Data: 
Mercoledì, 22 Dicembre, 2021
Nome: 
Andrea Orlando

Signor Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, voglio innanzitutto esprimere, anche a nome del Governo, il cordoglio per la morte di Roberto Peretto, di Marco Pozzetti e di Federico Falotico, appena ventenne (Applausi - L'intera Assemblea si leva in piedi), che hanno perso la vita sabato scorso a Torino, a causa del crollo di una gru, mentre stavano lavorando.

È l'ennesimo, tragico infortunio sul lavoro - ancora morti - e non aggiungo aggettivi, perché gli aggettivi li abbiamo consumati in questi anni e le parole rischiano di suonare vuote, logore. È un cordoglio che voglio estendere alle loro famiglie e a tutti i familiari che, in queste settimane e in questi mesi, purtroppo, hanno perso persone care mentre svolgevano il proprio lavoro.

I tre operai coinvolti, al momento dell'incidente mortale, si trovavano sulla piattaforma della gru fissa, per ultimare le operazioni di montaggio. Nello stesso incidente, sono rimaste coinvolte altre tre persone: due passanti e un altro lavoratore. Dalle prime informazioni, direttamente acquisite tramite il competente Servizio prevenzione e sicurezza sul lavoro, non è ancora noto se la causa del crollo sia ascrivibile ad un cedimento strutturale alla base della gru fissa - che sarebbe caduta sul palazzo, causando danni alla struttura, per poi finire sulla strada - ovvero ad uno smottamento del piano stradale. Congiuntamente all'indagine svolta dall'autorità giudiziaria, sono già in corso gli accertamenti dell'ispettorato nazionale del lavoro, dai quali mi risulta che la società che aveva assunto Roberto Peretto applica il contratto collettivo metalmeccanico piccola e media industria e occupa solo un altro dipendente, oltre al lavoratore deceduto. Falotico Filippo era stato assunto con contratto di apprendistato professionalizzante dal 29/9/2021, con la qualifica professionale di montatore di gru.

La società applicava il contratto nazionale metalmeccanico artigiano e occupava soltanto l'apprendista che è deceduto. Marco Pozzetti era titolare e firmatario di un'impresa artigiana omonima esercente l'attività di manutenzione, riparazione e montaggio gru edili dal 2 novembre 2006, iscritto all'INAIL come artigiano. La ditta individuale non occupa dipendenti. Erano, altresì, presenti in cantiere 3 lavoratori, dei quali uno con contratto per i dipendenti delle imprese logistiche, trasporto merci e spedizioni, uno con contratto nazionale dipendente imprese edili ed affini ed un altro amministratore unico di una società che svolge l'attività di noleggio e locazione, anche finanziaria, di macchine ed attrezzature per l'industria edile, assistenza tecnica, montaggio e riparazione dei detti macchinari. Sono in corso le verifiche ispettive finalizzate al controllo delle posizioni lavorative dei lavoratori coinvolti nell'infortunio e della congruità dei contratti collettivi applicati dalla società datrice di lavoro.

La vicenda di Torino è emblematica di un modello che, purtroppo, si riproduce troppo spesso, caratterizzato, da una parte, da un'articolata catena di subappalti e, dall'altra, da un'evidente disaggregazione contrattuale, che determina la coesistenza di più contratti collettivi all'interno dello stesso cantiere. Non è un una bizzarria sollevare questa questione, come ricerca di un'omogeneità astratta; ogni contratto prevede, infatti, una formazione specifica per un rischio specifico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). A ciò si aggiunge un fenomeno sempre più frequente, di dinamiche competitive tra le categorie delle stesse organizzazioni sindacali, che si riflettono in previsioni contrattuali collettive non sempre coerenti. Se a tutto questo si aggiunge anche il fenomeno dei “contratti pirata”, con implicazioni normative diverse, comprendiamo qual è la base di quelle che continuiamo a chiamare, secondo me ingiustamente, “morti bianche”, perché ormai le responsabilità e le cause le conosciamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sul lavoro e di lavoro si continua a morire nei cantieri edili, nelle fabbriche, nei campi, nei magazzini, e questo richiama la necessità di proseguire e rafforzare, con decisione e costanza, il lavoro avviato dal Governo, dal Parlamento, dalle autorità di vigilanza e da tutte le istituzioni competenti, anche in raccordo con le parti sociali.

