Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 14 Ottobre, 2020
Nome: 
Marco Lacarra

Doc. LVII, n. 3-bis

Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, il Parlamento è chiamato a valutare il quadro di riferimento della prossima legge di bilancio: la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Per quanto possa essere superfluo premetterlo, occorre collocare il nostro esame e le conseguenti considerazioni in uno scenario del tutto inedito e inaspettato. La pandemia da COVID-19, infatti, ha generato effetti di enorme portata per l'economia dell'intero mondo e il nostro Paese, per giunta, è stato uno dei primi colpiti e il primo in assoluto tra le economie occidentali. Questo non è un elemento di secondo piano, tutt'altro. Come si è detto spesso, in questi mesi, l'Italia ha dovuto reagire e combattere un nemico invisibile e sconosciuto e ha dovuto farlo senza poggiare su modelli ed esempi di contrasto applicabili nella nostra realtà economica e sociale. È stata evidente a tutti la magnitudo dell'evento, quando il Governo si è visto costretto a porre in essere misure che mai sono state attuate nell'intera storia della nostra Repubblica, a partire dalle limitazioni della libertà, delle occasioni di socialità, restrizioni tanto gravi, quanto gravi abbiamo avvertito il pericolo e la paura nelle settimane più difficili di marzo e aprile e le ultime notizie ci dicono che il pericolo non è passato.

La crisi pandemica e, ovviamente, lo stesso lockdown hanno determinato conseguenze fortemente deleterie per l'economia nazionale ed effetti diversi tra territori e tra comparti produttivi, basti pensare all'industria, al mondo del turismo, alle attività commerciali, ai trasporti, ai servizi, ma si deve dire altrettanto per lo sport, per lo spettacolo, per l'arte. Pressoché ogni settore ha sofferto bruschi cali delle entrate e moltissimi continuano a patire lo stato di incertezza e fragilità rispetto all'evoluzione della pandemia. Il Governo e questo Parlamento non sono restati inermi di fronte al dramma sanitario che si sta consumando e alle gravi difficoltà economiche che hanno attraversato e continuano a interessare il Paese. Il difficile contesto ha richiesto decisioni difficili, onerose, complesse sotto molti punti di vista e l'adozione di una strategia complessa che tutelasse, da un lato, la salute e la vita dei cittadini attraverso il contenimento della diffusione del virus e il potenziamento dei presidi sanitari e che attenuarsi e, dall'altro, le conseguenze più dannose della pandemia per il tessuto economico e sociale del Paese.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati stanziati più di 100 miliardi di euro di finanze pubbliche, investite in interventi fondamentali per garantire il sostegno solido dello Stato, i redditi delle famiglie e la liquidità delle imprese; assicurare le risorse necessarie al Servizio sanitario nazionale per affrontare il COVID; tutelare l'occupazione e il sistema produttivo del Paese. Oggi, come molti osservatori internazionali confermano, possiamo affermare che il modello di reazione messo in campo dall'Italia si è rivelato uno dei più efficaci nel contrasto alla diffusione del virus e nel rilancio dell'economia ed è un fatto per cui tutti, anche le forze politiche all'opposizione, dovrebbero provare un sentimento di orgoglio nazionale. Le stime più recenti, infatti, certificano una ripresa migliore rispetto alle aspettative contenute nel DEF della scorsa primavera, sebbene in un contesto generale prevedibile di crollo del prodotto interno lordo. In breve la riduzione del PIL, la naturale diminuzione delle entrate, una politica di bilancio come detto espansiva hanno inevitabilmente causato l'aumento del debito pubblico portando il rapporto con il prodotto interno lordo al 158 per cento circa ma tutto questo è servito a tenere in piedi il Paese in un momento di tremenda difficoltà, a limitare l'aumento della povertà e delle disuguaglianze tra le persone e tra i territori. Questo documento assume dunque un significato particolare e differente rispetto al solito. La NADEF 2020 rappresenta quel passaggio necessario di cui tanto si è parlato nelle scorse settimane. Dobbiamo passare da una fase di sostegno della nostra economia, di protezione del tessuto sociale e di tenuta del sistema sanitario a una fase nuova che ha come primo obiettivo il rilancio nell'ottica di una transizione ecologica e digitale del nostro modello di sviluppo: un processo lungo e complesso ma che sarà accompagnato dallo storico cambio di passo nella strategia e nelle politiche economiche in ambito europeo che ha preso avvio negli ultimi mesi. Di fronte alla più grande e ostica sfida degli ultimi decenni, l'Unione europea si è dimostrata all'altezza. Anche grazie al decisivo contributo del nostro Governo l'Europa ha trovato il coraggio e la forza per invertire la rotta e farsi trovare pronta non solo a fronteggiare l'emergenza epidemiologica ma anche a ricostruire le condizioni di una crescita diversa che ha nei principi di equità e sostenibilità il suo fine principale. E allora non si è solo rovesciata la logica delle politiche economiche abbandonando l'austerity e il rigore a tutti i costi in favore di flessibilità e strumenti di bilancio comuni finanziati con titoli europei ma si è dato vita a un progetto che non faccio alcuna fatica a definire rivoluzionario, il Next Generation, un piano dalle dimensioni eccezionali per fronteggiare la crisi e portare a compimento una trasformazione profonda dell'economia della nostra Unione. E allora, signor Presidente, grazie all'apporto delle risorse europee, la prossima legge di bilancio dovrà essere uno strumento di ripresa e al contempo dovrà vedere il tenore di un'azione di radicale cambiamento. In primo luogo, nel breve periodo, è indispensabile non allentare da subito le misure di sostegno dei lavoratori e dei settori più colpiti dalla pandemia, anzi sarà necessario in piena coerenza con quanto deciso in sede europea prorogare gli interventi di protezione sociale dei lavoratori e le misure per garantire liquidità alle imprese per tutto il perdurare dell'emergenza pandemica. Supportare i livelli occupazionali, dunque, e assicurare la continuità delle imprese per rafforzare la nostra economia e permettere alle famiglie italiane di tirare un sospiro di sollievo.

