Dichiarazione di voto finale
Data: 
Martedì, 17 Gennaio, 2023
Nome: 
Antonella Forattini

A.C. 698-A

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, il decreto che andremo a votare a breve, che prevede il prolungamento delle operazioni di voto anche nella giornata di lunedì degli appuntamenti elettorali del 2023, va a ripristinare - per ora solamente in deroga per quest'anno - la vecchia modalità di voto in due giornate, sorpassata dalla necessità, più che condivisibile, di operare un sensibile risparmio per le casse dello Stato, concentrando in un'unica giornata il voto. Peccato che tale scelta abbia comportato una continua emorragia di elettori che, piuttosto di scegliere chi votare, hanno preferito una delega in bianco. Non sfugge che questo prolungamento sia stato deciso in coincidenza con le elezioni regionali di due regioni importanti per il Paese, sapendo che le regionali non sono un appuntamento a cui i cittadini sono affezionati. Soprattutto, non sfugge che per la prima volta in Lombardia si vota separati dalle politiche e, forse, chi ha preso questa decisione lo ha fatto con il timore di perdere consensi. Le elezioni regionali non sono certamente quelle a cui gli elettori sono più affezionati. Se analizziamo, infatti, i dati del 2018, risulta chiaro come la percentuale di astensione sia importante: in Lombardia, pari al 26,2 per cento; nel Lazio, pari al 32,8 per cento. Il buon funzionamento di una democrazia, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche, l'effettiva rappresentatività delle istituzioni stesse dipendono, in primo luogo, dalla partecipazione dei cittadini alle elezioni. Un sistema è democratico, infatti, se le decisioni pubbliche, le leggi, i decreti e gli altri provvedimenti sono deliberati direttamente dai cittadini nei referendum o da persone che essi hanno scelto con il loro libero voto per rappresentarli, appunto, nelle elezioni politiche o amministrative. Dunque, la partecipazione è non soltanto un valore democratico da sostenere e affermare, ma anche lo strumento concreto del funzionamento reale della democrazia, le cui istituzioni sono sostenute e rispettate da cittadini che credono e possono riconoscersi in esse. E ci credono tanto più, quanto più hanno contribuito a forgiarle, direttamente o indirettamente. In ogni democrazia, conseguentemente, le istituzioni cercano di norma di fare tutto il possibile per sostenere, agevolare e favorire la partecipazione dei cittadini alle elezioni. Il decreto che andiamo ad approvare oggi, invece, non risolverà certamente il problema del crescente astensionismo, ma può fornirci un'occasione per riflettere e per avviare un percorso serio in questa direzione. In Italia la partecipazione al voto, un tempo altissima, è venuta progressivamente declinando ed è cresciuto il fenomeno dell'astensionismo, sintomo e causa insieme di una progressiva crisi di rappresentatività delle istituzioni. Oggi possiamo tranquillamente dire che l'astensionismo è il primo partito nel nostro Paese. Hanno stimato che l'astensionismo volontario rappresenti circa dal 15 al 20 per cento degli elettori, che non votano per protesta, perché, appunto, non si riconoscono nei partiti che si presentano alle elezioni, mentre il 10-15 per cento lo fa per indifferenza. Uno studio più recente, però, ha proposto un'analisi di questo fenomeno, mettendo in evidenza gli ostacoli che dovrebbero essere rimossi per favorire la più ampia partecipazione al voto. Noi stiamo diventando un Paese vecchio, un Paese di vecchi, e sappiamo quanto i nostri anziani siano affezionati al voto, mentre, invece, una popolazione più giovane non abbia questa affezione. Quindi, noi dovremmo cercare di favorire questa ampia partecipazione al voto, rimuovendo tutti quegli ostacoli e favorendo così una più alta partecipazione, come peraltro stanno sperimentando altri Paesi democratici.

Se non si affronta il tema dell'educazione alla democrazia, la disaffezione nei confronti della politica è destinata a continuare e con essa, appunto, anche l'astensionismo. Pertanto, ben vengano tutte quelle iniziative, come quella che stiamo approvando, che volgono a incentivare il diritto di voto.

Per questa ragione noi, come Partito Democratico, voteremo a favore su questo provvedimento, ma ci aspettiamo di più: ci aspettiamo di più perché, come abbiamo avuto modo di illustrare anche attraverso gli ordini del giorno che sono stati presentati prima, chiediamo che si arrivi, ad esempio, a concretizzare il voto dei fuori sede. Parliamo di 5 milioni di persone che potrebbero votare e, quindi, spiace constatare che venga data loro solo l'opportunità di valutare un possibile loro diritto di voto. Quindi, votando a favore su questo provvedimento chiediamo veramente un passo in più.

Oggi noi ci aspettavamo che questo decreto potesse vedere molte più misure di tipo amministrativo, anche se il problema - non ci nascondiamo dietro a un dito - è un problema anche di crisi dei partiti che si presentano oggi sulla scena politica, ma - ripeto - noi dobbiamo poter valutare tutte quelle misure che ci possano portare a una controtendenza rispetto a questo astensionismo, che è veramente diventato dilagante e che non può rappresentare il primo partito che si presenta alle elezioni.