Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 6 Febbraio, 2024
Nome: 
Virginio Merola

A.C. 1515

Signor Presidente, questo disegno di legge di iniziativa governativa traduceva sostanzialmente in un articolato il Libro verde del 2022 sulla competitività dei mercati finanziari italiani a supporto della crescita, documento predisposto dal Governo Draghi che aveva stimolato una consultazione pubblica ampiamente partecipata dagli operatori di mercato, favorendo l'accesso e la permanenza delle imprese nell'ambito dei mercati finanziari.

Sappiamo infatti che il mercato dei capitali italiano è ancora sottodimensionato rispetto ad altre economie avanzate, in ragione sia di debolezze strutturali dell'ecosistema di riferimento, sia della presenza di alcuni ostacoli di natura normativa e regolamentare. In sostanza, il testo presentato al Senato all'inizio partiva dal lavoro fatto dai Governi precedenti, con un impianto complessivo che, salvo alcuni punti, su cui il Partito Democratico ha presentato proposte migliorative, era nell'insieme condivisibile.

Se il provvedimento, pertanto, poteva costituire un'occasione per dare al mercato la fiducia necessaria per investire nelle medie imprese, l'esame ha messo in evidenza contrasti e confusione all'interno della maggioranza, che hanno finito per determinare l'inserimento di una delega in bianco per la riforma del testo unico della finanza e l'introduzione di meccanismi farraginosi e discutibili su temi estremamente delicati, quali la presentazione da parte del consiglio di amministrazione uscente di una propria lista di candidati, con la possibilità che si determinino risultati paradossali, se la lista vince senza per ottenere la maggioranza assoluta e la maggioranza del voto.

Su questi punti abbiamo cercato di proporre emendamenti soppressivi e migliorativi, l'hanno detto egregiamente, per quanto riguarda l'articolo 12, il collega Tabacci e, sull'articolo 19, la collega Serracchiani.

Sul punto della disciplina delle azioni a voto plurimo e maggiorato, il disegno di legge amplia alle facoltà per le società di garantire agli azionisti di controllo un peso superiore al capitale investito e lo fa in due modi: con il cosiddetto voto multiplo e con il cosiddetto voto maggiorato. L'intervento sul voto multiplo è in linea con le tendenze internazionali, dato che non può di per sé nuocere agli interessi degli investitori, visto che essi comprano azioni a un prezzo che sconta le conseguenze attese dal voto multiplo per la governance e la gestione della società. La sicurezza che nessuno ne sia danneggiato è maggiore se il controllo pubblico è rafforzato, per evitare che l'azionista che ha il controllo abusi della sua posizione.

L'intervento sul voto maggiorato, invece, previsto dal testo che oggi va in approvazione, si applica anche alle società già quotate in Borsa che, con una delibera dell'assemblea, possono decidere di ampliare di molto il potere dei soci di controllo. Così i soci esistenti subiscono o possono subire una modifica peggiorativa dei propri diritti e si trovano a partecipare a una società dove la separazione tra proprietà e controllo è estremizzata, con rischi maggiori di espropriazione e senza efficace tutela.

Sulla lista dei candidati per i consigli di amministrazione all'articolo 12, che abbiamo proposto di sopprimere, resta, invece, nel testo di maggioranza, un impianto normativo che ostacola l'uso delle liste del consiglio, in quanto si dà maggiore spazio alle liste di minoranza nel caso che la lista del consiglio sia la più votata.

Vogliamo ricordare ancora una volta, a futura memoria, che la presentazione di liste del CdA è coerente con la prassi seguita nei principali Paesi e ordinamenti, inclusa l'Olanda, ossia il Paese dove varie società italiane si sono trasferite per sfruttarne la maggiore libertà statutaria.

Voglio ricordare che tra queste società trasferite in Olanda figura anche la società quotata che, durante un'audizione in Senato, ha sollevato il tema della lista del consiglio come un problema da risolvere, per ironia della sorte, visto che la stessa società, nell'aprile scorso, ha presentato la lista del CdA da eleggere all'assemblea.

È vero che all'estero le liste del consiglio hanno come contrappeso la possibilità di votare sui singoli candidati, e questo la maggioranza ha voluto prevedere nel testo odierno, ma, mentre all'estero vale per tutti i candidati, in questo testo vale solo per quelle proposte del CdA. Se si vogliono garantire maggiori poteri ai soci nelle scelte degli amministratori, la strada migliore è quella del voto su tutti i candidati, senza distinzione tra liste del consiglio e liste dei soci.