In questi mesi, il Governo si è mosso con interventi di carattere strutturale e organico, che hanno riportato al centro il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche cercando di intervenire su quel senso di rassegnazione, talvolta di accettazione fatalistica, che spesso si è registrato in occasione delle morti sul lavoro. Si è trattato di un intervento che si è sostanziato sia in modifiche e integrazioni del tessuto normativo esistente in materia di vigilanza, sia in azioni volte a un più efficace coordinamento dei livelli istituzionali coinvolti, per evitare la dispersione e la duplicazione delle competenze tra una pluralità di soggetti, che spesso non dialogano fra loro.

C'è sicuramente bisogno di tempo, perché paghiamo le scelte che non sono state fatte in passato, e le scelte che faremo oggi, forse, produrranno effetti in futuro, perché l'intervento operato con il “decreto-legge Fiscale”, da poco convertito in legge, sta iniziando soltanto ora a dispiegare i primi effetti, che dovranno essere sottoposti a valutazione. Non vi è dubbio, però, che occorre aumentare, e mantenere alti, l'attenzione e l'impegno e rafforzare i controlli e la programmazione di un'azione strutturale per cercare di intervenire sulle ragioni di una recrudescenza degli infortuni sul lavoro, ragioni che risiedono nella carenza di risorse impiegate, di strategie organizzative e in una persistente violazione ed elusione della tutela dei lavoratori. Occorre, da una parte, estendere, in maniera diffusa, a tutti i settori produttivi l'azione di vigilanza, di formazione, di prevenzione, di informazione e di assistenza alle imprese e, dall'altro, concentrarsi sui settori che presentano una maggiore incidenza di irregolarità contrattuali e una minore trasparenza delle condizioni di lavoro.

Inoltre, è doveroso interrogarsi sulle iniziative necessarie per evitare che la ripresa generi, accanto a un' auspicata ripresa del PIL, un arretramento sul fronte della sicurezza e della salute dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

L'analisi congiunta dei dati dell'INAIL e dell'Ispettorato nazionale del lavoro ci presenta un quadro molto severo. Le denunce di infortunio sul lavoro pervenute all'INAIL alla data del 31 ottobre evidenziano, nei primi 10 mesi del 2021, sono oltre 448 mila: un aumento, rispetto ai primi 10 mesi del 2020, del più 6,3 per cento, ossia quasi 27 mila denunce di infortunio in più, che passano al più 16,5 per cento se il confronto viene fatto al netto dei contagi da COVID-19. Rispetto, invece, ai primi 10 mesi del 2019, nel 2021 sono in diminuzione sia gli infortuni in occasione di lavoro, sia quelli in itinere.

Riguardo all'attività economica, tra il 2020 ed il 2021 si sono registrati aumenti consistenti di denunce in quasi tutti i settori, in particolare in quelli dei trasporti e delle costruzioni; viceversa, rispetto al 2019, nel 2021 si registrano cali diffusi in tutti i settori, tranne che per quelli della sanità e delle amministrazioni pubbliche, per effetto, ovviamente, della pandemia in corso.

