Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 30 Luglio, 2020
Nome: 
Andrea Romano

Grazie, Presidente. Ringrazio anch'io la Viceministra per il suo intervento, sul quale tornerò tra un attimo. Parto da due notizie: nella giornata di ieri - lo ricordava la collega Quartapelle - sono stati arrestati quattro ragazzi, tre ragazzi e una ragazza tra i 17 e 21 anni, con l'accusa di avere postato un testo sui social media che auspicava l'indipendenza di Hong Kong. Di questa mattina la notizia secondo la quale Joshua Wong, il noto attivista e leader della protesta democratica di Hong Kong, è stato escluso, con ragioni naturalmente arbitrarie, dalle prossime elezioni locali di Hong Kong. Sono due notizie che danno naturalmente il senso di quanto sta accadendo a Hong Kong dopo l'approvazione della nuova legge sulla sicurezza nazionale, come tanti di noi avevano temuto, ovvero un'ondata repressiva che ha già visto coinvolti centinaia di cittadini inermi di quella zona.

Ed è un'ondata repressiva che avviene - ricordiamolo ancora una volta - in base ad una legge che è stata approvata dalle autorità di Pechino, di fatto, in palese e flagrante violazione degli accordi internazionali che Pechino stessa aveva firmato anni fa.

E tuttavia, se questi sono i fatti, la partita che è in corso a Hong Kong non riguarda soltanto la Cina, non riguarda soltanto quella regione, non riguarda soltanto le potenze che direttamente si confrontano in Asia, ma riguarda tutti noi, riguarda anche noi, noi italiani, noi europei, riguarda questo Parlamento. Perché sullo sfondo dobbiamo ricordare un fatto che contraddistingue la nostra epoca, ovvero l'attacco che è in corso alla democrazia, ovunque: in Europa, fuori d'Europa e in Asia; ed è un attacco, questo, che non passa attraverso gli strumenti tradizionali della tirannide, della dittatura, ma utilizza strumenti più raffinati e più insidiosi: come quelli appunto dell'attacco ai diritti umani, l'attacco al diritto di parola, al diritto di associazione, al diritto di comunicazione e di riunione. Ecco perché - e vado al punto di premessa che voglio citare prima di andare a vedere nel dettaglio la questione - oggi difendere la democrazia a qualunque latitudine significa difendere concretamente i diritti umani, ovunque quei diritti siano minacciati.

A Hong Kong questo sta avvenendo: appunto, una palese e conclamata violazione dei diritti umani. Su questo non possono esserci dubbi: non credo che nessuno in quest'Aula possa serenamente affermare che quanto sta accadendo a Hong Kong sia legittimo, sia giustificato da un punto di vista legale, sia equilibrato. Nessuno lo può affermare, e questo è un primo punto che ci unisce e dobbiamo riconoscerlo come un punto di unità del Parlamento italiano e della democrazia italiana. Però, la questione di cui oggi parliamo è come possiamo concretamente difendere meglio i diritti dei cittadini di Hong Kong che sono repressi e minacciati, come possiamo farlo. Possiamo farlo utilizzando lo strumento di una crociata ideologica contro la Cina comunista? È una strada. Oppure – ed è la seconda strada, quella che noi concretamente pratichiamo e auspichiamo – possiamo utilizzare i migliori strumenti, i più efficaci strumenti internazionali di cui noi disponiamo, come Paese membro della comunità internazionale e di alcune fondamentali istituzioni internazionali. Qui non si tratta di essere moderati, non si tratta di essere meno attenti alle ragioni dei cittadini di Hong Kong: si tratta di essere efficaci, di domandarci come possiamo essere più efficaci nella difesa dei diritti dei ragazzi di Hong Kong.

Appunto due strade, dicevo. Ce n'è una, quella che citavo poco fa, quella della crociata ideologica, che, anche legittimamente, sceglie di fare della tragedia in corso a Hong Kong una battaglia ad uso interno, magari con l'obiettivo di guadagnare qualche voto, usando parole come “crociata contro la Cina comunista”, “il virus cinese”, “la Cina che vuole conquistare il mondo”. È legittimo farlo, lo sta facendo, per esempio, il Presidente Trump negli Stati Uniti, anche come strumento di una difficile, dal suo punto di vista, campagna elettorale; ma la domanda che dobbiamo farci è: questo serve a qualcosa nel concreto nella difesa dei diritti umani a Hong Kong? Aiuta concretamente i ragazzi di Hong Kong? Aiuta concretamente a fermare la repressione cinese, a ristabilire forme di autonomia e di minima tutela dei diritti umani e civili a Hong Kong? La nostra risposta è “no”, perché esiste un'altra strada: è la strada di agire insieme ai nostri partner europei e internazionali nel segno di quel multilateralismo che non è un'astrusa categoria teoretica, ma è lo strumento migliore di cui dispone la comunità internazionale per realizzare ciò che serve alla pace, alla coesistenza, alla difesa concreta dei diritti umani; e, nello specifico, è quello che serve, il multilateralismo, per difendere i diritti dei cittadini di Hong Kong. Ed è la strada, questa seconda, che viene suggerita dalla mozione presentata dal Partito Democratico insieme ad altri gruppi, e che auspichiamo venga votata oggi da questo Parlamento; e cioè quella di un'azione congiunta a livello europeo, perché i rapporti con Pechino “siano improntati ai principi e ai valori fondanti sanciti dall'articolo 21 del Trattato sull'Unione europea, che stabilisce che l'azione dell'Unione europea […] si fonda sui princìpi di democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell'uomo”. Lo ha detto bene il Vice Ministro Sereni poco fa: qui non si tratta di nascondersi dietro l'Unione europea, nessuno si vuole nascondere; ma noi dobbiamo lavorare come stiamo lavorando perché la nostra azione sia efficace, perché porti a un miglioramento concreto a Hong Kong e nelle condizioni concrete dei cittadini di Hong Kong.

