Discussione generale
Data: 
Martedì, 4 Agosto, 2020
Nome: 
Laura Boldrini

A.C. 2619

Grazie, signor Presidente. Ministra Bonetti, mi fa piacere vederla in quest'Aula, colleghe e colleghi deputati, considero questo decreto-legge un atto doveroso e anche coraggioso, un atto del Governo, che ringrazio, insieme al Presidente Conte, di avere agito tempestivamente, così come ringrazio lei signora Ministra e il Ministro Boccia per esservi adoperati a questo scopo. L'ho definito un atto doveroso perché vede, nessuna istituzione locale o nazionale può più ignorare o anche solo sottovalutare quel che dicono la Costituzione e le leggi dello Stato in tema di rappresentanza di genere ed è coraggioso, perché si è scelto, dopo le dovute consultazioni informali, di usare i poteri sostitutivi con un decreto su una materia molto delicata come quella elettorale, ma lo si è fatto per ribadire un principio, che è quello contenuto nell'articolo 51 della Costituzione. Cito: ”La Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”, le pari opportunità, sottolineo e, come sappiamo, quando nella Costituzione si dice “la Repubblica” si intendono tutti i livelli della rappresentanza istituzionale, nessuno escluso. L'intergruppo della Camera per le donne, i diritti e le pari opportunità, una volta appresa la notizia che il consiglio regionale pugliese non era riuscito ad introdurre la doppia preferenza di genere nella propria legge elettorale, sollecitò una risposta urgente, del tipo di quella che stiamo esaminando oggi, con una lettera al Presidente del Consiglio sottoscritta da numerose deputate di diversi gruppi politici. A questa nostra sollecitazione il Governo ha risposto con il decreto che stiamo discutendo e che ha un effetto concreto, cioè nelle prossime elezioni pugliesi le elettrici e gli elettori potranno esprimere due preferenze, per una donna e per un uomo, non potranno indicare due persone dello stesso sesso, pena la cancellazione della seconda preferenza. È quanto prescrive, tra l'altro, la legge sui principi generali del 2004, come modificata, ce lo ricordiamo tutti in quest'Aula, o quasi tutti, dalla legge numero 20 del 2016; ma la legge nazionale ora citata, appunto in materia di accesso alle candidature per le elezioni regionali, dice anche un'altra cosa e cioè - e cito – che, qualora la legge elettorale prevede l'espressione di preferenze, in ciascuna lista i candidati siano presenti in modo tale che quelli dello stesso sesso non eccedano il 60 per cento del totale, ma, a differenza della doppia preferenza di genere, non dice che cosa accade nel caso non si rispetti quella indicazione. Ora torniamo alla Puglia, per essere più chiari e proprio su questo punto: la legge elettorale pugliese prevede la misura che ho appena citato e cioè che in ciascuna lista i candidati dello stesso sesso non possono eccedere la percentuale del 60 per cento, ma indica una sanzione pecuniaria di lieve entità nel caso di inadempimento. Può accadere, cioè, che pagando una certa somma come sanzione, una formazione politica possa presentare una lista di soli uomini oppure con pochissime donne e a quel punto l'effetto della doppia preferenza di genere va - consentitemi l'espressione - a farsi benedire.

