Data: 
Mercoledì, 15 Febbraio, 2023
Nome: 
Debora Serracchiani

Eccoci di nuovo qui, signor Ministro. Mi permetta, prima di tutto, di mandare una forte condanna per tutte le azioni violente che lei ha ricordato, Ministro, e un ringraziamento e la nostra solidarietà a tutte le Forze dell'ordine che sono intervenute in queste settimane rispetto a quelle vicende.

Lei, oggi, Ministro, è venuto a raccontarci l'esito della sua indagine interna; la ringraziamo, Ministro, lo fa, siamo certi, mettendo a disposizione dell'Aula il suo bagaglio giuridico di già magistrato e, oggi, di Ministro.

Lei sa, Ministro, che i magistrati, quando assumono l'incarico, giurano con questa formula: “Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana e al suo Capo, di osservare lealmente le leggi dello Stato, e di adempiere con coscienza i doveri inerenti al mio ufficio”. Quando si è magistrati nella vita, lo si è sempre, vero Ministro?

Ebbene, allora, atteniamoci per un momento ai fatti, come farebbe un magistrato.

Il 31 gennaio, il collega Donzelli in Aula, nell'attaccare alcuni parlamentari del Partito Democratico sulla nota vicenda, che non sto qui a ripetere, affermava di avere utilizzato documenti depositati al Ministero della Giustizia, consultabili da qualsiasi deputato, non coperti da alcun segreto e che sono stati inviati al Ministero della Giustizia dal Dipartimento penitenziario. Poco dopo, in una delle sue rare interviste, il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove che, ricordiamolo, ha la delega al DAP, ammetteva di avere fornito al collega Donzelli le informazioni dallo stesso utilizzate.

Di che documenti si tratta? Ce lo ha spiegato oggi lei, Ministro, si tratta di informative provenienti dal GOM, cioè dal Gruppo operativo mobile, e dal Nucleo investigativo centrale, il NIC. Il primo svolge attività di vigilanza e osservazione dei detenuti al 41-bis e il secondo svolge funzioni di Polizia giudiziaria e di intelligence in ambito penitenziario, con particolare riguardo alla criminalità organizzata e al terrorismo.

Sulla base del suo approfondimento, lei oggi ci ha detto, Ministro, che non sono atti formalmente segreti o classificati come tali - cosa che già sapevamo - né sono sottoposti al segreto investigativo, trattandosi di mera attività di vigilanza amministrativa del DAP che, evidentemente, Ministro, solo per diletto li definisce di limitata divulgazione. Sarebbe carino anche capire se la limitata divulgazione significhi venire in quest'Aula e utilizzarli nel modo in cui sono stati utilizzati.

Ministro, però, non è così, non è affatto così e sa chi è che ci dice che non è così? Lei, Ministro, lo ha detto il suo Ministero. Tutti quegli atti e le relative informazioni sono riservati e non divulgabili. In occasione, infatti, delle richieste di accesso agli atti che sono state presentate dai colleghi Bonelli, Lai e Grimaldi, il suo Ministero ha dichiarato esattamente questo: non sono accessibili, cioè sono atti riservati e non divulgabili e degli stessi non si può avere copia perché lo dice espressamente la legge. L'avete citata voi questa legge: gli articoli 22 e 24 della legge n. 241 del 1990, il regolamento governativo, il decreto ministeriale n. 115 del 1996 e l'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 184 del 2006.

Tutti questi provvedimenti legislativi dicono che sono espressamente vietati all'accesso e non divulgabili - figurarsi - tutte quelle relazioni di servizio e informazioni, tutti quegli atti e documenti che riguardino notizie la cui conoscenza sia di pregiudizio concreto ed effettivo alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica negli istituti penitenziari e dell'attività di prevenzione e repressione della criminalità e di tutti quei documenti che riguardano l'assegnazione, il trasferimento e la traduzione dei detenuti e degli internati nelle diverse sezioni degli istituti penitenziari.