Per quanto riguarda gli infortuni mortali, i dati dei primi 10 mesi dimostrano come il 2021 si stia presentando come un anno particolarmente critico sul fronte delle morti sul lavoro non collegate all'epidemia, soprattutto alla luce del maggior numero di incidenti plurimi denunciati dall'Istituto. Al netto degli infortuni da contagio COVID-19, sembrerebbe presentarsi, nei primi 10 mesi del 2021, rispetto all'analogo periodo 2020, un aumento complessivo del 20,6 per cento, da monitorare comunque nelle future rilevazioni. A livello di gestione assicurativa e soprattutto nell'industria e nei servizi - dove si registra circa l'85 per cento dei casi mortali, quasi a determinare il trend complessivo -, si osservano, nel confronto tra i primi 10 mesi del 2021 e del 2019 - preso a riferimento come anno ante-pandemia -, gli incrementi più consistenti dei casi di infortunio in occasione di lavoro. I settori di attività da segnalare che hanno registrato dal 2020 al 2021 un incremento di infortuni mortali sono: le costruzioni, i servizi di informazione e comunicazione e il comparto dei minerali non metalliferi; altri settori, come la sanità, i trasporti, il comparto manifatturiero e l'amministrazione pubblica hanno subito un calo, dovuto a un 2020 influenzato maggiormente dalla pandemia, mentre il commercio permane stabile.

Per quanto riguarda, in particolare, le costruzioni, dal 2020 al 2021, al lordo dei dati COVID, si registra un incremento di infortuni mortali, passando da 94 a 98 decessi denunciati. L'analisi, al netto delle denunce COVID, conferma che tra il 2020 e il 2021 l'aumento degli infortuni mortali nel comparto delle costruzioni è pari a più 16 decessi.

Sotto il profilo degli interventi di vigilanza eseguiti all'inizio del corrente anno, fino al 16 dicembre 2021, si registra un volume di accessi pari a 61.995. Nel dettaglio, dall'inizio del 2021 sono stati avviati 49.467 controlli in materia lavoristica, di legislazione sociale, l'80 per cento del totale, 12.528 controlli in materia di salute e sicurezza sul lavoro, circa il 20 per cento del totale. L'incremento delle ispezioni rispetto all'anno 2020 è di oltre il 30 per cento, passando da 15.923 a 20.803, fino al novembre del 2021, quindi il dato sarà di un incremento ancora superiore, alla fine dell'anno.

Nello specifico ambito della vigilanza in materia di salute e sicurezza, le irregolarità maggiori sono state riscontrate nel settore dell'edilizia, corrispondente a circa il 68 per cento del totale della violazione accertata in materia prevenzionistica.

Relativamente al settore edile, l'Ispettorato nazionale del lavoro ha promosso una campagna ispettiva straordinaria, in concomitanza con la ripresa dei cantieri dopo la pausa estiva, al fine di intensificare i controlli, sia sotto il profilo della prevenzione sia sotto il profilo del rispetto delle norme a tutela dei rapporti di lavoro, in un'ottica omnicomprensiva, per la quale l'osservanza di ciascuno dei due aspetti è funzionale a un sistema generale di rispetto delle corrette condizioni di lavoro, a salvaguardia dei lavoratori.

Il 75 per cento delle irregolarità accertate riguarda proprio la materia della salute e della sicurezza sul lavoro, peraltro merita attenzione la percentuale di irregolarità riscontrata all'esito della vigilanza speciale in corso. Da essa risulta che oltre 9 imprese edili su 10 non sono regolari. Più in generale, occorre sottolineare che, dai dati incrociati di INAIL, Ispettorato nazionale del lavoro e Istat, risulta che l'incidenza degli infortuni sul lavoro è connessa alle situazioni di irregolarità e illegalità contrattuale. I dati evidenziano, infatti, che il numero maggiore di infortuni si verifica in imprese di piccole dimensioni, che svolgono attività prevalentemente in appalto e in settori di attività caratterizzati da contenuti professionali non particolarmente elevati. E' quindi ipotizzabile che parte degli infortuni sul lavoro sia legata anche alla dinamica del ciclo produttivo, a specifiche condizioni contrattuali e, più in generale, a una scarsa diffusione della cultura della sicurezza.

