Dichiarazione di voto finale
Data: 
Martedì, 21 Febbraio, 2023
Nome: 
Vinicio Giuseppe Guido Peluffo

A.C. 771-A

Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghi deputati, la Camera è chiamata oggi alla conversione di questo decreto del Governo dello scorso 14 gennaio che ha delle caratteristiche piuttosto particolari. La nostra Costituzione, all'articolo 77, prescrive che i decreti-legge debbano avere carattere di necessità e di urgenza. Dov'è l'urgenza di questo decreto? È stato emanato quando tanti cittadini, andando alla pompa di benzina, si sono accorti degli ulteriori aumenti del costo dei carburanti. Allora, se è chiara la necessità di abbassare i prezzi, quale è la causa di questi aumenti a gennaio?

Ebbene, Presidente, l'aumento è dovuto dalla scelta del Governo di interrompere gli sconti sulle accise introdotti dal Governo Draghi e che il Governo Meloni ha deciso di far concludere il 31 dicembre scorso. Una scelta legittima, che ha, però, un effetto diretto nelle tasche degli italiani. Quello che, invece, non è legittimo è che esponenti della maggioranza e del Governo, anziché assumersi fino in fondo questa responsabilità, abbiano provato a scaricare la colpa degli aumenti sui gestori degli impianti, accusandoli di speculazioni. Accuse che sono state smentite dal Governo stesso, evidentemente a sua insaputa, perché, mentre, da un lato, accusava di speculazione i benzinai, dall'altro, sul sito del Ministero dell'Ambiente, che pubblica i prezzi medi alla pompa, risultava che nella prima metà di gennaio, quando sono aumentati i prezzi, gli incrementi sono stati di 16 centesimi al litro rispetto alla settimana precedente, quando la riduzione degli sconti sulle accise incide per 18 centesimi al litro.

C'è un'evidente simmetria tra la decisione del Governo e il corrispondente aumento, non c'è, quindi, alcuna speculazione. Ed è inaccettabile la criminalizzazione di un'intera categoria per nascondere i danni delle vostre decisioni, con un ulteriore paradosso: la Meloni, che presiede un Governo che accusa i benzinai, è la stessa che, quando era all'opposizione, girava un video in cui andava dal benzinaio per dire che è lo Stato ad essere il cattivo, che la colpa del caro benzina non è del gestore, ma del Governo che non taglia le tasse. Il Governo della Meloni, che prometteva il taglio delle accise, le ha ripristinate al loro massimo, ha fatto alzare i prezzi dei carburanti e ha dato la colpa agli altri. Questo è quello che è successo.

Veniamo al testo. Intanto, nel titolo c'è un richiamo ridondante alla trasparenza, quando questo settore è stato oggetto di numerosi interventi nel corso degli anni ed è oggi uno dei settori più trasparenti, dove, casomai, la questione è la piena applicazione della normativa vigente, più che un decreto d'urgenza.

E, su questo aspetto, l'unico elemento di novità è in ragione di un emendamento delle opposizioni, l'unico che avete approvato, che permette di fare un passo in avanti, facendo dialogare le piattaforme dell'Anagrafe degli impianti esistenti e dell'Osservatorio prezzi, che raccoglie i prezzi comunicati dai gestori. Finalmente queste piattaforme dialogheranno e permetteranno di fare emergere le zone d'ombra.

Ma il problema principale di questo decreto è che non interviene sulla vera urgenza, cioè non riduce il costo dei carburanti, anzi la parte più controversa del provvedimento riguarda l'introduzione del prezzo medio a livello regionale, a cui corrisponde il relativo onere per i gestori di esporre cartelli aggiuntivi, e prevede sanzioni spropositate in caso di mancato adempimento. Questo significa, per il Governo, che andremo dal benzinaio e oltre al prezzo, servito e self, per ogni prodotto, diesel, benzina, GPL e metano, ci dovrà essere anche questo ulteriore prezzo medio regionale.

Vede, Presidente, le audizioni svolte in Commissione hanno messo in evidenza tutte le storture e i rischi di questo meccanismo del prezzo medio regionale. Credo sia una delle poche volte che praticamente tutti gli auditi dicano che si tratta di una scelta sbagliata.

Tra le tante audizioni prendo a riferimento per brevità solo quella dell'Autorità garante per la concorrenza e il mercato, che è un organismo indipendente e che dice in estrema sintesi tre cose: in primo luogo, il prezzo medio non è rappresentativo dell'effettivo contesto competitivo, perché soltanto gli impianti più vicini possono costituire una concreta alternativa per il consumatore. Questo è abbastanza intuitivo: di solito non vado a fare benzina a 150 chilometri da casa e non avrebbe alcun senso; in secondo luogo, il cartello in più per ogni prodotto, oltre ad oneri aggiuntivi per gli esercenti, induce il consumatore in confusione (altro che trasparenza!); con il terzo elemento, il più grave, c'è il rischio concreto di un livellamento verso l'alto dei prezzi. In sintesi, si tratta di un provvedimento che non semplifica la vita, anzi la complica per i gestori, crea confusione per i consumatori e, soprattutto, c'è un rischio concreto di alzare ulteriormente il prezzo dei carburanti

Sempre nel merito, all'articolo 4 il decreto ripropone il bonus trasporti per il 2023. Allora, ricordiamo che per sostenere studenti e lavoratori a basso reddito il Governo Draghi aveva istituito il Fondo bonus trasporti con una dotazione di 190 milioni di euro e consentiva alle persone fisiche con reddito complessivo inferiore ai 35.000 euro di ottenere un contributo per gli abbonamenti per il trasporto pubblico. Con questo provvedimento di fatto dimezzate le risorse del Fondo, scendendo da 190 a 100 milioni di euro, e restringere la platea, abbassando il limite di reddito per chiedere il bonus da 35.000 a 20.000 euro. Abbiamo capito, in queste settimane, che ce l'avete con i benzinai, ma, visto che è aumentato il costo dei carburanti, non aiutate la scelta del trasporto pubblico. Chi si deve muovere tutti i giorni per andare al lavoro o per studiare - insomma, i pendolari - cosa vi ha fatto di male per rendergli in questa maniera la vita ancora più difficile?

Un'ultima considerazione. Subito dopo aver approvato il decreto, l'impegno del Governo era quello di modificarlo nella fase di conversione parlamentare. Sono stati convocati a più riprese tavoli con le parti, senza giungere ad alcun risultato significativo. Avete preso in giro un intero settore con questa tarantella ed è un problema più complessivo di questo Governo, che assume provvedimenti sull'onda emotiva, dice di essere pronto al dialogo e poi tira dritto. Governare in maniera responsabile è anche riconoscere gli errori e porvi rimedio. Potevate farlo accogliendo gli emendamenti dell'opposizione oppure quelli della stessa maggioranza, che invece avete costretto a ritirare tanto che una componente della maggioranza, Forza Italia, in Commissione non ha partecipato al voto finale. Questo metodo di anteporre sempre la propaganda alla soluzione dei problemi sta spaccando il Paese. Lo state facendo di nuovo sul superbonus: altro provvedimento sbagliato di questo Governo, altra tarantella di dichiarazioni.

Più sbagliate nelle scelte di Governo e più attaccate gli altri, cercando di nascondere la vostra incapacità dietro l'aggressione continua alle opposizioni, come avete fatto in queste settimane. Ma noi siamo qui per dare voce fino in fondo a chi è colpito dalle vostre scelte sbagliate. Per questo, Presidente, il nostro sarà un voto convintamente contrario sul provvedimento.