagliare sugli acconti Irpef è grave, ma non è grave perché solo perché ti sfalsano le tabelle con le quali tu fai tutti i documenti di finanza pubblica in questo Paese; no, è grave perché colpisce direttamente e immediatamente le persone più fragili, le persone più deboli, le persone che hanno dei redditi che non sono sufficienti per poter giocare con le vostre alchimie normative. Allora diciamoci una parola di verità, colleghe colleghi. Diciamoci che voi vi siete incamminati in un percorso di riforma fiscale che porta ad agevolare alcune classi sociali, alcune fasce sociali - uso l'espressione “fasce sociali” e non classi sociali, così so di avere la benevolenza del Presidente -, però questo è il dato, cioè queste modifiche tendono sempre più ad andare ad agevolare non la classe media, la middle class della quale discutiamo da decenni e che è entrata sempre più in difficoltà, ma tendono ad andare ad agevolare coloro che hanno di più in barba al principio della progressività fiscale e in barba al principio che chi ha di più contribuisce di più, sempre nel rispetto di quel patto sociale che Rousseau ci ha insegnato secoli fa. E allora che cosa si fa? Come si interviene? Si interviene con l'ennesima pezza e l'ennesima toppa come state facendo oggi, e noi da questo punto di vista, oltre che prenderne atto e ringraziare per l'ennesima volta perché è utile, Presidente - a parte la mia memoria che tende a esser stanca -, ma è utile ricordarlo alle cittadine e ai cittadini, soprattutto anche alle colleghe e colleghi che, più di una volta, non hanno perso occasione per accusare i sindacati, i patronati, la stessa CGIL e con essa tutto questo mondo di essere più come un fastidio che altro.

In questo caso ci sarebbe dovuto essere, probabilmente - e lo dico abusando della cortesia personale del relatore -, un attimo di attenzione a monte in più nel fare un processo che si è perso, che è quello della concertazione ma quella reale, non quella finta in base alla quale convochi i sindacati a Palazzo Chigi facendo finta che ci hai parlato ma, in realtà, è già deciso. Dovremmo tornare a una stagione di concertazione preventiva nella quale siedano attorno a un tavolo tutte le parti. Noi stessi, in questo luogo, siamo rappresentanti di parte, di una parte, ma abbiamo il dovere e il compito di cercare le convergenze massime possibili affinché le varie parti che noi rappresentiamo possano sentirsi rappresentate in toto, e questa è la politica.

Il Governo ha il diritto di governare ma ha l'obbligo di rappresentare l'interezza di queste parti che noi, invece, rappresentiamo, e da questo punto di vista, care colleghe e colleghi, credo che questo sia l'ennesimo episodio di una distrazione. Il problema sapete qual è? Non è l'errore possibile. Il problema è che noi vorremmo capire se la distrazione è un inciampo di percorso - e quello può succedere a chiunque - o se è voluta, perché qui è la domanda, perché quando tu introduci una norma che genera dei calcoli, quei calcoli - ecco, un po' di finanza creativa - alla fine impattano rispetto alle tabelle di bilancio, di prospettiva economico-finanziaria che tu proponi, dopodiché fai delle correzioni ma intanto quelle cifre che tu avevi dato per assunte stanno lì.

Allora io credo, noi crediamo che non sia così, crediamo più che altro in un errore tecnico ma non vorremmo che questa cosa si ripetesse, e chiudo Presidente.

Guardate, le tasse, il lavoro e gli stipendi sono probabilmente l'argomento o gli argomenti chiave della disputa politica, sempre, perché sono quelle materie che toccano la carne viva delle persone, e sono quelle cose sulle quali, in un modo o nell'altro, ognuno di noi può avere ricette diverse e visioni diverse, ma averla una visione. Allora noi, purtroppo, constatiamo che c'è una difficoltà di visione, e anche quando ci venite a dire che l'occupazione ha raggiunto il record massimo, guardi Presidente, è come se uno dicesse: io sono il più alto del villaggio.

Ah ok, e qual è l'altezza media del villaggio nel quale vivi? 1,50 metri, io sono 1,60 metri e allora sono il più alto di tutti. In realtà, però, se vai al villaggio a fianco qual è l'altezza media? 1,70 metri. E in quell'altro? 1,80 metri. E in quell'altro? 1,90 metri. E in quell'altro? Due metri. In sostanza, noi possiamo pure aver raggiunto il massimo del tasso di occupazione, ma attenzione, vi state dimenticando il fattore. Noi siamo un Paese che dal punto di vista demografico decresce, quindi evidentemente si allarga sempre di più la fascia di età di non produttività delle persone e quindi, abbassandosi la fascia d'età e la platea di coloro che sono abili al lavoro perché siamo un Paese dove i pensionati crescono di più, dove la longevità - viva Dio, almeno ogni tanto plaudiamo di una notizia positiva: si vive più a lungo nel nostro Paese rispetto ad altri - ti abbassa ovviamente il numero di coloro che sono potenzialmente reclutabili al lavoro e quindi, ergo, ti aumenta in percentuale la percentuale.

E questo è un dato. In realtà, se noi ci andiamo a confrontare con i villaggi vicini, noi siamo sempre 1,60 metri in un villaggio di 1,50 metri, ma i villaggi vicini (che sarebbero gli altri Paesi europei), ci condannano ad essere il Paese con i salari più bassi d'Europa. Siamo il Paese con i salari più bassi del G20, siamo il Paese dove il potere d'acquisto è fermo da oltre trent'anni per responsabilità di tutti.

Però, se la condizione è questa, dovremmo assolvere tutti al principio cardine: quello di dire la verità ai cittadini e alle cittadine e cercare di immaginare che, rispetto a questioni del genere, che toccano i principi cardine, come ho detto all'inizio, che significa il patto sociale tra lo Stato e i cittadini - si tenda ad essere un tantino più cauti, un tantino più sensibili e un tantino più accorti ogni tanto ad ascoltare anche le ragioni dell'opposizione, che tende ogni tanto a darvi dei suggerimenti per evitare di commettere insieme, non da soli, meno errori possibili.