Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 28 Febbraio, 2024
Nome: 
Piero De Luca

A.C. 527​-644

Grazie Presidente. Nella parte I della nostra Costituzione, tra i diritti e i doveri previsti, solo uno è stato definito “sacro” dai nostri padri costituenti, quello enunciato all'articolo 52, il dovere dei cittadini di difendere la nostra Patria, il nostro Paese. Questa proposta nasce affinché una legge riconosca qualcosa che è già da tempo patrimonio della coscienza civica dell'intero Paese, ossia la celebrazione, nella stessa ricorrenza del 4 novembre, della Festa dell'Unità nazionale e della Giornata delle Forze armate. Il 4 novembre 1918 ha segnato per il nostro Paese una data storica: l'armistizio di Villa Giusti non ha segnato soltanto la fine della partecipazione del nostro Paese alla Prima guerra mondiale, ma è a quella stessa data che si fa risalire anche il coronamento del sogno più sofferto, del sogno più agognato della nostra storia: con Trento e Trieste, l'Italia si è finalmente unita tutta sotto la stessa bandiera. Durante le celebrazioni dell'ultimo 4 novembre, il Presidente della Repubblica, figura di cui qualcuno forse vorrebbe indebolire il ruolo, ha ribadito un auspicio fondamentale, che anche noi abbiamo ripreso in un'identica proposta di legge, a mia prima firma, qui alla Camera: l'auspicio che quella stessa volontà collettiva che fece l'Italia unita, quel sogno condiviso di Risorgimento si intrecci indissolubilmente con la storia delle Forze armate, che hanno offerto - e offrono ogni giorno - un contributo decisivo per garantire pace, libertà, democrazia e coesione nel nostro Paese. Questa proposta di legge allora rappresenta un ringraziamento e, al tempo stesso, un omaggio alla dedizione, all'impegno e al lavoro delle Forze armate italiane, che mettono in campo quotidianamente, all'interno e all'esterno del nostro Paese, e per il quale riteniamo doveroso prevedere un'apposita celebrazione insieme all'unità nazionale. Ringraziamo e celebriamo le Forze armate anzitutto - come ci ha ricordato lo stesso Presidente della Repubblica - per il servizio che rendono alla salvaguardia delle nostre libere istituzioni e alla vocazione dell'Italia a vivere in pace. Celebriamo, poi, le donne e gli uomini in divisa chiamati a svolgere sul territorio nazionale e fuori dai nostri confini compiti decisivi che vanno dalla sicurezza nazionale alla tutela ambientale, dal contributo nelle situazioni di pubblica calamità alle operazioni umanitarie di cura e soccorso dei rifugiati e dei migranti, fino alla prevenzione e al contrasto della criminalità organizzata e del terrorismo. Celebriamo, poi, lo straordinario impegno profuso nei tanti contesti di crisi, di instabilità e di conflitto, da ultimo quello in Medio Oriente o nel Mar Rosso. Pensiamo, poi, alle tante operazioni che vedono i nostri contingenti, le nostre donne e i nostri uomini, partecipare in ambito NATO, sotto l'egida delle Nazioni Unite, per la pace e la sicurezza in tanti scenari critici nel mondo, così come ricordiamo le missioni che svolgiamo insieme ai partner europei e che ci vedono protagonisti in Bosnia, Mali o Somalia come garanti di stabilità e di sviluppo. Un impegno, ricordiamolo, che talvolta è stato pagato anche, purtroppo, con il sacrificio della vita e il ricordo va, ad esempio, alla strage di Nassiriya che il 12 novembre 2003 provocò la morte di 19 connazionali, 17 militari e 2 civili, cui rivolgiamo un pensiero sentito in questa occasione e che rappresenta solo l'episodio, purtroppo, più eclatante di tanti drammatici eventi, come, per esempio, la perdita del carabiniere Vittorio Iacovacci, ucciso insieme all'ambasciatore Luca Attanasio nell'agguato del 22 febbraio 2021, che ricordiamo, anche questo, con commozione. A loro, a tutti i militari caduti in Italia e all'estero, a questi straordinari servitori della patria e alle loro famiglie va la nostra vicinanza, la nostra riconoscenza, il nostro affetto e il nostro ringraziamento per il loro sacrificio. Grazie!

Il 4 novembre celebriamo, allora, non il risultato di una guerra ma celebriamo il ripudio della guerra, come sancito dall'articolo 11 della nostra Costituzione, l'importanza della difesa dei diritti e del valore supremo della pace in Italia e non solo, anche in Europa. Il nostro continente - ed è l'occasione oggi per ricordarlo - è riuscito a costruire proprio decenni di pace e sicurezza facendo memoria del terribile dramma delle guerre che lo hanno attraversato e distrutto. L'Europa unita si è fatta nel dolore e nella sofferenza dei conflitti mondiali del Novecento e ha saputo trasformare il sacrificio di milioni di donne e uomini nella consapevolezza del dovere ineludibile di costruire pace e convivenza pacifica tra i propri popoli. È nata l'Europa - ricordiamolo - dallo slancio pionieristico delle madri e dei padri fondatrici e fondatori dell'Unione europea, che seppero mettere da parte nazionalismi ed egoismi identitari all'interno dei propri Paesi e dei propri Stati, e lo ricordava un grande democratico e un grande europeista, David Sassoli, che ricordiamo oggi in questa sede ancora una volta, e questo processo di integrazione europea ha avuto il proprio culmine nel 2012 quando l'Europa ha vinto il Premio Nobel per la pace.