Per cercare di rimediare, infine, davvero al pasticcio delle norme sulle liste del consiglio abbiamo proposto di eliminare la regola che dà alla minoranza ulteriori seggi nel caso di vittoria della lista del consiglio. Lo abbiamo fatto per la confusione e per il rischio d'incertezze e poca trasparenza che trasmette agli investitori.

Il nostro voto contrario all'articolo 12 è un voto, quindi, che conferma il nostro giudizio negativo per una norma destinata, ahimè, a creare confusione e contenziosi, a cominciare da profili di incostituzionalità, che sono possibili.

Sulla delega all'articolo 19, si tratta di una delega così ampia che autorizza a rivedere il testo unico dell'intermediazione finanziaria, le norme del codice civile sulle società quotate, il testo unico bancario e il codice delle assicurazioni: vasto programma. Sull'articolo 19, che prevede la delega, abbiamo perciò espresso voto contrario. È stata presentata questa delega sulla stampa come uno dei modi per rimediare al pasticcio delle norme sulla lista dei consigli di amministrazione presente nel testo attuale; rimedio ancora difficile, avendo voluto, la maggioranza, non accogliere i nostri emendamenti migliorativi del testo. La delega prevede troppi spazi; è una delega in bianco perché troppe sono le soluzioni indicate da verificare con la delega, cosa che contrasta come minimo con il criterio di indicare in modo specifico gli indirizzi da applicare.

Richiamo l'attenzione, ancora una volta, sul fatto che c'è il serio rischio, già avvenuto in Senato e oggi confermato in questa Camera, che specifici gruppi di interesse influiscano sui contenuti dei decreti delegati con soluzioni non coerenti con l'interesse generale. Sappiamo che le pressioni politiche possono essere forti, in particolare quelle di gruppi organizzati, e per questo continuiamo a chiedere una consultazione pubblica sulle bozze di decreto legislativo, con l'impegno a non inserire modifiche significative, se non a seguito di una trasparente e ulteriore consultazione, per prevenire al massimo scelte troppo condizionate da interessi particolari.

In conclusione, Presidente voglio esprimere la nostra profonda delusione per il metodo, ancora prima che per il merito, con cui Governo e maggioranza parlamentare hanno condotto l'iter di questo disegno di legge e della delega collegata, che operano su materie di estrema delicatezza per la credibilità e l'affidabilità del Paese nel consesso economico e finanziario internazionale. Avremmo potuto oggi giungere, invece, a una convergenza di valutazioni più ampia sul testo. Questa piena convergenza è stata negata da questa maggioranza che, con imperizia e in modo estemporaneo, ha emendato il testo nei suoi aspetti più delicati, mi riferisco ovviamente agli articoli sul voto maggiorato e sulla lista del consiglio di amministrazione, introducendo meccanismi macchinosi e pasticciati e costringendo il Governo numerose mediazioni e riformulazioni. Ancora più grave è il sospetto che questo modo di agire alimenti la convinzione, tra gli osservatori e nelle testate economiche, che il legislatore si sia mosso non dalla volontà di agire per l'interesse generale, ma per ingerire su casi particolari.

Tuttavia, nonostante queste considerazioni non ci siamo sottratti dal proporre miglioramenti al testo nello spirito costruttivo che ha caratterizzato il percorso del Libro Verde. Ricordo che lo stesso metodo fu adottato dal Direttore del Tesoro, Mario Draghi, nel 1997-1998, portando alla redazione del testo unico vigente; è stato un percorso e un esito che portarono al Paese credibilità e autorevolezza. Dobbiamo pensare che il Governo abbia timore di avvalersi di esperti indipendenti su temi estremamente tecnici e che il Governo tema modalità di consultazione preventiva e trasparente?

Presidente, per tutte queste ragioni, che motivano il nostro voto contrario all'articolo 12 e all'articolo 19, ma con la volontà di salvare quanto di buono è stato fatto negli anni passati con il Libro Verde, in rappresentanza del gruppo del Partito Democratico, esprimo una astensione preoccupata su questo provvedimento.