Il tema della sicurezza non può essere disgiunto da quello della regolare costituzione dei rapporti di lavoro, che rappresenta la precondizione necessaria e ineludibile di un lavoro sicuro e dignitoso. Non si fa riferimento al solo lavoro nero, in cui il lavoratore è privato delle elementari regole di sicurezza - formazione e dispositivi di protezione individuale -, ma anche al lavoro meramente irregolare, in quanto il non rispetto dei limiti all'orario di lavoro, le esternalizzazioni illecite, la destrutturazione delle prestazioni lavorative e, in genere, tutte le irregolarità espressive di un dumping contrattuale hanno effetti diretti sull'abbattimento delle tutele e dei livelli di sicurezza dei lavoratori.

Come riconosciuto anche dagli organismi dell'Unione europea in materia, è necessario un approccio integrato, in cui il rapporto di lavoro e il sistema della sicurezza siano funzionalmente connessi. Nel nostro ordinamento non mancano le regole protettive e le misure di vigilanza e di repressione, che sono numerose e che si fondano su principi avanzati di tutela e di matrice europea, c'è piuttosto un problema di effettività delle norme, di scarto tra le regole e l'applicazione delle stesse all'interno dei luoghi di lavoro.

È in questo snodo cruciale dell'effettività che il Governo è intervenuto, in via d'urgenza, con il decreto n. 146 del 2021, con l'obiettivo di potenziare la strategia della vigilanza e della prevenzione. Le modifiche introdotte dal Parlamento hanno rafforzato alcune misure, con particolare riferimento alla formazione. Innanzitutto, è stato ampliato il sistema di controllo, con l'estensione delle competenze dell'Ispettorato del lavoro dai cantieri edili, di cui si occupava, a tutti i settori. Abbiamo conferito all'Ispettorato nazionale del lavoro lo stesso perimetro di competenze che spetta ai servizi ispettivi delle ASL in materia di vigilanza sulla salute e sulla sicurezza, alle quali, però, nulla è stato sottratto.

Per quanto attiene, infine, al potenziamento degli organici, il raddoppio, quantomeno, delle forze ispettive in campo, grazie al citato decreto-legge, rappresenta un deciso rafforzamento delle capacità di azione istituzionale di contrasto alla violazione delle norme di prevenzione e protezione. Sul punto preme evidenziare che sta proseguendo il suo iter la procedura concorsuale finalizzata all'assunzione di nuovi ispettori del lavoro, con la recente approvazione delle graduatorie che consentiranno di incrementare, entro febbraio 2022, la dotazione organica dell'Ispettorato con 431 funzionari amministrativi e 900 ispettori ordinari; a questi andranno, poi, a sommarsi altre 1.249 unità di personale, di cui 1.174 ispettori tecnici, 50 funzionari statistici, 25 funzionari informatici. La pubblicazione del bando è prevista nella Gazzetta Ufficiale del 14 gennaio 2022.

È stato rivitalizzato lo strumento della sospensione dell'attività imprenditoriale per motivi di salute e sicurezza sul lavoro, che si aggiunge allo strumento esistente della prescrizione, attraverso il quale si impongono specifiche misure atte a far cessare il pericolo per la sicurezza e per la salute dei lavoratori durante lo svolgimento della mansione. Con la recente conversione è stata anche prevista, ai fini della sospensione per lavoro irregolare, l'ipotesi di personale occupato come lavoratori autonomi occasionali, in assenza delle condizioni richieste dalla normativa.

In tema di contestuale verifica della regolarità dei rapporti di lavoro, il decreto-legge ha previsto, da un lato, il rafforzamento dell'attività di coordinamento e ispettiva, avendo come obiettivo quello di prevenire le situazioni di illegalità e di pericolo e, dall'altro, l'inasprimento delle sanzioni nei confronti delle imprese inadempienti, sia di quelle che non abbiano posto in essere le misure preventive previste dal decreto legislativo n. 81 del 2008 sia di quelle presso le quali si riscontrano dei lavoratori in nero.

