Dichiarazione di voto di fiducia
Data: 
Lunedì, 27 Novembre, 2023
Nome: 
Paolo Ciani

A.C. 1458-A

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, oggi siamo chiamati a votare la fiducia sull'ennesimo decreto-legge che contiene rilevanti modifiche in materia di immigrazione. Ennesimo perché l'attuale Governo detiene il record di essere intervenuto in questa materia per ben quattro volte in un solo anno e tutte le volte mediante decretazione d'urgenza: prima con il cosiddetto decreto ONG, con cui ha deciso di complicare l'azione e addirittura punire coloro che, con navi private, compiono salvataggi di persone in mare; poi è stata la volta del cosiddetto decreto Cutro, che cinicamente ha preso il nome del luogo di una strage e conteneva misure volte a peggiorare le condizioni di persone nella stessa condizione di quelle morte nel naufragio e che, di fatto, ha abolito la protezione speciale; poi c'è stato il decreto-legge n. 124, una norma sul Mezzogiorno del Paese, in cui avete infilato norme in materia di immigrazione, non so se per la grande passione che avete per il Sud e i migranti, con l'estensione del periodo di permanenza nei CPR fino a 18 mesi.

Ed arriviamo ad oggi alla discussione del decreto-legge n. 133. Oltre tutto questo, c'è il nuovo accordo con l'Albania, per costruire su suolo albanese centri di accoglienza italiani. Capiremo meglio in futuro, su questo parleremo meglio. Ma mi lasci sottolineare un aspetto: la Presidente del Consiglio, l'altro giorno, in Senato, su questo argomento, ha detto che il provvedimento verrà in Parlamento. Ecco, lo dico a lei e, tramite lei, a tutto il Governo, ai colleghi e a tutti i nostri concittadini: non è una concessione generosa, quella di venire a discutere in Parlamento! Sono le nostre regole! È la Costituzione all'articolo 80, non è una concessione! Lo ricordo a chi ha detto che non era necessario, nel Governo e nella maggioranza! E lo stesso vale per la discussione di oggi: perché porre l'ennesima fiducia? Perché strozzare il dibattito in Commissione? Perché privarsi di un confronto in Aula? Avete i numeri dalla vostra: perché umiliare nuovamente il Parlamento nella sua funzione legislativa? Io un dubbio, oggi, ce l'ho e riguarda il contenuto di questo provvedimento, e alla fine lo espliciterò. Eppure, continuate con la decretazione d'urgenza, tanto vituperata dalla Presidente del Consiglio e dall'attuale maggioranza quando sedeva nei banchi dell'opposizione. Perché? Una fiducia a settimana: ma per quale motivo?

Ma torniamo all'urgenza. C'è un'urgenza nelle tematiche che stiamo trattando? Io penso di sì: la prima e più grave urgenza è quella delle troppe persone che muoiono ancora in mare nel tentativo di raggiungere l'Europa. Questa è l'urgenza! E le misure adottate sino a questo momento, purtroppo - dico purtroppo! - non sono riuscite a rispondere all'esigenza del diritto alla vita e non sono state in grado di raggiungere gli obiettivi che tutti auspicavamo. La volontà di colpire il traffico di esseri umani dovrebbe innanzitutto essere dettata dall'esigenza di salvaguardare la vita delle persone. Ed invece questa norma sembra avere altre urgenze: quella di ridurre possibilità di difesa; di dare meno tutela alle donne vittime di violenza; di raddoppiare la capienza dei luoghi, derogando alle norme di edilizia e, quindi, abbassando gli standard qualitativi. E non entro nelle vicende delle espulsioni, perché chi tratta questi argomenti da anni sa bene che il problema non è prolungare i tempi o costruire nuovi luoghi di detenzione, ma i rapporti e gli accordi con gli Stati di provenienza.

Ma è soprattutto sui minori che questo provvedimento dà il peggio di sé. Lo avevamo detto nell'illustrare le pregiudiziali di costituzionalità, ma in Commissione la maggioranza è riuscita a peggiorare un testo già pessimo: prolungando ulteriormente il limite dei giorni di trattenimento da 30 a 45 per chi ha meno di 16 anni, e da 90 a 150 giorni - 5 mesi! - per quelli che hanno dai 16 anni in su. Complimenti davvero! Cosa avete contro questi ragazzi? Che paura vi fanno? Ricordo a tutti le misure che risultano particolarmente allarmanti sui minori non accompagnati: quelle relative alla possibilità concessa al prefetto - in caso di momentanea indisponibilità di strutture ricettive temporanee dedicate - di disporre il provvisorio inserimento dei minori, qualora ad una prima analisi appaiano essere di età superiore a 16 anni, nelle strutture di prima accoglienza e di accoglienza straordinaria per adulti. Minori in strutture per adulti: disposizioni che creano grave allarme sotto il profilo della promiscuità che verrebbe inevitabilmente a crearsi tra adulti e minori, con possibili conseguenze anche sotto il profilo della sicurezza del minore.

