Grazie, Presidente. Il Documento cosiddetto programmatico di finanza pubblica, che oggi discutiamo, è un documento reticente. Reticente significa che non dice ciò che potrebbe e dovrebbe dire, tace. Le Commissioni bilancio e persino l'Aula del Senato avevano votato una risoluzione all'unanimità che chiedeva al Governo informazioni adeguate al Parlamento, perché il Parlamento possa svolgere non solo una funzione di monitoraggio e controllo, ma anche di indirizzo, di programmazione, appunto. Ma la parte programmatica di questo Documento è oscura, allusiva, in definitiva incomprensibile. Certo, veniamo a conoscenza di alcune cose curiose, quanto preoccupanti.
La manovra misteriosa, che darà sostanza alla parte programmatica del Documento, sarà così efficace da determinare un incremento del PIL, nel 2026, pari a zero - ripeto, zero - e, nel 2027-2028, di 0,1 punti percentuali. E questo, a fronte di investimenti del PNRR che, secondo il Documento, da soli, porterebbero invece a un aumento del PIL nel 2026 dell'1,5 per cento. Sono, quindi, solo gli investimenti del PNRR, ereditati dai Governi precedenti, che permettono al nostro Paese di galleggiare. Le politiche introdotte autonomamente da questo Governo producono, invece, un risultato negativo.
La risoluzione del Parlamento approvata all'unanimità, che dicevo prima, richiedeva anche che il Documento indicasse l'articolazione delle misure di prossima adozione nell'ambito della manovra di finanza pubblica e dei relativi effetti finanziari. Niente di tutto ciò si trova nel Documento reticente, solo poche righe, con qualche titolo non declinato. Eppure i giornali sono pieni di indiscrezioni e, fra una settimana, i dati dovranno essere inviati alla Commissione europea. Ma il Parlamento viene ignorato, sbeffeggiato.
Facciamo alcuni esempi. Dal 2027 l'età pensionabile aumenterà di 3 mesi: un aumento indifferenziato e generalizzato, dovuto a una norma voluta dal Governo Berlusconi - vi ricordate? Quello dove era Ministra Giorgia Meloni, nel 2010 -, un aumento che, fra l'altro, peggiora ancora una volta i canali di uscita anticipata…
. ...canali di uscita anticipata, inariditi sistematicamente da questo Governo, un Governo imbroglione che, proprio sull'anticipo dell'età pensionabile, aveva costruito la sua campagna elettorale contro la Fornero e che, invece, con finestre di tutti i tipi, criteri restrittivi, ha ottenuto un risultato evidente: il calo del 17 per cento delle pensioni anticipate nei primi sei mesi del 2025. Quando, a gennaio, l'INPS ha aggiornato gli applicativi senza attendere il decreto del Ministro, si sono alzate alte grida e le rassicurazioni del Sottosegretario Durigon che questo aumento sarebbe stato fermato. Sono poi seguiti dieci mesi di sparate sui giornali, un intenso incrociarsi di supposizioni e ipotesi, che si sono intensificate in questi giorni: non un giorno di incontro e confronto con le parti sociali, il silenzio assoluto, pneumatico della Ministra Calderone.
E il Documento sottoposto al Parlamento cosa dice? Niente, è reticente, tace. Ed è reticente anche il Ministro Giorgetti che, ieri in audizione, ha parlato di sterilizzazione selettiva. Niente blocco, caro Durigon; niente blocco, cara Lega: non parlate più di legge Fornero, per favore, quando non siete neppure in grado di rivedere la legge Berlusconi.
Niente di programmatico nel Documento reticente, neppure sulla spesa degli enti decentrati. Eppure, i dati sulla loro spesa tendenziale fanno preoccupare. La spesa corrente di comuni, province e regioni, al netto della spesa sanitaria, non tiene il passo dell'inflazione, cala in termini reali, fino ad arrivare, nel 2028, a calare perfino in livelli assoluti. Come faranno gli enti decentrati a fornire servizi adeguati ai cittadini? Servizi sociali: abbandonati dalle politiche nazionali. Trasporto pubblico locale: boccheggiante. Servizi culturali, eccetera. Il Governo è reticente. Il Documento tace.