In secondo luogo sarà fondamentale fare uso pieno e lungimirante delle risorse messe a disposizione dai programmi europei ed in particolare dal dispositivo di ripresa e resilienza che, come detto, rappresentano opportunità irripetibili per la nostra economia. Quelle risorse saranno centrali per l'attuazione di un piano vasto di investimenti e riforme che aiutino a sfruttare l'altissimo potenziale dei territori e vadano finalmente a sciogliere i nodi strutturali che strozzano la crescita e lo sviluppo del Paese. Da una parte, infatti, il disegno di legge di bilancio dovrà costituire il preludio del piano pluriennale di interventi nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza a partire da alcune priorità che ben conosciamo e che anche l'Unione europea ritiene fondamentale affrontare.

Innanzitutto la questione meridionale. L'Italia non potrà mai fare un passo avanti sul cammino della crescita equa e duratura se non investirà maggiori risorse nel Mezzogiorno, questa è un'urgenza improrogabile e ora abbiamo l'opportunità di sanare l'insopportabile serie di divari che spacca il Paese in due, e allora massicci investimenti sulle infrastrutture materiali e immateriali a partire dalla realizzazione di opere pubbliche che colleghino le aree interne a quelle più periferiche del Paese, ai centri vitali dell'economia nazionale per recuperare la gravissima mancanza di condizioni indispensabili alla crescita e permettere uno sviluppo pieno dei territori e delle loro eccezionali potenzialità. In tal senso, un punto fermo deve essere la conferma della fiscalità di vantaggio per le imprese del sud che solo così possono colmare il gap esistente con il resto del Paese e crescere creando ricchezza e occupazione. Al contempo, al Governo chiediamo un impegno serio su un altro genere di infrastrutture di cui registriamo la grave insufficienza in tante zone del Paese: le infrastrutture sociali. La realizzazione di nidi e scuole dell'infanzia, la riqualificazione delle strutture della scuola e dell'università, l'ammodernamento e la digitalizzazione dei servizi e della didattica non sono obiettivi secondari ed è solo con questi interventi che possiamo garantire l'effettivo esercizio di diritti costituzionalmente sanciti, investendo con efficacia nel capitale umano e dando a tutti, a prescindere dal territorio di provenienza, medesime opportunità formative e uguale accesso all'istruzione.

