Grazie Presidente, colleghe e colleghi, quello che oggi discutiamo, che pomposamente si chiama Documento programmatico di finanza pubblica, sarebbe dovuto essere un piano strategico economico, ma in realtà non è un piano economico, è solo una dichiarazione di sopravvivenza di un bilancio costruito sull'inflazione e non sulla crescita. È un testo che certifica un Paese immobile e un Governo che naviga a vista. Il Governo parla di ripresa, ma sono i suoi stessi numeri che lo smentiscono, pagina per pagina, nel documento. A pagina 18 del documento, nel quadro programmatico, leggiamo che la crescita reale del PIL sarà dello 0,9 per cento nel 2025 e dell'1,1 nel 2026. Siamo di fatto di fronte a due anni di stagnazione mascherata da quello che si sente sui giornali e nelle televisioni ormai pienamente occupate soltanto dal centrodestra da ottimismo contabile e, senza PNRR - ormai il dato è chiaro -, saremmo chiaramente in recessione, due dei vostri tre anni noi saremmo in recessione. L'aggiustamento dei conti pubblici non deriva da produttività o riforme, ma dal semplice effetto ottico dei pezzi: lo Stato incassa di più con IVA e Irpef, mentre le famiglie perdono potere di acquisto. È un equilibrio nominale che tiene in piedi i conti ma impoverisce i cittadini perché questi dati, di cui vi vantate, sono soltanto l'effetto dell'impoverimento dei cittadini. Voi la chiamate stabilità, ma in realtà è conservazione di interessi e ve lo dimostro. Oggi vi vantate dei conti in ordine, dello spread in discesa, del giudizio positivo delle agenzie di rating come se fossero loro a dover certificare la giustizia sociale del Paese, però non era questo il tono delle vostre promesse elettorali. Allora gridavate contro l'austerità, contro i vincoli, contro la prudenza. Oggi quella prudenza la esibite come una virtù, ma in realtà è assenza di coraggio, paura di scegliere, paura di cambiare: appunto la chiamate stabilità, ma in realtà è conservazione di interessi consolidati e difesa di chi ha già vinto. Voi non toccate le rendite, non toccate chi ha di più senza merito, non toccate chi si è arricchito nelle crisi durante la pandemia e con la guerra. Vi siete presentati come il Governo della discontinuità, siete diventati il Governo dell'immobilismo. I conti vi tornano, ma il Paese arretra. E ancora: a pagina 26, il documento mostra che la spesa netta crescerà nel 2026 - il nuovo parametro del modello di governance europea - dell'1,7, con un limite europeo dell'1,6, quindi un decimo di punto che obbliga già oggi a una correzione e, a pagina 59, si legge che la manovra complessiva vale lo 0,7 per cento del PIL, poco più di quei 14 miliardi di euro, ma che lo 0,5 di questo 0,7, cioè 10 miliardi serve solo a rifinanziare spese obbligatorie già impegnate dallo scorso anno. Alla fine, restano quattro miliardi effettivi, lo 0,2 per cento del PIL, una cifra che non sposta nulla.
È la fotografia chiara, netta ed evidente di una manovra che è di pura amministrazione, tant'è vero che, per la prima volta a nostra memoria, il quadro tendenziale e quello programmatico corrispondono, a significare che la manovra non sposta nulla; che ci sia o non ci sia è esattamente lo stesso per il Paese. Ecco, dentro quei 10 miliardi obbligatori, troviamo il taglio del cuneo contributivo, i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, anche un pezzo di indicizzazione parziale delle pensioni - ma la manovra non recupera niente di quelli che erano i vostri impegni e di quelli che sarebbe necessario assumere - e gli oneri sul debito, tutte misure già approvate che devono essere rifinanziate. Nessuna nuova scelta politica, nessuna certezza, nessun obiettivo su sanità, scuola, ricerca, TPL, tutto il resto è vago. Istat in audizione ha ricordato che la manovra non avrà alcun effetto sul PIL del 2026 e che l'impatto positivo arriverà forse di un decimo di punto nel 2027 e nel 2028, un decimo di punto che è lo zero economico. Eppure, io ricordo con chiarezza le vostre ironie sulla crescita da zero virgola per tanti anni. Istat ha anche segnalato un dato preoccupante: il carrello della spesa cresce del 3 o del 4 per cento a fronte di un'inflazione generale dell'1,7, segno che i prezzi dei beni essenziali continuano a colpire le famiglie, mentre il potere d'acquisto resta inchiodato e anche qui nessun segnale. Istat ha ancora aggiunto un richiamo che dovremmo ascoltare: i giovani sono risorse scarse in questo Paese e vanno trattati con i guanti bianchi. Un Paese che non aumenta i salari e i salari dei giovani e che non investe sulla loro formazione è un Paese che rinuncia al futuro. Dov'è il consenso di tutte le istituzioni nei confronti della vostra manovra? Io non lo vedo. Su questo punto anche la Banca d'Italia è stata chiarissima: ha chiesto coperture certe, ha invitato il Governo a limitare le misure temporanee perché danno effetti solo transitori