Sulla sanità, a fronte di milioni di cittadini che rinunciano alle cure, manca la risposta delle risposte. C'è una differenza fondamentale fra la stima dell'andamento della spesa sanitaria e quella del suo finanziamento: la spesa è quella che le regioni sostengono per soddisfare i bisogni sanitari delle persone a legislazione vigente; il suo finanziamento si divarica sempre di più, fino ad arrivare a 13 miliardi mancanti nel 2028, secondo la Corte dei conti. Cosa pensa di fare il Governo? Non si sa. Si vuole scaricare tutto sulle regioni, che poi dovranno aumentare le addizionali e scaricare l'onere sui cittadini? Il Documento tace.
Il Governo è reticente, ma le addizionali le pagano solo una parte dei cittadini, non tutti. Le pagano solo quelli che sono in Irpef, cioè percettori di redditi di lavoro dipendente e pensioni, la parte più alta di quelli di lavoro autonomo: tutti gli altri niente, non un euro, per sostenere sanità e servizi. Giusto quindi intervenire sull'Irpef, non con una distribuzione di qualche euro con nuove alchimie di aliquote e detrazioni, ma restituendo il maltolto.
La pressione fiscale cresce con questo Governo, che aveva fatto del taglio delle tasse il punto principale del suo programma di Governo. Cresce principalmente per il fiscal drag, il fenomeno per cui il sistema fiscale considera più ricco e tassa di più lavoratori che hanno aumenti contrattuali che li difendono appena - solo in parte, anzi - dall'inflazione o pensioni che crescono perché indicizzate. Restituite il maltolto: più di 25 miliardi sottratti e solo 15 dati indietro con l'intervento sul cuneo. Restituite il fiscal drag, che non colpisce i redditi dei più fortunati, che hanno imposte flat e regimi speciali. La parola fiscal drag, nel Documento, non c'è. Il Governo, anche su questo, tace. Il Documento è reticente.
Il grande interesse del Governo nei confronti dei lavoratori si vede anche dall'atteggiamento che ha nei confronti dei suoi dipendenti. Un contributo fondamentale ai conti in ordine del Governo - tanto declamati in quest'Aula - viene infatti proprio dalla compressione delle retribuzioni dei dipendenti pubblici che, non solo secondo il CNEL, hanno recuperato solo 9 dei 19 punti persi con l'inflazione, ma che, come ci ricorda Banca d'Italia, nelle stime del Governo, nel triennio 2026-2028, cresceranno in media dell'1,5 per cento, a fronte di un'inflazione dell'1,8 per cento. Continueranno, cioè, a perdere potere d'acquisto. Il datore di lavoro pubblico non dà un buon esempio ai datori privati: si vuole invertire questa tendenza? Qui il Governo parla e la risposta è un bel “no”.
Infine, la difesa: è dal 29 luglio che il Governo ha prenotato 14,9 miliardi sul programma europeo SAFE per finanziare aumenti della spesa per difesa. Entro il 30 novembre, dovrà presentare un piano dettagliato, con l'indicazione precisa dei programmi da finanziare, con commesse condivise con altri Stati membri o Paesi terzi. Su quali linee programmatiche si intende lavorare non si sa. Il Documento tace, è reticente. Eppure, il Documento ci dice che l'impegno sulla difesa potrà essere di 23 miliardi complessivi nel triennio 2026-2028. Per avere un ordine di grandezza, ricordo che l'intera manovra è di 15,6 miliardi annui.
Quando il Governo parlerà? Quando il Governo ci farà la cortesia di dirci cosa intende fare? Solo quando sarà costretto a farlo e cioè quando, per poter effettivamente procedere a queste spese, dovrà decidere di attivare le clausole di salvaguardia e dovrà avere il via libera del Parlamento. Nessuna trasparenza, nessuna informazione. Il Governo è reticente. Il Governo tace nei confronti del Parlamento e del Paese.
In conclusione, sono tante le ragioni per dire “no”, come il Partito Democratico dirà, a questo Documento, così come per dire “no” alla risoluzione di maggioranza che, sugli impegni chiesti dal Governo, è anch'essa reticente. Si limita, infatti, a ripetere i titoli già contenuti nel Documento, salvo premurarsi di aggiungere, in fondo, la richiesta di un nuovo condono fiscale. Che pena, Presidente, che pena.