Data: 
Martedì, 22 Marzo, 2022
Nome: 
Martina Nardi

Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Ministro, di averci reso questa informativa quest'oggi, perché quando si parla al Parlamento, si parla al Paese, e il Paese ha tanto bisogno di sentire le parole che oggi lei ci ha raccontato, di capire cosa sta succedendo e le motivazioni di un aumento oggettivamente fuori da ogni prospettiva. Nessuno di noi lo immaginava, ma, del resto, nessuno di noi immaginava anche una guerra alle porte della nostra Nazione, alle porte dell'Europa, una crisi pandemica che comunque trascina la sua coda e oggettivamente gli effetti della guerra, gli effetti anche e soprattutto determinati dalle sanzioni, che ci consegnano una situazione gravissima. Lei ha fatto bene a sottolinearlo, perché questa è una situazione gravissima, che non si è mai verificata e quindi è doveroso e giusto che il Parlamento non solo si interroghi, ma soprattutto spenda tutte le sue energie al fine di trovare soluzioni di piccolo, di medio e di lungo termine, e penso che lei, quest'oggi, le abbia in qualche modo provate a delineare. Ma io vorrei contribuire, diciamo così, al ragionamento di quest'oggi. L'onorevole Crippa, or ora, ha raccontato giustamente dell'audizione che questa mattina si è svolta in Commissione con ARERA. Giustamente, ha posto il tema dell'indicizzazione dei prezzi: questa è un'altra partita che dobbiamo provare a giocare, anche partendo dai provvedimenti che abbiamo in corso: oggi il “decreto bollette” alla Camera e il nuovo decreto che andrà in Senato.

Signor Ministro, lei ha fatto molto bene a sottolineare che il problema è complessivo e generale, non siamo soli purtroppo in questa disavventura, ma tutti i Paesi europei vivono questa grande sofferenza. Io, l'altra settimana, ero a Parigi, la benzina costava quanto in Italia e ascoltavo le lamentele nei luoghi della discussione pubblica, dei decisori politici e la preoccupazione dei decisori politici anche degli altri Paesi europei, perché senza energia non ci sono le aziende e senza le aziende non c'è il sistema Paese, non c'è l'Europa, non c'è, come dire, la grande capacità manifatturiera che noi esprimiamo.

Allora, è stato giusto, è stato giustissimo mettere in conto e impiegare, in questi mesi, risorse molto ingenti. Le ricordo: 1,2 miliardi nel terzo trimestre del 2021; 3,5 miliardi nel quarto trimestre del 2021; 5,5 miliardi nel primo trimestre del 2022; 5,5 miliardi nel “decreto Energia”, che è, appunto, oggi alla Camera, per un totale, come diceva lei, di 15,7 miliardi, a cui dobbiamo aggiungere il nuovo decreto che avete varato da pochissimo.

Però - diciamo anche un po' provocatoriamente, ma anche veramente per aprire una discussione tra di noi - mi chiedo se sia corretto continuare o, meglio, se facciamo bene, perché chiaramente andiamo incontro alle famiglie, soprattutto a quelle a più basso reddito, e alle imprese, alle piccole e medie imprese che sono in grande sofferenza, ma questa non può essere la prospettiva. In altre parole, noi non possiamo mettere in campo costantemente decreti che elargiscono ristori e sostegni e non possiamo neanche pensare di continuare a fare spostamenti di bilancio indebitando le future generazioni in funzione del fatto che diamo sostegni e ristori, perché se è giusto porre attenzione soprattutto ai più deboli, di tutto il sistema, quindi dalle imprese alle famiglie, è altrettanto evidente che abbiamo bisogno di mettere in campo operazioni strutturali, perché altrimenti questi 20 miliardi, sono andati via, sono volati e non li abbiamo visti. Anzi, dico di più: non li hanno visti neanche gli italiani, perché non hanno, in qualche modo, goduto del beneficio del risparmio, ma semplicemente della uguale spesa. Quindi, oggettivamente nell'impatto con le famiglie e con il Paese non c'è questa consapevolezza anche di queste grandi risorse che noi abbiamo messo in campo. Allora molto probabilmente abbiamo bisogno di costruire delle operazioni che lavorino sul dare strutturalità, come in parte - anzi, in gran parte - ha delineato lei.

Però, mi voglio soffermare anche su altre questioni, cioè sulla questione del minor consumo, perché noi abbiamo tutti edifici estremamente energivori. Noi abbiamo una qualità abitativa pessima dal punto di vista del consumo energetico. Allora, abbiamo provato a mettere in campo un'operazione importante e costosa, anche con tante problematiche, come quella del 110 per cento. Non è quella, non vi piace: cambiamola, però il tema rimane. Ossia, rimane il tema di come possiamo mettere in campo e far funzionare una quantità di denari in funzione del fatto di rendere meno energivore le nostre abitazioni ma anche le nostre imprese - le nostre imprese! -, così come è importante e fondamentale lo sviluppo delle rinnovabili, di tutte le rinnovabili. Però anche sulle rinnovabili penso dobbiamo fare un ragionamento, perché non possiamo pensare che si dice rinnovabili e poi si fa finire l'incentivo del 110 tra un anno, perché è del tutto evidente che non sei credibile in quel progetto. Allora, abbiamo bisogno di un progetto Italia vero che incroci l'Europa, che incroci, come dire, il futuro.

Allora - e concludo, perché ho consumato il mio tempo; volevo dire tante altre cose e non ho il tempo - io penso che da questa crisi, che è fortissima, si possa uscire in tanti modi, però ci sono prevalentemente due modalità: o si esce guardando al futuro, quindi correndo verso la transizione, accelerando quel processo, perché così si incrocia, nel futuro, l'impossibilità di trovarci in una situazione di questo tipo in relazione alle cose che lei giustamente ha ricordato e ha detto, con lo sviluppo della TAP, con i rigassificatori, insomma con tutte le cose che giustamente ci ha raccontato quest'oggi, e si va nella direzione di spingere l'acceleratore e, quindi, di portare il Paese Italia veramente verso la transizione, quindi, una transizione accelerata; oppure si decide, in qualche modo, di spaventarsi e quando uno si spaventa - succede nella vita e succede anche in politica - ha un atteggiamento di guardarsi all'indietro e stare nelle sue comodità e, quindi, magari guardando a modalità che oggi non sono compatibili con il futuro.

Noi puntiamo sul futuro, noi puntiamo sull'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!