Grazie, Presidente. Ministro, Sottosegretario, colleghi deputati, innanzitutto è bene tenere fermi alcuni punti in questa discussione. Il primo è che la crisi dei dazi innescata da Trump è un errore profondo, per usare le parole del Presidente Mattarella.
Bisogna tener fermo anche il fatto che rimane il rischio di escalation, la guerra commerciale è ancora dietro l'angolo e, soprattutto, rimane un clima di profonda incertezza, così come per l'Italia la decisione dell'Amministrazione Trump è esiziale. Del resto, con un interscambio commerciale di 73 miliardi di export del nostro Paese verso gli Stati Uniti nel 2024 e con un surplus di 43 miliardi, è evidente che si tratti di un problema enorme. Altro che opportunità di crescita per le nostre aziende, come ha detto il Ministro Salvini. Così come, Ministro, la decisione di Trump di sospendere i dazi per 90 giorni non è una gentile concessione, ma è la retromarcia che ha fatto a pochi passi dal baratro, a fronte dello sconvolgimento dei mercati azionari, delle turbolenze sui mercati dei titoli di Stato americani. Ed è una conferma di questa retromarcia anche l'accordo fatto con la Cina.
Guardi, Ministro, nessuno vuole mettere in discussione l'Alleanza atlantica, su cui tanto ha insistito, ma è un dato di fatto che, con le sue scelte, l'Amministrazione Trump è sempre più, non solo imprevedibile, ma inaffidabile. Il mondo di prima non tornerà, è necessario prenderne atto e attrezzarsi di conseguenza. Anche voi che portate il cappellino “MAGA”, Make America Great Again: quello fa i suoi interessi. Noi dovremmo imparare a fare i nostri interessi europei e quindi nazionali, utilizzando al meglio le prossime settimane per attrezzarsi a livello europeo e a livello italiano, perché l'emergenza non è finita e la risposta deve essere a livello europeo e deve essere una risposta “compatta, serena e determinata”, per usare ancora una volta le parole del Presidente Mattarella.
È vitale che la strategia negoziale sia condivisa a livello europeo. Il negoziato non deve insistere solo sull'interscambio commerciale, ma anche sui servizi digitali e finanziari. Bisogna mettere sul tavolo la tassazione efficace delle Big Tech. È necessaria un'Unione europea a schiena dritta, perché consapevole della propria forza nel momento in cui è unita. È un mercato di 450 milioni di consumatori. Siamo la terza potenza economica globale e la seconda per commercio. È necessario rafforzare alcune scelte: un fondo di sostegno finanziato con i dazi di riequilibrio sull'export, nonché diversificare i mercati di sbocco, accelerando la ratifica di nuovi accordi commerciali di libero scambio, a partire dal trattato Mercosur.
Intensificare lo scambio con Paesi come l'India e i Paesi ASEAN. Ma occorre anche attivare un nuovo quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, come si è fatto per il COVID e per la crisi energetica. Sul mercato interno è fondamentale rimuovere le barriere interne. Fa piacere sentire citare da parte sua il Rapporto Draghi, poi però bisogna essere conseguenti, anche perché, in quel rapporto, l'altra cosa su cui si insiste tantissimo è la necessità di politiche industriali a livello europeo. Questo è il terreno su cui non avete fatto nulla in Italia e a livello europeo, mentre invece è fondamentale accompagnare la doppia transizione, digitale ed ecologica, sostenendo gli obiettivi di decarbonizzazione e sostenendo il Green Deal, intervenendo con fondi pubblici e privati a livello europeo e nazionale per ridurre il gap di competitività che ha l'Europa rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. Inoltre, a livello nazionale, il Governo italiano ha dimostrato ancora una volta la sua evidente inadeguatezza per il tempo perso.
All'inizio, addirittura, ha minimizzato l'impatto. Il piano di sostegno presentato alle imprese senza soldi freschi è un po' il gioco delle tre carte dei soliti Fondi. Ma l'emergenza non è finita. La situazione rimarrà instabile. È urgente una strategia di risposta più solida e più credibile sul versante delle misure di sostegno e di accesso al credito, nonché sul versante del lavoro, rifinanziando gli ammortizzatori sociali ed aumentando la dotazione finanziaria a sostegno dell'internazionalizzazione delle imprese.
Poi c'è il tema dell'energia, perchè l'Europa paga l'energia più degli Stati Uniti e più della Cina. L'Italia più di qualsiasi altro Paese europeo. Avete appena fatto un decreto Bollette che è troppo poco, è troppo tardi, che riguarda solo 3 mesi e non risolve i problemi, mentre, invece, questo è un terreno su cui si può fare a costo zero molto per abbassare i costi dell'energia, investendo sulle rinnovabili e, innanzitutto, semplificando il processo per realizzare le rinnovabili. Per questo ci avete messo 1 anno e mezzo, per i decreti attuativi sulle comunità energetiche rinnovabili; avete fatto un testo unico che poi è stato stravolto ed è di ieri la decisione del TAR Lazio che ha bocciato il decreto Aree idonee, per cui bisogna ripartire da capo. Ma, soprattutto, con questo decreto non avete fatto quello che è necessario oggi e domani, ossia intervenire sul meccanismo di formazione del prezzo dell'energia elettrica, scorporandolo dal gas e sviluppando i contratti a termine, i PPA. Su questo non avete fatto nulla e, invece, dovete intervenire.
Concludo, perché ho ancora, mi sembra, 50 secondi, Presidente. È sulle politiche industriali il fallimento più evidente, Ministro, suo e del Governo, siete ancora al Libro verde che deve produrre un Libro bianco, cioè, a quasi tre anni dal vostro insediamento, ancora non avete una strategia chiara in termini di politiche industriali.
Sull'acciaio c'è una crisi drammatica dell'ex Ilva dopo le sue parole trionfali. Ieri è riuscito anche a cercare di scaricare sulla procura una responsabilità; ha detto che tornerà, l'aspettiamo per l'informativa e ne discuteremo nel merito. Ma è incredibile come abbia provato a scaricare sulla procura ed è stato pure smentito. Sull'automotive aspettiamo ancora che reintegri il fondo nazionale che ha ereditato e che ha tagliato del 70 per cento. Su Transizione 5.0, che scade il 31 dicembre, 6,3 miliardi di dotazione e 640 milioni le richieste: è stato scritto male, gestito peggio e si tratta di un flop annunciato. È evidente che sulle politiche industriali bisogna invertire la rotta. E non è solo un problema di inadeguatezza sua, Ministro. Ma è un problema di inadeguatezza di tutto il Governo. Su questo è fondamentale invertire la rotta.