Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 24 Aprile, 2024
Nome: 
Maria Cecilia Guerra

Doc. LVII, n. 2

Grazie, Presidente. Sul sito del Ministero dell'Economia è spiegato chiaramente che il Documento di economia e finanza è uno strumento di programmazione economica: “contiene le politiche economiche e finanziarie decise dal Governo”. I documenti programmatici, dice sempre il MEF, “svolgono una delicata e importante funzione informativa a livello nazionale, comunitario e internazionale in grado di rendere pienamente visibili le scelte di policy”. Il documento che oggi discutiamo non è, quindi, a tutti gli effetti un Documento di economia e finanza. Infatti, non rende visibili le scelte di policy e, al contrario, tace e le occulta. È un documento reticente o, meglio, un documento codardo. Una scelta, quella compiuta dal Governo Meloni, che non ha precedenti o, meglio, che li ha nel caso di Governi dimissionari e in scadenza, che, come tali, non avevano possibilità di programmare. Una scelta incomprensibile per un Governo che si dice di legislatura, che viola apertamente le leggi italiane relative alla formazione del bilancio.

È vero che il Governo sarà chiamato a settembre a presentare il piano strutturale previsto dai nuovi patti europei, ma questa non è una ragione, né formale né sostanziale, per venir meno al dovere nei confronti dei cittadini e del Parlamento di dare le indicazioni di fondo sulle politiche che si intendono seguire, indicazioni che sono particolarmente necessarie proprio in ragione delle aspettative create dalla scelta che questo Governo ha compiuto, cioè quella di infarcire la legge di bilancio per il 2024 con un numero rilevante di misure una tantum, valide, cioè, per un anno soltanto. È questa scelta di brevissimo respiro compiuta pochi mesi fa lascia ora il Governo di fronte al dovere di dire che cosa intende fare di quelle misure: le vuole rinnovare o no? Se sì, con quali risorse? Si tratta, come dice il DEF, di circa 20 miliardi per il solo 2025. Avevamo avvisato il Governo che le politiche pensate per un anno solo poi condizionano le manovre di bilancio successive, ma non ci ha dato retta.

Faccio allora io qualche domanda per un vero DEF che chiediamo al Governo. Prima domanda, vuoi tu Governo confermare nel 2025 l'esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti per 10.790.000.000? Non basta dire di sì in conferenza stampa e in audizione, bisogna dire come si fa. Vuoi confermare il credito d'imposta per il sud per 1.900.000.000, preso atto che quello che però hai finanziato per il 2024 lo stai tenendo bloccato, creando una situazione disastrosa per le imprese al Sud? Vuoi finanziare o meno, confermandola, la riduzione da 90 a 70 euro del canone RAI, confermare la riduzione da quattro a tre delle aliquote dell'IRPEF che hai introdotto nel 2024, APE sociale, Opzione Donna, quota 103? La seconda domanda riguarda la sanità nel triennio 2025-2027 la spesa sanitaria si riduce ulteriormente dal 6,4 in rapporto al PIL del 2024 al 6,2 del 2027. Un calo che non può che acuire le difficoltà enormi che il nostro Servizio sanitario nazionale sta affrontando, con un rischio evidente di approfondimento delle diseguaglianze più odiose, quelle relative al diritto alla salute. Un calo che ci preoccupa molto, specie se lo si legge insieme al taglio di 1.200.000.000 che riguarda la spesa in conto capitale appena operata con il decreto n. 19 sul PNRR, relativamente al programma Ospedale sicuro e -vorrei dire, colleghi – certificato, scritto nero su bianco, leggetevelo, anche sul DEF e ve lo dico io alla tavola 5.1, a pagina 116, piantatela di dire che non è vero: c'è scritto lì, basta leggere. Quindi, la seconda domanda al Governo è: vuoi tu, Governo, invertire la tendenza alla caduta della spesa sanitaria, destinando risorse adeguate, a partire da quelle necessarie a recuperare la riduzione indotta dall'inflazione? La terza domanda riguarda un elemento programmatico, che sembra invece far capolino fra le righe. Nel DEF viene, infatti, confermata l'intenzione di ottenere proventi dalle privatizzazioni. Nella manovra per il 2024 si parlava di un punto di PIL nel triennio 2024-2026, ora di 0,7 decimi di PIL nel triennio 2025-2027. Cosa si nasconde dietro questi numeri? Se il Governo li scrive è perché ha qualche idea più precisa, qualche idea programmatica di che cosa vuole fare degli asset pubblici e su quali vuole intervenire. Potrebbe, cortesemente, raccontarci questi programmi quando riscriverà il DEF, come noi stiamo chiedendo? Infine, un suggerimento al Governo, un suggerimento programmatico, che non ha bisogno di finanziamenti e riguarda i salari. Il DEF continua a sostenere la tesi che la tragica caduta in termini reali di potere d'acquisto dei salari si contrasta con riduzioni fiscali e contributive e non importa, aggiungo io, se riduzioni temporanee, estemporanee o casuali. Ma poi ci dice anche una grande verità e ci parla dei forti aumenti dei margini di profitto verificatisi nel 2021-2022, ci parla di un aumento medio del mark-up nel 2023 dell'1,2 per cento, ci parla di un aumento della quota dei profitti sul valore aggiunto di 1,5 per cento, a scapito, quindi, di salari, ci dice che l'attuale livello medio dei margini di profitto è ben al di sopra del valore precedente la pandemia. Se il quadro è questo ed è questo - ce lo dice persino il DEF -, vuole il Governo capire che è in gioco una necessità di riequilibrare la distribuzione primaria, quella che si realizza sul mercato e che se vuole, come tante volte la Presidente Meloni ci ha detto di voler rafforzare la contrattazione, è necessario porre un freno a questa caduta dei salari, introducendo almeno un salario minimo? Vuole il Governo comprendere che i Paesi che hanno un salario minimo hanno visto in questo uno strumento di tutela per impedire un'erosione troppo forte dell'inflazione nei confronti dei salari? Vuole, quindi, tornare indietro dalla sua dissennata opposizione verso questa nostra proposta, che non abbiamo fatto abbandonata e che rilanceremo presto con una legge di iniziativa popolare?

Come vede, Presidente, sono domande a cui un Governo responsabile dovrebbe essere in grado di rispondere oggi, senza nascondersi dietro ridicoli pretesti, senza aspettare che passino le elezioni europee e poi vedere cosa succede. Questo però non è un Governo responsabile, è solo un governicchio che naviga a vista.