Discussione generale
Data: 
Lunedì, 22 Marzo, 2021
Nome: 
Debora Serracchiani

Grazie, Presidente, mi unisco ovviamente all'augurio di buon lavoro per il suo prestigioso incarico.

Il 2020 era stato pensato come l'anno nel quale dare grande forza e impulso alla parità di genere, essendo il venticinquesimo anniversario della quarta Conferenza mondiale delle donne delle Nazioni Unite, durante la quale la comunità internazionale adottò la Piattaforma d'azione di Pechino. In quella dichiarazione ci si impegnava all'eliminazione di tutte le discriminazioni nei confronti delle donne. Purtroppo, il 2020 non è stato quest'anno della parità di genere: è stato, purtroppo, l'anno in cui la questione femminile è entrata in modo molto forte e brutale, direi, al centro della nostra attenzione, anche a causa della pandemia da COVID-19.

La questione femminile è, quindi, centrale per quale motivo, Presidente? E' centrale, purtroppo, perché sono le donne nel nostro Paese che perdono il posto di lavoro, è centrale perché sono le donne le più contagiate dal punto di vista professionale. In questo senso, i dati INAIL sono assolutamente impietosi: su 100 contagiati professionali, 70 sono donne; e sono donne perché sono donne la maggior parte degli operatori sanitari, sono donne la maggior parte delle cassiere dei supermercati, sono donne la maggior parte delle persone e delle operatrici che si impiegano nell'assistenza alla cura delle persone. E, quindi, sono le donne che si contagiano di più in questa pandemia e sono le donne che risentono maggiormente della riorganizzazione del lavoro a cui stiamo assistendo. Mi riferisco, in particolare, al cosiddetto smart working, sebbene credo che sia ormai chiaro a tutti che non siamo in una ipotesi di smart working, almeno nella gran parte dei casi, ma stiamo facendo un cosiddetto lavoro da casa, con tutto quello che questo comporta, soprattutto sulle spalle delle donne, che in questo momento lavorano, sono al computer, devono preparare il pranzo e devono seguire anche i figli che fanno la didattica a distanza.

Quindi, davvero la questione femminile è al centro del nostro Paese, è al centro purtroppo per una questione drammatica come quella della pandemia. E non che non fosse anche prima un problema per così dire strutturale del Paese, anche perché i dati anche in questo senso sono dei dati impietosi: l'occupazione femminile nell'Unione europea è in media del 63 per cento, in Italia del 49 per cento; di questo 49 per cento, il 33 per cento delle donne lavora part time e solo il 6 per cento lavora in professioni scientifiche; e, comunque, queste donne che lavorano prendono in media il 18 per cento in meno, pur facendo le stesse mansioni degli uomini. Quindi, che fosse un problema, quello della questione femminile, ci era noto; che si sia aggravato durante la pandemia credo, purtroppo, che sia sotto gli occhi di tutti.

Cosa fare, quindi, anche approfittando - utilizzo questo termine senza voler essere fraintesa - della situazione drammatica e della fotografia drammatica che, in qualche modo, ci dà la pandemia; cosa fare, come intervenire? Noi dobbiamo mettere in campo delle politiche che liberino il tempo delle donne. Ecco, questa è la prima premessa che mi sento di fare, Presidente, rispetto a queste mozioni, molte, tutte condivisibili, che puntano e mettono al centro non solo la questione femminile ma anche i tanti temi che, intorno alla questione femminile, devono essere risolti e fanno parte di un problema più generale.

Come fare, quindi, politiche che liberino il tempo delle donne e che diano alle donne quello spazio e quei diritti che in questo momento vengono negati. Alcuni sono stati ricordati, lo ha fatto anche il collega Rizzo Nervo prima. C'è il tema della parità salariale, lo ricordavo anche io prima: una media del 18 per cento in meno a parità di mansioni. Bene, su questo, la Commissione lavoro della Camera ha lavorato, c'è una proposta di legge che è stata, tra l'altro, approvata all'unanimità in Commissione, che porteremo avanti e che mi auguro entrerà in quest'Aula quanto prima, perché sarà un segnale importante rispetto alla parità salariale.

