Discussione generale
Data: 
Lunedì, 22 Marzo, 2021
Nome: 
Luca Rizzo Nervo

Grazie Presidente e, anche da parte mia e da parte nostra, i migliori auguri di buon lavoro. Io ringrazio la collega Ianaro e le altre colleghe che hanno presentato queste mozioni parlamentari perché ci consentono, in maniera opportuna, di affrontare una discussione importante. E' una questione che attraversa varie questioni decisive sia in ambito sanitario - come l'accesso globale ai farmaci salvavita e l'interdipendenza globale ai farmaci, sanitaria, che esclude forme di egoismi nazionali che non pagano in questo campo - sia in ambito produttivo e strategico per il nostro Paese, intorno alla capacità, che dobbiamo ulteriormente rafforzare, di essere in prima fila nella ricerca applicata e nella produzione dei farmaci.

E' una discussione, una questione, che riguarda sia la contingenza sia la prospettiva. La contingenza perché - è stato già detto ed è evidente - noi siamo di fronte alla necessità di una accelerazione consistente della campagna vaccinale da cui dipende la capacità di una più rapida ripresa per il nostro Paese.

E, dall'altro lato vi è la prospettiva, ossia una necessità - è stato anche qui già detto - che non si esaurirà con la prima campagna vaccinale, ma che si protrarrà anche nel prossimo futuro, perché il COVID chiederà richiami, chiederà una capacità di corrispondere anche nel futuro alla domanda di vaccinazione. Mi riferivo prima alla capacità di costruire una autosufficienza in ambito europeo, a cui tutti i Paesi dovranno contribuire ma a cui l'Italia, con la sua grande industria farmaceutica, può e deve contribuire. L'andamento della curva epidemiologica, Presidente, relativa alla trasmissione del COVID, ha mostrato la sua stretta correlazione con l'economia. Le prospettive attuali rimangono strettamente dipendenti sia dall'evoluzione della pandemia, sia dalle misure adottate per contrastare i contagi. La diffusione e la somministrazione di vaccini anti COVID può influenzare in modo determinante la ripresa di una nuova normalità e, secondo il Fondo monetario internazionale, può influire di conseguenza positivamente sull'andamento economico. Il Fondo monetario internazionale ci dice che è necessario agire rapidamente per un ampio accesso ai vaccini e ai medicinali contro il COVID per correggere le profonde diseguaglianze che esistono in questo momento. Lo ha detto il capo economista del Fondo monetario internazionale, Gita Gopinath, sottolineando che la pandemia non è finita fino a quando non è finita ovunque. Attualmente - lo possiamo dire, credo, senza tema di smentita - aziende farmaceutiche con sede negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, e che sono tra i maggiori produttori dei vaccini anti COVID, sono più orientati a privilegiare il mercato interno e, di conseguenza, a ridurre la fornitura degli altri mercati. È evidente come gli altri mercati, fra cui quello europeo, sono stati riforniti in modo oggettivamente esiguo rispetto alle esigenze ma, cosa ancor più grave, rispetto ai contratti sottoscritti. Io credo che - ma non è questo il tempo - andranno indagati i perché, andrà indagato cos'è successo; andrà indagata la capacità contrattazione in sede europea e andrà indagato il dubbio che il vantaggio competitivo di un committente come l'Europa, che ha acquistato più di un miliardo di dosi dei diversi vaccini, sia stata forse giocata più sul piano dell'abbassamento del prezzo e non tanto e soprattutto sulla puntualità e sulla priorità della fornitura vaccinale. Questo, se così fosse, sarebbe un errore strategico, anche diseconomico, in quanto ricordo che i costi dell'assistenza per contrastare gli effetti del COVID sono enormemente maggiori del risparmio che si sia potuto produrre. Aggiungo, Presidente, che dai dati che abbiamo sulla fornitura dei vaccini su scala globale, emerge che vi è l'elevato rischio che milioni di persone non abbiano la possibilità di essere sottoposte a vaccinazione, che continuino a rappresentare, dunque, un veicolo di trasmissione del virus SARS-CoV2, non solo per il proprio paese di appartenenza ma anche per tutti gli altri paesi mondiali. L'emergenza pandemica in corso è tale per cui l'accesso alla vaccinazione del maggior numero possibile di persone non risponde solo ai principi etici di universalità equità e di uguaglianza, ma anche ad una precisa strategia di prevenzione. In questo quadro, il tema dei brevetti sui vaccini è un tema fondamentale e bisogna affrontarlo sia - è stato detto - con equilibrio, tutelando il giusto diritto alla proprietà intellettuale, al volano che rappresentano per la ricerca e l'innovazione (noi, in ambito farmaceutico, parliamo di una ricerca sostanzialmente molto privata), ma anche determinando, tuttavia, dei limiti nell'accesso alle cure. Quindi, questo è un problema da affrontare e lo dicevano prima i colleghi che mi hanno preceduto, anche e soprattutto a fronte di ingenti investimenti pubblici che hanno accompagnato la ricerca e la produzione dei vaccini dentro questa pandemia. È stato ricordato - lo ricordo anch'io - come vi siano degli strumenti già in essere che riguardano il commercio internazionale.

