Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 17 Giugno, 2025
Nome: 
Andrea Gnassi

A.C. 1672-A

 

Grazie, Presidente. Istituzione della giornata della ristorazione: 4 articoli; ogni terzo sabato di maggio è istituita la Giornata della ristorazione; verrà svolta un'iniziativa di approfondimento sulla ristorazione e i cambiamenti; si prevedono 42.000 euro per l'organizzazione della giornata e 3.000 euro per le medaglie che verranno assegnate, totale 45.000 euro. Fine del grande provvedimento sulla ristorazione italiana. Beh una prima riflessione è che forse, se interessava entrare nel merito e fare un approfondimento solido, saremmo stati magari più produttivi in Commissione, come le norme prevedono, per arrivare a dei provvedimenti più puntuali, perché la ristorazione è un comparto, come è stato detto, straordinariamente importante, estremamente interconnesso con filiere complesse e integrate come quelle agroalimentare, enogastronomica e quella del turismo: 328.000 imprese, 60 miliardi di fatturato diretto, più di 1 milione e mezzo di addetti e di lavoratori. A proposito di interconnessione tra le filiere, 20 miliardi sono quelle che la ristorazione acquista in termini di materie prime dalla filiera agroalimentare. I dati del Forum Ambrosetti - ci teniamo Presidente a sottolineare la posizione del Partito Democratico - ci dicono che la filiera agroalimentare italiana sia la prima filiera per contributo al PIL nazionale, con circa il 19,8 per cento. I prodotti tipici certificati in Italia sono - DOP o IGP - 891. La ristorazione non è una medaglia è un pilastro della filiera agroalimentare, ma è anche legata a quella del turismo. Il 40 per cento delle strutture ricettive offre ristorazione, che costituisce il 28 per cento del fatturato totale dell'albergo. L'enogastronomia, che lega la ristorazione al turismo, ci dice che la spesa media dei turisti enogastronomici stranieri è di circa 170 euro al giorno.

Allora sono stati anni duri quelli che la ristorazione, il turismo, i settori che lavorano sul convivio, sulle relazioni tra le persone hanno attraversato dopo il Covid. Quindi, il turismo, la ristorazione si trovano dopo il Covid di fronte ad una mutazione strutturale del loro settore, una trasformazione strutturale e non congiunturale, accresciuta da mutamenti climatici e geopolitici. Superata la crisi pandemica, il Governo aveva a disposizione 220 miliardi del PNRR per farlo ripartire questo Paese. Guardate la filiera agroalimentare, enogastronomica, ristorazione e turismo. Tutte queste filiere nei fatti, nei fatti, non hanno visto né un'organizzazione di pensiero strategico rispetto al mondo che cambia, né in concreto strumenti e risorse: hanno visto zero, nulla che potesse cambiare le condizioni economiche, finanziarie e amministrative di chi opera nel settore. Gli operatori chiedono questo, non solo medaglie o riconoscimenti  che vanno dati per la loro fatica, ma poi occorrono provvedimenti.

Avete usato chiavi di lettura e propaganda sui problemi e sui temi propri di un armamentario ideologico che di concreto, appunto, produce zero; un identitarismo neosovranista che trova sì affermazioni in diverse parti del mondo in questa epoca, ma è un sovranismo nazionalista che esaltate anche quando quello usato dai nostri storici ex alleati, come gli Stati Uniti di Trump, si ritorce contro l'interesse nazionale del Paese. Trump si fa i dazi suoi, non fa gli interessi del nostro Paese.

E ancora, oltre a questo neosovranismo identitario abbastanza scarso nell'efficacia - diciamo così, un po' tafazziano e autolesionista - con cui affrontate il mondo e governate anche la ristorazione, non riuscite mai fino in fondo a liberarvi da residui post nostalgici e novecenteschi. Ben inteso, attenzione: sappiamo bene che la Giornata della ristorazione è una proposta di FIPE e Confcommercio e che la Giornata della ristorazione è insignita nel 2023 della medaglia del Presidente della Repubblica, ma il Governo, magari, è anche su indicazione di quel monito del Presidente della Repubblica che deve fare dei provvedimenti confrontandosi con il Parlamento, e invece niente, rigurgiti un pochino nostalgici come il made in Italy, il made in Italy che è una scatola vuota. La promozione della cucina e della ristorazione italiana all'estero (articolo 35) ha solo un milione di promozione per promuoversi in tutto il mondo, quanto Maison de France ha per promuoversi in una fiera locale qualsiasi.

Vi sono interventi inesistenti nel made in Italy perché manca il disciplinare tecnico ufficiale per le certificazioni dei ristoranti italiani nel mondo. Che dire, poi, del liceo dell'italianità, il liceo del made in Italy? Un risultato straordinario: 350 iscritti in tutto il Paese. Così non rimane che la propaganda. Ma sarà un caso, ogni tanto così, ricordare la giornata del pane, che ogni cosa senza costrutto e senza sostanza la chiamiate “carrello tricolore”? Poi è in arrivo il “formaggio day”, persino la “giornata del panettone”. Allora magari ci si può scherzare sopra, ma non siamo mica tanto lontani dalla Giornata del pane.