Accennavo prima allo smart working: noi, in questo momento, stiamo facendo appunto il lavoro da casa, il che significa che bisognerà regolamentare lo smart working, che bisognerà regolamentare la nuova organizzazione del lavoro, che è rappresentata, appunto, dallo smart working, cioè dal lavoro agile, questo lavoro agile il cui peso non può cadere tutto sulle spalle delle donne. E, quindi, come intervenire anche rispetto a questa organizzazione? Possiamo farlo concertando insieme alle parti sociali e all'interno della contrattazione collettiva quali sono gli strumenti di una riorganizzazione che mette in gioco due punti fondamentali con cui noi finora abbiamo misurato il lavoro e, cioè, il tempo e il luogo. Non sono più questi i riferimenti, lo saranno, ovviamente, nella nuova riorganizzazione ripensati nuovi, ma dobbiamo intervenire affinché questo peso della riorganizzazione lavorativa non sia un peso soltanto per le donne.

Quello che sta accadendo in questo periodo storico è che molte donne perdono il lavoro. Le donne che perdono il lavoro sono spesso le donne che hanno avuto maggiori contratti di precarietà e che hanno molto spesso, purtroppo, una bassa scolarizzazione. Quindi, quale è l'intervento a cui dobbiamo fare assolutamente riferimento, anche utilizzando quelli che saranno i fondi del PNRR? Dobbiamo assolutamente intervenire sulla formazione, che, nel caso delle donne, deve essere una formazione specifica, deve essere una formazione che dia garanzie di accesso al lavoro e di accesso al lavoro di qualità.

C'è un tema, poi, più generale legato al sostegno alla genitorialità. Io dicevo prima le politiche che liberino il tempo delle donne. Ebbene, in queste politiche che liberino il tempo delle donne alcuni passi avanti sono stati fatti: l'assegno unico, che entrerà in vigore dal luglio di quest'anno, e poi anche il piano per gli asili nido, che è estremamente importante e sul quale, ovviamente, c'è un impegno di tutte le forze politiche e c'è anche un investimento puntuale all'interno del PNRR.

Pongo l'attenzione, Presidente, però, su una questione dei nostri giorni: i congedi di paternità. Noi abbiamo avuto, rispetto ai congedi di paternità, la possibilità di un aumento nella manovra di bilancio - siamo arrivati fino a dieci giorni -, ma ricordiamoci che siamo il Paese in Europa che li ha più brevi. E, quindi, la proposta che è stata fatta - ce ne sono diverse, c'è il Women New Deal, ad esempio, che è stato proposto anche dal Partito Democratico - di arrivare almeno a tre mesi credo che debba essere un punto di riferimento anche per questo Parlamento.

Dicevo, poi, che c'è una contingenza: noi stiamo esaminando, proprio in queste ore, nella Commissione lavoro, il decreto-legge n. 30, che riguarda i cosiddetti congedi straordinari e bonus babysitter. Purtroppo quella norma, in qualche modo - mi permetta questa definizione -, è nata vecchia, nel senso che era una norma che era nata per coprire le assenze per quarantenne, è una norma che, invece, è subentrata nel momento nel quale le scuole sono state chiuse. Quella norma, quindi, è insufficiente, ci sono delle correzioni che andranno fatte, poi, ovviamente, decideremo in Parlamento e con il Governo con quali modalità, ma ci sono delle modifiche che vanno fatte, anche perché ci sono delle profonde iniquità. Non si può immaginare, ad esempio, che i lavoratori e le lavoratrici in smart working siano lavoratori di serie B a cui non dare il bonus babysitter e i congedi. Vanno, invece, estesi anche a loro, così come va aumentata la quota di retribuzione riconosciuta nel caso dei congedi - oggi del 50 per cento, dobbiamo aspirare ad arrivare almeno al 70-75 per cento -, così come dobbiamo anche allargare con maggiore attenzione questa protezione sociale che abbiamo con i congedi e con i bonus anche a quelle famiglie che hanno maggiori difficoltà, con figli disabili o con figli, appunto, che hanno bisogni educativi speciali certificati, rispetto ai quali deve essere fatto un intervento più puntuale che in questo momento manca.