Altro fondamentale intervento contenuto nel richiamato decreto ha riguardato la qualità degli interventi ispettivi. Attraverso l'attivazione, finalmente, dopo oltre 13 anni dal Testo unico n. 81 del 2008, del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP), abbiamo realizzato uno scambio di informazioni tra INAIL, Ispettorato del lavoro, INPS e ASL in tempo reale. In questo modo, il sistema fornirà dati condivisi, anche con lo scopo di programmare e valutare le attività di controllo. Un'apposita sezione del Sistema informativo sarà dedicata alle sanzioni irrogate nell'ambito della vigilanza, con il fine di ricostruire la storia e l'evoluzione, sotto il profilo della sicurezza, delle imprese sottoposte a verifiche.

Siamo d'accordo con le organizzazioni sindacali che, alla luce di questa implementazione, dovremo decidere che cosa fare di questi dati, cioè come tenere conto di questa qualificazione che si determina attraverso questi dati in termini di capacità di contrarre con la pubblica amministrazione, di possibilità di esercitare l'attività di impresa e di tutto ciò che, naturalmente, riguarda la vita di un soggetto imprenditoriale.

Pochi giorni fa, il 24 novembre, ho adottato il decreto previsto dal decreto-legge n. 146 del 2021 per razionalizzare e snellire la composizione del tavolo tecnico per lo sviluppo e il coordinamento del SINP, prevedendo anche il coinvolgimento del Dipartimento per la trasformazione digitale.

Un gruppo di lavoro, in collaborazione con l'Ispettorato e l'INAIL è attivo presso il Ministero per dare tempestivo seguito all'adozione dei decreti previsti dal decreto-legge n. 146 del 2021. Al tempo stesso, abbiamo verificato che numerosi decreti attuativi del decreto legislativo n. 81 del 2008 - ben 26 - per di più di contenuto tecnico non sono stati adottati ed il medesimo gruppo si sta occupando di una ricognizione per verificarne l'attualità e, nel frattempo, emanare quelli che erano previsti dal citato decreto del 2008.

Oltre a quelli istituzionalmente effettuati dall'INAIL in materia di innovazione e ammodernamento tecnologico diretti alle imprese, devo segnalare gli importanti investimenti stabiliti dal decreto-legge in tema di risorse informatiche, pari a 3,7 milioni nel prossimo biennio, e in risorse umane, con l'aumento del supporto all'attività di vigilanza dell'Ispettorato nazionale del lavoro attraverso ulteriori 90 carabinieri, che andranno ad aggiungersi all'organico, per complessive 660 unità.

Non meno importanti sono anche alcuni aspetti promozionali contenuti nel decreto-legge finalizzati ad incentivare la formazione di qualità in materia di sicurezza. È stabilito che lo svolgimento di attività formativa, quella buona e certificata nell'ambito degli organismi paritetici, costituisca un criterio per ottenere alcuni vantaggi sia ai fini dell'attività di vigilanza sia sotto il profilo della determinazione dei premi assicurativi INAIL. Altrettanto importante, a mio avviso, è la previsione dell'equiparazione del datore di lavoro ai dirigenti e ai preposti nell'obbligo di ricevere una formazione adeguata e specifica e un aggiornamento periodico in base ai compiti svolti in materia di salute e lavoro. Particolarmente importante questa indicazione, se pensiamo - non vorrei dare dati che sono ancora ufficiosi - che, negli ultimi mesi, pare che ci sia stato un incremento nel settore edile di circa 11.000 nuove imprese che si sono formate.

Al fine dell'adeguatezza e della specificità della formazione e dell'aggiornamento periodico, le relative attività formative devono essere necessariamente svolte in presenza e a cadenza almeno biennale e, in ogni caso, ove necessario per l'evoluzione dei rischi già esistenti per l'insorgenza di nuovi rischi.

L'intervento del Governo è, quindi, orientato a colmare lacune di inefficienza del sistema e all'efficacia dell'attività di accertamento e repressione. Siamo consapevoli, però, che un approccio esclusivamente penalizzante e repressivo, da solo, non è in grado di produrre una vera inversione di tendenza. È quindi intenzione del Governo affiancare a questi interventi di natura strutturale altre azioni positive, per coinvolgere le imprese in percorsi virtuosi di formalizzazione e innalzamento degli standard di sicurezza.