sulla domanda e aumentano il debito; ha chiesto di riallocare le risorse, aumentando gli investimenti in ricerca, istruzione e produttività, riducendo le spese fiscali improduttive, cioè bonus e agevolazioni che vi piacciono tanto e che drenano miliardi senza creare crescita, esattamente l'opposto di ciò che questo Governo ha fatto in questi tre anni e che ancora adesso pensa di proseguire, prorogando misure temporanee e tagliando la spesa buona. E anche sul fronte della difesa persino Banca Italia ha confermato che la spesa che salirà di 0,5 punti in tre anni sino al 2028 non ha copertura in questo momento. È vero che con le nuove regole europee la spesa militare può essere parzialmente esclusa dai vincoli, ma ogni miliardo destinato alla difesa - lo dice Banca d'Italia - riduce lo spazio reale per le altre attività e in qualche modo non prevederla in maniera precisa dentro questo documento implica che anche le previsioni che voi fate sono assolutamente incerte. Poi c'è una questione di priorità naturalmente, non solo di compatibilità contabile. L'Ufficio parlamentare di bilancio ha validato le stime del Governo ma dice “entro i margini di accettabilità”, cioè ha riconosciuto che i numeri sono formalmente coerenti ma che i rischi sono orientati al ribasso- tensioni internazionali, fragilità degli investimenti, rischio climatico sono tutti imprevisti o meglio “non previsti” - e ha chiesto più trasparenza, più dati e più riforme, confermando margini di manovra minimi, in tutto 11 miliardi netti in tre anni contro i 16 miliardi l'anno annunciati come manovra lorda, insomma niente. La crescita economica nei prossimi tre anni sarà inferiore alle previsioni del Governo e addirittura il rischio che la manovra abbia un impatto negativo sul PIL per effetto del rallentamento degli investimenti, della debolezza strutturale della domanda interna è altissimo. Senza il PNRR, che il Governo Meloni utilizza come rendita - vale 30 volte quest'anno la manovra reale che voi ci proponete -, spesso per riparare pasticci come nel comparto agricolo con i contratti di filiera, l'Italia sarebbe già in recessione. Lo segnala persino Confindustria che, nel suo ultimo rapporto, sottolinea come la dinamica economica italiana resti insufficiente a colmare il divario con la zona euro e che il PNRR, destinato a terminare nel 2026, rappresenta l'unico motore residuo della crescita. E la domanda è: cosa farete nel 2027 e come vi preparate al 2027 senza PNRR? Poi già quest'anno - lo dice ancora Confindustra - spariranno gli strumenti di sostegno agli investimenti privati, lasciando così il sistema produttivo senza un piano di continuità. Quindi come si rilancia la domanda interna? Come si rilancia il potere di acquisto delle famiglie? Come si rilancia la qualità del lavoro? Come si rilancia l'industria italiana senza un vero piano industriale, ma solo con i pasticci del vostro Ministro? E infatti nel frattempo l'automotive è in crisi profonda, l'ex Ilva è ferma, la chimica verde arretra. Persino il made in Italy soffre i dazi americani che colpiscono settori strategici, anche se sentiamo tentativi, contorsioni per giustificare addirittura i dazi americani rispetto a conti che non si capisce come vengano sviluppati rispetto al costo presunto del Green Deal.
Ora, questi dati dicono che una politica industriale in questo Paese non c'è e che la manovra economica si limita a inseguire i problemi senza prevenirli, insomma i numeri servono solo a fare qualche titolo non a fare politica o meglio politiche.
L'UPB ha anche chiarito che la revisione del PNRR riguarda 34 misure per 48 miliardi di euro con 14 miliardi tagliati e riallocati su 18 interventi, spesso già esistenti: si tolgono fondi alla transizione verde e alla mobilità sostenibile per spostarli su opere più semplici da gestire. Non è una revisione - lo dice l'UPB - è un ridimensionamento e su questo noi chiediamo trasparenza e rendicontazione puntuale, non quei dati generali che non consentono a nessuno di vedere se i pilastri del PNRR sono mantenuti e se la differenza di investimenti tra Nord e Sud, tra giovani e meno giovani e tra donne e uomini è mantenuta come parametri di crescita di questo Paese, che noi temiamo invece siano stati totalmente dimenticati
Poi date la colpa all'Europa e io su questo dico molto rapidamente: se si fossero applicate le precedenti leggi noi avremmo dovuto fare una manovra… voi avreste dovuto fare una manovra che tagliava 25 miliardi, siete persino fortunati in questo. Ecco, signor Presidente, questo documento non parla del futuro, ma del passato prossimo. È un Governo che scrive cifre corrette per Bruxelles, ma in realtà questa vostra Italia vive in inflazione e non di crescita. Servirebbe una politica economica vera, che usi il bilancio per creare sviluppo e non per sopravvivere ai numeri. Serve governare e non - come fate voi - galleggiare.