Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 4 Agosto, 2020
Nome: 
Barbara Pollastrini

Grazie, Presidente, Ministra, Ministro. Come gruppo del Partito Democratico, teniamo e tengo a riconoscere al Governo un atto non scontato nella sua straordinarietà: la scelta di intervenire con decreto e la nomina di un commissario ad acta per sanare la ferita di una regione, la Puglia, che sarebbe andata al voto senza doppia preferenza di genere, anche - lo voglio dire, lo ricordava l'onorevole Fornaro - a causa di circa 2000 emendamenti presentati nell'ultima tranche possibile dal centrodestra di quella regione. Oggi, come mezzo secolo fa, in uno schiaffo ai diritti e alla modernità, questo avviene, diritti e modernità che hanno contrassegnato il lungo cammino di emancipazione delle donne, dalle suffragette dell'Ottocento, alle madri costituenti, ma anche a tante generazioni successive. Quella di ora, del Governo, è un'eccezionalità - lo diceva la Ministra - che mi auguro rimanga tale e suoni come monito anche per quelle realtà tuttora inadempienti: Calabria, Val d'Aosta, Piemonte, Friuli Venezia Giulia; non sono poche. Autonomia? Io “sì”, sono per l'autonomia regionale, ma a nessuno - dico: a nessuno - sia consentito violare i principi e le norme contenute nell'articolo 3 e nell'articolo 51 della Costituzione. Con questo decreto, infatti, si riconosce che - non saprei come altro dire - c'è un giudice a Berlino, in questo caso quasi una giuria popolare, fatta di associazioni, movimenti, che si sono mobilitati in una regione dove solo cinque sono risultate le donne elette su 51 consiglieri uscenti, mentre quella terra davvero bellissima esprime talenti femminili - nei percorsi scolastici, nella creatività, nella domanda di lavoro, nel volontariato - che hanno ogni straordinarietà. In questi mesi intensi e crudeli quante volte abbiamo sentito dire: dopo saremo migliori? Per me è un refrain ormai stucchevole, se non è accompagnato da regole necessarie e urgenti e da misure d'urto, che questo Governo e il risveglio di un'Europa più consapevole oggi consentono e, per certi versi, ci impongono. Quanti articoli, quanti commenti abbiamo letto su una pandemia, insieme sanitaria e sociale, che si dice senza confini, eppure - permettetemi di dirlo così - è in qualche modo classista, perché colpisce donne e giovani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), oltre ai più fragili e ai più poveri. Penso quindi all'urgenza - lo dicevano altre colleghe - di un piano shock, mirato al lavoro e alla parità degli stipendi, per questo il Parlamento è impegnato e il mio gruppo è impegnato a investimenti per nidi e servizi e al contrasto permanente di ogni violenza e - io aggiungo - di ogni illegalità. Per me, per noi, questo decreto dunque ha un valore simbolico, in una parola, vuole dire “basta”! Lo so, lo sappiamo, è un rammendo, è un rammendo che ricuce una tela, che il tempo ha fin troppo strappato. La legislazione attuale non può intervenire sulla decadenza delle liste regionali, che non rispettino la soglia del 40 per cento per ciascun genere - il minimo, io dico -, in assenza, come vorremmo, dell'obbligo di alternanza nel comporre liste, Governi, giunte e consigli di amministrazione. Il decreto si limita a prevedere una sanzione pecuniaria e anche, care colleghe e soprattutto cari colleghi uomini, suona come, o almeno io la ritengo, un'offesa, perché la presenza femminile nelle liste non può mai essere monetizzata, è un valore assoluto, senza il quale la democrazia perde il suo senso. Per questo, signor Presidente, presentiamo un ordine del giorno che sollecita il Governo ad agire subito per adeguare i principi necessari, come abbiamo depositato una proposta di legge che agisce in tal senso. Ma, signor Presidente, colleghe e colleghi, signora Ministra e signor Ministro, nel chiudere, mi permetta di dire che il tema che noi affrontiamo ha soprattutto a che fare con la qualità della democrazia, la selezione delle classi dirigenti, ovunque collocate, e l'immagine e la credibilità del nostro Paese, perché chiama in causa qualcosa di speciale, chiama in causa una visione del mondo e dei diritti umani che - lo ricordo - sono al contempo indivisibili perché sono insieme diritti politici, civili, cioè di rappresentanza, civili e sociali, quei diritti che spingono una studiosa illustre a chiedersi, in modo del tutto provocatorio forse per alcuni, se le donne sono considerabili e considerate umane, visto che nel mondo e nel cuore del nostro Occidente devono lottare per vedere riconosciuta la loro dignità, a partire dal rispetto del loro corpo, del rifiuto di un linguaggio d'odio e di un maschilismo ovunque serpeggiante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E, allora, mi dico: la partecipazione delle donne alle istituzioni spero possa restituire senso e persino moralità a una politica, che troppo spesso scivola in uno scontro tra potentati, familismi, cordate, o l'illusione populistica dell'uno vale uno. Per questo, il tema della rappresentanza deve farci riflettere sull'accesso alle cariche elettive, che non potrà mai e non deve tornare ad essere una questione di censo, come ormai succede in molte parti d'Italia, né di visibilità. Ne parleremo a proposito della legge elettorale nazionale e di un referendum che ha bisogno di trovare un equilibrio, che oggi manca.

Anche per questo riconosco il senso del messaggio contenuto nel decreto attuale, e questa è la ragione per cui noi, il gruppo del PD, approva, dice il suo sì, ma non si accontenta. Lo dico in quest'Aula: non si accontenta! Sappiamo che la democrazia è tale quando è esigente, a partire da ciascuna e ciascuno di noi. In questo caso, l'hanno detto altre e altri, si dice: fatto il decreto, trovato l'inganno. Ciò perché potrà esserci chi non inserirà donne nella lista a costo di pagare la sanzione pecuniaria; potrà esserci questo ulteriore schiaffo. Ma in questo serve la politica, servono i movimenti, come un faro di monitoraggio, una specie di bollinatura - fatemela dire così -, una bollinatura pubblica di qualità: il rifiuto a votare liste dove non si è affermata e garantita l'alternanza di donne e di uomini, perché nulla come i diritti e le libertà delle donne sono una conquista da rinnovare ogni giorno, una conquista da difendere di fronte al tentativo costante, permanente di annullarla, come vorrebbe un certo oscurantismo sempre pronto a colpire. Lo dico perché alla fine la politica è questo: è una visione, un punto di vista, un'idealità e una lotta. E per quanto ci riguarda, in questo momento è l'ora di un orgoglio ancora più vivo, femminile e femminista, ma, aggiungo, di una capacità, di un'alleanza con uomini che vogliono radicalmente cambiare logiche e finalità del potere. Lo voglio dire alle colleghe più giovani: è sempre meglio scegliere, magari con un po' di autonomia, che essere scelte.