Sotto l'aspetto della formazione, il Ministero sta operando al fine di risolvere, attraverso la via di percorsi mirati, il tema della certificazione delle imprese e della qualificazione del datore di lavoro in materia di sicurezza.

Ritengo necessario ed auspicabile avviare un dialogo serrato con le parti sociali che dia attuazione alle previsioni del decreto legislativo n. 81 del 2008 in merito ad un sistema di qualificazione delle imprese, appunto, che consenta di valorizzare e premiare i modelli organizzativi e gestionali più virtuosi adottati dai datori di lavoro, che siano effettivamente in grado di produrre effetti positivi in termini di prevenzione degli infortuni.

Mi soffermo ancora, in particolare, sul settore dell'edilizia, nel quale sarebbe auspicabile avviare tale strumento incentivante per coniugare, in maniera bilanciata e sostenibile, penalizzazioni e misure premiali. Con riferimento a questa stessa tematica, con il decreto ministeriale n. 143 del 2021, abbiamo realizzato uno strumento importante proprio per il settore edile, il cosiddetto DURC di congruità, attraverso l'introduzione di un sistema di verifica della congruità dell'incidenza della manodopera impiegata nella realizzazione dei lavori edili, sia pubblici sia privati. Ciò allo scopo di realizzare un'azione di contrasto dei fenomeni di dumping contrattuale e di promuovere l'emersione del lavoro irregolare. Con questo sistema, che è entrato in vigore il 1° novembre, l'impresa che non denuncia un numero minimo di lavoratori, appunto, congruo non può ottenere il DURC, e, quindi, partecipare ad appalti pubblici, né beneficiare dei vari incentivi, compreso quello del 110 per cento. Il superbonus, che rappresenta sicuramente uno strumento positivo per il rilancio dell'economia, ha come corollario, però, il rischio di un aumento degli incidenti. Al riguardo diventa necessario prevedere che l'accesso ai benefici del superbonus non sia applicabile per i lavori edili effettuati da aziende che non rispettino pienamente il contratto collettivo dell'edilizia e che applichino i cosiddetti contratti pirata (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Pertanto, a questo proposito ritengo urgente, una volta che si è chiarita e definita la normativa di riferimento, intervenire con una specifica norma.

Per rafforzare il quadro della vigilanza nel settore edile è opportuno poi valorizzare il ruolo e le funzioni dei professionisti responsabili della sicurezza sul lavoro, anche attraverso il riconoscimento di compensi adeguati che tengano conto della responsabilità che questo tipo di attività implica. Un intervento del genere, con il pieno coinvolgimento degli ordini professionali, consentirebbe di valorizzare al massimo queste funzioni anche riguardo alle piccole attività lavorative. Nel solco di un rafforzamento del legame tra regolarità dei rapporti di lavoro e prevenzione antiinfortunistica si inseriscono il protocollo sui rider e la costruzione della task force nel settore della logistica e del trasporto merci, sottoscritti allo scopo di individuare tempestivamente e contrastare i comportamenti illegali in entrambi i settori nonché di scongiurare il pericolo di un abbassamento degli standard di legalità complessiva nell'esecuzione della prestazione, suscettibile di ripercuotersi negativamente sui livelli di sicurezza. In riferimento al settore della logistica, sono stati resi noti i primi risultati dell'attività operativa della task force da me istituita (settore logistico e trasporto merci), costituita nell'ambito del tavolo sul settore nello scorso mese di luglio.

Da ultimo, nella giornata del 20 dicembre ultimo scorso sono state sottoposte a verifica complessivamente 90 aziende, la metà delle quali è risultata irregolare al momento del primo accesso. In questi mesi numerose sono state le violazioni riscontrate in materia di lavoro nero e di salute e di sicurezza dei luoghi di lavoro nell'ambito dei controlli coordinati dall'INL, che hanno interessato tutto il territorio nazionale. I risultati confermano l'esigenza di proseguire nel rafforzamento della collaborazione e nel potenziamento del coordinamento da parte di tutte le agenzie e le forze coinvolte nelle task force, che ringrazio per l'impegno e i risultati che stanno ottenendo. Questo metodo di cooperazione interistituzionale, per la prima volta applicato nell'ambito delle politiche di vigilanza, è il percorso su cui si deve proseguire nel futuro.