Una scelta, dunque, questa, che si pone in drammatico contrasto con il principio del rispetto del superiore interesse del minore, oltre che rappresentare una grave discriminazione tra minorenni italiani e stranieri. Le numerose norme internazionali ed europee che tutelano i minori, così come la copiosa giurisprudenza in materia, menzionano chiaramente il dovere di rispettare e promuovere questo superiore interesse in tutte le procedure che lo riguardano, senza alcuna eccezione, anche in caso di situazioni emergenziali, soprattutto in queste situazioni, mi verrebbe da aggiungere. In mancanza di ulteriori interventi, l'accoglienza dei minori non accompagnati in tali strutture risulterebbe, dunque, in palese violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.  

A tutto ciò si aggiunga l'altrettanto grave procedura introdotta dall'articolo 5 del provvedimento in esame, che prevede che, in caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati, l'autorità di pubblica sicurezza, in deroga alle disposizioni del 2015, possa disporre lo svolgimento di rilievi antropometrici e di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti all'individuazione dell'età, così derogando al protocollo multidisciplinare per la determinazione dell'età dei minori non accompagnati. Queste previsioni derogatorie, oltre ad essere inutilmente coercitive nei confronti dei minori non accompagnati, finiscono per introdurre una differenza immotivata anche sulla metodologia utilizzata per determinare l'età del minore in relazione al momento in cui è giunto in Italia e sembrano violare in modo palese il principio di ragionevolezza, come elaborato dalla giurisprudenza costituzionale, prevedendosi procedimenti e standard diversi per conseguire il medesimo obiettivo, ovvero condurre in modo rigoroso l'accertamento dell'età.

Peraltro, va osservato che l'Italia ha già subito una condanna dalla Corte di Strasburgo su questo. Si tratta della sentenza Darboe contro Italia, che aveva ad oggetto il caso di un minore che era stato tenuto per alcuni mesi in promiscuità con gli adulti nel centro di Cona, in provincia di Venezia, dopo che era stato sottoposto all'esame radiografico del polso e della mano, ritenuto, quindi, maggiorenne. In quella sentenza, la Corte ha affermato che determinare se un individuo sia minore è il primo passo per riconoscere i suoi diritti e mettere in atto tutte le misure assistenziali necessarie. Infatti, se un minore viene erroneamente identificato come maggiorenne, possono essere adottate gravi misure in violazione dei suoi diritti, censurando, in quel caso, il comportamento dell'Italia.

E, ancora, l'articolo che deroga ai parametri di capienza massima previsti per i centri di accoglienza straordinaria e governativi, consentendo di collocare un numero di richiedenti fino al doppio della capienza massima prevista, con varie ripercussioni, ovviamente, sui più basilari diritti dei richiedenti. Desta grave preoccupazione una previsione di legge senza alcuna considerazione di carattere qualitativo né di rispetto dei bisogni delle persone, che raddoppia i posti di accoglienza in strutture straordinarie che garantiscono già, dopo le riforme del 2023, un livello di servizi molto bassi.

Lo dico ora: non ve la prendete domani con chi farà ricorso e con i giudici che accoglieranno quei ricorsi. Tutti questi provvedimenti - potrei andare avanti su vari articoli - hanno un unico denominatore, che è sufficiente per giustificare e spiegare il nostro voto contrario alla fiducia su questo provvedimento. Questo provvedimento, come gli altri tre che menzionato all'inizio, ha purtroppo sotteso un pensiero: che i migranti possano essere trattati da cittadini di serie B o da sub-persone. Quello che vi dicevo sui ricorsi tenetelo a mente: questo provvedimento è l'ennesimo che si pone fuori dai confini del diritto derivante dalla Costituzione e dalle norme internazionali che il nostro Paese ha sottoscritto. Non sono i giudici a farvi i dispetti: siete voi che dovete rispettare la Costituzione.

E vengo al mio dubbio, al dubbio iniziale sul perché oggi c'è l'ennesima fiducia anche su questo provvedimento: forse per evitare che qualcuno in quest'Aula, anche tra i colleghi, prenda coscienza di cosa c'è scritto veramente in questa norma. Ecco, colleghi, ve lo semplifico io con due parole: con il vostro “sì” di oggi direte che un ragazzo o una ragazza arrivati in Italia da soli - provate solo a pensare a questo ragazzo -, quei ragazzi, con questa legge, avranno meno diritti dei minori italiani, saranno meno minorenni dei nostri figli. Cioè, invece, di proteggerli di più, li proteggeremo di meno. Che a voi questo sembri normale non ci credo; che vi sembri giusto non voglio crederlo. Per noi non lo è e ci batteremo per loro e i loro diritti con convinzione e per questo voteremo “no”.