A questo proposito, vorrei anche annunciare, Presidente, che la Commissione lavoro alla Camera, che presiedo, avvierà anche un'indagine conoscitiva molto importante. È un'indagine conoscitiva sulle disuguaglianze che sono emerse nel periodo del COVID nel mondo del lavoro, disuguaglianze che già sappiamo colpiranno alcune categorie particolari; tra queste c'è anche il tema delle donne e dell'occupazione femminile e anche una, purtroppo, iniquità territoriale tra nord e sud. Questa mappatura che verrà fatta nell'indagine conoscitiva sarà molto importante, perché ci permetterà di fotografare il nostro Paese e le disuguaglianze, purtroppo, nel mondo del lavoro determinate dalla pandemia e capire come poter intervenire con gli strumenti migliori, più efficaci e più puntuali, perché, purtroppo, non siamo riusciti sempre a dare questa risposta.

Ovviamente, lo hanno già detto le colleghe e i colleghi, c'è un tema legato, poi, alle infrastrutture sociali su cui il PNRR deve intervenire in modo anche molto puntuale, anche utilizzando e gli investimenti in tecnologie digitali e cercando, in qualche modo, di liberare, come ho ripetuto più volte, il tempo delle donne.

Altra importante considerazione, che, tra l'altro, è stata annunciata ieri proprio dal Ministro Orlando e che non può non trovare d'accordo questo Parlamento, visto che è stato un tema su cui molte volte ci siamo confrontati: noi dobbiamo avere la possibilità di valutare, dal punto di vista dell'impatto di genere, le riforme che vengono fatte. E, quindi, l'impegno che ieri si è assunto il Ministro di imporre questa valutazione di impatto di genere alle riforme credo che sia anch'esso un impegno importante che va nella direzione giusta e, cioè, nella direzione di individuare tutte le soluzioni che ci permettano oggi di dire che il tema delle donne non è un problema, ma sul quale stiamo lavorando per delle soluzioni concrete.

Concludo, quindi, Presidente, con un paio di considerazioni generali. Noi abbiamo l'opportunità, attraverso il PNRR, davvero di modernizzare il Paese, davvero di cambiare il volto di questo Paese e non possiamo farlo, se non prendiamo in considerazione seriamente quella enorme opportunità che è il lavoro femminile. Il lavoro femminile sono punti di PIL, il lavoro femminile significa far muovere un'economia importante che sta intorno al lavoro della donna. È importante anche, però, che si consideri, da parte del Governo, da parte, ovviamente, anche dell'Unione europea, quelle che sono delle specificità del nostro territorio, del nostro Paese, su cui un'attenzione particolare va data: mi riferisco, in particolare, al nostro sud. Noi abbiamo fatto un grande investimento: gli sgravi contributivi per l'occupazione femminile, ad esempio, nel Mezzogiorno, abbiamo fatto un grande investimento anche nella formazione. Dobbiamo insistere affinché così il sud, anche dal punto di vista dell'occupazione femminile, diventi sempre più quel nord che ci avvicina all'Europa. Anche nel nord del nostro Paese, però, il tema dell'occupazione femminile non è assolutamente da sottovalutare nella necessità di essere implementato, anche perché - lo ricordavo prima - alle donne spesso vengono riconosciuti contratti precari e vengono riconosciute situazioni assolutamente di difficoltà, diciamo così, anche di accesso al mercato del lavoro. L'impegno che dobbiamo assumerci tutti non è soltanto quello di una regolamentazione più chiara, più efficace – penso, ad esempio, ad una semplificazione delle forme contrattuali -, ma credo che dobbiamo prendere in considerazione seriamente e una volta per tutte l'enorme investimento che dobbiamo fare sulle donne e sull'occupazione femminile. Da questo punto di vista, come dicevo all'inizio, la questione femminile, per quanto mi riguarda, non è stata così centrale da tanto tempo e dobbiamo, a questo punto, sfruttare anche le risorse che abbiamo per un grande patto sociale, che permetta a questo Paese di modernizzarsi, di crescere, di affrontare, anche culturalmente, questa discriminazione, che è una discriminazione ancora molto forte, ancora molto presente e che, invece, dobbiamo metterci alle spalle, soprattutto, per quanto riguarda l'opportunità di un grande piano.