Discussione
Data: 
Mercoledì, 17 Giugno, 2020
Nome: 
Piero Fassino

Grazie, Presidente. Anch'io penso che il Paese in una fase così delicata e difficile ha bisogno di coesione e ha bisogno di condivisione, come adesso è stato sollecitato dal collega Brunetta. E il problema è che la coesione e la condivisione possono essere conseguite in quanto ci sia la disponibilità di tutti gli attori politici. Ma abbiamo avuto qualche minuto fa una manifestazione di assoluta indisponibilità perché un'opposizione che fa uno show come abbiamo a cui abbiamo assistito e poi abbandona l'Aula senza ascoltare minimamente il dibattito non dà la dimostrazione di volere condivisione. Dà la dimostrazione di usare una diretta televisiva, di cui si accusa il Presidente del Consiglio, in realtà per cercare di raggranellare qualche consenso di futuri momenti elettorali. Non credo che sia questo il modo per affrontare i problemi del Paese. Credo che, invece, dobbiamo discutere nel merito e, per quello che ci riguarda come Partito Democratico, noi condividiamo l'impostazione che lei, Presidente, questa mattina ci ha presentato che peraltro corrisponde a ciò che il nostro partito - lei lo sa - ha sostenuto non da oggi con grande convinzione.

La vicenda COVID ci mette di fronte a molte questioni e dà certamente due insegnamenti in rapporto al dibattito di questa mattina. Le risposte nazionali da parte di ogni Paese sono necessarie e noi lo stiamo facendo e il Governo sta facendo uno sforzo straordinario quale non si è mai fatto per dare risposte alle aspettative dei cittadini e, tuttavia, le risposte nazionali da sole non bastano. Serve una strategia europea e serve una strategia europea che sia ambiziosa, all'altezza della crisi che abbiamo davanti, all'altezza delle aspettative che i cittadini hanno. E in questi mesi credo che lo si debba dire perché si sono fatte molte caricature dell'Unione europea - ne abbiamo sentita una questa mattina nell'intervento del collega Molinari - perché in questi mesi l'Unione europea ha fatto cose che non aveva mai fatto in periodi precedenti. Vorrei ricordare al collega Molinari, che potrà leggere il verbale visto che non è in Aula, che in due mesi l'Unione Europea ha messo sul tavolo più di 2.000 miliardi di euro per affrontare i problemi del post COVID. Vorrei ricordare che è stato congelato il Patto di stabilità, altrimenti noi non potremmo sfondare il livello di indebitamento, come abbiamo fatto, per stanziare i fondi che abbiamo messo a disposizione del Paese; che sono stati liberalizzati gli aiuti di Stato; che la BCE, attraverso i vari provvedimenti, ha superato i 1.000 miliardi di risorse per l'acquisto di titoli, un quarto dei quali per acquisto di titoli italiani; che la Banca Europea degli Investimenti ha messo in campo garanzie per oltre 200 miliardi; che si è istituito Sure che con 100 miliardi interviene a sostegno dei provvedimenti per le casse integrazioni e per i lavoratori precari e che, con il piano che ha presentato la Presidente Ursula von der Leyen, e si è messa in campo una strategia di lungo periodo che tende ad aprire una fase nuova nella vita dell'Europa sia sul piano economico sia sul piano sociale. Questo ha fatto l'Europa e il Recovery Fund, di cui stiamo discutendo e a cui lei ha dedicato molta attenzione, è il pilastro centrale di questa strategia se non altro per le dimensioni finanziarie: 750 miliardi per sostenere investimenti, dei quali 500 miliardi a sussidi, cioè due terzi, e 250 miliardi a prestito, che è una proposta che, come lei ha detto e io intendo ribadirlo a nome del nostro gruppo, va sostenuta con determinazione contro ogni forma di ripiegamento e di ridimensionamento che venga proposta. E a chi si oppone o comunque solleva dubbi o perplessità - ci sono alcuni Paesi che lo hanno fatto, come sappiamo - credo che si debbano dire due cose. Primo, basta con la contrapposizione cicale-frugali: questa è una caricatura perché il nostro Paese è assolutamente consapevole e responsabile di fronte ai propri cittadini e all'Unione europea. Siamo consapevoli che bisogna mettere in campo tutto ciò che è necessario per fare le riforme, per ridurre il nostro debito e per spendere bene i soldi che saranno messi a nostra disposizione. In secondo luogo uscire dalla gabbia degli equilibri di bilancio. Gli equilibri di bilancio sono importanti ma, come è stato detto autorevolmente dall'ex-Governatore della Banca centrale europea Draghi, che certo non può essere accusato di non avere attenzione per i conti, gli equilibri di bilancio non sono tutto e soprattutto, in condizioni di emergenza, gli equilibri di bilancio vanno subordinati a una politica di rilancio degli investimenti, di creazione di lavoro, di creazione, di espansione e di crescita come il Recovery Fund si propone. Lei ha detto tempi rapidi: certo, non possiamo sopportare un negoziato troppo lungo perché i benefici di quei fondi è necessario che arrivino alle imprese e alle famiglie in tempi sufficientemente rapidi. E un voto in Parlamento: anche qui si è detto che non si è votato. A parte che non è vero perché in precedenti discussioni su comunicazioni del Presidente si sono votate le risoluzioni ma, attenzione, il Parlamento non vota su dibattiti astratti, non vota su suggestioni: vota su una proposta. Nel momento in cui il Consiglio europeo determinerà una proposta, è chiaro che il Parlamento è chiamato a votare e a dire la sua: se approverà quella proposta; non l'approverà; avrà delle riserve o delle condivisioni. E, quando diciamo questo, diciamo utilizzare tutti gli strumenti. Io non voglio eludere il nodo del MES. Allora il MES, per chi ci ascolta fuori di quest'Aula, è un fondo di stabilità istituito nel 2011 tra i Paesi europei per intervenire quando un Paese è in forte crisi e in forte difficoltà ed è sottoposto a certe condizioni.