Vorrei ricordare alla ministra Santanchè, che da qualche collega che li conosce si fa dare qualche dato, che ricordasse, ad esempio, i dati della UNWTO: nel 2024 le entrate turistiche internazionali, cioè il contributo degli arrivi internazionali al PIL, per la Spagna sono 126 miliardi, per la Francia 76 e per l'Italia 59, e sono dovute a permanenza media e a spesa media. La spesa media è dovuta, per il 40-45 per cento dalla ristorazione. Io rifletterei su questi dati, più che fare della propaganda o istituire delle giornate. Lo diciamo chiaro: non siamo contrari alla Giornata della ristorazione, ma non possiamo essere d'accordo che dietro medaglie, distintivi e titoloni ci siano interi settori economici, produttivi e vitali ad essere lasciati a campare e resistere - questo sì - alla giornata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Avete provato - ma non ci riuscite, non ci riuscirete - a far passare l'opposizione come qualcosa di distante o di diverso dai settori produttivi. Anzi, vi potreste far dare una mano in Aula dalla Ministra Santanchè, che con la sua - cito D'Alfonso – “stizzettitudine”, cioè quando stizzita e risentita, invece di parlare di merito, di contributo al PIL della permanenza e della spesa media degli arrivi internazionali si lascia andare a battute un po' così, da cabaret: alto spendente, mi vesto bene, siete invidiosi, affrontate le cose seriamente. Noi, di qui alla Giornata della ristorazione, arriveremo con un po' di consapevolezze, ad esempio che nel 2024 c'è un saldo negativo tra chiusure ed entrate di circa 19.000 unità e imprese; che il fatturato, nel primo trimestre 2025 della ristorazione, è calato di quasi il 3 per cento; la capacità di spesa degli italiani si è drasticamente ridotta, riducendo l'esperienza del mangiar fuori: si guardi, ad esempio, il rapporto della Caritas. La ristorazione è sempre più percepita come un lusso, le filiere agroalimentari aspettano anche lo sblocco delle risorse dei bandi dovute alla mala gestione del MASAF, come hanno ricordato i colleghi Vaccari e Rossi. Entro giugno doveva esserci la sottoscrizione dei contratti di filiera per almeno il 50 per cento di 2 miliardi previsti, non c'è nulla. Quasi il 50 per cento delle imprese della ristorazione non supera i 5 anni, e in questo contesto di crisi la relazione della DIA fa emergere una situazione drammatica: 5.000 sono le attività ristorative di diversa natura che vengono usate - dice la DIA, la relazione annuale della DIA - per riciclaggio e influenzamento del mercato. Questa è una penetrazione ormai strutturale delle dimensioni malavitose e mafiose.

Presidente, concludo. Alla luce di quanto detto, verso l'istituzione della Giornata della ristorazione esprimeremo non un voto negativo, ma un voto che, con l'astensione, vuole impegnare il Governo ad attivare, di qui al prossimo maggio 2026, proposte nette e chiare su questi punti, che il PD porterà con proposte puntuali: i punti della fragilità economica imprenditoriale, i costi di gestione che continuano ad aumentare, l'energia, le materie prime, il personale, i differenziali del pagamento dell'IVA. E ancora, i prezzi, l'inflazione e l'insoddisfazione del cliente: qui si può lavorare, anche con gli algoritmi; i prezzi salgono più del 5 per cento, con percezioni di scarsa convenienza e scarso rapporto qualità-prezzo. Ancora, lavoreremo e presenteremo proposte sulle difficoltà occupazionali e sul mismatch di competenze. Occorrono investimenti sulla formazione, sul lavoro qualificato adeguatamente retribuito e sul ricambio generazionale; e ancora, sull'innovazione strategica dei modelli di business della ristorazione, sull'identità distintiva dell'offerta e sugli investimenti sulle filiere corte, sulla digitalizzazione dei processi, sulla sostenibilità economica e ambientale e sulla formazione continua. Una proposta che chiama gli artigiani del gusto, i contadini, i cuochi, gli esperti di turismo e i comunicatori a ragionare sui provvedimenti che mancano e non a sfilare per medaglie che passano.

Siamo in una fase di trasformazione storica: oltre a carrelli, giornate, medaglie e proclami, prendetevi con noi e con il Parlamento l'impegno a lavorare su questi punti, con strumenti normativi e finanziari. La ristorazione è lavoro, economia, cultura e identità. Sono le storie dei nostri borghi, delle nostre città, delle nostre famiglie. Ormai siamo oltre metà legislatura. Presidente, è una battuta amara, ma non sia mai - per come stanno andando avanti le cose qui, non si può dire - che a qualcuno al Governo venga in mente un'altra brillante idea: istituire la Giornata celebrativa di tutte le giornate celebrative, oppure la medaglia di tutte le medaglie. L'Italia che fatica e lavora, anche nella ristorazione, merita molto di più.