Allora, oggi come non mai, signor Presidente, è imprescindibile ricordarsi di questo, perché dopo decenni di relativa stabilità il mondo torna pericolosamente a ospitare tanti preoccupanti teatri di guerra e di conflitti. Ai confini dell'Europa abbiamo visto riaffacciarsi negli ultimi tempi odiosi sentimenti di sopraffazione e di violenza che pensavamo superati. Sabato scorso, il 24 febbraio, sono trascorsi due anni dall'invasione russa dell'Ucraina, due anni di morte e di devastazione, due anni di incessante e ingiustificabile vessazione della popolazione ucraina, due anni di brutalità e di crimini di guerra. Allora, ribadiamo vicinanza e solidarietà piena al popolo ucraino ancora oggi in questa sede. È decisivo continuare a sostenerlo, perché la resistenza del popolo ucraino è la resistenza e la battaglia per la libertà e per i valori di democrazia e di pace, che sono fondamentali e sono a fondamento della nostra stessa costruzione europea.

Per questo dobbiamo difendere la pace, che non è un diritto acquisito, non è più una conquista definitiva e l'Europa, da questo punto di vista, si è schierata, nonostante qualche veto all'interno, con grande determinazione, però, a difesa della libertà e della democrazia. Chi credeva di dividerci ci ha resi più forti, ci ha uniti, ci ha stretti intorno a valori fondanti della nostra comunità. Sono state adottate azioni inimmaginabili: 13 pacchetti di sanzioni, misure di sostegno umanitario, finanziario, economico e anche militare alla resistenza della popolazione e delle istituzioni ucraine. Dobbiamo andare avanti in quella direzione per ottenere un cessate il fuoco immediato e per una soluzione diplomatica che porti a una pace giusta e sicura, di cui avvertiamo tutti il bisogno ineludibile.

Chi credeva di dividerci, come ricordavo, ha permesso di dimostrare al mondo, invece, che l'Europa non è soltanto un mercato unico o un'unione monetaria tenuta assieme da interessi economici e commerciali, ma è anche l'intransigente custode di quei principi a presidio di libertà e pacifica convivenza delle nostre comunità e delle nostre collettività.

È per questo che l'Italia, in Europa e con l'Europa, ha il dovere di compiere i maggiori sforzi per poter continuare a essere garante di pace, tanto dentro ai propri confini quanto nel resto del mondo. Allora, da questo punto di vista bisogna tenere a mente l'esigenza di rafforzare in ambito europeo la politica estera e di sicurezza comune e maggiori investimenti nella difesa comune europea, non nell'ottica di una corsa agli armamenti ma, al contrario, per garantire e rafforzare quell'autorevolezza strategica dell'Europa che aiuta a spegnere i rigurgiti imperialistici che oggi stiamo osservando proprio ai confini del nostro continente e in tante parti del mondo. La difesa deve diventare un tema centrale anche dell'Europa che dobbiamo costruire, per far sì che il nostro continente si riappropri di quel ruolo di garante di pace e di dialogo tra le Nazioni nel contesto internazionale, per far sì che ritrovi o che trovi per la prima volta davvero una collocazione centrale e strategica nel quadro geopolitico mondiale, rendendo, peraltro, più efficaci anche gli investimenti e i costi che oggi supportiamo in ordine sparso tra i vari Stati membri.

Allora, signor Presidente, voglio chiudere questo intervento dichiarando il voto convintamente favorevole del Partito Democratico su questa proposta di legge per l'orgoglio profondo che proviamo per ciascuno dei militari che rappresentano e incarnano i valori della nostra Repubblica in Italia e nel mondo, per la riconoscenza che dobbiamo a coloro i quali sono caduti nell'adempimento del proprio dovere, ma anche per ricordare a tutti noi - a tutti noi! - che l'Unità d'Italia e l'indivisibilità della Repubblica dipendono dalle scelte e dalle decisioni che in questo Parlamento siamo chiamati tutti ad assumere e da questo punto di vista, pur nello spirito volto a evitare polemiche, non possiamo nascondere, però, che quell'unità è oggi pericolosamente minacciata dalla proposta di legge sull'autonomia differenziata, che noi continueremo a contrastare in ogni sede parlamentare e anche nel Paese, perché non ci si può proclamare patrioti e minare, al tempo stesso, irreversibilmente le fondamenta dell'unità nazionale.

Noi difenderemo questa unità nazionale nel Parlamento e nel Paese, perché non potremo consentire che si sacrifichi un pezzo di Paese sull'altare della sopravvivenza politica di un Governo di bandiere ideologiche, perché altrimenti ciò che stiamo facendo noi oggi qui smette di avere senso e perché altrimenti il prossimo 4 novembre non avremo più nulla da festeggiare, se non il ricordo dell'Italia unita. Allora, noi faremo di tutto, invece, perché il 4 novembre si continui a celebrare un Paese unito, coeso, forte e solidale, protagonista in Europa e nel mondo, portatore di pace, di valori di pace, di libertà e democrazia anche grazie al ruolo fondamentale delle proprie forze Armate. Viva le Forze armate ma viva l'unità nazionale.