È il fondo che è stato utilizzato per la crisi greca. Questa volta si è deciso in sede europea che il MES avrà una linea di credito dedicata agli investimenti e alla spesa sanitaria senza condizioni. Significa per l'Italia 37 miliardi circa. Vorrei ricordare che 37 miliardi sono il 20 per cento in più di quello che ci verrebbe con il Recovery Fund, perché si è calcolato che il Recovery Fund dovrebbe valere per l'Italia per 170 miliardi, e 37 miliardi sono oltre il 20 per cento in più. Non mi pare che siano bruscolini. E vorrei ricordare che 37 miliardi sono un terzo di quello che la sanità spende in Italia in un anno, perché nel bilancio pubblico la sanità cuba più o meno 115 miliardi all'anno, quindi 37 sono un terzo delle risorse che si spendono per la sanità. Dire che tutto questo è inutile o che se ne può fare a meno, mi pare francamente una caricatura o una battuta giornalistica, ma non è la verità. E infine, sono 37 miliardi allo 0,1 per cento, cioè senza tasso d'interesse, perché lo 0,1 è praticamente zero. Siccome il Paese i soldi se li deve fare imprestare, da chiunque, dal mercato internazionale o dai cittadini italiani, se andiamo a farci imprestare o dai mercati internazionali o dai cittadini italiani emettendo titoli per 37 miliardi, non possiamo dargli il tasso d'interesse dello 0,1, perché non li sottoscrive nessuno, gli daremo un tasso d'interesse che come minimo è l'1,50 per cento. È chiaro? Allora, questi sono i dati: il MES sono 37 miliardi allo zero d'interesse, che, se ritrovati invece in altre fonti, ci costano un aggravio del debito pubblico. È possibile discutere in questo modo, sulla base di dati di fatto, oppure dobbiamo continuare a fare delle discussioni astratte, caricaturali e puramente elettoralistiche? Naturalmente è chiaro che, nel momento in cui noi chiediamo all'Europa una strategia ambiziosa, chiediamo di avvalerci quindi delle risorse che l'Europa mette a disposizione, dobbiamo poi fare la nostra parte. Su questo non c'è dubbio. Io credo che anche di questo bisogna essere consapevoli. Fare la nostra parte significa mettere in campo le riforme necessarie a rendere il Paese più efficiente, ma non perché ce lo chiede l'Europa, come dice Molinari, ma fare le riforme per spendere bene i soldi che ci vengono dati e per garantire al Paese quelle misure di efficienza che consentano di migliorare la qualità della vita del Paese e degli italiani. Dobbiamo ovviamente essere in grado di avere una strategia, come Gualtieri peraltro ha già annunciato, di riduzione del debito pubblico. Abbiamo bisogno di fare la nostra parte, ma io credo che siamo in grado di farla. E se c'è un merito di questo Governo rispetto ai Governi precedenti, al Governo precedente, è che questo Governo - se mi permettete rivendico -, grazie alla presenza del Partito Democratico, che ha nel suo DNA un'identità europea ed europeista, è credibile in Europa, a differenza del Governo che ci ha preceduto. Infine, il negoziato sarà difficile, come lei ha detto, bisogna evitare che sia lungo, tuttavia io credo che abbiamo tutte le condizioni anche per le alleanze che questo Governo credibile ha costruito in Europa con altri Paesi, a partire da Germania e Francia, che non sono, come qualcuno crede, i nostri principali nemici, sono i nostri principali partner e i nostri principali interlocutori in Europa. E se vuoi cambiare qualcosa in Europa, lo fai insieme a Germania Francia, non lo fai contro Germania e Francia, quindi dobbiamo anche su questo uscire dalle semplificazioni caricaturali. Sarà un negoziato difficile e lungo, tuttavia abbiamo tutte le condizioni per chiedere che non sia lungo e per ottenere appunto i migliori risultati. Voglio cogliere gli ultimi secondi del mio intervento per porre una questione che sta sul tavolo del Presidente del Consiglio, e mi rivolgo a lei, Presidente: mi riferisco alla vicenda Regeni. È noto a tutti quali sono le questioni. Io chiedo a lei, Presidente, come lo chiedo al Ministro degli Esteri, di mettere in campo in queste ore tutte le iniziative possibili e necessarie per produrre dei passi significativi in avanti nell'accertamento della verità, nel dire che noi siamo pronti a onorare accordi commerciali che sono stati negoziati con l'Egitto. Noi abbiamo dato dimostrazione di disponibilità e di interesse alla cooperazione e al dialogo, ci attendiamo che da parte dei nostri interlocutori ci sia la stessa determinazione e la stessa disponibilità, e le chiediamo che questa determinazione e disponibilità si traduca nell'accertamento della verità sul caso Regeni.