Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 6 Luglio, 2021
Nome: 
Patrizia Prestipino

Grazie, Presidente. Come è stato detto anche dai colleghi, la mozione ha una fortissima valenza storica però, nel contempo, è anche molto attuale. Nel 1919, l'Italia fu la prima Nazione a istituire, a livello ufficiale, una giornata per commemorare la fine della Grande guerra, la giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate, che si celebra il 4 novembre, in ricordo dell'entrata in vigore dell'armistizio di Villa Giusti. Ci troviamo in un contesto storico particolare che forse è utile ricordare: con il nuovo governo Giolitti, si era fatto più acceso il dibattito tra chi aveva sostenuto che l'entrata in guerra dell'Italia avrebbe comportato un sacrificio enorme per il popolo italiano e i cosiddetti interventisti.

Il generale Giulio Douhet si schierò in difesa dei soldati italiani, evidenziando alcuni errori strategici militari, in aperta polemica con Cadorna che, invece, aveva imputato la disfatta di Caporetto del 1917 proprio alla viltà dei soldati italiani, i quali, in realtà - poveri -, erano stati catapultati in un conflitto troppo più grande di loro e dalle conseguenze davvero inimmaginabili. A tal proposito, il 24 agosto 1920, Douhet scrisse: “Tutto sopportò e tutto vinse, da solo, nonostante. Perciò al Soldato bisogna conferire il sommo onore, quello cui nessuno dei suoi condottieri può aspirare neppure nei suoi più folli sogni di ambizione”.

Ed ecco la proposta del generale Douhet, portata in Parlamento dall'onorevole Cesare Maria De Vecchi, diventata legge il 4 agosto 1921, legge che istituì appunto la figura del Milite ignoto, una tomba simbolica per i morti in guerra non riconosciuti. Douhet propose come sepoltura il Pantheon, dove già riposavano i Savoia, i grandi artisti come Raffaello, il Carracci, ma la Camera, votando all'unanimità, ad esso preferì il Vittoriano, monumento dalla storia molto travagliata. Per la ricerca delle spoglie, una commissione di sei militari, rappresentanti tutte le gerarchie dell'Esercito visitò Rovereto, le Dolomiti, gli Altipiani, il Monte Grappa, il Montello, il basso Piave, il Cadore, Gorizia, il basso Isonzo, Monte San Michele e Castagnevizza del Carso, luoghi che chiunque abbia studiato la storia a scuola non può non ricordare per la durezza degli scontri ivi avvenuti. Vennero selezionate undici salme di italiani, anonime, una in ogni luogo suddetto e presso la Basilica di Aquileia si celebrarono i funerali di Stato, dove Maria Bergamas, simbolo di tutte le madri che hanno perso i figli in guerra, si inginocchiò di fronte a una bara. Maria era stata scelta in quanto madre di Antonio, morto in combattimento dopo aver disertato l'Esercito austro-ungarico ed essersi unito alle file italiane; il suo corpo non fu mai ritrovato. La bara fu poi trasportata in treno a Roma; durante il viaggio, come è stato detto da chi mi ha preceduto, la salma fu onorata dalla popolazione in tutte le principali stazioni; giunta a Roma il 2 novembre, venne poi tumulata appunto il 4 novembre 1921.

Le pareti della cripta dove si trova ancora oggi furono realizzate, impiegando pietre provenienti dalle diverse aree del conflitto stesso. Al Milite ignoto fu poi conferita la medaglia d'oro al valor militare, con questa motivazione: “Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria”.

Ma se questo è il forte valore simbolico, storico del Milite ignoto, oggi quale funzione si può dire che esso ancora abbia? Il Vittoriano è stato riabilitato e valorizzato, su iniziativa dell'allora Presidente della Repubblica Ciampi, ed ancora oggi celebra l'Italia unita e libera - ricordo che fu l'amministrazione Rutelli a ripristinare il famoso ascensore che permetteva di vedere Roma dall'alto del Vittoriano -, quell'Italia che oggi sta combattendo ugualmente una guerra complessa, difficile e dolorosa, sì diversa, ma che si sta rialzando ancora una volta grazie all'Europa.

Non dimentichiamoci, infatti, che sono stati proprio i due conflitti mondiali a far nascere i primi europeismi, un insieme di Stati che lavorarono uniti, in favore della prosperità e della crescita economica comuni.

Quindi, come è scritto nel secondo impegno, è bene intraprendere iniziative anche in sede europea per ricordare il sacrificio umano di tutti i cittadini d'Europa che persero la vita nel conflitto. Allo stesso tempo - lo dico da docente e anche da cittadina di Roma, nipote di un militare, nata e cresciuta nella città militare della Cecchignola; quindi quasi tutti i termini che sono espressi in questa mozione per me sono molto familiari, perché sono i luoghi toponomastici dove sono cresciuta e dove sono andata a scuola -, è giusto e doveroso coinvolgere le scuole in questo genere di iniziative di forte valenza storica e civile, perché nessuno di quei 600.000 caduti deve essere dimenticato, in primis “i ragazzi del ‘99”, precettati quando ancora non avevano 18 anni e il cui apporto si dimostrò fondamentale per l'esito del conflitto.

Ragazzi con storie, volti, pulsioni, non così dissimili da quelle dei milioni di studenti che, dalla fine della guerra, si sono seduti nei decenni successivi sui banchi delle nostre scuole. Onorare il sacrificio di quanti hanno combattuto per l'Italia libera e unita, di quei “nessuno” che sono poi diventati il popolo italiano, è segno di una forte coscienza civile che condivide i valori fondanti della nostra Repubblica e che il legislatore di oggi non poteva ignorare.