Altro fronte prioritario è quello delle politiche per la famiglia e il lavoro. Sul primo tema, quello della famiglia, la legge di bilancio dovrà occuparsi di assicurare le risorse finanziarie per l'introduzione già dal prossimo anno dell'assegno unico per i figli fino a 21 anni. Una riforma fortemente voluta dal mio partito e essenziale per una serie di valide ragioni: sostenere la natalità in un Paese in piena crisi demografica, supportare e incentivare l'occupazione femminile anche intervenendo nell'ambito della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Insomma, l'assegno unico dovrà essere il simbolo di un fisco a misura di famiglia e di uno Stato che incoraggia i progetti di genitorialità. Questi interventi, però, non potranno esprimere il loro potenziale se non riusciremo a portare a termine le riforme di carattere strutturale che il nostro Paese e soprattutto il nostro sistema economico attendono da anni. A tale proposito e in continuità con la novità dell'assegno unico resta centrale il tema di una riforma organica del fisco. Una condizione, quella di un sistema fiscale più equo, efficiente e trasparente, senza cui un vero e proprio rilancio non è possibile. Oltre a mantenere invariata e possibilmente rendere strutturale la decontribuzione per le imprese del Sud, l'obiettivo che il Governo dovrà perseguire già con la prossima legge di bilancio è una revisione complessiva del sistema fisco con un intervento sostanziale sulle aliquote Irpef in particolare e questo per sostenere i redditi medio-bassi e ridurre l'enorme pressione fiscale sul lavoro.

Al pari, come si prefissa lo stesso Governo nella NADEF, bisogna dare attuazione a una riforma sistematica del lavoro, agendo sul rafforzamento e la riqualificazione delle politiche attive, sul contrasto al lavoro sommerso e a quello irregolare, sul rinnovamento del sistema degli ammortizzatori sociali ed in materia di sicurezza e sul salario minimo e sulla promozione dell'occupazione e dell'imprenditoria femminile e giovanile.

Per concludere, signor Presidente, e tornando alla grande opportunità che il Recovery Plan ci sta offrendo, dovremmo essere capaci di indirizzare tutte queste azioni verso una prospettiva nuova. Da anni il dibattito pubblico ha iniziato a interessarsi al concetto di sostenibilità, ma in pochi hanno pensato davvero di poterlo calare nella realtà delle cose in un tempo approssimativamente breve. Oggi questa dolorosa tempesta che è il Coronavirus ci obbliga in un certo senso ad affrontare con maggiore responsabilità le sfide del presente e quelle future, ci costringe ad avere più coraggio, più coraggio di quello che abbiamo avuto finora, a fare scelte più radicali, a cambiare definitivamente la nostra idea di sviluppo.

Questa grande occasione, questa opportunità che purtroppo ci è capitata, se sfruttata, ci permetterà di consegnare alle prossime generazioni un mondo di gran lunga migliore rispetto a quello che avremmo lasciato loro se nulla fosse accaduto. Equità, sostenibilità, inclusione non sono idee che si contrappongono alla crescita e allo sviluppo. Oggi sappiamo, e abbiamo gli strumenti per farlo, che la crescita può e deve essere più equa, più sostenibile, più inclusiva, sostenibile, se mi permette signor Presidente, anche oltre l'ambito della tutela dell'ambiente. Vogliamo e dobbiamo mirare a una crescita che sia sostenibile anche dal punto di vista finanziario perché, se è vero come è vero, che abbiamo aumentato il nostro debito pubblico per fronteggiare la crisi e avviare la prima ripresa, è altrettanto vero che abbiamo la responsabilità inderogabile di dare un futuro di serenità alle prossime generazioni. In questa prospettiva, per un'Italia e un'Europa più giusta, più verde, più moderna o, come piace a qualcuno più smart, esprimo il voto favorevole del Partito Democratico alla risoluzione sulla nota di aggiornamento al DEF.