L'articolo 31 del Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights (TRIPS) prevede il diritto per gli Stati membri dell'Organizzazione Mondiale per la Sanità di disporre per legge, in condizioni di emergenza, l'uso del brevetto senza autorizzazione del titolare, pagando una congrua royalty all'azienda farmaceutica. L'attivazione di tale procedura permetterebbe di produrre un maggior numero di vaccini e anche di esportarli in Paesi che non hanno le strutture per fabbricarli in proprio. Le condizioni di emergenza in questa pandemia evidentemente ci sono e l'obbligatorietà della licenza sarebbe circoscritta necessariamente alla durata della pandemia stessa. Non si tratta di imporre antistoriche azioni anticapitalistiche o di produrre espropri rispetto ad uno straordinario lavoro - ribadisco - di ricerca e di innovazione che l'industria farmaceutica fa. Piuttosto, la possibilità di rafforzare la capacità negoziale dei paesi dell'Europa, nel nostro caso, rispetto a imprese e aziende che non venissero incontro alle esigenze di salute globale di una Nazione, di un continente, consentendo, obbligandole a cedere la licenza di produzione del farmaco in cambio, lo ripeto, di una compensazione economica; ciò, a maggior ragione, lo ribadisco, per un profitto realizzato attualmente anche a fronte di ingenti finanziamenti pubblici. Oltre a questo è stata sollevata, nel corso di un lungo dibattito su questi temi che ovviamente la emergenza pandemica ha suscitato, vi è stata, vi sono state altre strade potenzialmente percorribili, come quelle invocate dall'India e dal Sudafrica, poi sostenute da oltre 100 Paesi, che hanno chiesto lo scorso ottobre all'Organizzazione mondiale del commercio una moratoria sui brevetti legati ai farmaci e vaccini SARS-CoV2, in virtù della grave emergenza pandemica. Una richiesta che non ha trovato, a oggi, ancora un accoglimento ma per la quale continua una discussione in seno al consiglio del WTO. Oltre a questo, vi è un'ulteriore strada percorribile, che è quella di spingere le aziende a consorziarsi con altre aziende che hanno strutture adeguate e le necessarie specializzazioni per implementare la produzione dei vaccini anti COVID-19, per fronteggiare in tal modo la difficoltà di produrre i quantitativi richiesti.

La collaborazione produttiva è una possibilità concreta, sin da oggi, da favorire e che, ripeto, incontra una grande capacità delle nostre industrie farmaceutiche. Su questo tema - è stato già ricordato e lo ribadisco - si sono mossi anche i cittadini dell'Unione europea, che hanno - lo ricordo - il diritto di rivolgersi direttamente alla Commissione con un'iniziativa per proporre a un atto legislativo concreto è nata una petizione - Nessun profitto sulla pandemia - che chiede all'Europa di appoggiare la moratoria sui brevetti e di introdurre norme che garantiscono il controllo pubblico dei vaccini, nonché terapie sviluppate con soldi pubblici e invita gli Stati dell'Unione a utilizzare le licenze obbligatorie previste dall'articolo 31 del TRIPS che richiamavo prima. Rispetto a questo, rispetto alla strategia europea, ricordo anche che il primo dicembre 2020 è cominciato ufficialmente l'anno di Presidenza italiana del G20. Nel corso dell'anno si terranno numerosi incontri ministeriali ed eventi speciali. L'Italia, come detentrice della Presidenza del G20, ha la possibilità di farsi portavoce di un progetto che permetta, in deroga alle ferree regole della proprietà intellettuale, di ampliare e aumentare la partnership fra Stati al fine di aumentare la produzione di vaccini COVID-19, e garantire che gli stessi possano essere somministrati a tutti i cittadini del mondo indipendentemente dal livello di reddito del proprio paese di appartenenza, nel rispetto delle norme vigenti e dei trattati delle autorità sanitarie competenti. L'Italia, anche dentro questo ruolo, deve appoggiare e rafforzare la strategia europea per la ricerca e la produzione dei farmaci. La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha affermato pubblicamente la volontà di dare all'Europa un ruolo più importante nel campo della salute, con l'intenzione di creare una nuova agenzia per la ricerca biomedica in fase avanzata, sul modello di un'agenzia statunitense analoga.

Un'organizzazione di ricerca e sviluppo su nuovi farmaci dispositivi e tecnologie innovative in campo biomedico, che raccolga i migliori ricercatori e coordini il lavoro dei più avanzati laboratori d'Europa. La creazione di tale ente consentirebbe di catalizzare risorse pubbliche e private e di promuovere, attraverso finanziamenti adeguati, la realizzazione di ricerche, di soluzioni diagnostiche e terapeutiche, con l'obiettivo di arrivare preparati alla gestione di emergenze epidemiche e pandemiche come quella che stiamo vivendo. E la ricerca e anche la ricerca pubblica, Presidente, è un tema che credo abbia molto a che fare con la discussione di oggi. Noi, negli anni, abbiamo fatto dei passi avanti necessari, quello del riconoscimento dei ricercatori in ambito clinico che, per moltissimi anni, sono rimasti fantasmi nel nostro sistema della ricerca e dell'organizzazione del Sistema sanitario nazionale. Dobbiamo ancora di più, fuori dalla retorica, sostenere la ricerca, sostenere la ricerca transnazionale, far sì che le eccellenze sulla ricerca italiane possano contribuire a questa strategia europea che richiamavo fino a un attimo fa.

E, quindi - e concludo, Presidente -, abbiamo davvero la necessità di proseguire la richiesta, che è stata fatta anche già, ripeto, dai colleghi che mi hanno preceduto, di scrivere il regime di licenze obbligatorie all'interno di un'azione più ampia dell'Unione europea per affrontare questa questione dell'accesso ai medicinali, dentro un approccio comune e a una strategia globale nella lotta al COVID-19. Credo che l'Italia possa accompagnare con equilibrio e con la forza, ripeto, della propria testimonianza, la testimonianza della sua ricerca, la testimonianza della sua industria farmaceutica, questo processo di modernizzazione e di integrazione. È un ulteriore passaggio del nostro processo di integrazione europea, che credo, più che mai, dopo una vicenda tragica come quella che abbiamo vissuto, debba riguardare anche e molto la salute di tutti i cittadini europei.