Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 8 Aprile, 2019
Nome: 
Giuditta Pini

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi siamo qui a parlare di mozioni in favore della famiglia. In queste settimane si è fatto un gran parlare di famiglia e, se ci pensate, la retorica è davvero un'arma formidabile, perché addirittura, in queste mozioni, mi rivolgo soprattutto alla prima, quella a prima firma Meloni, si parla di famiglia naturale, come se fosse una cosa naturale, come se in natura esistesse, quando, ovviamente, è una cosa più complessa. Addirittura, ieri il Vicepresidente del Consiglio, durante un'intervista in televisione, ha spiegato che la famiglia naturale è mamma, papà e figlio, ma, ovviamente, non è così, la situazione è molto più complessa di così, perché se noi pensiamo a una madre single non è forse una famiglia? Un padre single non è forse una famiglia? E i genitori anziani che vivono con i figli non sono una famiglia? I single che hanno in affido dei ragazzi non sono una famiglia? Le coppie che hanno in affido qualcuno non sono una famiglia? E le coppie single non sono una famiglia? Le donne che decidono di non avere figli, eppure si sposano, non sono una famiglia? E, anche se qualcuno fa finta di non vederle, le “famiglie arcobaleno” non sono famiglie? No, le famiglie esistono, sono tante, sono diverse ed è sempre stato così, è normale che sia così.

Allora, se noi vediamo le politiche in sostegno delle famiglie, avremmo dovuto vedere qualcosa di più che non fosse solo il focus sulla denatalità: per esempio, il diritto alla casa. Siamo un Paese in cui continua a diminuire la popolazione, ce lo diciamo in ogni forma e in ogni modo, eppure continua a esserci un'enorme boom speculativo per cui è quasi impossibile avere i soldi necessari per acquistare una casa e trovare un affitto – se, poi, parliamo di Roma lasciamo perdere –; gli affitti hanno degli standard e dei livelli altissimi, nonostante, teoricamente, le case vuote continuino ad aumentare. Allora, forse, occorrerebbe seriamente interrogarsi su come fare a trovare un vero piano per le politiche abitative.

Quello che trattano soprattutto queste mozioni è la questione della denatalità, che in questo Paese è una questione molto seria: c'è in tutta Europa, nel nostro Paese particolarmente, siamo il secondo Paese più anziano del mondo e, quindi, la soffriamo ancora di più. È inutile citare il “piano Kalergi” o la cosiddetta sostituzione, perché, per chi non lo sapesse, immagino che in Aula lo sappiano tutti, è un'invenzione del 1922 di un teorico negazionista che è stata, poi, usata anche dai nazisti.

Insomma io non lo utilizzerei, non è una questione di sostituzione etnica, è una questione un pochino più complessa. E la cosa più interessante di queste mozioni sono i dati che ci sono all'inizio. I dati che ci sono all'inizio ci spiegano già dove possiamo iniziare a intuire le soluzioni, e cioè, se noi vediamo, nel nostro Paese le regioni e i luoghi in cui si fanno più figli sono le regioni e i luoghi in cui le donne lavorano di più, in cui c'è più accesso ai servizi e in cui sono più riconosciuti i diritti. E quindi la teoria secondo la quale per avere una famiglia più felice, un popolo italico più sano, è necessario rinunciare e stritolare i diritti di alcuni, è semplicemente falsa, e per fortuna non lo dico io, ma lo dicono i dati.

Allora capiamo un attimo insieme come fare per fare in modo che quelli che adesso hanno la mia età o sono più giovani o un pochino più anziani, possano avere la possibilità, se vogliono, di fare figli, non è un dovere che lo Stato può imporre, ovviamente, è una scelta delle famiglie. Vedo che oggi in Aula il Governo è composto solo da uomini, ma, se si è una donna, chiunque di noi ha fatto un colloquio di lavoro sa che una delle prime cose che chiedono è se si ha intenzione di sposarsi o di rimanere incinta, e questo ovviamente e non è perché si vuole fare un complimento o si vuol fare un augurio di una vita felice alla donna, ma perché in quel caso, spesso e volentieri, la domanda viene accantonata, immaginiamoci se passasse la teoria del bonus per le donne fertili nelle aziende, non ci voglio nemmeno pensare.

Allora, per esempio, uno dei problemi che c'è in questo Paese, più che in altri Paesi d'Europa, è il gender pay gap, che, tradotto in italiano, è semplicemente che le donne vengono pagate in media il 20 per cento in meno che gli uomini, a parità di mansione. E questo non è perché c'è stato un qualcosa di terribile, un piano Kalergi, la sostituzione, l'Europa, no, è una scelta degli imprenditori e delle aziende italiane, che scelgono di far scontare sullo stipendio della donna il fatto che può darsi che vada in maternità. E allora una delle cose da fare è subito iniziare a discutere e a capire come fare per abbattere quel gender pay gap.