Mi direte: ma questo è un caso estremo, paradossale, nessuno farà questo, ma nel fare le leggi, come sapete bene, si devono prevedere anche i casi estremi che la norma può determinare e comunque io, anche a nome delle altre colleghe dell'intergruppo, chiedo alle forze politiche qui rappresentate e alle altre realtà pugliesi che si apprestano a comporre le liste dei candidati, di evitare questo caso estremo e di evitarci la vergogna di liste al maschile, quando la legge nazionale e la Costituzione ci invitano a fare il contrario. Voglio lanciare un appello, signor Presidente, un appello alle pugliesi e ai pugliesi: non votate, non votate le liste che dovessero ignorare l'esistenza stessa delle donne, non lo fate. E questo discorso, sia chiaro, vale per tutti, anche per la mia parte politica, perché tutti sono chiamati ad una prova di coerenza e di responsabilità. Abbiamo studiato, nella giornata di ieri, la possibilità di proporre un emendamento al decreto, che prevedesse appunto l'inammissibilità per quelle liste, nella competizione pugliese, che non dovessero rispettare il tetto del 60 per cento, ma la mancanza di un ancoraggio su questo punto, nella legge nazionale di princìpi, non lo ha reso possibile. Per questo il mio gruppo, il gruppo del PD, ha presentato un ordine del giorno e anche una proposta di legge, già depositata, che prevede l'inammissibilità, per le liste che non ottemperano alle disposizioni contenute nei principi generali; anzi, aggiungo io, questo deve essere previsto per tutte le competizioni elettorali, quelle europee, quelle nazionali, quelle regionali e quelle comunali, perché un principio è un principio se non si fanno sconti, altrimenti sono parole al vento. E poi pongo a tutte e a tutti voi questa domanda: perché 60-40? Qualcuno mi può dire perché 60-40 e non 50 e 50? Se l'esigenza è quella di rappresentare pienamente le donne nelle istituzioni, allora bisogna ricordare che le donne costituiscono oltre la metà della popolazione: rappresentiamo il 51 per cento della popolazione. E allora facciamolo, colleghi e colleghe, questo salto, una volta per tutte: 50 e 50. Se ne gioverebbe tutta la società e l'immagine stessa del nostro Paese nel mondo. Qual è il metro di misura per dire se un Paese è avanzato, se un Paese sta bene in salute, qual è il metro di misura? Mi direte: il PIL; mi direte: le infrastrutture, la digitalizzazione, l'intelligenza artificiale, i successi nella ricerca e nell'innovazione tecnologica. Certo, sono d'accordo, tutto vero, ma anche l'uguaglianza di genere: l'uguaglianza di genere rappresenta un parametro fondamentale nel livello di evoluzione di un Paese. Ma non ci dice nulla il fatto che oggi ci sono tre donne alla guida dell'Europa? Abbiamo la presidenza di turno tedesca, la cancelliera Merkel, abbiamo la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, abbiamo la Presidente della BCE, Lagarde, mentre noi, in Italia, in oltre settant'anni di Repubblica, non abbiamo mai avuto una Premier donna, mai. Ora, io non ignoro i passi avanti che abbiamo fatto, sono stati anche menzionati da altre colleghe: la prima Presidente donna del Senato, la Corte costituzionale e, in questa legislatura, il numero più alto di sempre di presenza femminile, ma la strada da fare è ancora lunga, se una misura come la doppia preferenza di genere, per una regione importante come la Puglia, la si è dovuta imporre per decreto del Governo nazionale. Strada molto lunga, colleghe e colleghi, e non è obiettivo irraggiungibile: se c'è la volontà politica tutto si può fare. Uno dei Governi della scorsa legislatura, il Governo Renzi, nacque con una composizione perfettamente paritaria, Ursula von der Leyen è riuscita a comporre una Commissione europea pressoché paritaria e non sono pochi i Governi che hanno Premier donne ed Esecutivi con pari rappresentanza e Paesi dove la maggior parte dei leader di partito sono donne. Non è impossibile, non è mission impossible, si può fare, ci vuole la volontà politica.

È un caso che Paesi come questi sono spesso tra i più solidi dal punto di vista economico e sociale? No! No, no, non è un caso! Una società che abbatte le discriminazioni ai soffitti di cristallo è anche una società più aperta, più solidale, più dinamica, più capace di guardare lontano, di immaginare il futuro. Per questo bisognerebbe che tutti e tutte ci convincessimo davvero che più peso - più peso! - alle donne nelle istituzioni, nell'economia e nella società è non solo un diritto inalienabile ma è anche un vantaggio per l'intero Paese.