Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 4 Aprile, 2019
Nome: 
Chiara Braga

Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, voglio cogliere prima di tutto il valore positivo del voto che ci apprestiamo a fare: il presente e il futuro del pianeta, le ragioni dell'Europa, gli interessi del nostro Paese sono alla base della mozione, che, insieme al collega Orlando, agli altri colleghi del mio gruppo e alla collega Muroni che ha sottoscritto con noi questa mozione, abbiamo presentato e portato all'attenzione dell'Aula, cogliendo il valore e l'importanza della manifestazione straordinaria di centinaia di migliaia di giovani lo scorso 15 maggio e della mobilitazione che da mesi sta proseguendo in tutto il mondo per chiedere con urgenza che ci siano, da parte dei Capi di Stato, azioni concrete e radicali e un impegno più forte per contrastare i cambiamenti climatici. È un messaggio potente di cambiamento, che scuote le coscienze perché viene prima di tutto da quella generazione che per prima paga sulla propria pelle gli effetti dei cambiamenti climatici e che è consapevole di essere l'unica, l'ultima, davvero in grado di invertire la rotta.

Secondo l'ultimo allarmante rapporto dell'IPCC, l'umanità ha a disposizione soltanto undici anni per evitare la catastrofe ambientale. Eventi climatici estremi sono già oggi all'origine di conflitti e migrazioni di massa che sconvolgono la vita di milioni di persone. La distruzione delle risorse naturali, il livello di inquinamento degli oceani, del suolo e dell'aria hanno impatti devastanti sulla salute umana e sulla qualità dell'ecosistema. Sappiamo che non c'è più tempo, l'Accordo di Parigi sul clima del 2015 deve essere attuato anche se siamo in ritardo e la direzione di marcia intrapresa non è sufficiente a contenere l'aumento della temperatura media globale entro il grado e mezzo. La strada per la sua attuazione procede con lentezza e fatica, anche a causa del disimpegno dell'America di Trump, di quello annunciato del Brasile di Bolsonaro, per la resistenza di tanti Paesi, anche europei, a guida sovranista, che ne rallentano il cammino.

Nella COP 24, in Polonia, è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento degli impegni assunti, ed è positivo avere dotato l'Accordo di Parigi di una rulebook per la sua attuazione nel 2020, mentre non sono stati concordati impegni sull'adozione di un quadro normativo vincolante.

Tuttavia, proprio l'Europa continua a mantenere una centralità assoluta, tanto più in vista delle prossime elezioni, perché dalla sua capacità di rilanciare un ruolo di leadership su questi temi, quel ruolo importante giocato a Parigi nel 2015 proprio per raggiungere l'accordo, dipende gran parte della possibilità di orientare verso il verso giusto l'azione globale per il clima. Ecco perché nella nostra mozione abbiamo scelto di dedicare una parte importante degli impegni che chiediamo al Governo italiano proprio alle posizioni da sostenere con più decisione a livello europeo. I segnali, occorre dirlo, non sono dei migliori: il Consiglio europeo del 22 marzo, sul tema dei cambiamenti climatici, si è concluso senza particolari avanzamenti, rinviando a una nuova discussione a giugno; i leader degli Stati membri non hanno raggiunto un accordo sul sostegno alla strategia di lungo termine proposta dalla Commissione europea e sostenuta con una risoluzione approvata dal Parlamento europeo, che prevede la carbon neutrality entro il 2050 per tutta l'Unione. Non possiamo tacere in quest'Aula il rammarico per il fatto che in quel Consiglio europeo il Governo italiano si è schierato a fianco dei Paesi riluttanti o addirittura contrari a questa misura: una scelta miope che contraddice le tante affermazioni enfatiche che sentiamo e che continuiamo a sentire su questi temi, un tradimento alle promesse fatte ai giovani che, a fianco di Greta Thunberg, chiedono anche al nostro Governo più coraggio e più coerenza, coerenza che non c'è. Dobbiamo dire con chiarezza che il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, redatto dal Governo e trasmesso a gennaio alla Commissione europea, è del tutto inadeguato rispetto all'ambizione dell'Italia di porsi in un ruolo di capofila nella transizione energetica e nelle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici, obiettivi, contenuti in quel Piano, che sono persino più bassi di quelli già fissati a livello europeo.