Potrei continuare perché l'elenco è lungo. Del resto, Ministro, sul fatto che siano riservati e non accessibili, pensi, non sono accessibili le planimetrie delle case, neanche ai parlamentari. Pensi che non sono accessibili - neanche a me, parlamentare - i curricula che sono stati presentati per la nomina di amministratore delegato in una società in house. Ma le pare normale allora che se non mi sono accessibili questi atti, mi sarebbero accessibili invece i dialoghi tra i detenuti al 41-bis? Ma le pare normale? Accessibili e divulgabili? Ed ecco, Ministro, di fronte a tutto questo il magistrato non avrebbe dubbi, lo ripeto, il magistrato non avrebbe dubbi e io capisco, oggi, il suo imbarazzo, Ministro. Come se ne viene fuori? Con l'arzigogolo giuridico: gli atti sono riservati, non ci si può accedere, né si possono divulgare, ma siccome - come viene scritto ai colleghi che hanno fatto la richiesta - il richiedente è un parlamentare allora l'istanza si può qualificare ex officio come ascrivibile, lato sensu, al sindacato ispettivo.

Ministro, qui siamo all'assurdo; mi appello alla sua intelligenza, pregandola di non offendere la nostra, e alla sua onestà intellettuale di fine giurista. Il sindacato ispettivo è disciplinato esclusivamente dal Regolamento della Camera e dalla circolare del 1996 e sindacato ispettivo sono esclusivamente interpellanze, interrogazioni in forma orale, interrogazioni in forma scritta o interrogazioni in Commissione. Non sono attività di sindacato ispettivo gli accessi agli atti. Ma qui siamo all'assurdo Ministro, perché nessuna richiesta di accesso agli atti è mai stata fatta dall'onorevole Donzelli, mai, mai! Non solo, prima del 31 gennaio non è stato presentato nessun atto di sindacato ispettivo da parte dell'onorevole Donzelli o da parte di Fratelli d'Italia, nessun atto di sindacato ispettivo è stato mai presentato.

Allora, in un Paese normale basterebbe questo per chiedere scusa e lasciare l'incarico di vicepresidente del Copasir, in un Paese normale; ancora peggio per il Sottosegretario perché ha la delega al DAP e non poteva non sapere che quelle informazioni erano riservate e se non lo sapeva meglio togliergliela quella delega, Ministro. Soprattutto, vale la pena ricordare che le informazioni riservate sono state utilizzate, mettendo a rischio la sicurezza nazionale, mettendo a rischio potenzialmente anche una procedura giudiziaria, mettendo a rischio la stessa essenza del 41-bis, perché grazie a voi i detenuti e le loro organizzazioni criminali sanno tutto quello che non avrebbero dovuto sapere, grazie a voi.

Ministro, lei è anche un uomo politico; quando è venuto alla Camera per le sue linee programmatiche è tornato su una sua battaglia storica; sulle intercettazioni, che cosa ha detto? Ha affermato che la diffusione pilotata e arbitraria di intercettazioni non è civiltà, non è libertà, ma è una deviazione dai principi minimi di civiltà giuridica e come Ministro era disposto ad arrivare alle dimissioni. Ministro, queste sono parole sue; è inutile che le ricordi che le riforme, e lei vuole farne di importanti, si reggono sulla credibilità di chi le fa…

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Concludo. Ministro, lei è anche un uomo politico e come uomo politico sa l'uso che è stato fatto di queste informazioni riservate attaccando un partito, il Partito Democratico, in quest'Aula, in quel modo. Ministro, l'altro giuramento che lei ha fatto, oltre a quello di magistrato, è quello appunto relativo all'incarico importantissimo che lei ricopre: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione”.

La legge, Ministro, non si può piegare alle ragioni di parte, né si può interpretare secondo la convenienza del momento. Lo dico ad un uomo di legge, che è stato uomo di legge e che è uomo di legge, non lo dimentichi.