Anche il protocollo nazionale sullo smart working, concluso attraverso il dialogo con le parti sociali, garantisce il diritto alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro come se si trattasse di luoghi aziendali. Ricordo, inoltre, che dal 1° novembre è entrata in vigore la nuova disciplina dei subappalti nei contratti pubblici, nella quale si prevede, tra l'altro, che i lavoratori in subappalto devono ricevere lo stesso trattamento economico e normativo dei dipendenti dell'appaltatore. È nostra intenzione riflettere e discutere anche sulla possibile estensione al settore privato della regola di parità, peraltro più volte richiesta dal sindacato, dal momento che la rimozione della fondamentale garanzia della parità di trattamento negli appalti e subappalti spinge tutto il sistema di appalti e subappalti alla ricerca del prezzo più basso, iniettando in esso un fattore di destabilizzazione e di illegalità che si ripercuote negativamente sul trattamento dei lavoratori, sulle condizioni, sulla sicurezza nonché sulla stessa qualità complessiva del sistema economico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sul piano istituzionale occorre, inoltre, mettere a punto il potenziamento della cosiddetta cabina di regia e dei vari organismi interistituzionali, preposti dal testo unico n. 81 del 2008, agli articoli 5 e 7, e delle politiche di programmazione e di coordinamento sia a livello nazionale sia a livello decentrato. Allo scopo, sarebbe opportuno dotare il comitato di indirizzo, di cui all'articolo 5, di una struttura stabile che si occupi sistematicamente dello svolgimento di questi importanti compiti e alla fine predisponga un rapporto annuale con cui investire il Parlamento dell'azione svolta su questa materia centrale per la civiltà del nostro Paese.

Oltre al versante della prevenzione, c'è la necessità di un'opera di aggiornamento, ormai non più procrastinabile, anche sul versante assicurativo e solidaristico gestito dall'INAIL, e questo almeno in due direzioni: anzitutto, allo scopo di eliminare o abbassare la franchigia ed aumentare la protezione indennitaria, poiché il testo unico INAIL lascia scoperti da indennizzo troppi infortuni e troppi lavoratori che presentano danni anche di una certa entità; in secondo luogo, per estendere a tutti i lavoratori, senza distinzione di sorta, il complesso delle tutele oggi erogate dall'INAIL, secondo un impianto che è ancora selettivo e che non appare rispondere ai valori dell'eguaglianza della protezione solidaristica garantita dalla Costituzione al lavoro in tutte le sue forme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oltre 3 milioni di lavoratori non godono delle tutele INAIL. Si tratta di lavoratori autonomi, professionisti, piccoli imprenditori, militari, ma anche comuni lavoratori subordinati.

Credo sia tempo di una profonda revisione che vada verso la direzione della completa socializzazione del rischio e dell'universalità della copertura assicurativa. Tutto questo avverrebbe con i recenti interventi in materia di welfare e, in particolare, con l'impianto della riforma degli ammortizzatori sociali che razionalizza le tutele esistenti in direzione di una protezione estesa a tutte le categorie.

Occorre, inoltre, sostenere e incentivare alcune iniziative di ricerca dell'INAIL, finalizzate a individuare soluzioni utili per mitigare i rischi nell'ambiente di lavoro e ad elevare i livelli di sicurezza praticati nell'uso delle macchine e delle attrezzature di lavoro in generale.

