Dichirazione di voto di fiducia
Data: 
Mercoledì, 22 Febbraio, 2023
Nome: 
Maria Cecilia Guerra

A.C. 888

Grazie, Presidente. Questo Milleproroghe è in primo luogo un'occasione mancata. Poteva essere utilizzato per iniziare a sciogliere alcuni dei tanti nodi lasciati aperti da una legge di bilancio assolutamente inadeguata alla situazione, ma non è stato così. Mi riferisco, ad esempio, al sottofinanziamento della sanità, perché in legge di bilancio non si è tenuto conto degli effetti dell'inflazione sui costi dei beni e servizi, la cui offerta ai cittadini rischia, quindi, di essere drasticamente ridotta. Mi riferisco al nodo dell'energia, per la quale si è adottata una prospettiva di brevissimo respiro. Ricordo, infatti, che le risorse stanziate in legge di bilancio finiscono il 31 marzo e dal 1° aprile non si sa cosa succederà. Il pasticcio che il Governo ha fatto con l'intervento sulle accise e sui carburanti non fa ben pensare. Penso poi al superamento della pesante ingiustizia operata su Opzione Donna, una misura già molto penalizzante per le donne, che sono state ulteriormente castigate dalle decisioni discriminatorie adottate in legge di bilancio. La considerazione della maternità a fini pensionistici, che potrebbe utilmente essere declinata con il riconoscimento dei contributi figurativi e, quindi, tradursi in pensioni più alte per le madri, riconoscendo così il valore del tempo che esse hanno dedicato alla cura, viene invece declinata in termini punitivi nei confronti delle donne che madri non sono diventate. La Ministra Calderone si era impegnata a dare una soluzione a questo problema il prima possibile. Nell'attesa di questa soluzione abbiamo chiesto con forza almeno il ripristino delle condizioni precedenti. Siamo rimasti inascoltati. Ma anche laddove le risposte sono state date, specialmente grazie al lavoro dei nostri colleghi al Senato, si è trattato molto spesso di risposte parziali, che, come tali, hanno creato discriminazioni irragionevoli. Questo è vero, ad esempio, nel caso delle proroghe del diritto allo smart working per i lavoratori fragili e per i lavoratori con figli al di sotto dei 14 anni. Le proroghe concesse, pure importanti, discriminano ingiustamente i lavoratori del settore pubblico rispetto a quelli del settore privato, perché solo a questi ultimi è riconosciuto il diritto allo smart working in presenza di figli con meno di 14 anni. E discriminano ingiustamente anche, fra i lavoratori fragili, quelli che possono e quelli che per mansione non possono accedere allo smart working. Questi ultimi perdono il diritto, prima riconosciuto, a vedere equiparata l'assenza dal lavoro, resa necessaria dalla loro fragilità, al ricorso ospedaliero. Rischiano così di superare il numero di giornate di malattia a cui hanno diritto e rischiano, quindi, il licenziamento.

Che questo decreto crei discriminazioni è vero anche per il percorso di stabilizzazione dei lavoratori del comparto sanitario. Il decreto riconosce, giustamente, la stabilizzazione del personale sanitario ed amministrativo assunto durante l'emergenza COVID, e questo è un risultato importante che condividiamo. Ma è ingiusto e incomprensibile che rimanga escluso dalla stabilizzazione il personale tecnico e professionale, tra cui, ad esempio, tutti gli assistenti informatici. Allo stesso modo, ingiustizie si sono create per le risorse che sono state doverosamente trovate per l'accoglimento dei migranti nel comune di Lampedusa Linosa, ma che mancano drammaticamente per altri comuni impegnati sullo stesso fronte, fra cui, ad esempio, sempre in Sicilia, Porto Empedocle e Pozzallo. Mancavano i soldi per sanare queste ingiustizie? Eppure 70 milioni, di cui 24,5 nel solo 2023, sono stati facilmente trovati per coprire i costi di un'ulteriore dilatazione dei 12 condoni fiscali già previsti in legge di bilancio, a cui ci eravamo strenuamente opposti.

Il Milleproroghe estende agli enti territoriali la facoltà di utilizzare per i propri tributi alcuni istituti cosiddetti di deflazione del contenzioso, quali la regolarizzazione agevolata di omessi pagamenti di rate dovute, e amplia le loro opportunità di scelte relativamente al ricorso al saldo e stralcio. Viene, in particolare, riconosciuta ai comuni la possibilità di ricorrere non più solo allo stralcio parziale, come prevedeva la legge di bilancio, ma anche allo stralcio integrale, comprensivo non solo di sanzioni e interessi, ma anche della quota capitale. Questa decisione di affidare ai comuni la scelta di adesione totale o parziale ai condoni relativi ai propri tributi e di differire ulteriormente i tempi di questa scelta, pone i cittadini dei vari territori in condizioni molto diverse, da un lato, e molto incerte, dall'altro, contribuendo ad alimentare le iniquità del nostro sistema fiscale e del nostro sistema di riscossione. Pone, inoltre, i territori in concorrenza l'uno con l'altro.