Vediamo che siamo uno dei Paesi più anziani del mondo, vediamo che siamo uno dei Paesi che fanno meno figli al mondo e vediamo che a pagina 23 del famoso, anzi direi famigerato, contratto di Governo c'era la proposta, anzi l'impegno solenne davanti a questo contratto, di mettere gli asili nido gratis. E poi guardiamo quello che allora è stato fatto in questa finanziaria, e cioè sono stati raccolti tutti i soldi, dove c'erano, e sono stati messi, per esempio, 4 miliardi per fare andare in pensione della gente prima. Per carità, ci mancherebbe altro, quei 4 miliardi sono stati scelti per fare quella cosa. I soldi per aumentare o per dare un incentivo alle donne per la natalità: per esempio, una delle grandi proposte che sono state approvate è stata quella che dal terzo figlio, udite udite, vi potrà essere dato un terreno demaniale dismesso nel meridione d'Italia in omaggio. Allora io vi propongo qui, non so se c'è nella mozione del Partito Democratico, chiederò che venga aggiunto: al quarto, almeno dateci anche un trattore così riusciamo a coltivarlo questo campo.

Andiamo avanti, vediamo un pochino che cosa si può fare. Che cosa si può fare, ripeto, ce lo dicono i dati, lo dicono i dati dell'INPS, lo dicono i dati dell'INAIL, lo dicono i dati dell'ISTAT: quello che dobbiamo fare è cercare di fare in modo che le persone non abbiano uno stipendio per il fatto che fanno figli, quello che dobbiamo fare è che le persone abbiano il diritto di potersi creare una famiglia e un futuro con chi vogliono e avere la serenità di poter decidere di fare dei figli. E quindi, una proposta che sicuramente, se venisse introdotta, ci vedrebbe assolutamente favorevoli è quella di aumentare i soldi a disposizione delle regioni e dei comuni per gli asili nido e fare in modo che le rette siano meno care, se non addirittura, perché no, gratuite. D'altronde, abbiamo trovato 4 miliardi per quota 100, credo che qualche soldo per gli asili nido si possa trovare.

Dobbiamo fare in modo, come abbiamo iniziato a fare nella scorsa legislatura, che i diritti, per esempio il diritto alla maternità, possano essere estesi anche ai lavoratori con partita Iva e ai lavoratori autonomi; abbiamo cercato di inserirli, non è stato facile, è una cosa che diciamo va sicuramente fatta.

Un'altra cosa che possiamo fare, per esempio, è applicare per una volta quello che ci dice l'Europa. C'è il famoso congedo di paternità, che non deve essere solo cinque giorni da usare nei cinque mesi successivi, deve essere - come l'Europa ci propone - quattro mesi; e io dico di più: questi quattro mesi devono essere un momento che deve seguire subito dopo il parto o, se è in accordo alla madre, i quattro mesi successivi al parto, perché è importante che anche i padri abbiano gli stessi doveri, oltre che i diritti delle madri, e questo forse aiuterebbe, speriamo, a non avere quella fastidiosissima domanda durante i colloqui di lavoro. Speriamo che, qualora inserissimo questo congedo di paternità, non ci sia la cosa automatica che calano del 20 per cento gli stipendi anche agli uomini, perché uno degli altri problemi che abbiamo in questo Paese è che i salari sono fermi da dieci anni. E non è colpa di un Governo, piuttosto che di un altro, è un problema, anche questo, strutturale del Paese, e se uno non ha i soldi per potersi pagare l'affitto o per poter fare un progetto per il futuro, non è facile pensare di fare addirittura una famiglia.

E poi, un'altra cosa che è importante - perché, come dicevamo prima, la famiglia naturale non esiste e noi stiamo per la famiglia più frizzante - è il fatto di avere anche un sostegno più strutturale, per esempio come avevamo iniziato a fare nella scorsa legislatura; non è stato fatto abbastanza, mettiamoci insieme e facciamo di più per tutto quello che è il caregiver. Perché il lavoro che spesso c'è in casa - per esempio se pensiamo a persone anziane, a persone malate, figli disabili, a tutto quello che è una famiglia, che è una cosa molto più complessa e molto più grande che ‘mamma papà e bambino' - è una cosa che nel nostro Paese fa molto. Dicevamo prima - e chiudo su questo - che l'Italia è il secondo Paese al mondo per anzianità e siamo, nonostante questo, il Paese al mondo che ha meno anziani in casa di cura. Perché? Perché i nostri anziani stanno a casa e c'è qualcuno o qualche parente che li accudisce o una badante che pensa a loro, tra l'altro non sempre con contratto regolare.

Allora noi dobbiamo pensare anche a questo, perché anche quello è famiglia e anche quella è una cosa importante, perché su quello si basa anche il futuro delle prossime generazioni. Sapere che lo Stato può dare una mano alle famiglie che hanno necessità è una cosa che sicuramente aiuterà anche chi adesso ha più paura di fare un figlio, a farlo in futuro.