Naturalmente la mozione prevede anche altri strumenti, al di là di quelli multilaterali, prevede strumenti di carattere bilaterale. Ne cito alcuni: l'auspicio che siano resi più facili le procedure per garantire asilo e protezione ai cittadini di Hong Kong che sono concretamente minacciati; l'auspicio che il Governo italiano si attivi presso l'ONU affinché sia nominato un delegato speciale per Hong Kong, ed altro. Però, la dimensione fondamentale nella quale ci muoviamo e dobbiamo continuare a muoverci, accanto a una posizione italiana che non ha alcuna zona d'ombra su chi ha ragione e chi ha torto, su chi deve essere difeso e chi deve essere, invece, riportato a più normali condizioni di dialogo; la dimensione fondamentale è quella multilaterale, è quella europea, attraverso, dicevo, gli strumenti del multilateralismo e di una pressione su Pechino che sia la più ampia e la più condivisa a livello internazionale. Perché anche sulla Cina, mi viene da dire, il nostro europeismo è questo: l'Europa serve a questo con gli strumenti di cui dispone. Non gli strumenti della guerra o del ricatto, ma gli strumenti della moral suasion, dell'autorevolezza politica e morale che viene da una storia come quella europea, che sui diritti umani si è contraddistinta quando nel mondo le parole diritto umano erano parole praticate da poche minoranze; l'Unione europea lo ha sempre fatto.

Ed è anche il piano, quello multilaterale, che garantisce anche efficacia e risultati. Voglio dire, aprendo una parentesi, che è anche su questo che si muove la nostra critica a come è stata concretamente realizzata la Via della seta. Non è naturalmente una critica alla necessità di avere rapporti con la Cina, ci mancherebbe altro; ma ove questi rapporti, come nel caso della Via della Seta, siano costretti dentro una dimensione angustamente bilaterale, ne risulta indebolita la nostra azione, l'azione italiana sul piano internazionale affinché vi siano dei risultati positivi anche dalla cooperazione con la Cina.

Io voglio dire questo, parlando di Europa e di efficacia dell'Europa, anche ai colleghi dell'opposizione, con cui oggi ci troviamo a fare una battaglia comune su questo tema; lo dico nonostante veramente lo scandaloso berciare che è venuto poco fa da esponenti della Lega mentre il Vice Ministro degli esteri parlava, un berciare che sembra contraddire, clamorosamente, lo spirito unitario e condiviso attraverso il quale invece stiamo lavorando su un tema fondamentale; e personalmente, anche a nome del mio gruppo, l'ha già fatto la collega Quartapelle poco fa, oltre a censurare quelle frasi, voglio davvero esprimere la speranza che si sia trattato di un episodio isolato e sfuggito dal metodo con cui anche l'opposizione auspico voglia affrontare questo tema.

Però, per tornare al tema, io dico ai colleghi dell'opposizione che quando attaccate l'Europa, quando fate ricorso all'antieuropeismo pensando magari di guadagnare qualche voto, pensate anche a questo: pensate che la battaglia per i diritti umani e per la democrazia, priva dell'Europa, senza gli strumenti europei, è una battaglia monca, è una battaglia inefficace, è una battaglia che non può realisticamente arrivare al risultato. E anche per questo è fondamentale usare g  Concludo, Presidente, con un punto a cui tengo in modo particolare: oggi parliamo della Cina, in altri casi abbiamo parlato di violazione dei diritti umani in altre parti del pianeta. Il Partito Democratico non fa distinzioni. Le violazioni dei diritti umani sono uguali in Cina, in Venezuela, in Ungheria… Concludo davvero, Presidente. Ovunque vi sia una violazione di questo genere. Perché la battaglia per i diritti umani è una battaglia che si muove nello spirito della nostra Costituzione, che, ricordo, all'articolo 2 dice che la Repubblica italiana riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo. Questo precetto costituzionale noi lo dobbiamo praticare concretamente, ovunque, senza fare distinzioni tra amici di una parte di questo Parlamento come può essere l'Ungheria di Orbán, la Cina o il Venezuela: dovunque vi sia una violazione dei diritti umani è dovere della Repubblica italiana e di tutti i parlamentari della Repubblica italiana intervenire con gli strumenti di cui disponiamo.