Signor Presidente, con le sue mille proroghe, questo decreto avrebbe dovuto prioritariamente confermare quei provvedimenti temporanei, adottati in passato, che hanno dato un buon risultato e che andrebbero mantenuti in vista di una loro sistemazione in norme permanenti. Avrebbe poi dovuto confermare quei provvedimenti per i quali continuano a sussistere le ragioni che ne avevano determinato la necessità. Lo si è fatto solo in parte. Sono stati, infatti, abbandonati interventi che avevano mostrato la loro efficacia. Mi riferisco, ad esempio, alle due misure alternative alla detenzione in carcere introdotte in periodo pandemico per contrastare il sovraffollamento delle carceri e che si rivolgono sia ai detenuti che già godono di licenze o permessi premio straordinari, sia a quelli in regime di semilibertà con pena residua di durata inferiore ai 18 mesi. Nessuno, dico nessuno, di coloro che hanno beneficiato di queste misure, ha reiterato condotte illecite, né nel 2021, né nel 2022, nei 2 anni, cioè, in cui la misura è stata in vigore. Si tratta, quindi, logicamente, di misure preziose, che andrebbero messe a regime, senza costi per lo Stato, con benefici per la collettività. E invece questo Governo non ne ha voluto sapere, bocciando le nostre proposte. Perché? Allo stesso modo non si è proceduto a prorogare il personale del Ministero dell'Interno, che nelle prefetture si occupa delle procedure di protezione internazionale. Si è così rinunciato, ad un tempo, alla tutela di questi lavoratori, a fronteggiare l'emergenza ucraina che ancora dura e a dare risposte in tempi certi a chi richiede protezione, rendendo più efficace l'accoglienza nel nostro Paese. Anche in questo caso, una miopia di cui non si capisce il senso.

L'arbitrio e la casualità nel prolungamento dei contratti dei lavoratori precari - a te “sì” e a te, invece, “no” - si sono poi accompagnati al balletto delle graduatorie, alcune prorogate e altre no, senza alcuna logica. E ancora, un numero rilevante di piccoli comuni si troveranno a non poter prorogare l'incarico di vice segretario affidato a funzionari con adeguati requisiti, perché la nostra proposta di proroga da 24 a 36 mesi non è stata accolta, e questo a fronte della nota carenza di segretari comunali nelle more della conclusione dei corsi di formazione avviati a seguito delle procedure concorsuali terminate e di quelle già autorizzate. Come faranno questi piccoli comuni, molti dei quali montani, ad approvare i bilanci nei tempi previsti dalla legge? Abbiamo scampato qualche pericolo, signor Presidente, ad esempio per quanto riguarda l'approvazione in Commissione al Senato della proroga dei diritti televisivi sul calcio da 3 a 5 anni, su cui si è, poi, dovuto fare marcia indietro. Si è, invece, deciso di non decidere sulle concessioni balneari, congelando la situazione in essere per un ulteriore anno. Ciò lascia gli operatori dell'impresa balneare, per un altro anno, in una situazione di incertezza sulla propria attività e, quindi, sulla possibilità di investire in essa. Questa non decisione non è neppure di aiuto per gli utenti, che potrebbero beneficiare di una migliore qualità e/o di un minor costo dei servizi che acquistano. Il rinvio di un anno, inoltre, è una soluzione che ci espone a difficoltà nei confronti dell'Unione europea, com'è avvenuto, puntualmente, per la Spagna.

Sulla non legittimità dell'inserimento di provvedimenti di questo tipo in sede di conversione di un decreto-legge, andrebbero, poi, ascoltati i rilievi critici del Comitato per la legislazione della Camera, che ha reso un parere molto esplicito in questo senso, parere ignorato.

Tante altre cose si potrebbero aggiungere, Presidente, ma, in conclusione, posso dire che, pur in presenza di alcune norme positive, alla cui approvazione abbiamo dato il nostro concorso, siamo di fronte a un provvedimento che si è dedicato più ai mille rivoli d'interesse particolari che ad affrontare in termini trasparenti, equi ed efficienti il tema delle proroghe. Un provvedimento che ha creato nuove ingiustizie e dato poche risposte, un provvedimento che tradisce, ancora una volta, l'improvvisazione e l'insufficienza di questo Governo, a cui noi del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista oggi confermeremo con convinzione la nostra non fiducia.