Allora colpisce il crollo delle ambizioni, la negazione di tutte le chiacchiere che i colleghi del MoVimento 5 Stelle facevano dai banchi dell'opposizione quando accusavano i Governi di centrosinistra di non fare abbastanza, ed è evidente, leggendo la mozione di maggioranza, su cui ci asterremo, per la timidezza e l'ambiguità dei suoi contenuti, che anche in questo caso a comandare sono le ragioni della Lega, che, non dimentichiamolo, non ha votato l'Accordo di Parigi e che su questi temi si trova in grande sintonia con i Paesi di Visegrád, che sono il vero freno ad un'azione più incisiva a livello europeo. Il MoVimento 5 Stelle che fa? Si adegua, si adatta. Ma è bene dire che le critiche a quel Piano non vengono solo dalle opposizioni o dalle associazioni ambientaliste, ma anche da molti rappresentanti dei settori economici che già oggi hanno compreso l'importanza e scelto la strada della green economy. Per questo dovrebbero essere considerate dalla maggioranza e dal Governo per migliorare le nostre ambizioni e tradurle in scelte concrete, per questo vi chiediamo di assumere qui un impegno a modificare i contenuti di quel Piano, per approvare uno strumento coerente con gli obiettivi europei e internazionali stabiliti dagli accordi di Parigi, in particolare a fissare un target di riduzione delle emissioni al 2030 pari o superiore a quello europeo, del 40 per cento, ed una quota di produzione di energia da fonti rinnovabili superiore al 32 per cento, oggi prevista a livello europeo, e di sostenere a giugno, nel prossimo appuntamento europeo, la proposta di arrivare alla carbon neutrality entro il 2050. Sempre in quest'ottica, con un voto del Parlamento, vogliamo chiedere l'impegno del Governo a perseguire con la massima efficacia ogni iniziativa utile a sostenere la candidatura dell'Italia ad ospitare la COP 26 nel 2020: un obiettivo possibile, importantissimo, al di là della valenza dell'evento in sé. Ci auguriamo che su questo appuntamento il Governo esca dall'ambiguità e colga l'opportunità di contare sulla presenza di istituzioni pubbliche e private che su questo tema, in particolare a Milano e in Lombardia, rappresentano già oggi eccellenze e riferimenti a livello europeo e mondiale. Le ragioni della nostra mozione stanno anche nella preoccupazione che abbiamo rispetto al ritardo con cui si stanno perseguendo gli obiettivi di sviluppo sostenibile: nonostante l'inserimento degli indicatori del BES nella legge di bilancio, l'Italia non è su un sentiero di sviluppo sostenibile, lo ha certificato l'ASviS, presentando il suo rapporto, qualche settimana fa, proprio qui alla Camera.

La legge di bilancio è totalmente assente di una strategia per favorire la transizione ecologica, vi chiediamo pertanto di attuare la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, rendendo finalmente pienamente operativa la commissione nazionale, approvata con una delibera del Governo Gentiloni nel 2017, e ad assumere e sostenere - ci stupisce molto che su questo abbiate espresso un voto contrario, perché vi eravate impegnati a farlo pubblicamente prima delle elezioni - l'inserimento del principio dello sviluppo sostenibile in Costituzione.

La portata e l'urgenza della crisi climatica richiedono con forza una maggiore capacità di impulso all'affermazione di un nuovo modello di sviluppo. L'Italia, nonostante le buone cose fatte dai nostri Governi - certo insieme a qualche occasione mancata e qualche errore -, ha ancora molta strada da fare, e il Partito Democratico, che ha tra le sue culture fondative quella ambientalista, deve tornare a rilanciare con forza, in Italia e in Europa, la battaglia per un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale, sulla lotta alle disuguaglianze, che, non dimentichiamolo, dipendono anche dall'esposizione agli impatti dei cambiamenti climatici. La sostenibilità ambientale, ancora oggi percepita erroneamente come un vincolo, è al contrario una straordinaria opportunità di sviluppo, di innovazione e di competitività. È l'economia giusta, a cui dobbiamo orientare le nostre scelte di politica economica e di investimento pubblico e privato, deve diventare un motore di sviluppo trasversale, che coinvolge filiere e settori che vanno dalla rigenerazione urbana alla lotta contro il dissesto idrogeologico, alla qualità e la tracciabilità dei prodotti agroalimentari, alla mobilità sostenibile, fino ad attuare pienamente i principi dell'economia circolare.

Signora Presidente, sappiamo bene che una mozione non ha il valore di una norma approvata dal Parlamento, e resta il rammarico per non essere riusciti, su un tema così importante, ad arrivare ad una posizione unitaria, ma almeno questa discussione è servita - lo dimostrano i pareri contrari del Governo ad alcuni punti per noi irrinunciabili della nostra mozione - a chiarire qual è la vera posizione della maggioranza - Lega e Cinquestelle responsabili in egual misura - e dell'Esecutivo su questi temi: contrari agli inserimenti del principio dello sviluppo sostenibile in Costituzione, contrari alla vera eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi e alla riduzione di produzione di rifiuti, al recupero di materia ed energia - incredibile! -, contrari a rivedere al rialzo gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di produzione delle energie rinnovabili. Per questo noi esprimeremo un voto di astensione sulla mozione della maggioranza, sosterremo alcune parti delle mozioni degli altri gruppi, e restiamo comunque convinti che il pronunciamento del Parlamento su questi atti, su queste mozioni, rappresenti una sfida e nel tempo stesso un sostegno effettivo all'azione del Governo e delle altre istituzioni, per cogliere fino in fondo la centralità della sfida climatica e l'importanza di costruire un modello di sviluppo sostenibile, utile e necessario per l'Italia e l'Europa di oggi e di domani.