Al riguardo, l'INAIL ha sviluppato e sta mettendo a punto soluzioni innovative, finalizzate allo sviluppo della robotica collaborativa per ambienti ad alto rischio come supporto all'operatore nelle attività maggiormente gravose; alla prevenzione delle ricadute nell'altro settore delle costruzioni; alla messa a punto di percorsi formativi per gli operatori addetti alla conduzione, all'installazione e alla manutenzione dei macchinari complessi e ambienti confinati; all'elaborazione di modelli basati sulla tecnologia digitale, attività che pone, appunto, l'istituto pubblico come perno di una funzione preventiva e non solo assicurativa. In quest'ottica, si sta lavorando anche per un raccordo e una collaborazione efficace con le università e i centri di ricerca. Inoltre, è stato recentemente presentato il bando ISI per le imprese, con un importo complessivo di 273 milioni di euro che rafforza il profilo e le politiche adottate dall'INAIL per la prevenzione.

Su questo percorso di incentivazione e di promozione della cultura della sicurezza nelle imprese intendiamo proseguire. In prospettiva, le azioni future dovranno essere maggiormente orientate allo sviluppo di una formazione diffusa e alla crescita di una cultura della legalità, che integri il principio costituzionale di libertà di impresa con il fondamentale e prioritario rispetto della sicurezza, della libertà e della dignità umana, valorizzando quanto più possibile il principio della responsabilità sociale dell'impresa. Con questo obiettivo prenderà avvio, nel mese di gennaio prossimo, una campagna interministeriale di comunicazione, finalizzata a richiamare l'attenzione sull'importanza della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Siamo altresì consapevoli che lo Stato deve fare la sua parte nel predisporre gli strumenti per supportare e incentivare le imprese nelle azioni a presidio della sicurezza. Più in generale, in tutti questi mesi di pandemia abbiamo sperimentato il valore del dialogo sociale come metodo più efficace per il perseguimento di obiettivi condivisi e per la migliore composizione degli interessi. Proprio la declinazione di questo metodo ha consentito di sottoscrivere, insieme alle parti sociali, importanti protocolli che hanno permesso di contemperare la tutela della salute e della sicurezza pubblica con l'esigenza del riavvio delle attività economiche. Laddove il confronto tra le parti sociali si è sviluppato in modo costruttivo, i risultati in termini di sicurezza dei lavoratori non sono mancati, in quanto il sistema partecipativo contribuisce ad accrescere il senso di responsabilità di tutti gli attori del sistema produttivo, a partire dai temi cruciali, tra loro intimamente connessi, della tutela della salute, della sicurezza del lavoro, del rispetto dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile delle attività produttive.

Consentitemi due ultime considerazioni. La prima è questa: noi registriamo sui giornali le morti che avvengono nei cantieri e nelle fabbriche; non vanno sui giornali, invece, le morti dovute a malattie di carattere professionale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle). Credo sia urgente - e in questo senso ci stiamo muovendo - implementare la normativa che riguarda, per esempio, la tutela di una vera e propria tragedia italiana, che è quella dell'amianto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

Se guardiamo questi dati, cioè quelli che ho appena proposto alle Camere, ne emerge una valutazione: gli incidenti non avvengono ovunque nella stessa misura; avvengono di più quando il lavoro è precario e quando il lavoro è frammentato. Questo pone due ordini di questioni: una è quella del subappalto, come ho detto; l'altra è la questione dell'omogeneità dell'attività contrattuale - fatemela dire così - che implica tutta un'altra serie di questioni, vuoi sul fronte della rappresentanza, vuoi sulle regole attraverso le quali si perviene alla contrattazione e alla definizione della congruità dei contratti rispetto alle attività svolte. Credo che questi elementi di carattere strutturale siano quelli che vanno affrontati se davvero si deve incidere significativamente su questo tipo di fenomeno. Le cause strutturali - lo sappiamo - sono frammentazione e precarietà del lavoro. Intervenire urgentemente, anche alla luce di una ripresa che è così tumultuosa, sul tema della precarietà del lavoro credo sia un modo anche di affrontare il tema della sicurezza.

Oggi abbiamo una tipologia contrattuale eccessivamente frammentata, dobbiamo rimetterci le mani per consentire di dare, soprattutto alle nuove generazioni, una prospettiva diversa, di lavoro più sicuro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).